Crollato il 17 gennaio scorso sotto il peso della neve, nel marzo successivo il sindaco Castelli annunciava l’avvio dell’intervento per la sua ricostruzione che, a detta del prima cittadino, doveva concludersi in 60 giorni. Ma 8 mesi dopo siamo ancora in alto mare…
Non esiste altro luogo in Italia (e probabilmente al mondo) dove il concetto della relatività del tempo venga esaltato come accade ad Ascoli. Dove termini come “somma urgenza”, “immediato”, “in tempi rapidi”, soprattutto nell’attività dell’amministrazione comunale, significano esattamente l’opposto, cioè “piano, piano”, “senza fretta”, “con la dovuta calma”.
E dove unità di misura universalmente oggettive assumono valori assolutamente arbitrari. Al punto che può tranquillamente accadere che “30 giorni” per l’amministrazione comunale corrisponda ad un tempo indefinito, comunque non inferiore ai 10 mesi (quindi a 300 giorni). Ironia a parte non è certo una novità che nel capoluogo piceno ogni opera, ogni intervento che l’amministrazione comunale deve realizzare non vengono mai conclusi (a volte neppure iniziati) nei tempi stabiliti.
Di esempi in proposito ne abbiamo a decine, gli ultimi sono quelli della piscina comunale, del ponte di San Filippo, della tribuna est dello stadio, per non parlare del teatro Filarmonici. A questi, che sono i più eclatanti, ora si aggiunge a tutti gli effetti il muro di via delle Begonie, quello crollato il 17 gennaio scorso, seppellendo anche delle auto, sotto il peso della neve e nel pieno dell’emergenza sismica. Una brutta vicenda che era finita nel dimenticatoio e che ora torna al centro della discussione grazie all’intervento del consigliere comunale Francesco Ameli.
“A gennaio 2017 – scrive su facebook Ameli – cadeva rovinosamente il muro di via delle Begonie. A oggi è tutto fermo e le macchine ancora schiacciate dai detriti. Il 2 marzo scorso sulla pagina istituzionale del Comune veniva scritto: si ricostruirà il tratto di muro crollato in totale sicurezza”. E proprio i soliti proclami del primo cittadino, oltre alla solita confusione che regna sovrana, rendono la situazione ancor più sconcertante.
Si tratta di un copione già ampiamente visto, il primo cittadino annuncia “urbi et orbi” la rapida realizzazione dell’intervento, magnificando la bravura e l’efficienza dell’amministrazione comunale, fissa anche i termini (sempre molto rapidi) della conclusione dell’intervento stesso, che puntualmente non vengono rispettati, nel silenzio dell’amministrazione comunale. Che non si degna mai di spiegare ai cittadini le ragioni di tali incomprensibili, mentre dagli atti ufficiali comunali emerge una situazione completamente differente da quella raccontata dal sindaco.
Dunque, ricapitolando, il 2 marzo 2017 (un mese e mezzo dopo il crollo) sul sito comunale viene pubblicata la notizia dell’avvio dei lavori per la messa in sicurezza e ricostruzione del muro di via delle Begonie. “L’amministrazione comunale – si legge – sta per iniziare un importante lavoro nel quartiere di Monticelli in corrispondenza dell’ormai noto muro di via delle Begonie che è caduto sotto il peso della neve lo scorso 17 gennaio seppellendo anche delle automobili”. Seguono le immancabili dichiarazioni del sindaco Castelli che svela come l’intervento terminerà in tempi relativamente brevi.
“I lavori partiranno nei prossimi giorni- assicura il sindaco Guido Castelli– si tratta di un’opera molto rilevante che avrà un costo di circa 500mila euro e che ha richiesto una progettazione particolarmente significativa. Dobbiamo infatti salvaguardare tutto un pezzo di Monticelli fortemente messo a rischio probabilmente anche da questioni risalenti nel tempo”. Tralasciando gli aspetti tecnici dell’intervento, ciò che più conta è che il primo cittadino indica con chiarezza il cronoprogramma dell’intervento stesso: “una tempistica stimata sui 30 giorni” per migliorare la stabilità, “per tutto il cantiere è prevista una durata di 60 giorni salvo condizioni meteo avverse”.
Dunque volendo tenerci “larghi” e immaginando meteo avverso (che in realtà non c’è stato) quanto meno ad inizio estate l’intervento doveva essere ampiamente terminato. Invece siamo a metà ottobre e tutto è ancora in alto mare. E, soprattutto, non si ha la più pallida idea di quando l’intervento verrà realmente portato a termine. L’unica cosa certa è che nella migliore delle ipotesi se ne parlerà nei primi mesi del 2018, praticamente un anno dopo (365 giorni) i proclami del sindaco.
Questo almeno è quanto emerge dagli atti comunali dai quali, tanto per cambiare, emergono una serie di particolari a dir poco singolari. In realtà, pochi giorni dopo la pubblicazione di quell’articolo sul sito internet del Comune, l’amministrazione comunale ha concretamente proceduto all’affidamento della prima parte dei lavori, quelli per intenderci che il primo cittadino ha definito necessari “per migliorare la stabilità” e che, sempre secondo le affermazioni del primo cittadino, sarebbe dovuti terminare nello spazio di circa 30 giorni. Ma già quell’atto, la determina n. 317 del 10 marzo 2017, solleva non poche perplessità.
