Nel corso del programma radiofonico “La versione di Oscar” di Oscar Giannino sui tagli agli enti locali, nel suo intervento il sindaco Castelli confonde le spese correnti con le spese in conto capitale e viene smascherato dall’economista Luigi Marattin
E’ passata sotto silenzio la “figuraccia” rimediata dal sindaco Castelli martedì scorso (5 dicembre) nel corso del programma radiofonico “La versione di Oscar” condotto da Oscar Giannino su “Radio 24”. Eppure, con una buona dose di masochismo, il primo cittadino nei giorni successivi aveva addirittura invitato ad ascoltare la registrazione del programma, con un post sul proprio profilo facebook.
Abbiamo seguito il suo consiglio e, con un certo stupore, abbiamo scoperta che in realtà la “figuraccia” in qualche modo è duplice, sia perché è stato messo alla berlina (per altro con estremo garbo) dall’economista dell’Università di Bologna e consigliere economico alla Presidenza del Consiglio Luigi Marattin, sia perché in pratica Castelli ha di fatto ammesso, sia pure in maniera velata, quello che a livello locale ha sempre cercato di negare, cioè che i soldi della vendita di Piceno Gas sono serviti per far fronte ai buchi del bilancio.
Tema del programma radiofonico di Giannino era il documento presentato il 30 novembre scorso dal governo in Parlamento che forniva i numeri ufficiali sui tagli operati in questi anni dallo Stato stesso nei confronti degli enti locali (complessivamente 12 miliardi di euro, circa 8 ai Comuni e 4 alle Province).
“Resi noti i dati ufficiali sulla riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato agli enti locali nel periodo della crisi – si legge nella presentazione del programma sul sito di Radio 24 – sono stati 12 i miliardi tagliati alle amministrazioni, otto ai Comuni e quattro alle province. Inoltre un municipio su tre ha ridotto la spesa per far fronte a questo ammanco, mentre un numero analogo le ha addirittura aumentata. Ne parliamo con Lugi Marattin, economista all’Università di Bologna e consigliere economico della Presidenza del Consiglio, Guido Castelli, sindaco di Ascoli e responsabile finanza locale dell’Anci, Nicola Giorgino sindaco di Andria e Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro”.
Il consigliere economico della Presidenza del Consiglio Marattin ha illustrato la relazione, con l’obiettivo di “dissipare falsi miti e false leggende. E’ vero che dal 2010 al 2015 lo Stato ha chiesto molto agli enti locali però la loro reazione è stata diversificata, non è vero che tutti i comuni hanno alzato la tasse, non è vero che c’è stata macelleria sociale”. Marattin ha sottolineato come la reazione ai tagli da parte delle Province è molto chiara, la maggior parte di loro ha tagliato le spese correnti (le spese per il funzionamento della macchina amministrativa, destinate a finanziare la gestione ordinaria, mentre le spese in conto capitale sono quelle destinate a finanziare le opere pubbliche e i beni immobili che producono benefici ripetuti nel tempo). Diversa, invece, la reazione dei Comuni, con alcuni che hanno ridotto la spesa mentre altri hanno aumentato le entrate.
“Per quanto riguarda i Comuni che sono intervenuti sulla spesa – ha spiegato Marattin – nella maggior parte dei casi il risparmio è stato determinato dal personale e dal calo del debito, mentre solo per il 2% da riduzione di acquisti e servizi. Tra i Comuni che hanno ridotto la spesa uno su tre ha ridotto la spesa corrente di molto, più del 10%, mentre il 14% dei Comuni ha addirittura aumentato la spesa corrente di più del 10%. Quindi abbiamo straordinari esempi di risparmi ma anche Comuni che nonostante tutto hanno aumentato la spesa. Dobbiamo essere sempre più in grado di premiare i primi e di indurre al cambiamento i secondi”.
Probabilmente perché si è sentito in qualche modo tirato in ballo (il Comune di Ascoli è tra quelli che, nonostante tutto, ha aumentato la spesa), il sindaco Castelli è intervenuto proprio su questo argomento, cercando in qualche modo di giustificare i Comuni che hanno aumentato la spesa, finendo, però, per esporsi ad una clamorosa figuraccia.
“La strage va letta su quel terzo di Comuni che aumentato la spesa, per capire chi sono – spiega il sindaco – partendo dalla premessa che aumentare la spesa non è cosa di per se sbagliata,700 su 2000 sono Comuni di Calabria e Molise che partendo da spese bassissime le hanno incrementate ottenendo fondi europei. Poi c’è un’altra parte consistente di Comuni, compreso il mio, che ha fatto privatizzazioni. Io avendo venduto la società del gas ho avuto più risorse per realizzare di più e in meglio le aspettative della mia città”.
In altre parole il primo cittadino ascolano ha cercato di far passare la tesi che i Comuni che, nonostante i tagli, hanno aumentato la spesa lo hanno fatto ottenendo in altro modo risorse che sono andate ad incrementare gli investimenti. Per ignoranza o per convenienza Castelli ha confuso le spese correnti con le spese in conto capitale. E, soprattutto, ha cercato di voler far credere a chi l’ascoltava (e non conosce la situazione cittadina) che con la vendita della società del gas ha finanziato chissà quali investimenti. In entrambi casi la verità è completamente differente.
“Saluto l’amico Guido – ha replicato Marattin – che è persona per bene e competente ma sta facendo un po’ di confusione. I fondi europei e le privatizzazioni non c’entrano niente con quello di cui stiamo parlando, i fondi europei e la vendita della società del gas vanno a finanziare le spese in conto capitale, noi stiamo parlando di spesa corrente. E tra le due voci di spesa negli enti locali c’è una rigida separazione. Se davvero il sindaco ha venduto la società del gas per aumentare la spesa in conto capitale gli va dato merito”.
Quindi da un lato Castelli ha fatto un’incredibile confusione (magari voluta per ragioni di convenienza perché sarebbe grave che invece sia per scarsa conoscenza della materia, visto che riveste il ruolo di responsabile della finanza locale per l’Anci…) sulle due diverse voci di spesa (corrente e in conto capitale) dei Comuni. Dall’altra, però, ha confermato quello che da mesi sostengono i consiglieri comunali dell’opposizione, cioè che la vendita di Piceno Gas non è servita per finanziare nuovi investimenti ma semplicemente per coprire le falle del bilancio.
“Se la società partecipata dall’ente è una partecipata indiretta come nel caso della Piceno Gas Vendita – spiega il consigliere comunale Luciani Castiglia – i proventi della vendita possono essere utilizzati per le spese correnti. Il problema è politico, il sindaco Castelli ha buttato nel calderone delle sue pregresse passività i 15 milioni della vendita, spacciandoli poi per risorse destinate ad interventi sociali”.
In altre parole oltre al danno, la beffa.