Dopo il danno, la beffa: punito il carabiniere che ha fatto riaprire il caso Cucchi
Punito, trasferito e demansionato l’appuntato dei carabinieri Riccardo Casamassima che con la sua testimonianza ha fatto riaprire il caso. “Assurdo, vengo punito per aver fatto il mio dovere come uomo e come carabiniere” commenta. La solidarietà di Ilaria Cucchi
Lo avevamo invocato alcuni giorni fa, nell’articolo in cui raccontavano gli ennesimi vergognosi sviluppi del caso Cucchi (vedi articolo “Caso Cucchi, vergogna senza fine”). “Di cos’altro c’è bisogno per intervenire, per riflettere seriamente, per far cadere qualche testa, per dimostrare ai cittadini con i fatti (e non a parole) che la serietà e l’affidabilità delle forze dell’ordine sono tali che certi comportamenti non possono essere tollerati? Il silenzio dei vertici dell’arma, a mano a mano che la vicenda assume contorni sempre più inquietanti, è davvero imbarazzante” scrivevamo una settimana fa.
Un appello che è stato subito raccolto, i vertici dell’arma sono puntualmente intervenuti. Peccato, però, che hanno deciso sbagliato bersaglio. Si perché a subire le conseguenze, una vera e propria punizione, non sono stati coloro che si sono macchiati di certi comportamenti nei confronti del povero Stefano Cucchi o coloro che hanno ordinato e provato a non far emergere la verità.
Ad essere incredibilmente punito è chi si è comportato in maniera integerrima e impeccabile, a chi ha comunque tenuto alto il nome e l’onore dell’arma in questa bruttissima vicenda: l’appuntato Riccardo Casamassima. Che ha una colpa evidentemente gravissima, quella di aver fatto riaprire con le sue dichiarazioni il caso Cucchi, che ora vede sul banco degli imputati 5 carabinieri. Casamassima e la sua compagna Maria Rosati, anche lei carabiniere, il 15 maggio scorso in tribunale hanno ripetuto le dichiarazioni che spinsero il pm di Roma a riaprire le indagini, contribuendo a far luce su quella bruttissima vicenda.
Lo stesso appuntato da allora, da quando ha parlato con il pm, ha sempre manifestato la sua paura per possibili ritorsioni a suo carico, che in realtà a suo dire erano già iniziate. E che puntualmente sono arrivate, come ha annunciato l’appuntato stesso sabato 16 giugno sulla sua pagina facebook.
“Abbiamo subito di tutto, anche le minacce prima di andare a testimoniare”
“Quello che sta succedendo in queste ore è veramente assurdo – scriveva Casamassima – ieri quando ho finito il mio turno sono stato chiamato in ufficio dove ho trovato una scrivania apparecchiata con notifiche di procedimenti disciplinari e il mio trasferimento. Vi assicuro che é una punizione trasformata da trasferimento, sarò demansionato non potrò più stare per strada, sarò ancora più lontano da casa perderò anche dal lato economico….Questo per aver denunciato e per aver confermato in aula i fatti sulla morte di Stefano Cucchi. In che paese viviamo spero e ho fiducia nell’intervento del nuovo comandante generale Nistri”.
Poi lunedì 18 giugno il video appello, sempre sulla sua pagina facebook. “Voglio che si venga a sapere tutto quello che mi sta succedendo – ha affermato Casamassima – sto facendo questa diretta in divisa perché alla divisa ci tengo, me la sono sudata, ho sempre lavorato e adesso, per aver fatto il mio dovere come uomo e come carabiniere, cioè aver testimoniato al processo Cucchi, morto per le essere stato pestato dai miei colleghi, mi ritrovo a subire un sacco di conseguenze. E sono tutte conseguenze negative.
Prima di andare al processo a testimoniare avevo manifestato le mie paura, avevo paura di andare in tribunale il 15 maggio. E le mie paure non erano fobie, si sono tutte concretizzate perché mi è stato notificato un trasferimento presso la scuola. Praticamente sarò allontanato da casa, sarò demansionato, andrò a lavorare a scuola dopo essere stato per 20 anni in strada. Tutto questo è scandaloso, abbiamo subito di tutto, ancor prima di andare a testimoniare ci sono state fatte minacce.
Nessun rappresentante di Cocer e Cobar ha voluto aiutarci, nessuno ha voluto stare dalla nostra parte e ci hanno detto di stare attenti perché dal comando c’erano forti pressioni. Eccole le pressioni, un altro trasferimento. Mi appello alle alte cariche dello Stato, a chi sta sopra ai miei superiori per chiedergli se è giusto che una persona onesta debba subire questo trattamento.
