Violento attacco contro il vescovo di Ascoli D’Ercole, “colpevole” di sostenere e approvare l’azione riformatrice di papa Francesco e accusato addirittura di non essere un cattolico ma un “modernista”, cioè “un pericoloso eretico” come quelli scomunicati da san Pio X…
Non c’è pace per il vescovo di Ascoli. Dopo le vicende legate al post terremoto dell’Aquila, le polemiche (per la verità completamente fuori luogo) per la sua esposizione nei giorni immediatamente successivi al terremoto del 24 agosto, le presunte rivelazioni del “Fatto Quotidiano” sui suoi rapporto con Marra, ora mons. Giovanni D’Ercole è finito nel mirino di “Quaderni culturali delle Venezie”, la rivista di informazione culturale indipendente dell’Accademia di filosofia “Nuova Italia”.
Che in un lungo articolo a firma di Francesco Lamendola , “Vescovi ormai non cattolici”, viene addirittura additato come un eretico ed accusato di non essere un cattolico, perché non insegna la dottrina cattolica, ma un “modernista”, cioè “un pericoloso eretico che si traveste da cattolico, al quale san Pio X aveva comminato la scomunica sin dal 1907 con l’enciclica Pascendi. Un attacco durissimo, con toni molto forti, da parte di chi evidentemente si ritiene depositario del “verbo” e non cerca il confronto ma semplicemente la demolizione dell’avversario, che è si rivolto al vescovo di Ascoli ma che ha come obiettivo principale papa Francesco, quello che la parte più oltranzista, bigotta, reazionaria del mondo cattolico considera addirittura una sorta di eretico, che vorrebbe una Chiesa chiusa a riccio in se stessa, nei suoi dogmi secolari, che in nome di una sorta di nuova “guerra santa” dovrebbe condurre una nuova e violenta crociata contro gli “infedeli”.
Sono quelli che Beppe Servegnini ha definito in maniera più che condivisibile i rappresentanti del “cristianesimo di comodo”, coloro che credono che papa Francesco abbia capito male il messaggio di Gesu Cristo, fraintendendo e credendo che davvero volesse dire ama tutto il prossimo tuo come te stesso, in particolare coloro che sono i più bisognosi. Perché in realtà per i nuovi “crociati” Gesù voleva dire ama il tuo prossimo ma solo se bianco, cattolico, meglio ancora se benestante (così è sicuro che non è bisognoso) e, soprattutto, non voleva alcun dialogo con nessuno, anzi, auspicava la guerra contro tutti gli infedeli.
Cristianesimo di comodo, appunto, perché la dottrina religiosa viene usata come sostegno, come improbabile giustificazione per le proprie tesi elitarie, un po’ razziste e xenofobe, impregnate di intolleranza verso tutto ciò che è diverso, sotto ogni punto di vista. Basta andare oltre l’articolo contro il vescovo di Ascoli, basta leggere gli altri approfondimenti presenti nel sito per comprendere la linea che lo ispira, un misto di tesi complottiste (ricorrenti i riferimenti al Nuovo Ordine Mondiale) condite con una buona dose di intolleranza e suggestive teorie (su tutte l’inflazionatissima e improbabile teoria di Kalergi). Portate avanti dai veri esperti del settore, da Cristiano Magdi Allam, Marcello Foa, Maurizio Blondet, Andrea Cometti, Marcello Veneziani e, appunto, Francesco Lamendola.
Che si scaglia con veemenza contro il vescovo D’Ercole, di cui non gradisce (eufemismo) il fatto che tenga una rubrica fissa (“Gente di fede”) sulla rivista di gossip “Il settimanale nuovo” (“tra un servizio illustrato sulle curve generose del lato A dell’attrice Tal dei Tali, e un altro sulle curve, ancor più generose, del lato B della show-girl Talaltra”), solo perché ha osato promuovere e sostenere l’azione riformatrice di papa Francesco. E lo fa rispondendo alla domanda di una lettrice (che, naturalmente, Lamendola sospetti che sia un’imbeccata voluta e non una domanda vera e propria…) sulla nomina del cardinal Bassetti a presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana).
“Carissima signora Amalia – scrive D’Ercole – papa Francesco sta cambiando la Chiesa in moltissimi modi: anche con i gesti, per esempio, ma soprattutto con innovazioni che attecchiranno sempre di più nel terreno sociale e nel cuore della gente col trascorrere del tempo. È difficile e prevedere come sarà la Chiesa fra vent’anni, perché la Chiesa delle periferie – come ama dire spesso il Pontefice – ci riserverà ancora tantissime sorprese. La nomina del cardinale Gualtiero Bassetti si inserisce in modo stupendo in questa tendenza.
