Passate le vacanze estive riparte la campagna di odio e di denigrazione contro la presidente della Camera Laura Boldrini, con toni sempre più violenti e offensivi. E le anticipazioni del libro di due ex grillini ipotizzano scenari inquietanti…
“Ma alla Boldrini e alle donne del Pd quando dovrà succedere?” “La Boldrini attesa sulla Rambla”. Se mai qualcuno aveva pensato che, dopo la sacrosanta presa di posizione della presidente della Camera subito prima di ferragosto (“D’ora in avanti denuncerò chi mi insulta”), qualcosa potesse cambiare, gli eventi di questi giorni hanno definitivamente cancellato questa ingenua speranza.
La prima, ignobile e vomitevole esternazione è del segretario cittadino di “Noi con Salvini” di San Giovanni Rotondo, Saverio Siorini, che così ha commentato su facebook la notizia dello stupro di gruppo di Rimini. Il secondo è un tweet scritto da uno pseudo giornalista del Giornale i giorni successivi l’attacco terroristico di Barcellona. Purtroppo non è novità, ma ormai non si può più neppure parlare di insulti e offese, che già comunque sarebbero assolutamente inaccettabili.
Qui siamo andati ampiamente oltre, si arriva addirittura ad auspicare che la presidente della Camera sia vittima di uno stupro (in questo caso insieme alle donne del Pd…) o addirittura di un attentato terroristico. E magari ora ci sarà anche chi ci spiegherà che si, certe dichiarazioni sono “sgradevoli”, ma vanno comunque difese in nome di un presunta libertà di espressione. Che ormai una parte della nostra opinione pubblica confonde sempre più con un’inesistente (almeno in uno stato civile) libertà di insulto o, men che meno, con una terrificante libertà di istigare o auspicare che qualcuno sia vittima di un crimine.
“Trovo agghiacciante il livello del dibattito di questi giorni” ha amaramente commentato Laura Boldrini su Repubblica.it. Per la verità il livello del dibattito (ma si può definire tale il continuo ricorso ad insulti e anatemi così violenti?) è ormai da tempo agghiacciante, alimentato ad arte da chi non chiede di meglio che gettare benzina sul fuoco e trova terreno fertile nel vasto palcoscenico dei social, popolato da una schiera crescente di “rabbiosi” e “rancorosi”, pronti a bersi, per ignoranza e per ottusità, ogni assurdità, anche quelle che sono talmente improbabili da far pensare che sia impossibile che qualcuno possa crederci.
Purtropppo, però, che questa ignobile e indecorosa “caccia alla strega” sia ricominciata (se mai si era interrotta) non ci stupisce affatto, anzi ce lo aspettavamo. E non perché siamo dei veggenti o abbiamo un particolare fiuto, semplicemente perché ci ha lasciato esterrefatti la reazione alla denuncia della presidente della Camera. “Adesso basta, il tenore di questi commenti ha superato il limite consentito. Ho deciso che d’ora in avanti farò valere il miei diritti nelle sedi opportune. Ho riflettuto a lungo se procedere o meno in questo senso ma dopo quattro anni e mezzo di quotidiane sconcezze, minacce e messaggi violenti ho pensato che avevo il dovere di prendere questa decisione come donna, come madre e come rappresentante delle istituzioni” aveva scritto la Boldrini prima di ferragosto, mostrando anche alcuni dei messaggi infarciti di offese e minacce di ogni tipo.
In un paese civile non ci sarebbero stati dubbi e tentennamenti, di fronte ad una questione che è vitale in una democrazia (cioè il rispetto dell’avversario, il limite oltre il quale non si può per nessuna ragione andare) ci sarebbe stata una risposta unanime: pieno appoggio alla Boldrini e condivisione della sua denuncia, soprattutto da parte di quelli che possono essere definiti i suoi avversari politici. Già, ma questo sarebbe accaduto in un paese civile e il nostro, purtroppo, ormai da molto tempo non lo è più (o almeno non lo è in una sua larga parte).
