Dopo il terremoto per la Pinacoteca ora il rischio arriva dai “nuovi Lanzichenecchi”


Polemiche e sconcerto di fronte alle immagini della cena di Natale  nelle sale della Pinacoteca civica, tra quadri e opere d’arte. Resa possibile da regolamenti comunali in realtà tra loro contraddittori ma sconsigliata dagli esperti in conservazione dei beni culturali

Si avvicinano le festività natalizie ed è tempo di pensare ai regali. Una recente indagine delle associazioni consumatori hanno evidenziato come l’oggetto più regalato nel nostro paese resta, nonostante tutto, il libro.

A tal proposito, ce ne è uno che, dopo gli eventi degli ultimi giorni, andrebbe assolutamente regalato al sindaco Castelli, all’assessore alla cultura (alzi la mano chi si ricorda chi è…) e, magari, anche al curatore scientifico delle collezioni comunali di Ascoli Piceno, il prof. Stefano Papetti. Si tratta del “Manuale di conservazione integrata dei beni culturali e ambientali” dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”. Un bel librone di 365 pagine che spiega in maniera dettagliata tutte le problematiche della materia, i tanti rischi e i tanti fattori che possono deteriorare le nostre opere d’arte esposte in musei e gallerie e, naturalmente, tutte le misure preventive e le contromisure che si possono adottare per conservarle al meglio, per ridurre al minimo i rischi.

Da pagina 24 a pagina 56, in particolare vengono identificati e descritti nel dettaglio tutti i meccanismi di deterioramento delle opere d’arte (di tipo fisico, chimico e biologico), le numerosi sorgenti di inquinamento e l’importanza fondamentale della qualità dell’aria all’interno delle sale dove sono esposte e conservate quadri e opere d’arte. Leggendo attentamente tutti il libro, ma in particolare quelle pagine, il sindaco, l’assessore alla cultura e il prof. Papetti scoprirebbero che, se hanno a cuore lo stato di salute delle nostre opere d’arte, farebbero meglio ad evitare di organizzare in quei luoghi, ancor più nelle stanze specifiche che ospitano quadri e altre opere d’arte, cene e particolari eventi culinari.

Già, in qualsiasi luogo normale, solo un minimo civile, non ci sarebbe certo bisogno di quel corposo manuale per saperlo. Però in quello strano luogo che è diventato la città di Ascoli, dove capita di vedere quella che è considerata tra le più belle piazze d’Italia umiliata e offesa da sabbia, dove erbacce e scritte sono praticamente il segno distintivo di quasi tutti i principali beni architettonici e monumentali. E può anche accadere che le sale della splendida Pinacoteca civica dove sono conservate ed esposte straordinarie opere d’arte vengano incredibilmente utilizzate per cene di compleanno o di Natale. Era accaduto a novembre per la cena di compleanno di un’imprenditrice ascolana, si è ripetuto nei giorni scorsi (per l’esattezza domenica 17 dicembre) per la cena di Natale della Sorptimist di Ascoli Piceno.

Che ha provocato molte più polemiche e contestazioni del precedente perché l’associazione ascolana e alcuni partecipanti alla cena hanno inondato i social con foto e post celebrativi della cena in questa suggestiva location. Inevitabili e più che comprensibili i commenti molto duri contro questo autentico scempio. “In tutti i musei e nelle mostre le opere d’arte sono protette con sistemi di climatizzazione, umidificatori, ecc. che modificano artificialmente l’aria. Questi permettono a decine e decine di persone di sostare per ore nella stessa stanza, con la produzione di fumo da candele, vapori da cibo caldo, fritto e quant’altro. I nuovi Lanzichenecchi! Assolutamente il punto più basso mai raggiunto dalla nostra città” scrive Alessandro su facebook.

Qualcun altro la butta sull’ironia “Sono settimane che stiamo cercando una location adatta alla sagra della porchetta che vorremmo organizzare – scrive Roberto – finalmente abbiamo individuato una location che meglio non si poteva pensare: la Civica Pinacoteca! Voglio sperare che il prof. Papetti non abbia nulla da ridire e non trovi la proposta disdicevole, d’altronde non vedo differenze di sorta tra fette di vitello tonnato e un buon panino con la porchetta”. In tanti non risparmiano critiche e accuse anche ai partecipanti alla cena. “Buona parte di chi si vede in quella foto sono quelli che criticano la manifestazione fritto misto” scrive qualcuno sotto uno dei tanti post che si moltiplicano su facebook.

