La vicenda di Luca Fanesi, il tifoso della Samb in gravi condizioni dal 5 novembre scorso dopo gli incidenti al termine di Vicenza – Samb, assume contorni sempre più foschi, tra imbarazzanti referti, testimonianze inedite e una denuncia presentata dai suoi familiari
Lo avevamo anticipato giovedì (Dopo la solidarietà ora la verità sul dramma di Luca Fanesi”), dopo le novità delle ultime ore la sensazione di “deja vu” è sempre più forte.
Non sappiamo e, ovviamente, continuano a sperare che il proseguo e il finale siano completamente differenti, ma fino ad ora siamo di fronte ad un film già visto anche troppe volte. Non servirebbe neppure ricordare i nomi delle drammatiche pellicole passate (Aldrovandi, Uva, Magherini, Cucchi, Sandri solo per citarne qualcuno a chi non avesse ancora capito di cosa stiamo parlando…), purtroppo fin qui la prassi è sempre la stessa. Di nuovo, rispetto a quelle storie, in questo caso c’è l’ottusità e la squallida rigidità dei vertici della Lega Pro che hanno risposto “picche” alla richiesta della Sambenedettese di presentarsi in campo, in occasione della sfida di domenica contro il Bassano, con una maglietta di incoraggiamento (niente di più) verso Luca che, ricordiamolo, da 12 giorni è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale San Bartolo.
Complimenti davvero alla sensibilità dimostrata dalla Lega, senza voler forzare la mano e suggerire nulla a nessuno, se fossimo al posto del presidente della Samb non avremmo dubbi: chi se ne frega dell’ottusità della Lega, squadra comunque in campo (almeno per il riscaldamento) con la maglia bianca per Luca. E poi che facessero pure la multa, ci sono valori che vanno oltre…
Tornando alla cronaca della vicenda, le notizie delle ultime ore rendono il quadro sempre più fosco. C’è, innanzitutto, la conferma che Luca ha riportato quattro fratture piuttosto vaste al cranio, cosa che contribuisce ad aumentare i tanti dubbi che già aleggiavano sulla ricostruzione accreditata sin dalle prime ore dalla Questura. Le fratture multiple e la loro vastità a rigor di logica (e non solo) sono difficili da giustificare con una semplice caduta contro un’inferriata come continua a sostenere la Questura.
E proprio sulla base del referto medico la famiglia Fanesi giovedì 16 novembre ha presentato una denuncia alla Procura delle Repubblica, al momento contro ignoti. I familiari di Luca e il loro avvocato non commentano e non si sbottonano ma questa mossa è l’evidente dimostrazione che neppure loro credono a quella ricostruzione, che anche loro non sono per nulla convinti che si sia trattata di una tragica fatalità, che il dramma di Luca sia stato determinato da quella caduta contro l’inferriata.
Come già anticipato giovedì nelle ultime ore si stanno moltiplicando le testimonianze e i racconti di chi sostiene di aver visto che racconta tutta un’altra storia. Avevamo già accennato a quanto riportato dal sito “Fanpage” che sosteneva di aver ascoltato diversi testimoni, che al momento hanno preferito non uscire allo scoperto, che confermerebbero che Luca è stato colpito da diverse manganellate.
Giovedì sera, poi, nel corso di una trasmissione andata in onda in una tv di Bergamo c’è stato chi ha avuto il coraggio di metterci la faccia, senza timore. In particolare un ultras della Curva Nord ha raccontato quella che è la versione che ripetono diversi tifosi rossoblu.
“Dopo il contatto con i tifosi vicentini – ha spiegato – è arrivata la Celere che invece di placare la situazione ha iniziato a manganellare. Luca è stato colpito in testa e i ragazzi che c’erano ci hanno riferito che hanno continuato a colpirlo anche quando era a terra. Luca non si è procurato quelle fratture battendo la testa contro un’inferriata ma è stato colpito da manganellate. I ragazzi che erano lì hanno visto come sono andate le cose e le racconteranno. Sappiamo già che siamo soggetti a Daspo ma l’amicizia che ci lega ad un fratello viene prima di ogni altra cosa. Non possiamo restare in silenzio. Ci muoveremo, racconteremo la verità che non è quella della Questura”.
Che, da parte sua, continua a sostenere e a ripetere la ricostruzione iniziale, sostenendo che la conferma arriverebbe da filmati che avrebbero visionato. E, allora, servirebbe un gesto di coraggio e trasparenza, la Questura mostri le immagini di quanto avvenuto, se davvero esistono e se davvero dimostrano che Luca è semplicemente caduto e non è stato preso a manganellate.
Non ha senso non farlo e continuare a far accrescere questo clima di tensione, a meno che le immagini non esistono o, quanto meno, evidenziano qualcosa di diverso. In quel caso servirebbe un atto di ulteriore coraggio, servirebbe la forza di non coprire e di non lasciare impunito chi si è macchiato di eventuali comportamenti eccessivi che hanno prodotto quel drammatico risultato.
Nulla di tutto ciò, purtroppo, servirebbe per aiutare Luca a superare questo drammatico momento ma, quanto meno, contribuirebbe a rafforzare la fiducia nei confronti delle forze dell’ordine. Che, invece, se questa brutta vicenda ricalcherà quelle sopra citate inevitabilmente subirà un nuovo durissimo colpo.