Polemiche e proteste ad Offida per la presenza tra i relatori ad un incontro sulla violenza sulle donne del sindaco Lucciarini, al centro delle note vicende accadute in occasione del Bove Finto. Il precipitoso “dietro front” non serve ad attenuare l’imbarazzo
Dovrebbe essere la giornata contro la violenza sulle donne, si è trasformata, almeno nel territorio piceno, nella giornata dell’ipocrisia. E non è certo sufficiente un’affrettata e tardiva modifica ai manifesti iniziali a cambiare la sostanza delle cose. C’era da aspettarselo, era tutto previsto, non siamo maghi o veggenti ma lo avevamo ampiamente previsto. Sono le conseguenze inevitabili delle mancate dimissioni del sindaco Lucciarini dopo i fatti accaduto durante il passato Bove Finto.
Un Comune guidato da un sindaco finito sotto inchiesta per aver picchiato una donna, ripreso in maniera inequivocabile da un video mentre colpisce violentemente per due volte al volto una donna, con un assessore alle pari opportunità che non ha mai proferito parola su questa grave vicenda, come può mai essere ritenuto credibile in tema di violenza sulle donne? All’epoca dei fatti ci siamo più volte espressi in proposito, prima ancora che uscisse fuori il video avevamo sostenuto che il sindaco avrebbe dovuto dimettersi, che chi riveste un ruolo istituzionale così importante non può comportarsi in un certo modo, a prescindere da come poi erano realmente andate le cose. Concetto ribadito e rafforzato dopo che le immagini di quel video hanno inequivocabilmente inchiodato Lucciarini (vedi articolo “Indifendibile”), assolutamente non più adeguato non solo a mantenere la carica di sindaco di Offida ma anche a rivestire un qualsiasi ruolo all’interno del suo partito (Pd).
In un paese civile se il primo cittadino, come ha fatto Lucciarini, non ha la decenza di farsi da parte dopo una vicenda del genere, tutti gli altri assessori della giunta, a maggior ragione l’assessore alle pari opportunità, avrebbero dovuto dimettersi. Così come i vertici provinciali e regionali del suo partito avrebbero dovuto sospenderlo. Invece nulla, come se nulla fosse accaduto Lucciarini ha tranquillamente proseguito a fare il sindaco, una vergogna che amplifica quella che è una macchia indelebile. A cui ora si è aggiunta questa sconcertante e imbarazzante ipocrisia. In un simile scenario sarebbe stato molto più logico e serio non organizzare nulla ad Offida in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, almeno nulla che coinvolgesse il Comune.
Invece sabato 25 novembre al Teatro Serpente Aureo è in programma un duplice appuntamento, al mattino un incontro, anzi un confronto di idee come è riportato nel manifesto, per parlare di questa tematica (“La forza delle donne”), mentre la sera andrà in scena uno spettacolo dal titolo “Edera cattiva” che, in particolare, mette in luce un particolare aspetto del problema: la violenza domestica (“perché a volte l’orco cattivo è la stessa persona che tiene in braccio il tuo bambino dicendoti ti amo” si legge nel manifesto dello spettacolo). Ed incredibilmente, davvero senza senso della vergogna, inizialmente tra i relatori dell’incontro del mattino c’erano anche il sindaco Lucciarini e l’assessore alle pari opportunità Bosano.
La comparsa dei manifesti ad Offida e sui social ha, però, immediatamente scatenato le inevitabili polemiche. Ed, allora, ecco il precipitoso e immediato “dietro front”, cancellati l’intervento del sindaco e dell’assessore e modifica “in fretta e furia” i manifesti. Resta, però, il fatto che sugli stessi manifesti resta il logo del Comune di Offida che è, quindi, l’organizzatore dell’evento. E, per i motivi di cui sopra, questo rappresenta comunque una clamorosa ipocrisia. Che contribuisce a rendere amara una giornata (quella internazionale contro la violenza sulle donne), che in tutta sincerità ci lascia molto perplessi. Non amiamo molto questo genere di iniziative, che troviamo vagamente ipocrite, non certo perché non riteniamo quella della violenza sulle donne un problema serio, una vera e propria emergenza non solo internazionale, ma anche e soprattutto del nostro paese.
Semplicemente ci infastidisce che per molti, forse per troppi, l’interesse e l’attenzione verso quella che è una piaga terribile e davvero difficile da sradicare nella nostra società si esaurisce con l’organizzazione di qualche iniziativa in occasione di questa ricorrenza, poi dal giorno dopo tutto dimenticato. In molti casi quelle iniziative, quelle manifestazioni ci sembrano delle vere e proprie forzature, un modo per svolgere il compitino senza però considerare concretamente gli aspetti più profondi, più reconditi e più inquietanti di questa che è sempre più un’emergenza nazionale.
Per carità, non mettiamo in discussione che certe iniziative abbiano una qualche utilità, non discutiamo neanche il valore di alcune delle iniziative stesse, proposte nel territorio (la proiezione e il successivo dibattito sul film “L’amore rubato”, tratto dall’omonimo romanzo di Dacia Maraini ad Ancona, i seminari e gli incontri programmati dall’assessore alle pari opportunità e vice sindaco del Comune di Ascoli Donatella Ferretti, compreso il radio racconto di un omicidio passionale dal titolo “Storie di Luca” che pone le sue radici su antiche “ferite d’amore”). E, al tempo stesso, siamo certi che tra chi organizza queste manifestazioni e iniziative ci sono sicuramente amministratori che hanno veramente a cuore questo problema, che sono perfettamente cosciente della portata di questa vera e propria (e purtroppo interminabile) emergenza.
Ma siamo altresì convinti che delle violenze sulle donne si debba discutere e si debba parlare e approfondire non solamente una volta l’anno, in questa giornata particolare (o in occasione della festa della donna). Noi lo facciamo da sempre ed anche in questa occasione proveremo a farlo, cercando di fornire un quadro esaustivo della situazione. E non facendoci scrupoli di denunciare vicende così poco edificanti come quella accaduta ad Offida.