A Cassino l’Associazione albergatori ha promosso la realizzazione di una stele in ricordo dei paracadutisti nazisti e il primo cittadino aveva anche fissato la data della sua inaugurazione. Poi sospesa dopo le proteste del governatore Zingaretti e gli articoli del “Fatto Quotidiano”
In quel folle paese che si chiama Italia ormai non ci si stupisce di nulla, può davvero accadere di tutto. Anche che ci sia qualcuno che una mattina si alzi e, colto da un improvviso raptus di follia, decida di realizzare un monumento, una stele, per ricordare e onorare chi ha occupato il nostro paese, rendendosi protagonista di crimini efferati, costati la vita a migliaia e migliaia di inermi civili italiani.
E, quel che è ancora più paradossale, che chi ha avuto una simile vergognosa “trovata”, invece di essere immediatamente fatto visitare da uno specialista di quelli bravi, venga addirittura assecondato, al punto che la sua folle idea diventa un progetto concreto e immediatamente realizzato. E’ quello che è accaduto a Cassino dove l’Associazione albergatori ha proposto e ottenuto di realizzare una stele dedicata ai paracadutisti nazisti che nel 1944 occupavano la cittadina laziale.
Addirittura il sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro aveva fissato anche la data per la solenne inaugurazione della stele che sarebbe dovuta avvenire domenica scorsa 18 marzo. Poi la reazione stizzita e rabbiosa (più che condivisibile) del rieletto presidente della Regione Nicola Zingaretti e il clamore suscitando da alcuni articoli di giornale (in particolare del “Fatto Quotidiano” perché il resto di stampa, tv e radio non si è quasi occupata della vicenda, come se fosse tutto normale…) hanno consigliato il primo cittadino a rinviare l’inaugurazione.
Un rinvio che non cancella certo la follia e la vergogna di una simile iniziativa che solo in un paese privo di coscienza civica e con la memoria storica simile a quella di un malato di alzheimer poteva essere accolta con questo distacco. “E’ un’iniziativa di riconciliazione, senza alcuna valenza politica. E’ un monito e un ricordo delle vite stroncate dalla violenza della guerra” hanno provato a giustificarsi gli organizzatori. Ma, detto che in nessun paese al mondo si potrebbe anche solo immaginare di omaggiare l’invasore che ha procurato così tante vittime, sarebbe come se per ricordare le vittime della mafia si decidesse di erigere una stele, un monumento a Totò Riina! Al quale, è opportuno ricordare, la Conferenza episcopale italiana ha giustamente negato i funerali pubblici, spiegando come il capo mafioso aveva perpetrato pubblici peccati senza mai esprimere un pubblico pentimento.
A Cassino, invece, si è andati decisamente oltre, non si parla magari di celebrare una messa in ricordo anche dei nazisti morti nel corso della guerra, addirittura si vuole omaggiare i carnefici. La stele è stata realizzata nei pressi della grotta Foltin, l’ampia caverna alla base delle pendici di Monte Cassino dove nel 1944 aveva sede il comando della Divisione paracadutisti nazisti comandata dal capitano Ferdinand Foltin. E’ assurdo e sconfortante doverlo ancora ricordare 70 anni dopo, ma quella Divisione che oggi qualche folle intende omaggiare faceva parte di un esercito invasore e oppressore, primo e principale responsabile di tutti i crimini e dei milioni di morti provocati dalla Seconda guerra mondiale.
Non solo, proprio da quei luoghi (che poi furono a lungo teatro di violentissimi scontri con un prezzo di vittime civili pesantissimo) i paracadutisti tedeschi hanno fatto strage dei soldati alleati che combattevano per liberare il nostro paese e, soprattutto, è cosa ampiamente nota e certificata che anche gli appartenenti a quella Divisione si sono macchiati, prima a Cassino, poi in altre località del nostro paese dove si sono spostati, di stragi orrende, di crimini contro l’umanità, anche nei confronti di donne e bambini. Ma come si può anche solo pensare di dedicare un monumento a simili carnefici? Chi ancora si rende protagonista di simili follie, continua a giocare sul concetto di rispetto per chi è morto.