Il porporato, infatti, da sempre si è distinto per l’annuncio appassionato del Vangelo e per il servizio ai poveri, che rimangono nel cuore della sua e della nostra vocazione. Per questo, papa Francesco ha già invertito un paradigma: la giustizia non è il fine ultimo dell’evangelizzazione, ma ne è il presupposto. Se non c’è giustizia sociale, se la relazione fra le persone viene interrotta dalla povertà, l’azione del Vangelo non trova spazio” . Davvero troppo per chi considera un’eresia questo tentativo di cambiamento portato avanti da papa Francesco.
“Non ne possiamo più di questo clero modernista che si spaccia per cattolico – accusa Lamendola – che fa credere ai fedeli di essere cattolico e che smercia loro moneta falsa facendola passare per buona, cioè prendendoli in giro su una questione terribilmente seria, la vera fede e quindi la salute delle anime, sentiamo l’obbligo morale di dire forte e chiaro che costoro non sono cattolici, che non insegnano la dottrina cattolica”.
Ma non basta, non è sufficiente accusare D’Ercole (e tramite lui il papa) di essere un falso cattolico, è necessario cercare di demolirlo sotto ogni punto di vista, fin quasi a metterlo in ridicolo. Cosi il vescovo piceno viene accusato di trattare con nonchalance “questioni serie e delicate, con una approssimazione pastorale inverosimile, e una conoscenza teologica che, un tempo, sarebbe valsa una sonora bocciatura a qualunque seminarista alle prese con l’ABC della dottrina cattolica”, di mostrare “una straordinaria ignoranza teologica e una ancor più stupefacente disinvoltura nel sostenere punti di vista balordi e peregrini, fondati su argomentazioni da autobus o da bar”.
“E’ quasi umiliante doversi confrontare con tesi di una tale povertà intellettuale e spirituale e di una tale piaggeria – scrive Lamendola – queste righe sembrano scritte da un’analfabeta della teologia, oppure da una persona seriamente intenzionata a sovvertire e demolire la Rivelazione cristiana”. Dopo aver costruito una simile cornice, l’affondo nel merito della questione è quasi superfluo, anche se emblematico e rivelatore di quale sia l’ideologia alla base di questa “guerra santa” contro papa Francesco (e, quindi, in questo caso contro il vescovo D’Ercole).
Quello che colpisce e che contesta l’autore dell’articolo è innanzitutto “la naturalezza con cui si parla della volontà di cambiare la Chiesa e ci si compiace della rapidità di tale cambiamento, al punto che, volendo fare una previsione, perfino colui che scrive non osa immaginare come sarà la Chiesa, non tra 200, ma fra 20 anni”. Secondo Lamendola chi pensa e sostiene una cosa del genere è come Lutero e dovrebbe fare come lui. “La Chiesa non viene affidata al papa e ai vescovi perché la cambino – afferma Lamendola – ma perché custodiscano e tramandino fedelmente il Deposito della fede e si preoccupino costantemente della salvezza delle anime, non della giustizia sociale”.
Finalmente si palesa il vero problema, il punto centrale della questione. Chi se ne frega della giustizia sociale, della povertà, degli ultimi (e quindi a maggior ragione dei “diversi”). “Il Vangelo – spiega Lamendola al termine di una lunghissima dissertazione – è l’annuncio del Regno di Dio, non del dovere di lottare per la giustizia umana”. La Chiesa, in altre parole, non deve minimamente preoccuparsi della giustizia sociale, della giustizia umana, altrimenti non è più cristianesimo ma diventa la versione aggiornata “della più morta e defunta di tutte le ideologie moderne, il marxismo”. Anzi è “la sovrapposizione del marxismo al Vangelo”.
“Ora si capisce perché papa Francesco ha gradito tanto l’empio crocifisso intrecciato con la falce e il martello regalatogli dal presidente boliviano Morales: perché questo è precisamente il suo vangelo” aggiunge Lamendola che poi, in un crescendo farneticante, con un evidente paradosso arriva a sostenere che in realtà quanto affermato dal vescovo D’Ercole produrrebbe esattamente l’effetto contrario, cioè che il Vangelo è riservato ai ricchi.
“Una Chiesa che si chiude in se stessa e nel passato, una Chiesa che guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti è una Chiesa che tradisce la propria identità” ha detto papa Francesco qualche tempo fa. Se questa affermazione e quelle contestantissime del vescovo D’Ercole sono considerate dai “bigotti” e dagli oltranzisti cattolici eresie, allora siamo felici di essere tutti eretici.
Il problema, semmai, e se quelle affermazioni sono poi supportate e confermate dai fatti e comportamenti concreti. Ma questo è tutto un altro discorso…