Nel paese in cui vige la regola dei “due pesi e due misure” ci si indigna e si chiede giustamente massima intransigenza per il comportamento della maestra torinese. Però, poi, si considera normale che chi ha fatto dichiarazioni peggiori finisca addirittura in Parlamento…
Mai come in questa circostanza vale il famoso detto “sbatti il mostro in prima pagina”. Il problema è che, in questo paese in cui tutto sembra andare al contrario, il “mostro” in questione è Lavinia Flavia Cassaro, la maestra dell’Istituto comprensivo Leonardo Da Vinci di Torino ripresa nei giorni scorsi mentre gridava agli agenti in tenuta antisommossa, presenti in piazza per fronteggiare il corteo antifascista contro CasaPound, “vigliacchi, dovete morire, assassini”. Chiariamo subito un concetto, non è assolutamente nostra intenzione difendere la maestra torinese.
Ha sbagliato, non ha attenuanti, non ha giustificazioni, non ci sono ragioni che tengano, non avrebbe mai dovuto pronunciare quelle parole ed è giusto che ora la procura indaghi (è di ieri, giovedì 1 marzo, la notizia che il pm di Torino l’ha iscritta nel registro degli indagati anche con l’accusa di istigazione a delinquere e minacce). Sempre ieri è arrivata anche la notizia che si è subito mosso l’Ufficio scolastico regionale per sospenderla e notificarle un provvedimento disciplinare. In un paese in cui solitamente prima che venga preso qualsiasi provvedimento, anche in situazioni ben più gravi, trascorre un tempo infinito, fa piacere per una volta vedere una simile efficienza ed una simile celerità.
Però la campagna mediatica che si è scatenata su questa vicenda, quella imbarazzante isteria collettiva (o comunque così diffusa in larga parte dell’opinione pubblica), a cui subito hanno dato vigore e sostanza i nostri politici così preoccupati di sfruttare ogni minima opportunità per raccattare qualche voto in più, è davvero “vomitevole”. Ci sono tanti aspetti paradossali collegati a questa vicenda. A partire innanzitutto dal fatto che ci si indigna per le parole (ribadiamo, assolutamente fuori luogo) di quella maestra, si chiede massima severità nei suoi confronti poi, però, non ci si scandalizza per il fatto che chi ha fatto nel tempo affermazioni ben più gravi da lunedì siederà addirittura in Parlamento.
Allo stesso modo si invocano a gran voce provvedimenti disciplinari e, soprattutto, l’immediato licenziamento per la Cassaro poi, però, si ritiene assolutamente normale che chi ha commesso reati (ammesso che quello della maestra verrà poi ritenuto tale) ben più gravi non solo rimanga tranquillamente al proprio posto ma, in alcuni casi, addirittura sia ritenuto meritevole di una promozione. Per non parlare, poi, del fatto che si perde tempo a discutere e a parlare di questa vicenda comunque secondaria e quasi viene ignorata o comunque sottovaluta l’ennesima tragedia della follia, quella costata la vita a due poveri angeli a Latina, con tutti gli aspetti di quel dramma che invece meriterebbero, quelli si, una seria riflessione, un approfondimento su come ancora una volta (come è successo a Macerata, sia per la tragica fine di Pamela, sia per la “mattanza” sfiorata per la follia di Traini) dobbiamo raccontare una tragedia che si poteva evitare.
Ribadiamo, per evitare ogni possibile strumentalizzazione, bene fa la procura ad indagare, così come l’ufficio scolastico a valutare il tipo di provvedimento da adottare nei confronti della maestra torinese. Ma vedere i social inondati di appelli e invettive contro di lei, dover sopportare il “moralismo” da quattro soldi dei nostri politici che chiedono massima intransigenza nei suoi confronti e possibilmente le sanzioni più dure possibili (l’ergastolo no?) è davvero imbarazzante. Come al solito siamo alla storia della trave e della pagliuzza, si sbraita per un fatto sicuramente da condannare ma di certo molto meno grave di altri e meno rilevante di altri. E quando parliamo di “trave” facciamo espressamente riferimento ad una delle tante vergogne di questa insulsa e insopportabile campagna elettorale, di questa competizione elettorale.
Che quasi certamente consentirà a Gianni Tonelli dalla prossima settimana di sedere in Parlamento, alla Camera. Per chi non lo conoscesse Tonelli è il segretario del Sindacato autonomo di polizia (Sap) che Matteo Salvini (e chi altri avrebbe potuto farlo?) ha candidato come capolista nel collegio plurinominale (per intenderci il proporzionale) di Bologna. Come primo della lista se non scontato è altamente probabile che venga eletto. Un bel premio per chi in passato (ma anche nei mesi scorsi) ha più volte pronunciato frasi e affermazioni ben più gravi di quelle della maestra torinese. E non in astratto ma su vicende concrete, come la morte di Federico Aldrovandi (ucciso da 4 poliziotti), di Stefano Cucchi e, addirittura, sulla “macelleria messicana” alla scuola Diaz in occasione del G8 di Genova.
