Ipocrisie, speculazioni e incapacità: la sicurezza delle scuole resta un miraggio
Tragedia evitata solo per un colpo di fortuna a Fermo, il soffitto di un’aula dell’Istituto Montani crolla un’ora prima dell’ingresso dei ragazzi. Il Comitato Scuole Sicure lancia un nuovo appello alle istituzioni, Cittadinanzattiva accusa Comuni e Province
Non c’è bisogno neppure di un terremoto o di qualche altra calamità naturale. Nel nostro paese le scuole crollano da sole, all’improvviso, senza una particolare causa scatenante, come è accaduto nei giorni scorsi ad Eboli e lunedì mattina (14 maggio) a Fermo. Non bisogna essere dei geni per comprendere quanto grave e quanto allarmante sia la situazione, però poi chi da anni si ostina a denunciarla, chi da anni ha il coraggio di raccontare come si stia mettendo a rischio la vita dei nostri figli (e, ovviamente, di tutto il personale scolastico) puntualmente viene visto con fastidio, viene accusato di fare “inutile allarmismo”.
Non c’è niente da fare, si continua impunemente a “scherzare con il fuoco” e si continua a contare sulla buona sorte che anche a Fermo, come già in occasione del terremoto di agosto e (ancor più) di ottobre 2016, ha evitato una pesante tragedia. Il soffitto dell’aula dell’Istituto tecnico industriale Montani di Fermo è crollato intorno alle 7 di lunedì 14 maggio. Un’ora più tardi e in quei banchi ci sarebbero stati anche i ragazzi e non solo.
E’ andata non bene, di più, così come ad ottobre era andata di lusso che la scossa devastante era arrivata la domenica, con le scuole chiuse. Fatti tutti gli scongiuri del caso, ma è possibile che in un paese appena appena civile bisogna solo affidarsi alla fortuna? Senza ipocrisie, quanto sta accadendo è vergognoso e inaccettabile, qui si gioca con la vita dei nostri ragazzi. Così come vergognoso è il teatrino che va in scena ogni volta dopo che si verifica un evento del genere.
Le responsabilità di Comuni e Province
Chi si batte seriamente per la sicurezza delle nostre scuole torna a lanciare appelli, qualche politico (o partito) scaltro finge di interessarsi al problema per guadagnare un pò di seguito in più ma, poi, pian piano che trascorrono i giorni tutto torna come prima. Cioè le principali istituzioni continuano a fregarsene e a raccontare insulse “favolette” (a cui, purtroppo, in troppi continuano a credere), quei pochi (associazioni, comitati e qualche raro giornalista…) che hanno davvero a cuore il problema restano come al solito da soli, con la loro rabbia e la loro desolazione. Il Comitato Nazionale Scuole Sicure, dopo l’episodio di Fermo, torna a rivolgersi alle massime cariche istituzionali chiedendo di “considerare nel dovuto modo la gravità in cui versano le scuole italiane”
“Non possiamo più procrastinare la soluzione di questo problema – si legge ancora nel comunicato stampa – deve diventare priorità! Priorità nella prevenzione e non nell’emergenza. Oggi avremmo pianto come dopo San Giuliano di Puglia, non si possono raccomandare gli scampati drammi alla sola casualità e fortuna. Quello di oggi è l’ennesimo momento di dolore e paura che si abbatte sopra una comunità già piegata dai terremoti infiniti degli ultimi due anni. Non può cadere un tetto di una scuola senza ragione e tanto meno deve succedere in un territorio in cui l’evento straordinario del terremoto è evento ordinario”.
Molto interessante e assolutamente condivisibile è la posizione assunta da Cittadinanzattiva, una di quelle associazioni che della sicurezza delle scuole se ne occupa da prima ancora del terremoto del 2016. “L’inadeguata manutenzione e l’incapacità di progettare e/o accedere ai bandi – scrive Cittadinanzattiva – sono certamente responsabilità in capo a Comuni e Province, enti proprietari delle scuole, che non fanno abbastanza o che non riescono a stare al passo con le effettive necessità per mancanza di competenze o di risorse finanziarie”.
Il triste spettacolo delle speculazioni politiche
Bisognerebbe spiegarlo a Salvini che ha utilizzato quanto accaduto a Fermo per promuovere la propria posizione sull’Europa, come se davvero i mancati interventi sulle nostre scuole siano qualcosa di ascrivibile alla politica europea. Il problema è di ben altra natura e chi si candida a guidare il paese dovrebbe avere la decenza di informarsi adeguatamente prima di spararla grossa, rischiando per giunta di fare la figura dello “sciacallo”. La verità, che chi si occupa di queste cose conosce purtroppo da tempo, è che ci sarebbero anche i soldi per avviare gli interventi necessari.
Come sottolinea ancora Cittadinanzattiva, il governo ha stanziato 100 milioni di euro solo per le verifiche di vulnerabilità sismica nelle scuole. Che, in altre parole, significa che solo quelle verifiche fondamentali per capire lo stato di salute delle scuole stesse con quello stanziamento potrebbero essere effettuate su 3.500-4.000 edifici. Dando, ovviamente, la priorità ai territori che si trovano in zona sismica si potrebbe coprire una percentuale elevata di scuole. Il problema, però, è che ci deve essere da parte di Comuni e Province la volontà seria e concreta di farlo. Basterebbe leggere con attenzione le dichiarazioni fatte dal vicepresidente della Provincia di Fermo Pompozzi per comprendere che il vero nodo è proprio nell’incapacità e nell’inadeguatezza dei rappresentanti degli enti locali.
