L’ordinanza sindacale n. 228 ha disposto, da giovedì 22 febbraio, la chiusura della piscina comunale perché “è stata rilevata la presenza di agenti patogeni nei campioni prelevati”. Ma le analisi risalgono al 30 gennaio scorso e non è stato svelato di quali agenti patogeni si tratta
E’ passata come qualcosa di assolutamente normale, quasi di routine, la notizia della chiusura della piscina comunale in seguito ai risultati dell’analisi svolte dall’Asur 5 che hanno rilevato la presenza di agenti patogeni. In parole semplici, la piscina è stata chiusa per la presenza di un qualche batterio.
E già la notizia di per sé dovrebbe provocare un certo scalpore, a maggior ragione se si pensa che la nuova piscina è stata inaugurata da meno di un anno. Ma di aspetti a dir poco singolari ce ne sono diversi in questa ennesima particolare vicenda che riguarda una struttura che, da quando l’amministrazione comunale ha deciso di affidarla attraverso un discutibile bando, non ha più avuto pace, tra mille difficoltà, problemi, proteste e disagi di ogni tipo. Non è neppure necessario ricordare l’interminabile e incomprensibile attesa per la riapertura della struttura, slittata di diversi mesi senza che mai l’amministrazione comunale si degnasse di spiegare le ragioni di un simile ritardo.
Così come non è necessario ricordare la surreale situazione che si è venuta a creare dopo la sua riapertura, con la società agonistica più titolata della città che, di fatto, non ha più neppure l’accesso in piscina. Senza dimenticare le proteste e le lamentele di numerosi utenti per svariati motivi (dalle tariffe, agli orari, fino alle condizioni climatiche all’interno della piscina stessa). Poi ieri (giovedì 22 febbraio) come un fulmine a ciel sereno è arrivata la chiusura della struttura, decretata con l’ordinanza sindacale n.228 del 21 febbraio. Che dovrebbe invece suscitare tante interrogativi su una vicenda che resta assolutamente nebulosa, tra interrogativi di vario tipo.
Diciamolo subito, trattandosi di una struttura comunale così importante e così frequentata sarebbe lecito aspettarsi il massimo della chiarezza e della trasparenza. Invece nessuno si è degnato di spiegare di che problema si tratta, che tipo di batterio è stato riscontrato. Nell’ordinanza sindacale che dispone la chiusura viene genericamente detto che “è stata rilevata la presenza di agenti patogeni nei campioni prelevati” ma non viene fornita alcuna indicazione sul tipo di batterio né dove sono stati prelevati i campioni analizzati. Da parte sua la società che gestisce la piscina comunale in un comunicato stampa prova a rassicurare i clienti che la frequentano sostenendo che “la problematica è già risolta” e “riguardava l’acqua del sistema termico/sanitario e non assolutamente le vasche di balneazione ove si svolgono le attività”.
Ma, se non ci fosse alcun genere di rischio, perché mai allora sarebbe stata chiusa? E, soprattutto, perché mai tutto questo mistero, perché non si comunica agli utenti la natura del problema, che tipo di “agente patogeno” è stato riscontrato? E’ il minimo che bisognerebbe pretendere, anche e soprattutto perché la chiusura della piscina è arrivata in grave e colpevole ritardo, addirittura una ventina di giorni dopo che le analisi hanno scoperto il problema. E proprio la tempistica è uno degli aspetti più sconcertanti di tutta la vicenda. Come emerge in maniera inequivocabile dall’ordinanza sindacale n. 228, le analisi in questione sono state effettuate il 30 gennaio scorso.
Questo significa che per 22 giorni la piscina è rimasta aperta, pur in presenza di questa problematica. Imbarazzante, è incredibile che debba trascorrere tutto questo tempo prima di prendere la conseguente decisione. Sempre l’ordinanza sindacale ci dice, però, che l’Asur Marche Area Vasta 5 (Dipartimento di prevenzione) ha comunicato solo il 16 febbraio scorso al Comune la situazione in cui si trovava la piscina (cioè “la presenza di agenti patogeni nei campioni prelevati”). Perché si è atteso tutto questo tempo? Perché non sono stati comunicati prima i risultati delle analisi? Mistero, reso ancora più sconcertante dal fatto che, sempre nell’ordinanza sindacale n.228, si legge che lo stesso 16 febbraio la Sport Smile srl ha inviato al Comune una nota “con la quale la medesima società ha comunicato di aver provveduto ad effettuare le attività di pulizia e disinfezione, allegando alla stessa le relative certificazioni”.
