Re senza Corona: Daniel Pedrosa


Il più grande motociclista a non aver mai vinto il titolo nella classe regina. Un pilota capace di gare leggendarie ma perseguitato da una sfortuna unica, Dani Pedrosa il talento più sfortunato dell’ultimo ventennio

Se si guarda il palmares di Daniel Pedrosa si rimane impressionati. Nella sua carriera il pilota spagnolo ha conquistato 3 titoli mondiali, 54 vittorie e ben 153 podi. Numeri da grande campione che però nella sua carriera ha un’unica macchia, non essere mai riuscito a vincere il titolo nella classe regina del motomondiale.

Questa mancanza non deve però sminuire la grande considerazione che ogni appassionato dovrebbe avere di Pedrosa. Il pilota spagnolo non ha mai vinto il titolo in MotoGP a causa di una serie incredibili di colpi di sfortuna. Nel 2011 e nel 2013 si è infortunato mentre era in testa al mondiale, nel 2008 e nel 2010 era secondo in classifica con concrete chance di vittoria iridata ma è stato fermato da altri infortuni. Nel 2012 invece in una delle gare decisive della stagione fu centrato da un altro pilota.

Inoltre Pedrosa parte sempre svantaggiato rispetto ai suoi avversari perché è basso e mingherlino. Con queste caratteristiche fisiche guidare moto con una potenza incredibile e che hanno inevitabilmente bisogno di una guida fisica è molto difficile, ma Pedrosa con il suo enorme talento è sempre andato forte facendo dimenticare tutti dei limiti che la natura gli ha imposto.

Sarebbe impossibile fare un resoconto sintetico di tutta la carriera di Pedrosa, per tutto quello che lo spagnolo ha dato al motociclismo e per tutte le storie che ci sarebbero da raccontare. Alcuni dei suoi alti però vanno raccontati per capire il perchè Pedrosa sia un pilota unico che non ha nulla da invidiare ad altri campioni di questo sport.

Per prima cosa va ricordato che Dani ha comunque vintro tre titoli mondiali, uno nella vecchia 125 e due nella vecchia 250. Categorie che, all’epoca dei suoi titoli, avevano un prestigio che la Moto 2 e la Moto 3 attuali possono solo sognare. La 125 e la 250 all’epoca non erano viste come semplici classi di passaggio per arrivare in MotoGP ma come campionati dotati di un certo fascino e di un certo prestigio.

Sia in 125 che in 250 c’era un nutrito gruppo di piloti che si specializzava in una singola classe e ci passava gran parte della carriera. La Moto 2 oggi è quasi un monomarca, mentre la Moto 3 vive sul dualismo Honda-KTM. All’epoca in 125 c’erano Honda, Aprilia, KTM, Derbi e Gilera, in 250 Honda, Yahama, KTM e Aprilia.

Tutto questo per far capire quanto siano di valore i tre titoli vinti tra il 2003 e il 2005 da Pedrosa. Nel 2003 lo spagnolo vinse il titolo in 125 pur saltando due gare per infortunio. Nel 2004 Dani conquistò il titolo in 250 da rookie, mentre nel 2005 si confermò dopo una stagione straordinaria. In due di queste occasioni (2003 e 2005) Pedrosa dovette confrontarsi con piloti del calibro di Stoner, Lorenzo e Dovizioso.

In MotoGP Pedrosa è stato sempre competitivo sin dal suo debutto. Ogni anno ha vinto gare e conquistato podi, arrivando sempre tra i primi cinque del mondiale, se non in una circostanza. Tre volte secondo e tre volte terzo in classifica, ha sempre sfiorato il titolo che è poi sempre sfumato per circostanze sfortunate.

Nella sua carriera Pedrosa si è reso protagonista di gare da leggenda come quella a Motegi nel 2015, in cui vinse sotto al diluvio dopo una rimonta clamorosa nella seconda metà di gara, o quella a Brno sempre nel 2012, in cui vinse dopo un duello a colpi di carena con Lorenzo. Ma la sua gara migliore è probabilmente Valencia 2012, in cui rimontò da ultimo a primo.

Dani si è dimostrato un campione anche fuori dalla pista, cosa assai rara. Mai una parola fuori posto, mai una polemica, mai un comportamento scorretto. L’unica volta che ha litigato con un altro pilota fu nel 2006 quando lo spagnolo centrò Hayden, che quell’anno si stava giocando il titolo. In quell’occasione però Pedrosa ammise subito il suo errore e chiese scusa allo statunitense, aiutandolo poi a conquistare il titolo la gara successiva.

Un gesto particolarmente bello di fair play si è visto ad Austin nel 2016. In quella circostanza Pedrosa si toccò con Dovizioso ed entrambi finirono in terra. La moto dello spagnolo non era danneggiata e Dani sarebbe potuto tranquillamente ripartire subito ma ha prima preferito sincerarsi delle condizioni fisiche del suo avversario e lo ha aiutato a rialzarsi. Più tardi è andato subito nel box di Dovizioso a chiedergli scusa per il contatto.

Tutti gli altri piloti hanno un’ottima opinione di Pedrosa a dimostrazione di quanto lo spagnolo sia riuscito a farsi amare anche dal lato umano. Ammirevole anche la forza di volta di Dani, che dopo ogni infortunio, alcuni anche gravi, ha rialzato la testa ed è tornato a correre (e a vincere) dimostrando di essere uno che non molla mai.

A fine 2018 lo spagnolo abbandonerà il motomondiale. Le gare senza di lui non saranno più le stesse. Senza un campione del genere le corse perderanno inevitabilmente qualcosa. Sarà strano guardare le classifiche e non trovarlo da nessuna parte. Pochissimi piloti hanno vinto tanto quanto lui o più di lui e Pedrosa entrerà meritatamente a far parte della Hall of Fame della MotoGP.

Lo sport molto spesso è crudele ma che un pilota con un talento così grande abbia vinto così poco è semplicemente ingiusto. Così quando si parlerà dei più grandi motociclisti di sempre sarà giusto nominare anche lui, un pilota con un enorme talento a cui solo la sfortuna ha impedito grandissimi trionfi, il più grande pilota a non aver mai vinto un titolo in MotoGP, Daniel Pedrosa. (DDS)

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