Ma a qualcuno degli invitati sarà venuto in mente che mangiare in una Pinacoteca non è il luogo adeguato” aggiunge qualcun altro, mentre Mario non le manda certo a dire: “una chiara manifestazione di arroganza e ignoranza. Solo persone particolarmente rozze e grossolane possono “profanare” una galleria d’arte con vitello tonnato e “live fritte”. Simili esibizioni sono possibili solo ai margini di una modesta provincia”. Sappiamo benissimo che chi difende l’indifendibile evidenzia come questa possibilità in realtà è ampiamente consentita, visto che dal 2013 l’amministrazione comunale ha regolamentato l’uso delle sale di propria gestione (Palazzo dei Capitani, la sala Cola d’Amatrice, l’auditorium Montevecchi, il teatro Ventidio Basso, i Musei cittadini), mettendoli a disposizione dei privati.

Inoltre, per rafforzare il concetto, si sottolinea come nel marzo 2016, con delibera di giunta n. 45, sono state anche stabilite le tariffe per l’affitto delle suddette sale per questo genere di eventi. Ma il fatto che un simile “scempio” sia autorizzato e regolamentato non vuol certo dire che sia meno deleterio e che debba essere considerato giusto. Anche perché quel regolamento e quell’opportunità non sono stati imposti dall’alto, l’amministrazione comunale non ha recepito un provvedimento o un’indicazione particolare del Mibact (il Ministero dei beni culturali) ma ha fatto tutto per conto proprio.

Il sindaco Castelli in passato ha più volte sottolineato, per giustificare un simile scempio, che quella di organizzare cene nei musei è un’abitudine molto diffusa all’estero che pian piano sta prendendo piede anche in Italia. Considerazione assolutamente veritiera, peccato che il primo cittadino ometta di sottolineare un particolare non di poco conto, cioè che questa moda diffusa in realtà ha portato alla nascita e alla creazione di veri e propri ristoranti all’interno di alcuni noti musei nazionali e internazionali (come sottolineava con dovizia di particolare un’inchiesta di un paio di anni da dell’Espresso). In altre parole in quei musei nazionali e internazionali nessuno si sogna (e si sognerebbe) di organizzare mega tavolate nelle sale dove sono esposte le opere d’arte, i quadri.

Ma, a voler essere oltre modo pignoli, è giusto sottolineare come la stessa delibera n. 45 del marzo 2016, quando stabilisce le tariffe per l’affitto di quelle sale comunali, autorizza comunque il loro utilizzo per coffe break (la pausa per un caffè, una bevanda e uno spuntino) e buffet (secondo il vocabolario della lingua italiana “rinfresco o colazione da consumarsi in piedi”) che sono tutt’altra cosa da una e vera propria cena, con mega tavolata con tanto di candele (particolarmente pericolose per la conservazione dei quadri d’epoca). Quindi, sempre a voler essere pignoli, quel tipo di cena che si è svolta il 17 dicembre non sembrerebbe autorizzata, almeno secondo quella delibera.

Ma c’è di più. Questo tipo di autorizzazione è evidentemente in palese contrasto con il regolamento comunale “Musei civici”, approvato con delibera di giunta comunale n. 205 del 10 ottobre 2014. Che, all’art. 19 (“Norme di comportamento per i visitatori”) stabilisce che “all’interno dei Musei è fatto divieto di: consumare bibite e alimenti”. Evidentemente il sindaco Castelli e tutta l’amministrazione comunale hanno una sorta di sdoppiamento della personalità che li porta a consentire in un regolamento ciò che, invece, è vietato in un altro.

Al di là dell’evidente paradosso, il rischio concreto è che la nostra splendida Pinacoteca, dopo essersi a fatica salvata dal terremoto, finisca per cedere di fronte all’assalto dei “nuovi Lanzichenecchi”…

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