La società che gestisce la piscina comunale, quindi, sapeva già in anticipo rispetto al Comune (tanto da effettuare “le attività di pulizia e disinfezione”…) la situazione in cui si trovava la piscina? Così suggerirebbe la logica e quanto riportato nell’ordinanza sindacale che, poi, aggiunge che comunque l’Asur Marche Area Vasta 5 8 Dipartimento di Prevenzione U.O. Servizio Igiene e Sanità Pubblica) ha ritenuto insufficiente la documentazione prodotta dalla Sport Smile “per poter esprimere un parere igienico sanitario favorevole alla revoca della sospensione dell’attività di balneazione”. Il tutto, naturalmente, senza fretta, con la dovuta calma, tanto chi se ne frega se intanto gli utenti continuano a frequentare la piscina potenzialmente pericolosa (non sappiamo neppure di che batterio si tratta e, quindi, che genere di conseguenze può determinare…).
In un paese civile avuta la comunicazione della Sport Smile, l’Asur avrebbe immediatamente risposto e il Comune avrebbe immediatamente preso la conseguente decisione (in realtà in un paese civile non si sarebbero aspettati 16 giorni dall’effettuazione delle analisi…). Invece in questo caso, con già il grave ritardo di 16 giorni, l’Asur risponde al Comune solo 3 giorni dopo (il 19 febbraio), il sindaco aspetta altri 2 giorni (perché?) prima di emettere l’ordinanza e solo il 22 febbraio, esattamente 23 giorni dopo che le analisi hanno accertato la presenza di “agenti patogeni”, viene chiuso l’impianto. Possibile che non si poteva fare tutto più celermente? E se quegli agenti patogeni fossero (o fossero stati) gravemente pericolosi?
E’ sinceramente sconfortante quanto accaduto, con l’ulteriore paradosso che la piscina potrebbe essere stata chiusa non quando c’era il problema ma quando già la situazione è stata risolta.
“La problematica è già risolta, sono state fatte a tutela della salute dei frequentatori ulteriori ramificazioni agli impianti termici ed ad ulteriore tutela si sta predisponendo un aggiuntivo sistema di prevenzione per gli impianti di calore. La chiusura della struttura in questo momento deriva esclusivamente dai tempi burocratici necessari nell’ottenere formalmente i risultati dai laboratori di analisi pubblici” informava ieri la Sport Smile in un comunicato che, però, non è sufficiente a dissipare i dubbi.
Perché, pur in un contesto così cervellotico come quello descritto, resta difficile credere (o accettare) che un impianto così importante e così frequentato possa restare chiuso ancora per giorni, se tutto è davvero a posto, solo per ragioni burocratiche. Allo stesso tempo è inevitabile sottolineare che, se come si legge nel comunicato sono stati fatti degli interventi “a tutela della salute dei frequentatori”, è del tutto evidente che prima di quegli interventi qualche problema ci fosse. Di che tipo? Perché tutto questo mistero?
Siamo abituati, purtroppo, alla scarsa trasparenza e all’inesistente chiarezza del Comune, si sperava che almeno la società che gestisce la piscina volesse spiegare bene agli utenti e ai frequentatori dell’impianto la natura del problema. Invece sembrano essersi allineati al comportamento dell’amministrazione comunale, come dimostra ulteriormente il cartello esposto ieri davanti all’ingesso della piscina (e riproposto anche sulla pagina facebbok) in cui si fa riferimento ad un generico “intervento di manutenzione straordinaria”, invece che all’ordinanza sindacale di chiusura.
Insomma un bel pasticcio, con la speranza che davvero il problema riscontrato dalle analisi dell’Asur sia comunque di poco conto e che, quindi, la struttura possa presto tornare fruibile.