Non solo sanità, Ascoli “Cenerentola” delle Marche anche per la cultura


Il consigliere comunale Massimo Tamburri smaschera il bluff del sindaco e del suo “seguito” in merito alla situazione artistica e culturale del capoluogo piceno. Che, a differenza di quanto sostiene Fioravanti, per la spesa pro capite per la cultura è il fanalino di coda delle Marche

Ascoli “uber alles”, soprattutto nella cultura ma non solo. E’ questa la surreale immagine che sempre più spesso cerca di costruire, o più correttamente inventare, l’amministrazione comunale proponendo un mondo virtuale, dove il capoluogo piceno miete successi e primati ovunque, che è praticamente l’opposto della dura e cruda realtà. Qualità della vita, turismo, scuole, ambiente, le costruzioni virtuali dell’amministrazione comunale e del sindaco in particolare non hanno risparmiato nessun settore. Ma è soprattutto nella cultura che il primo cittadino e il suo seguito in questi anni hanno dato il meglio (o il peggio, punti di vista…).

Come dimenticare, ad esempio, quando nel Consiglio comunale del luglio 2021 il sindaco Fioravanti, rispondendo ad un’interrogazione, ebbe il coraggio di sostenere che il Comune negli ultimi 3 anni aveva organizzato 2 mila eventi culturali (praticamente 2 al giorno…). “Nel link del Comune di Ascoli – aveva dichiarato Fioravanti rispondendo al consigliere comunale Ameli – nella sezione “calendario eventi” è possibile trovare tutto quello che stato organizzato, tutto il calendario degli eventi più piccoli e più grandi. Stanno sul sito, li può vedere, non è che posso elencarli, sono 2 mila eventi”.

Il primo cittadino non si fa alcuno scrupolo a “spararla” così grossa, ben consapevole che tanto l’informazione locale si limita esclusivamente a fagli da cassa di risonanza, senza mai preoccuparsi di verificare. Perché chi ha avuto la pazienza di seguire il consiglio del sindaco ed andare sul sito ha scoperto come in realtà gli eventi culturali organizzati erano molto meno della metà, poco più di 600 in 3 anni, a voler essere magnanimi. Perché in realtà in quel numero sono compresi eventi (come la convocazione del Consiglio comunale, le elezioni regionali, il concorso per la copertura di diversi profili, il testo gratuito dell’udito, i lavori su strade e aree verdi, ecc.) che neppure con un immane sforzo di fantasia possono definirsi “culturali”. Se qualcuno si illudeva che in quell’occasione si fosse toccato il fondo, nei giorni scorsi si è dovuto clamorosamente ricredere.

A denunciarlo questa volta è il consigliere comunale del M5S Massimo Tamburri che in un post sui social denuncia, condividendo anche il suo intervento in Consiglio comunale, “le perle clamorosamente false del sindaco e della maggioranza sulla situazione artistica e culturale ascolana”. “Frottole e arroganza: così viene amministrata la nostra città e i risultati si vedono – scrive Tamburri – sindaco e maggioranza basano la loro azione su falsità conclamate, come se dicessero che l’Ascoli calcio, che tutti amiamo, non ha niente da invidiare a Real Madrid, Barcellona, Manchester United e Bayern Monaco”.

Il consigliere comunale del M5S, in particolare, fa riferimento ad alcuni proclami e slogan “sparati” nel corso del Consiglio comunale del 30 marzo scorso in cui si è discusso e approvato il bilancio di previsione, in un surreale crescendo che è partito dalla “Pinacoteca miglior museo d’Italia” ad “Ascoli baricentro culturale del centro Italia”, dall’improbabile rivendicazione da parte del sindaco del capoluogo piceno tra i Comuni italiani che in media spendono di più per la cultura, fino all’autentico delirio di un consigliere comunale della maggioranza secondo cui, sempre dal punto di vista culturale, “Ascoli non ha niente da invidiare a Roma, Firenze, Venezia”. Siamo oltre ogni limite dell’immaginazione, una simile affermazione poteva andar bene un paio di giorni dopo quel Consiglio comunale, il 1 aprile, come il più surreale dei “pesci di aprile”.

Ciò che maggiormente sconcerta è che i successi “virtuali” rivendicati dal sindaco nella realtà, quella certificata e raccontata da atti e dati inoppugnabili, rappresentano delle pesantissime sconfitte per il capoluogo piceno. Che solo nei sogni del primo cittadino e del suo fedele “seguito” può essere un punto di riferimento culturale del centro Italia perché in concreto continua ad essere il fan  alino di coda, la Cenerentola delle Marche (e ovviamente anche del centro Italia). “Nella classifica per presenze dei musei – ha spiegato Tamburri nel suo intervento in Consiglio comunale – Ascoli non c’è nei primi 30, mentre nella classifica di Openpolis sulla spesa pro capite per la cultura da parte dei Comuni il capoluogo piceno è a pagina 59, intorno al 1.200° posto”.