Innanzitutto perché si parla di intervento di somma urgenza che sarebbe comprensibile se il muro fosse pericolante, non già crollato. Nella determina l’urgenza viene giustificata per “evitare ulteriori crolli” ma la conseguenza che ne deriva è che l’amministrazione comunale può procedere all’affidamento dei lavori per la messa in sicurezza (consistenti nella realizzazione di pali e contrafforti, del drenaggio a tergo del muro e nella realizzazione di una porzione di fognatura), per un importo di 268 mila euro, senza alcun bando. E la scelta, guarda il caso, cade su un’azienda, la Nefer di Petriolo, che forse ai meno attenti dirà poco ma che in realtà è la stessa che si è occupata della nuova tribuna est.
Evitando facili e scontate battute sulla questione dello slittamento dei tempi, non possiamo non evidenziare che 8 mesi dopo, con l’intervento che ancora non è terminato, quella definizione di “somma urgenza” suona davvero beffarda. Cinque giorni dopo arriva una seconda determina, la n. 339 del 15 marzo, con la quale si prende atto dell’affidamento dei lavori alla Nefer e contestualmente si formalizza “l’affidamento dell’incarico di progettazione, direzione lavori all’ing. D’Ascanio di Roma per un importo complessivo di poco meno di 20 mila euro.
Secondo le dichiarazioni del sindaco una trentina di giorni dopo (fine aprile-inizio maggio per non essere troppo pignoli) quella prima parte dei lavori in teoria doveva essere terminata. Però passano i giorni e sul muro di via delle Begonie scende il silenzio, rotto solamente il 13 luglio dalla determina n. 1056 nella quale si prende atto dell’istituzione degli appositi capitoli di spesa, senza però che si faccia alcuna menzione sullo stato dei lavori.
Trascorre all’incirca un altro mese e, a sorpresa, il 9 agosto con delibera n. 134 la giunta comunale approva il progetto preliminare/definitivo dei lavori di ricostruzione e consolidamento del muro di via delle Begonie, per un importo complessivo di 280 mila euro. Si tratta, in altre parole, della seconda fase dell’intervento che prevede, tra i vari interventi, “la demolizione della porzione di muro crollato, la ricostruzione dello stesso, il ripristino dei marciapiedi, della pavimentazione”.
Neppure quella delibera svela, però, il mistero sulla situazione della prima parte dei lavori che, a quella data, dovrebbero essere terminati da tempo. Invece il 23 agosto si scopre che non è così, visto che con determina 1260 viene liquidato alla Nefer il primo stato di avanzamento dei lavori. Il che, inequivocabilmente, significa che i lavori sono lungi dall’essere terminati. Sono passati 5 mesi ma quei lavori che secondo il sindaco dovevano durare circa 30 giorni sono ancora in altro mare, naturalmente senza che nessuno si degni di spiegarne le ragioni. Cosa mai è accaduto? Da cosa è determinato un simile ritardo?
Impossibile saperlo, l’amministrazione comunale resta in silenzio, non spiega e non dice nulla. Si limita semplicemente ad evidenziare, nella determina n. 1539 del 3 ottobre scorso (“Intervento di somma urgenza muro in via delle Begonie, affidamento per integrazione incarico professionale redazione perizia di variante di dettaglio ing. D’Ascanio”), che “i lavori sono in fase di ultimazione”. Nel frattempo il 15 settembre scorso, con determina n. 1401 è stato approvato il progetto esecutivo per la seconda parte dei lavori, con la contestuale indizione della gara di appalto mediante procedura negoziata.
“La durata per l’esecuzione dei lavori – si legge nella determina – è fissata nel disciplinare di esecuzione lavori in giorni 60 naturali e consecutivi a decorrere dalla data del verbale”. Quindi, a voler essere magnanimi e non volendo malignare, quando il primo cittadino parlava di “60 giorni per tutto il cantiere” si confondeva, non aveva capito che in realtà quel termine si riferiva solamente alla seconda parte dei lavori. Vedremo, quando finalmente l’appalto sarà affidato, se almeno per questa seconda fase i tempi verranno rispettati. Resta però il mistero di come sia possibile che i 30 giorni indicati dal primo cittadino per la prima fase dei lavori si siano trasformati in almeno 200 giorni.
Al di là di ogni altra considerazione, però, c’è il dato a dir poco imbarazzante che a 10 mesi da quel crollo siamo ancora in alto mare e, nella migliore delle ipotesi, bisognerà attendere i primi mesi del 2018. Come sottolinea Ameli i residenti della zona sono stanchi ed esasperati e stanno pensando ad una raccolta di firme.
“Nella medesima zona – conclude il consigliere comunale – c’è il grattacielo Erap che vede i lavori in corso da svariato tempo. Stesso periodo ma tempistiche diverse. Sarà il caso di agire tempestivamente o vogliamo restare fermi a guardare?”