Ammettiamo la nostra ingenuità, per un attimo ci eravamo illusi, avevamo creduto che almeno in questo caso ci sarebbe uno scatto di orgoglio, una dimostrazione di sensibilità e dignità. Perché discutere, scontrarsi, anche vivacemente e furiosamente, è una cosa, insultare, offendere e minacciare è un’altra. C’è un abisso profondo tra la critica, anche la più forte e radicale, e l’insulto, sempre lecita e sempre da accettare la prima, sempre inaccettabile il secondo. E un paese civile questa differenza abissale la conosce bene e non potrà mai accettare determinati atteggiamenti, determinate situazioni e, anzi, si impegna per mettere ai margini chi non lo capisce, chi oltrepassa quei limiti.
Anche perché in caso contrario non si sa dove si può arrivare quando, come purtroppo sta accadendo, i toni si alzano in continuazione. E alla fine qualcuno, qualche folle, potrebbe anche sentirsi in qualche modo autorizzato ad andare oltre l’insulto, l’offesa, la minaccia. La storia ce ne fornisce numerosi di esempi ed ovviamente questo tipo di discorso riguarda tutti. Perché se oggi si accetta una simile situazione per un avversario politico va da se che di fatto poi chiunque può a sua volta diventarne vittima. Per questo ci saremmo aspettati una reazione completamente differente, di totale adesione e condivisione della denuncia della presidente della Camera.
Invece abbiamo assistito, tra i media e nel mondo della politica, a tanti, troppi sconfortanti “si, ma…” con odiosi distinguo per provare a giustificare l’ingiustificabile. Qualcuno è andato addirittura oltre, ventilando una presunta voglia di censura da parte della presidente della Camera, un ipotetico attacco alla libertà di espressione, come se gli insulti, le offese sessiste e le minacce possano in qualche modo essere considerate una libera espressione del proprio pensiero. In un simile contesto era praticamente inevitabile e scontato che, passate le vacanze estive, riprendesse tutto come se nulla fosse, anzi, per certi versi con una maggiore veemenza e violenza verbale.
Quello che si è creato in rete è una sorta di corto circuito delirante che si alimenta grazie all’ignoranza (intesa come mancanza di conoscenza) di molti, alla superficialità di chi ormai neppure si preoccupa di verificare la veridicità di certe affermazioni, di certe accuse, e che finisce per generare una sorta di convinzione latente che quelle siano indiscutibili verità. Al punto da influenzare anche chi solitamente, a prescindere dalle proprie convinzioni, non si lascia condizionare tanto facilmente. In questi giorni di fine estate in proposito ci sono un paio di episodi in qualche modo emblematici.
Ad inizio settimana è comparso (o ricomparso, diventa persino difficile stare dietro ai tanti post di questo genere che infestano la rete) sui social uno dei soliti post costruiti ad arte per alimentare l’odio di una parte dell’opinione pubblica (quella che è convinta che l’immigrazione sia il problema più importante di questo paese) nei confronti della Boldrini inerente lo ius soli. “La Boldrini ricatta gli italiani: se non diamo lo ius soli ci saranno immigrati pronti a farvi male” si legge nel post che poi aggiunge per concludere il tradizionale “Vergogna!!!”. Il post è accompagnato da un video che riporterebbe le parole ricattatorie della presidente della Camera ed è quasi superfluo sottolineare il tenore delle affermazioni di chi ha inserito il post e di chi sotto lo ha commentato.
La cosa oltremodo sconcertante è che se qualcuno, prima ancora di “vomitare veleno”, si preoccupasse quanto meno di vedere e ascoltare il video, scoprirebbe che la Boldrini dice tutt’altro, non ricatta nessuno ma si limita a fare considerazioni per certi versi ovvie e scontate ma assolutamente e completamente differenti da quelle che le vengono attribuite. A meno che chi ha inserito il post e chi lo ha commentato è incapace di intendere e di volere, è chiaro che nessuno di loro si è minimamente degnato almeno di vedere e ascoltare quel video. E’ perfettamente inutile, a forza di ripetere le stesse cose, a forza di pubblicare post di un certo tipo, in diverse persone si forma la convinzione che non può che essere così.
Come diceva Goebbels (ministro della propaganda del Terzo Reich) “una bugia ripetuta più volte diventa realtà”. E la conferma di come ormai si sia creato questo circolo vizioso, che finisce per coinvolgere anche chi solitamente ha quanto meno la cura di verificare le informazioni , arriva dall’articolo con il quale Filippo Facci commenta la presa di posizione della Boldrini. Al di là di come la si pensi, è indiscutibile che Facci non è certo uno sprovveduto e non è solito scrivere senza aver effettuato le opportune verifiche.