Per chi non lo sapesse, Openpolis è una fondazione indipendente senza scopo di lucro che promuove l’accesso alle informazioni pubbliche, la trasparenza e la partecipazione democratica. Porta avanti campagne di attivismo civico e fa divulgazione critica sul tema dei dati. In particolare, per quanto riguarda i Comuni, pubblica periodicamente i dati sulla spesa (complessiva e pro capite) nei vari settori di attività. Per quanto riguarda la cultura i dati pubblicati sono riferiti alla spesa per i beni culturali e per la valorizzazione e la tutela dei beni e delle attività culturali. Come è nostro costume (e, soprattutto, come dovrebbe essere per qualsiasi giornalista) siamo andati a verificare quei dati, scoprendo (ma non è certo una sorpresa) che ha ragione il consigliere comunale Tamburri e, tanto per cambiare, il primo cittadino ha fornito informazioni opposte a quella che invece è la realtà.

Dai dati pubblicati da Openpolis (riferiti ad inizio 2023), infatti, Ascoli è di gran lunga il capoluogo di provincia marchigiano che investe di meno per cultura, in termini assoluti e, ancor più, in riferimento al numero di abitanti. Per quanto concerne la spesa per beni culturali Ascoli spende 2.105.993,62 euro pari a 45,04 euro pro capite rispetto ai 51,13 euro pro capite di Ancona (5.067.539,26 euro), ai 54,30 euro di Pesaro (5.225.672,62), ai 55,18 euro di Fermo (2.007.711,61 euro) e ai 100,78 euro di Macerata (4.107.931,82 euro).

Per la tutela e valorizzazione dei beni artistici e culturali, invece, il Comune di Ascoli spende 2.200.609,58 euro pari a 47,75 euro pro capite rispetto ai 57,86 euro pro capite di Pesaro (5.535.924,77 euro), ai 67,73 euro di Fermo (2.432.934,20 euro), ai 68,52 euro di Ancona (6.742.867,02 euro) e agli 87,94 euro di Macerata (3.561.787,86 euro). Complessivamente, unendo le due differenti spese, nelle Marche è il Comune di Macerata che spende più tutti per la cultura con 189,36 euro pro capite (pari a 7.669,719,68 euro), seguito dal Comune di Fermo con 123,61 euro pro capite (4.440.645,81 euro) , da quello di Ancona con 120,02 euro pro capite (11.810.406,28 euro), da quello di Pesaro con 112,44 euro pro capite (10.761.597,39 euro), con il Comune di Ascoli fanalino di coda e decisamente staccato dagli altri capoluoghi marchigiani, con 93,44 euro pro capite (4.306.609,20 euro).

Non c’è molto da aggiungere, se non sottolineare come il Comune di Fermo, che ha oltre 10 mila residenti in meno, in assoluto spende più di quello di Ascoli, per non parlare di Macerata che ha oltre 5 mila residenti in meno ma spende in assoluto quasi il doppio rispetto al capoluogo piceno. I numeri e i dati, impietosi, fotografano la reale situazione del nostro capoluogo e dimostrano come, al di là di sindaco e amministratori, anche parte dell’opinione pubblica e dell’informazione locale vive in un mondo “virtuale” che non assomiglia neppure lontanamente al mondo reale. L’ulteriore esempio è arrivato nelle ore scorse, con la pubblicazione da parte di alcuni quotidiani locali, di articoli all’insegna dell’entusiasmo e con i soliti toni trionfalistici per i dati fatti registrare a Pasqua dai musei ascolani.

Addirittura c’è chi parla di Musei superstar della Pasqua”, lasciando immaginare chissà quali risultati, chissà quali folle di visitatori. In realtà, andando poi a leggere gli articoli stessi, si scopre che i musei ascolani hanno avuto in 2 giorni (Pasqua e lunedì dell’angelo) circa 600 visitatori. E basta informarsi un po’ per scoprire che, in quegli stessi 2 giorni, gli altri musei marchigiani hanno avuto numeri di gran superiori (Fabriano quasi 1700 visitatori, Arcevia e Urbisaglia sopra la soglia dei 1000 visitatori, i musei di Ancona sopra 2 mila, Senigallia poco meno di 3 mila, per non parlare di Urbino, nettamente sopra quota 5 mila).

Eppure nessuno di loro ha utilizzato la stessa enfasi, pur avendone sicuramente molte ragioni in più…

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