Irriguardoso e assolutamente fuori luogo il tentativo, fatto da qualcuno, di paragonare la presa di posizione degli Ultras 1898 con le battaglie contro il sistema calcio portate avanti da Costantino Rozzi. Che, per giunta, non avrebbe mai approvato simili comportamenti…
E’ già stato detto molto su quanto accaduto ieri sera (martedì 24 ottobre) al Del Duca in occasione di Ascoli – Spezia a proposito della decisione degli Ultras 1898 di entrare in curva sud solo dopo il minuto di riflessione deciso dalla Lega in risposta ai fatti di Roma.
Non c’è molto da aggiungere, è superfluo ribadire la profonda tristezza di fronte ad una simile dimostrazione di povertà mentale, di assoluta ignoranza (nel senso di mancata conoscenza) da parte di chi probabilmente fino al brutto episodio di Roma neppure aveva mai sentito parlare di Anna Frank, della sua straordinaria testimonianza. Ci preme, però, sottolineare un paio di aspetti a margine di questa vicenda che, inevitabilmente, ha portato Ascoli all’attenzione dei media nazionali. Il primo è lo squallore dell’utilizzo strumentale e ignobile dell’utilizzo della tragedia che da oltre un anno stanno vivendo le popolazioni colpite duramente dal terremoto per cercare di giustificare l’ingiustificabile.
Segno, tra l’altro, di una certa debolezza e codardia di fondo perché almeno, se si vuole prendere una posizione così forte, bisognerebbe avere il coraggio di farlo senza cercare di aggrapparsi e di tirare in ballo simili vicende. “Sono tifoso dell’Ascoli da sempre, in questi durissimi mesi, senza più una casa, sradicato dalla mia terra, ignobilmente abbandonato da chi ci aveva promesso di rimanerci vicino lo stadio e la partita dell’Ascoli sono stati uno dei pochi momenti di svago, di ritorno ad una vita normale – ci confida amaramente un arquatano – da ieri sera mi è passata pure la voglia di venire allo stadio, non posso accettare che quattro ragazzotti sfruttino il nostro dramma per giustificare i loro comportamenti, mi sono sentito preso in giro e umiliato da loro così come da chi ci aveva promesso di non lasciarci mai soli…”.
C’è poco da aggiungere, quel riferimento alla tragedia dei terremotati per giustificare una presa di posizione così dura e così difficile da digerire per certi versi è forse ancora più offensivo del gesto stesso. L’altro aspetto che ci preme sottolineare con forza è quanto fuori luogo e quanto inopportuno sia l’accostamento che alcuni fanno tra questa presunta decisione “contro il sistema” e il nome di Costantino Rozzi. Nel diluvio di commenti e di post che sono piovuti sui social dopo il comunicato degli Ultras 1898 molti di coloro (per fortuna un’assoluta minoranza) che giustificavano e appoggiavano quella decisione hanno fatto riferimento al “presidentissimo”, quasi a voler paragonare quel gesto alle battaglie che negli anni Rozzi ha portato avanti contro un certo mondo, un certo sistema del calcio, quasi a voler far capire che se fosse stato ancora vivo e se avesse ancora guidato l’Ascoli sarebbe stato sicuramente al fianco di questa pseudo protesta.
Non scherziamo neppure, è irriguardoso e offensivo anche solo provare a paragonare questa vicenda con le battaglie, quelle si sacrosante, portate avanti da Rozzi. Che, per giunta, non ci sono dubbi che non avrebbe mai approvato un simile comportamento, una simile decisione. In queste ore sui social viene riportata una frase del “presidentissimo”, dopo un Ascoli-Bologna, sin troppo emblematica del suo pensiero: “quando si tratta di delinquenti non ammetto che si nascondano sotto la bandiera bianconera. Contro il Bologna ho visto lo striscione con la foto di Mussolini e mi sono vergognato. Di questa gente non abbiamo bisogno”.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo non ha dubbi sul fatto che anche in questa circostanza si sarebbe vergognato, che non sarebbe rimasto in silenzio. Anzi, magari avrebbe dato l’ordine di chiudere le porte della curva per non far entrare quello sparuto gruppo di persone che è rimasto fuori durante il minuto di riflessione… Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo un po’ più a fondo sa benissimo cosa pensasse Rozzi su questi argomenti, sa benissimo quale fosse il suo pensiero su determinate questioni. E’ chiaro ed evidente che chi prova ad accostare il suo nome a questa presa di conoscenza lo fa perché non ha conosciuto e non conosce minimamente Rozzi e la sua storia, non ha neppure la più pallida idea dello spessore umano del presidentissimo.
Quello che molti di loro spesso osannano per aver fatto la gloriosa storia dell’Ascoli calcio oggi, di fronte a simili manifestazioni, avrebbe ripetuti nei loro confronti che “di questa gente non abbiamo bisogno”. Come sottolineava qualcuno in uno dei tanti commenti letti sui social, “certo che se non conoscono neppure la storia vera e profonda del proprio club di appartenenza è impensabile che possano comprendere il significato della storia di Anna Frank…”. Un’ultima considerazione, infine, ci sembra opportuno farla su come i media nazionali hanno raccontato e stanno raccontando questa vicenda.
Non siamo certo nati ieri, siamo nel mondo dell’informazione da ormai 30 anni e sappiamo bene come in questi casi faccia più notizia, faccia più scalpore tutto il lato negativo della vicenda anche se messo in atto da una sparuta minoranza, a fronte di una maggioranza che invece ha dato il buon esempio. Però, proprio per la particolarità e per la sensibilità della vicenda, per una volta ci sarebbe piaciuto se questa storia fosse stata raccontata in altro modo, evidenziando e sottolineando l’aspetto positivo, la reazione avuta dalla stragrande maggioranza del popolo bianconero.
Invece si è messo in risalto la presa di posizione degli Ultras 1898, condendo il tutto con i soliti ritornelli, con i soliti luoghi comuni su “Ascoli città di destra (o anche città fascista” e tutto il corollario che viene puntualmente riproposto in circostanze come queste. Sappiamo bene, perché viviamo in questa città da sempre, come quei “luoghi comuni” raccontano alcune verità ma mai come in questo caso sarebbe stato più opportuno (e più giusto) raccontare le cose per come si sono svolte, senza cedere alla tentazione di riproporre il solito clichè. Chiunque era allo stadio (ma anche chi ha visto la partita comodamente dalla poltrona di casa) ha potuto constatare che la curva sud (il tempio del tifo bianconero) era quasi piena, che solo poche decine di persone sono rimaste fuori.
Allo stesso modo chiaro ed inequivocabile è stato l’applauso di tutto stadio, curva compresa, al termine del minuto di riflessione. Bene ha fatto, perciò, il sindaco Castelli a sottolineare questo aspetto fondamentale, con una quanto mai tempestiva e pienamente condivisibile dichiarazione che esprime in maniera inequivocabile la posizione dell’amministrazione comunale. “Resta il profondo rammarico per il gravissimo danno d’immagine arrecato alla città – ha affermato il primo cittadino – ma la maggioranza dei tifosi presenti allo stadio ha applaudito la lettura del brano tratto dal diario di Anna Frank”.
Una sottolineatura quanto mai opportuna per scacciar via qualsiasi possibilità di pensare che poche decine di persone possano in qualche modo rappresentare un’intera città…