Il progetto, frutto dell’accordo tra l’Unicam e il Comune di Ascoli, prevede di trasformare l’attuale Auditorium del Polo Sant’Agostino in un centro raccolta delle opere danneggiate dove si svolgano anche attività di restauro, ricerca, studio e divulgazione
Non solo un laboratorio di restauro delle opere danneggiate dal sisma ma il Polo di Sant’Agostino è destinato a diventare anche un centro che sia un riferimento ed un modello per tutto il territorio e che abbia un approccio innovativo.
E’ quanto prevede l’accordo tra l’Unicam e il Comune di Ascoli, ufficializzato il 20 dicembre scorso con la delibera n. 264 (pubblicata nell’albo pretorio on line del Comune solo mercoledì 10 gennaio). Un progetto di grande valenza che ha forse un unico difetto: i tempi di realizzazione, la partenza un po’ ritardata visto che i presupposti per una simile iniziativa era già stati delineati nel primo incontro che si è svolto nel febbraio 2017.
“Si prendono in esame – si legge nel documento istruttorio allegato alla delibera n. 264 – le iniziative concertate tra l’amministrazione comunale di Ascoli, settore cultura, i docenti del Corso di Tecnologie e Diagnostica per la Conservazione ed il Restauro di Unicam e lo spin-off Art & Co., contenute nel “Progetto deposito opere mobili post sisma” fatto pervenire dalla docente Graziella Roselli dell’Università di Camerino”. Andando ad analizzare nel dettaglio il progetto, sempre il documento istruttorio spiega che “prende le mosse dal recente sisma verificatosi nel centro Italia” (in realtà è passato quasi un anno e mezzo) che, avendo colpito pesantemente anche il patrimonio culturale marchigiano, ha posto il problema della salvaguardia delle opere e della necessità di intervenire per offrire un adeguato ricovero ai beni culturali mobili provenienti dalle zone interessate dal sisma.
Sappiamo che oltre 600 opere danneggiate, provenienti da 15 Comuni delle province di Ascoli e Macerata, sono state trasportate ad Ancona, nel deposito allestito dall’Unità di crisi coordinamento regionale del Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e turismo) alla Mole Vanvitelliana dove, poi, è stato allestito anche un laboratorio di pronto intervento e messa in sicurezza. Il progetto fatto pervenire dall’Unicam al Comune (anch’esso allegato alla delibera n. 264) ci svela che altre 130 opere sono custodite nei depositi messi a disposizione dal Comune di Ascoli, di cui sessanta opere d’arte di proprietà del Comune di Arquata e 70 del Comune di Ascoli.
“Si tratta di manufatti di vario genere – si legge nel progetto – dipinte, sculture lignee e in terracotta, reliquari in metallo e in legno, campane ed altri manufatti in bronzo che presentano una varietà di problematiche relative alla loro conservazione ed al restauro che richiedono competenze diverse ma tutte presenti all’interno della struttura di Unicam”. Il progetto prevede di trasformare l’attuale Auditorium del Polo di Sant’Agostino in un centro di raccolta delle opere.
Ma l’obiettivo non è quello di creare un semplice deposito/ricovero ma piuttosto di creare un centro che sia un riferimento per tutto il territorio e che abbia un approccio innovativo al problema. In altre parole si intende realizzare un polo dove vi sia la possibilità di svolgere sia le attività di deposito, catalogazione, primo intervento, diagnostica e monitoraggio che quelle di restauro, ricerca, studio e divulgazione. A tal proposito è prevista la realizzazione di tre spazi: area deposito, laboratorio di restauro, sala conferenze/lezioni. L’area deposito sarà organizzata per permettere un facile accesso alle opere, con un’ampia area per il disimballaggio. Una parte del deposito sarà destinata alle attività di decontaminazione, in particolare per eseguire i trattamenti anossici.
Il laboratorio di restauro sarà organizzato ponendo al centro un’ampia postazione di lavoro e perimetralmente tutte gli arredi e le attrezzature necessarie, mentre la sala conferenze sarà dotata di 54 posti a sedere. La parete che la separerà dal laboratorio di restauro sarà completata vetrata per permettere ai visitatori di seguire in diretta le operazioni che i restauratori effettuano sulle opere. Sopra la vetrata uno schermo fornirà le immagini ravvicinate e di dettaglio delle operazioni di restauro riprese da videocamere sopra la postazione di lavoro. Un impianto interfonico permetterà la comunicazione tra i due ambienti. E’ del tutto evidente che, se realizzato in questi termini, si tratta di un progetto di notevole e molteplice valenza.
Infatti oltre ad essere di grande utilità per il patrimonio culturale del nostro territorio, assume una particolare importanza per gli studenti di Architettura e per tutti gli amanti dell’arte. Tale struttura, inoltre, garantirà un presidio permanente sul territorio e sarà un punto di riferimento e di visibilità , mettendo al contempo a disposizione del Mibact un impianto organizzato, efficiente ed accreditato. Da ultimo, ma di certo non meno importante, è del tutto evidente che un simile progetto avrebbe una notevole importanza per la nostra città. Infatti il lavoro che si svolgerà nel laboratorio convoglierà qui esperti del restauro, artisti, studiosi dell’arte, studenti e appassionati, garantendo al contempo un indotto lavorativo per i restauratori locali ed attività di valorizzazione e didattica laboratoriale.
Naturalmente perché il progetto, per il quale sono stati stanziati 30 mila euro, vada a buon fine è fondamentale il fattore tempo, per scongiurare che le 130 opere custodite ad Ascoli possano venire trasferite altrove per la mancanza di un luogo idoneo di ricovero provvisorio e di restauro. Per questo nel documento istruttorio si evidenzia come sia fondamentale “rendere funzionante tale Polo Diagnostico e di Restauro Sant’Agostino quando prima. Sarebbe auspicabile entro il prossimo mese di giugno”.
Vista l’estrema lentezza con cui procede solitamente l’amministrazione comunale in ogni intervento ci sarebbe da preoccuparsi. Ma sarebbe folle far naufragare un simile importante progetto per l’incapacità di rispettare i tempi previsti…