Secondo l’indagine di Ecpat nell’ultimo anno un milione di persone si è recata in paesi poveri per fare sesso con bambini e bambine. E proprio l’Italia è il paese con il maggior numero di turisti pedofili, con quasi 100 mila connazionali che alimentano questo indegno mercato
Non è purtroppo una novità ma fa sempre un certo effetto quando arriva la conferma. Secondo l’indagine dell’organizzazione no profit Ecpat (End Child Prostitution in Asia Toorism) l’Italia si conferma in testa nella vergognosa classifica del turismo sessuale con i minori. Ecpat International ha iniziato ad operare nel 1990, avviando una campagna per porre fine alla prostituzione minorile nel turismo asiatico. Negli anni, poi, la campagna e il progetto a tutela dei minori struttati sessualmente si sono allargati al resto del mondo.
Un lavoro impegnativo che si sviluppa attraverso una rete, in costante crescita, di 102 organizzazioni della società civile presenti in 93 paesi. I governi e le organizzazioni mondiali riconoscono ufficialmente il lavoro e l’attività inerente la lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini. In segretariato internazionale dell’associazione ha sede a Bangkok dove, per evidenti ragioni (per anni la Tailandia è stata la meta principale del turismo sessuali con i minori), è nato tutto il movimento. Tra le tante attività che svolge, Ecpat effettua anche un costante monitoraggio sul cosiddetto turismo sessuale con i minori.
E secondo l’ultima indagine, presentata nei giorni scorsi, nell’ultimo anno circa un milione di persone si è recata in paesi poveri per fare sesso con bambini e adolescenti, costretti a vendere il proprio corpo per pochi euro. Un agghiacciante e ignobile mercato che, nonostante i prezzi praticamente stracciati per le prestazioni, genera un giro di affari stimato sui 5 miliardi di dollari all’anno. Soldi che finiscono nelle tasche delle grandi organizzazioni criminali. E ad alimentare questo vergognoso mercato sono innanzitutto gli italiani. Sono quasi 100 mila, infatti, i nostri connazionali che praticano che negli ultimi 12 mesi hanno praticato turismo sessuale. Dopo l’Italia sono Germania, Giappone, Francia, Stati Uniti e Regno Unito le nazioni dalle quali provengono il maggior numero di turisti sessuali.
Di età tra i 20 e i 40 anni, con reddito medio alto, di sesso principalmente maschile (ma sono aumento le donne): questo è l’identikit del turista sessuale tipo, del predatore che viaggia senza scrupoli nel mondo per praticare sesso con i minori. Da segnalare che, rispetto agli anni passati, si conferma la tendenza ad un abbassamento dell’età del turista tipo. Lo studio effettuato li divide in tre categorie differenti: “turisti occasionali”, “turisti abitudinari”, “pedofili”. I primi sono coloro che lo fanno per curiosità, che vogliono provare questo tipo di esperienza almeno una volta. Nella maggior parte dei casi non sono turisti propriamente detti ma ci sono uomini in viaggio di lavoro, piloti d’aereo, operatori umanitari.
Clienti occasionali che, come spiega il segretario di Ecpat Italia Yasmin Abo Loha “provano per curiosità e magari poi se ne pentono e non lo faranno più”. E’ quasi superfluo sottolineare che certo non per questo provocano meno ribrezzo e disprezzo. Anzi, per certi versi quel “provano per curiosità” fa ancor più salire lo sdegno e “il sangue alla testa” pensando che l’oggetto, la vittima di questa loro perversa curiosità è un bambino. I “turisti abitudinari” sono invece coloro che ogni anno o quasi organizzano la propria vacanza in determinati con quel preciso scopo. Distinguerli dai “pedofili” in realtà è un sofismo linguistico perché è del tutto evidente che nella realtà la differenza non esiste.
L’aspetto singolare che emerge dall’indagine è che negli anni stanno cambiando le mete preferite dagli italiani per questo insulso genere di turismo. Una volta la regina indiscussa era la Tailandia, ora in testa ci sono Kenia e Santo Domingo, seguite da Colombia e Brasile. In particolare il Kenia è il paese dove c’è la situazione più drammatica. Si calcola, infatti, che sono circa 15 mila i bambini e le bambine coinvolte nella prostituzione occasionale, mentre circa 3 mila bambini e bambine sono nel mercato del sesso a tempo pieno. Da segnalare la crescita del numero di donne italiane che praticano turismo sessuale, in cerca essenzialmente di adolescenti in Kenya e nei Caraibi.
Per quanto riguarda gli uomini italiani si abbassa drammaticamente l’età delle loro prede, in media tra i 12 e i 14 anni ma con una percentuale consistente anche di bambine di 9-10 anni. Come detto la Tailandia non più tra le mete principali dei turisti-pedofili perché negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione delle autorità locali, pur in un quadro di illegalità diffusa. Nei paesi che invece sono ora le mete preferite il contesto di instabilità politica, di improvvise crisi economiche ma anche di recenti calamità naturali contribuisce a creare le condizioni ottimali per andare a caccia di vittime, anche perché spesso in quei luoghi le autorità sono impegnate a fronteggiare emergenze che distolgono risorse e attenzione dalla lotta alla pedofilia. Va, per altro, aggiunto che per quanto riguarda la situazione italiana, purtroppo il dato di Ecpat non giunge certo inatteso.
Già lo scorso anno l’allarme l’aveva lanciato l’Ente bilaterale nazionale del turismo (Ebnt) in una drammatica denuncia del suo presidente Alfredo Zini. “Gli imprenditori del settore fanno ben poco – ha affermato Zini – e non denunciano mentre il ministero del turismo ci rimbalza quando segnaliamo la necessità di agire per sensibilizzare e spingere alla denuncia”. Lo sfogo del presidente di Ebnt era arrivato in occasione dell’ottava edizione dell’Osservatorio sulla legge 269/98 per la lotta allo sfruttamento sessuale dei minori nel turismo.
“E’ allarmante – denunciava allora Xini – il calo degli operatori che segnalano, come previsto per legge, sul proprio materiale informativo e sul proprio sito che la pedofilia è reato anche in vacanza. Lo scorso anno lo ha fatto appena il 2,2% e con l’aumento dei turisti che prenotano on line le vacanze fai da te la situazione non può che peggiorare. E’ praticamente fuori controllo”. “E’ necessario che anche lì si agisca – aggiunge la vicepresidente Lucia Anile – perché sul web si creano vere e proprie reti e passaparola fra chi commette questi reati”.
Da anni questo o quel politico, a turni, annunciano la presentazione di proposte di legge che rendano gli obblighi più stringenti che regolamentino in maniera più efficace la materia. Ma, poi, come al solito in concreto non accade nulla. E così il nostro paese continua a mantenere questo ignobile e vergognoso primato…