Nessuno nega e nessuno discute il rispetto e la compassione per chi è deceduto, a prescindere dalla parte a cui apparteneva. Però, poi, come si può pensare di porre sullo stesso piano, di considerare alla stessa stregua chi è morto per servire con convinto fanatismo un’ideologia criminale che professava lo sterminio e l’occupazione con chi è caduto per opporsi a quell’ideologia o, peggio ancora, con le migliaia di inerti civili barbaramente uccisi proprio da coloro che oggi qualcuno considera meritevole non di un cristiano rispetto ma, addirittura, di una commemorazione. Sembra incredibile eppure non solo c’è chi non si renda conto dell’assurdità dell’iniziativa ma una consistente parte dell’opinione pubblica sottovaluta l’entità di questa folle vicenda.
Ad Auschiwitz, il campo di concentramento simbolo della follia nazista, nel corso della seconda guerra mondiale si calcola che furono uccisi circa 1,5 milioni di persone (soprattutto ma non solo ebrei). Quando il campo fu liberato dall’Armata Rossa nello scontro morirono numerosi soldati nazisti. Potrebbe mai qualcuno in Polonia pensare oggi di dedicare una stele a quei nazisti morti ad Auschiwitz?
Ancora, in Sicilia la mafia ha ucciso tantissime persone, rappresentanti dello stato e semplici cittadini, ma inevitabilmente sono caduti in scontri armati con le forze dell’ordine diversi affiliati alle cosche mafiose. A qualcuno potrebbe mai passare per la testa l’idea di dedicare un qualche monumento in loro ricordo? Non ci sono parole per giustificare una simile vergogna, resa tra l’altro ancora più sconcertante con motivazioni che definire ridicole è davvero riduttivo.
Come quando si parla vagamente di riconciliazione, come se 70 anni dopo ci fosse in qualche modo la necessità di far riconciliare Italia e Germania… Siamo seri, comunque la si voglia vedere quell’iniziativa è una vergogna da cancellare immediatamente. Anzi, in un paese serio i vertici di quell’associazione che l’hanno promossa sarebbero da un pezzo già a casa, così come il sindaco di Cassino che aveva dato il suo benestare e aveva anche organizzato una cerimonia solenne per la sua inaugurazione. Il problema è che iniziative così offensive per la memoria del nostro paese sono già avvenute in Italia.
Qualche tempo fa il sindaco di Affile (sempre nel Lazio) Ercole Viri fece realizzare un sacrario in onore del gerarca fascista Rodolfo Graziani, nato nel comune frusinate e definito dalla stampa internazionale un “indegno macellaio” (il New York Times dedicò un articolo “di fuoco” a questa indecente iniziativa). Per chi non lo conoscesse Graziani nel 1936 fu responsabile della carneficina di Amba Aradam, con lo sterminio di 20 mila etiopi e l’utilizzo di gas iprite e armi chimiche per sterminare un migliaio di civili, compresi centinaia di donne e bambini. Lo stesso gerarca di Affile fu responsabile della strage nel monastero copto di Debra Libanos dove vennero sterminati monaci, pellegrini e giovani seminaristi (circa 2 mila persone).
La cronaca narra che alcuni di loro, a gruppi di 20-30, venivano portati sull’orlo di un dirupo, fatti inginocchiare e poi venivano fucilati o barbaramente buttati di sotto. Per queste e per altre imprese simili Rodolfo Graziani figurava nell’elenco dei criminali di guerra dell’Onu, anche se poi nel nostro paese, per bieche ragioni di realpolitik, non ci fu mai una Norimberga italiana. Eppure il sindaco Viri, nel motivare la sua ignobile decisione, sosteneva che “Graziani resta il più illustre dei cittadini di Affile”. Non osiamo neppure immaginare come fossero gli altri abitanti della cittadina laziale…