Nell’incontro “Famiglie unite contro un governo che opprime”, organizzato dall’assessore alla cultura di Ascoli Giorgia Latini, si parlerà della legge Lorenzin che “ha portato la coercizione vaccinale in Italia” ma anche “dell’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole”
E’ periodo di inattese e sorprendenti scoperte al Comune di Ascoli. Qualche settimana fa, ad esempio, a sorpresa avevamo scoperto che l’amministrazione comunale aveva anche un assessore al turismo e agli eventi. Dopo anni in cui sostanzialmente è rimasta nascosta (di lei, pur sforzandosi, non si ricordano iniziative…), l’assessore Michela Fortuna è venuta allo scoperto con l’annuncio delle sue dimissioni. Che hanno colto tutti di sorpresa proprio perché la maggior parte dei cittadini ignorava la sua esistenza. In questi giorni, invece, si scopre che il Comune ha anche un assessore alla cultura, Giorgia Latini.
In questo caso, in realtà, non si può proprio parlare di scoperta “ex novo”. Infatti è vero che per anni praticamente si ignorava che la giunta comunale avesse anche un assessore alla cultura, visto che non si avevano notizie di particolari iniziative da lei promosse. Poi, però, nei mesi scorsi abbiamo scoperto la sua esistenza grazie a qualche singolare iniziativa “spirituale” e, proprio per questo, in una sorta di forma di autodifesa (per non cadere troppo nella depressione), abbiamo preferito subito dimenticarcene. Ora, però, a ricordarci che davvero esiste un assessore alla cultura anche nel Comune di Ascoli ce lo ricorda un’iniziativa davvero particolare in programma lunedì 18 dicembre presso la sala Cola d’Amatrice (Chiostro di San Francesco).
“Famiglie unite contro un governo che opprime” è il titolo dell’incontro pubblico organizzato, appunto, dall’assessore alla cultura Giorgia Latini con il senatore della Lega Paolo Arrigoni insieme al “Popolo della Famiglia” e ai rappresentanti di alcune associazioni (Auret e Acu Marche). E quale mai potrebbe essere il tema di un incontro con un simile titolo? A prima vista abbiamo pensato che si parlerà delle tasse sempre troppe alte e opprimenti per le famiglie italiane, del crescente numero di famiglie stesse che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese o comunque cose simili. Invece niente di tutto questo, leggendo nel dettaglio il comunicato che annuncia l’iniziativa si scopre che in realtà si parlerà di vaccini e ideologia gender (alzi la mano chi l’aveva capito…).
Al di là del fatto che, come più volte evidenziato, non esiste alcuna ideologia gender, che correlazione c’è tra due argomenti tra loro così differenti? Chissà, magari ci sarà qualche sostanza particolare nei vaccini che induce a sposare le tesi di una teoria che non esiste… Siamo davvero curiosi di scoprirlo lunedì prossimo, sempre che l’incontro pubblico venga fatto realmente svolgere. Perché, come ci spiega il comunicato di presentazione, siamo di fronte al “governo più violento dal dopoguerra ad oggi” e, di conseguenza, non è escluso che possa mandare l’esercito o le truppe speciali per impedire che si svolga questa sorta di riunione carbonara.
Mettendo da parte l’ironia e sforzandoci di prendere sul serio un’iniziativa che sembra uno scherzo di Carnevale, non possiamo fare a meno di evidenziare un aspetto che ci ha particolarmente colpito. Tre mesi fa a palazzo dei Capitani si è svolto un incontro sui vaccini, organizzato dal Lions Club Ascoli, dal titolo sin troppo significativo “La forza della conoscenza” (al quale hanno partecipato gli assessori Donatella Ferretti e Giovanni Silvestri, a dimostrazione che, su questo specifico argomento, fortunatamente “tracce di vita intelligente” si trovano anche in questa amministrazione comunale…). Nell’occasione sono intervenuti ed hanno relazionato esclusivamente medici ed esperti del settore, compreso il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi.