Al presidente del Consiglio, al ministro degli interni, al ministro Di Maio chiedo se è giusto che una persona onesta debba subire tutto questo. Ho presentato diverse istanze che non sono mai state accolte, quindi non c’è più tempo perché mi stanno distruggendo, mi stanno devastando in tutti i modi. Questo trasferimento è l’ultima cosa che mi sarei immaginato. Però ho ancora fiducia che possa cambiare qualcosa e cercherò di incontrare il nuovo comandante generale. Dopo di che, se non mi verranno date spiegazioni, sarò costretto ad andare in procura e denunciare ai magistrati quello che sta accadendo”.
Che, però, è solo la vetta più alta di un escalation iniziata da quel 30 giugno 2015, cioè da quando Casamassima (e poi la sua compagna Maria Rosati) ha raccontato ai pm quello che sapeva. Per loro è iniziato un vero e proprio incubo, tra pressioni, minacce e provvedimenti disciplinari. “Appena si è venuto a sapere che avevo testimoniato – ha raccontato Casamassima – hanno aperto a mio carico una serie di procedimenti. Parliamo di punizioni che sommate cominciano ad essere importanti per il mio lavoro. Non solo, ho chiesto di essere spostato, di essere portato dove lavora la mia compagna per il ricongiungimento familiare che è previsto anche dalle circolari. Mi hanno detto di no sostenendo che non siamo sposati nonostante, per il ricongiungimento, le stesse circolari equiparano la convivenza al matrimonio”.
Messaggio ai prossimi testimoni
Davvero inquietante ma, come se non fosse già sufficiente, ci sono altri aspetti della vicenda che dovrebbero far riflettere. Il primo lo evidenzia, con estrema lucidità, lo stesso appuntato.
“Il processo Cucchi è ancora aperto – spiega – e una qualsiasi azione nei miei confronti lo va a compromettere. Ci sono altri carabinieri che devono essere sentiti e quindi ogni azione fatta nei miei confronti si ripercuote anche sul processo”.
“Alla prossima udienza dell’11 luglio dovranno sfilare di fronte ai giudici tanti colleghi del povero Casamassima. Saranno ben consci di quel che gli è successo oggi. Da più parti, dopo quanto sta emergendo al processo, ci viene raccomandata cautela e prudenza. Ci viene letteralmente detto di stare attenti. Molto attenti. Il generale Nistri ci ha detto che tutti hanno scheletri nell’armadio. Caro generale, noi non li abbiamo, a meno che qualcuno non ce li metta. Ma questa è fantascienza” commenta in un lungo post Ilaria Cucchi che rivolge il suo pensiero all’appuntato, alla sua compagna e a quanto sta accadendo.
“L’ho sentito in lacrime, disperato – scrive la sorella di Stefano – avvilita e rassegnata la compagna Maria Rosati. Cari generali Nistri e Mariuccia, era proprio necessario tutto questo dopo quanto è emerso durante il processo? Dopo tutto quanto avete sentito riferire in udienza dai vostri sottoposti, dopo tutto quanto avete sentito urlare e confessare dai vostri sottoposti durante le intercettazioni ascoltate, verbali falsi, depistaggi, scarico di responsabilità proprie su altri, l’unica cosa che vi preoccupate di fare adesso è quella di mettere in croce Casamassima e Rosati? Io amo e rispetto l’Arma dei Carabinieri e mi preoccupa che si stia facendo proprio di tutto per nuocere alla sua immagine”.
In chiusura del suo video Casamassima ha rilanciato l’appello al presidente del Consiglio, a Di Maio e al ministro degli Interni Salvini. Difficile pensare che il leader della Lega, che pure avrebbe le competenze e dovrebbe intervenire, faccia qualcosa. La sua posizione in proposito è ben chiara e non a caso si deve proprio a lui la vergogna di aver portato in Parlamento quel Tonelli condannato dal tribunale di Bologna per il reato di diffamazione nei confronti della famiglia Cucchi.
Dovrebbe far sentire la sua voce il premier Conte (ma probabilmente deve chiedere il permesso…) e, ancor più, Di Maio. Il M5S fino ad ora è stato sempre molto sensibile a questi argomenti, ha anche più volte espresso la propria solidarietà alla famiglia. Farlo ora, anche e soprattutto nei confronti di Casamassima, sarebbe oltre modo importante e significativo.
Servirebbe un po’ di coraggio, come quello mostrato dall’appuntato dei carabinieri. Un vero uomo in mezzo a troppi caporali…