Il segretario del Sap non ha avuto alcun rispetto neppure per i familiari di quei ragazzi uccisi in circostanze indegne per un paese civile, ha più volte ripetuto frasi ritenute offensivi dalla famiglia Aldrovandi e dalla famiglia Cucchi, addirittura ha più volte sostenuto e applaudito i 4 poliziotti condannati (sentenza passato in giudicato) per l’uccisione del 19enne di Ferrara. Eppure nessun pm ha mai pensato di iscriverlo nel registro degli indagati per istigazione a delinquere. Non solo, lo stesso Tonelli pur in presenza di una sentenza passata in giudicato, continua a dichiarare di non riconoscere la sentenza stessa, cosa di un certo rilievo per quello che comunque resta un rappresentante della forze delle ordine, quindi delle istituzioni.
E, ancora, si è permesso di sbeffeggiare il 62enne Arnaldo Cestaro, anche lui vittima della “mattanza” alla scuola Diaz, dopo che la Corte europea dei Diritti dell’uomo aveva accolto il suo ricorso, condannando lo Stato italiano a risarcirlo per le nefandezze commesse dai rappresentanti delle forze dell’ordine. Però in tutti questi anni nessuno si è mai azzardato per questo a chiedere provvedimenti e anche il licenziamento per Tonelli che, anzi, ora come “premio” per questo suo indecente comportamento potrà addirittura entrare in Parlamento.
Eppure in queste settimane che precedono il voto non abbiamo ascoltato una parola su questo che è un vero e proprio scandalo, nessuno di quei politici e di quei media che da giorni imbastiscono storie infinite sulla vicenda della maestra torinese (che, ripetiamo, ha sbagliato e non ha giustificazioni ma lo ha fatto in un momento particolare, nell’agitazione del momento, a differenza di Tonelli che certe “nefandezze” le ha ripetute e ribadite più volte…) si indignato per la candidatura di Tonelli.
Allo stesso modo tutti coloro, sempre media e politici in testa, che oggi chiedono a gran voce l’immediato licenziamento della Cassaro, dov’erano quando i 4 poliziotti che hanno ucciso Aldrovandi sono tranquillamente tornati in servizio? E quando alcuni dei funzionari delle forze dell’ordine protagonisti della vergogna alla scuola Diaz sono stati addirittura promossi? Chi ha pronunciato simili affermazioni contro i poliziotti è giustamente considerata non adeguata a svolgere il ruolo di educatrice. Invece chi ha ucciso senza motivo un inerme ragazzo 19enne o chi ha contribuito a massacrare, senza alcuna valida ragione, decine e decine di persone innocenti ovviamente è perfettamente adeguato e può continuare a svolgere quel ruolo, senza alcun problema.
Siamo davvero alla follia, questa surreale vicenda è l’esatta fotografia di un paese dove si è perso il senso della ragione, dove le cose vanno al contrario. E dove quelle ingiustificabili e insensate frasi della maestra torinese hanno addirittura finito per far passare in secondo piano la tragedia di Latina dove un carabiniere ha ucciso le sue due figliolette, dopo aver sparato alla moglie (miracolosamente ancora viva), per poi uccidersi. Una tragedia sconvolgente, purtroppo ampiamente annunciata vista la situazione in cui si trovavo l’uomo che non accettava la separazione dalla moglie. Ci saremmo aspettati che l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica in questi giorni si fosse concentrata su questo aspetto, sul perché nel nostro paese si ripetano situazioni del genere nelle quali la tragedia si sarebbe potuto evitare se solo funzionassero adeguatamente certi sistemi di controllo e di prevenzione.
Per certi versi era accaduta la stessa in occasione dei tragici fatti di Macerata. In quel caso tutta la discussione si è incentrata da un lato sugli immigrati dall’altro sul fascismo e sul razzismo invece di chiedersi per quale ragione quel nigeriano espulso si trovava tranquillamente in Italia (la legge esiste, a chi spetta farla applicare?), per quale dannato motivo una zona centrale della città sia il regno incontrastato (e noto a tutti) dello spaccio e degli spacciatori, con tanto di figure che sembravano esistere solo nei film (come il tassista dello spaccio, rigorosamente italiano). Oppure come è mai possibile che un soggetto considerato instabile e potenzialmente pericoloso possa tranquillamente possedere un’arma.
In questo caso invece ci sarebbe da interrogarsi per quale ragione non funzionino (purtroppo non è certo la prima volta) certi interventi preventivi a tutela delle potenziali vittime (la moglie e le due figlie), visto che era ampiamente nota la situazione in cui si trovava il carabiniere che poi si è suicidato. Non interessa, il palcoscenico mediatico è riservato alla “pericolosissima” maestra torinese. Che, fortunatamente, con “sprezzo del pericolo” e con insolita (per il nostro paese) celerità è stata subito bloccata e resa inoffensiva. Così ora potremo finalmente stare tutti più tranquilli…