Eppure in questo caso anche lui, per spiegare le ragioni dalla presunta antipatia della Boldrini (che però esiste soprattutto nel mondo virtuale del web perché nel mondo reale la situazione è decisamente differente, come dimostrano le ultime uscite pubbliche della presidente, anche nelle zone del terremoto dove non c’è certo una buona predisposizione di base nei confronti dei politici…), fa ricorso alle tante bufale sul suo conto che circolano sul web (come, ad esempio, la presunta e mai pronunciata intenzione di distruggere i monumenti fascisti…). Nel “magnifico” mondo del web quello che teorizzava Goebbels si realizza con estrema facilità, le bugie ripetute più volte diventano verità indiscutibili.
Il nocciolo della questione, a questo punto, è perché tutto ciò è accaduto nei confronti della presidente della Camera. Nei giorni successivi al ferragosto abbiamo letto in proposito illustri interventi che cercavano di spiegare le ragioni di questa campagna contro la Boldrini. In un lungo ed interessantissimo intervento Benedetto Dalla Vedova ha parlato di “grottesco revival da caccia alle streghe in versione social” nei confronti di una “donna laica, femminista, gay fridly, tollerante, internazionalista, multilaterali sta, democratica, libera” (qualità che nella parte più gretta e bigotta del nostro paese, soprattutto in una donna, sono mal sopportate).
Altri hanno ricordato ed evidenziato come proprio quelle caratteristiche, quell’essere una donna che si è fatta strada a livello internazionale solo per le sue qualità, per i suoi meriti, in un paese come il nostro, nel quale si fatica ancora a sradicare certi stereotipi sociali sul ruolo e sulla funzione delle donne, abbiano provocato un certo fastidio, una certa diffidenza nei suoi confronti. Tutto vero e tutto condivisibile, per carità. Però è chiaro ed è sempre stato evidente che dietro questa campagna (che ora sta seriamente rischiando di degenerare…) ci fosse in qualche modo un disegno ben preciso, un tentativo di distruggere la reputazione di chi è considerato un avversario politico molto pericoloso (proprio per le ragioni di cui sopra).
E allora è altrettanto chiaro che le notizie di queste giorni, quanto emerge dalle anticipazioni del libro in edicola nei prossimi giorni (“Supernova, com’è stato ucciso il Movimento 5 Stelle”) di due ex grillini di spicco, Nicola Biondo e Marco Canestrari, rischiano di assumere una particolare rilevanza . Biondo era il capo della comunicazione del Movimento alla Camera, mentre Canestrari è un informatico ex dipendente della Casaleggio Associati alla Camera. Tra i vari episodi raccontati c’è anche quello relativo al famoso post pubblicato da Beppe Grillo sul proprio blog (“Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?”) che diede origine ad un’indegna serie di commenti volgari e sessisti che alla fine spinse lo staff del comico genovese a scusarsi (in realtà in maniera piuttosto blanda) per non aver saputo moderare la discussione.
Secondo quanto racconta nel libro, Biondo sostiene di essersi rivolto a Casaleggio definendo vergognoso quel post sulla Boldrini, ottenendo però una risposta che è un programma. “Noi dobbiamo imparare a canalizzare il sentiment della Rete e utilizzarlo – avrebbe risposto Casaleggio – oggi abbiamo sbagliato ma il risultato che ne è venuto fuori ci dice che la Rete è dalla nostra parte. E’ la rete che decide la reputazione delle persone. Per il futuro dobbiamo essere in grado di canalizzare questo sentiment senza apparire direttamente, governandolo”.
Se quanto riportato da Biondo corrisponde a verità, siamo di fronte ad una situazione davvero agghiacciante, è ignobile anche solo pensare che possa essere la rete a decidere la reputazione di qualcuno e ancora più che ci sia chi pensi di governare ed orientare questo sentimento, per altro senza neppure avere il coraggio e il pudore di apparire direttamente.
Naturalmente non possiamo sapere se davvero questa indecenza è alla base dell’ignobile “caccia alla strega” di cui è oggetto la Boldrini. Però anche solo il sospetto che questo possa realmente accadere (e stia realmente accadendo) fa gelare il sangue…