“Dopo il terremoto – spiega Pompozzi in riferimento alla situazione della Montani – c’erano stati lavori di consolidamento. La scuola era stata controllata, come tutti gli edifici, con le schede da parte dei tecnici. Considerato lo zelo con cui questi controlli vengono fatti in genere, e figuriamoci sulle scuole, non c’era stata nessuna avvisaglia di cedimento neanche in quella specifica aula”.
L’esempio di muccia e fiastra non ha insegnato nulla
Affermazioni imbarazzanti per chi ricopre una carica così importante e dovrebbe avere la decenza di conoscere bene la materia in questione, quanto meno per evitare di dire simili assurdità. Impossibile, tra l’altro, per chi in questi mesi si è occupato di questo problema, non evidenziare la sconfortante uguaglianza tra le incaute dichiarazioni del vicepresidente della Provincia di Fermo e le storielle che per oltre un anno e mezzo ha raccontato ad Ascoli il sindaco Castelli.
E’ gravissimo e inammissibile che chi ha una simile responsabilità non sappia (o finge di non sapere…) che un conto sono i controlli visivi fatti dai tecnici (e sulla base dei quali viene rilasciata un’agibilità che non vuole in alcun modo dire che quell’edificio è sicuro ma semplicemente attesta che non ci sono stati danni e lesioni tali da renderlo inagibile) e un conto sono le verifiche di vulnerabilità sismica, le uniche in grado di stabilire il grado di affidabilità e sicurezza degli edifici. Per altro sono quasi 2 anni che si discute di questi argomenti e non ci possono essere giustificazioni che tengono, se non si ha la contezza di queste cose è opportuno farsi da parte (dimettersi, per chi non l’avesse capito).
Giustificarsi ancora dietro ai controlli dei tecnici è, oltretutto, ridicolo perché proprio l’emergenza terremoto (e sempre nelle Marche) ci aveva già dimostrato quanto poco affidabili fossero. Il caso delle scuole di Muccia e Fiastra, che avevano avuto l’agibilità il venerdì e, poi, sono crollate due giorni dopo in seguito al terremoto (fortunatamente era domenica e quindi dentro non c’era nessuno)non può non aver insegnato nulla. E’ ora di finirla con certe storielle, con improbabili giustificazioni ma anche con le ignobili speculazioni politiche di chi vuole lucrare due voti in più (o vuole togliere ulteriori voti agli avversari), parlando di inesistenti vincoli europei o denunciando inesistenti impossibilità per gli enti locali.
C’è una legge (per altro a nostro avviso sin troppo permissiva), uno dei tanti decreti post terremoto, che impone di fare le verifiche di vulnerabilità sismiche entro agosto 2018, ci sono i fondi del governo per farle e in diversi casi ci sono anche i fondi a disposizione (nelle Marche la Regione ha stanziato decine e decine di milioni di euro per questo) per fare gli eventuali interventi successivi. Si tratta, quindi, semplicemente di volerlo o non volerlo fare.
La situazione delle scuole ad Ascoli
L’esempio più lampante è quanto sta accadendo proprio ad Ascoli, dove la Provincia ha praticamente già effettuato le verifiche di vulnerabilità sismica su tutti gli istituti scolastici di sua competenza (con risultati a dir poco allarmanti), mentre il Comune è ancora in altro mare, non ha affidato neppure un incarico e, si può già anticipare che di certo non rispetterà il termine di agosto 2018.
Le risorse e le possibilità di farle sono identiche per entrambi gli enti, la differenza la fa l’assunzione di responsabilità che da una parte (la Provincia) almeno parzialmente c’è stata, dall’altra è completamente assente. Stesso discorso vale ovviamente per quello che è accaduto a Fermo, che non può essere considerato casuale. Certo poi ci sarebbe anche da discutere su come ci si muove (nel caso della Provincia di Ascoli, ad esempio) di fronte a risultati negativi praticamente per tutte le scuole di propria competenza.
Non si ha infatti il coraggio di assumere decisioni forti ma sagge, si decide comunque di correre un rischio (cioè continuare a mandare i ragazzi in scuole non sicure), aspettando la fine dell’anno scolastico per avviare i necessari interventi di adeguamento sismico. Il problema è che non è servito neppure il terremoto e, c’è purtroppo da aspettarselo, non servirà neppure quest’ennesimo clamoroso episodio. Tra qualche giorno, al massimo tra qualche settimana, finirà nel dimenticatoio e della sicurezza delle scuole continueranno a parlarne, suscitando un certo fastidio non solo tra politici e amministratori, solo i soliti pochi tenaci.
Almeno fino a quando non arriverà un ulteriore episodio grave. Con la doverosa avvertenza, però, che non è detto che la fortuna e il caso continuino a dare una mano…