Nell’incontro in programma lunedì l’aspetto medico-scientifico viene completamente ignorato (in fondo è un particolare irrilevante..) ma ci si soffermerà sugli aspetti giuridici della questione. Certo ci sarebbe il piccolo problema che, in realtà, la Corte Costituzionale le settimane scorse ha sancito la piena legittimità del decreto Lorenzin sull’obbligatorietà dei vaccini. Ma, come si legge nel comunicato di presentazione dell’evento, i relatori che interverranno lunedì prossimo all’incontro sostengono che, in ogni caso, “restano in piedi due particolari violazioni legislative: la Convenzione sui diritti del fanciullo che all’art. 2 prevede espressamente il divieto di ogni discriminazione nei confronti dei bambini e la Convenzione per la protezione dei Diritti dell’Uomo e della dignità dell’essere umano nei confronti della biologia e della medicina, detta anche Convenzione di Oviedo, che prevede il principio di autodeterminazione al trattamento sanitario”.
Già, quegli ingenui e inesperti della Corte Costituzionale non si sono accorti di queste due gravi violazione legislative che ora ci verranno spiegate nel dettaglio da veri e propri “esperti giuristi” del calibro del senatore leghista Arrigoni, ingegnere che in Senato si occupa di territorio e ambiente, il dirigente nazionale del Popolo della Famiglia Mirko De Carli, consulente assicurativo e diplomato in Ragioneria, l’avvocato Paolini consulente legale dell’Auret e un non meglio precisato consulente giuridico dell’Associazione Utenti Marche (tale Alessandro Lippo).
Esimi luminari del settore che sicuramente ne sapranno molto più degli inesperti e incompetenti giudici della Corte Costituzionale che, chissà per quale motivo, non hanno ritenuto incostituzionale il decreto Lorenzin, sottolineando come un simile provvedimento è pienamente e costituzionalmente legittimo perché “volto a tutelare la salute individuale e collettiva e fondato sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie”.
I giudici della Corte probabilmente avranno male interpretato, come è accaduto anche a noi che l’abbiamo più volte letti, quelle due Convenzioni citate nel comunicato, interpretando in ben altro modo i diversi articoli che li compongono. Chissà, magari nel prossimo Parlamento si potrebbe pensare di modificare la composizione della Corte Costituzionale, togliendo giudici così inesperti per sostituirli con ingegneri, ragionieri, consulenti assicurativi e consulenti finanziari, loro si così esperti in materie giuridiche.
“La libertà di scelta che sarà trattata nel convegno – si legge ancora nel comunicato – riguarda anche l’imposizione al nucleo centrale di ogni civiltà, la famiglia, dell’ideologia gender”. Pur con tutta la fantasia di cui siamo dotati ci resta davvero difficile capire come si possa imporre un’ideologia che non esiste (ne abbiamo parlato più volte, esistono gli “studi di genere”, che sono ben altra cosa, ma non certo una supposta ideologia gender…).
“Il disegno di legge Scalfarotto – si legge ancora nel comunicato – prevede la denuncia penale per quei genitori che rifiutano tale insegnamento ideologico ai propri figli, sin dalla tenera età”. Secondo la lingua italiana, questo significa che ci sono scuole che insegnano l’ideologia gender e che esiste una legge o un disegno di legge che prevede che tale insegnamento sia obbligatorio. Con addirittura denunce penali nei confronti di quei genitori che non vogliono che i propri figli si sottopongano a questo insegnamento.
Ora crediamo che non sia neppure il caso di stare a spiegare che, ovviamente, non esiste alcuna scuola in tutta Italia dove si insegni l’ideologia gender (che non esiste…), così come è davvero allucinante che ci possa seriamente essere qualcuno che può credere che ci sia o sia una discussione una legge che addirittura possa imporre l’obbligo di un simile insegnamento. Però un disegno di legge siglato dal deputato del Pd Scalfarotto esiste davvero, è fermo da 4 anni in Parlamento dopo essere stato approvato dalla Camera ma in realtà, ben lungi (ovviamente) dall’occuparsi di una supposta ideologia gender a scuola, si occupa di omofobia, introducendo nel nostro ordinamento il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica.
Nel testo, per giunta, viene appositamente specificato che “non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la liberà espressione e manifestazione di convincimenti ed opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purchè non istighino all’odio o alla violenza”.
C’è davvero poco da aggiungere, se non aspettare che passi presto lunedì per poi, sempre come forma di autodifesa, tornare a dimenticarci dell’esistenza dell’assessore alla cultura…