Mon­za 1950: una fe­sta tut­ta ita­lia­na


La gara fi­na­le del pri­mo mon­dia­le di For­mu­la 1 del­la sto­ria si cor­re a Mon­za. E una sto­ri­ca tri­plet­ta ita­lia­na con­se­gna ad un pi­lo­ta ita­lia­no il ti­to­lo di cam­pio­ne del mon­do

3 set­tem­bre 1950, Mon­za. Va in sce­na l’at­to fi­na­le del pri­mo cam­pio­na­to del mon­do di For­mu­la 1. Tut­ti san­no che la na­sci­ta di que­sto nuo­vo mon­dia­le è de­sti­na­ta a ri­vo­lu­zio­na­re per sem­pre il mon­do del­le cor­se. Il pri­mo cam­pio­na­to di For­mu­la 1 è sta­to un suc­ces­so sot­to ogni pun­to di vi­sta e per la se­rie si pre­ve­de un fu­tu­ro ro­seo. Tut­te i pi­lo­ti par­te­ci­pan­ti al cam­pio­na­to so­gna­no di vin­cer­lo. Chiun­que riu­sci­rà a pre­va­le­re en­tre­rà nel­la sto­ria, chiun­que avrà la me­glio sarà ri­cor­da­to per sem­pre come il pri­mo cam­pio­ne del mon­do di For­mu­la 1. In que­sti anni le cor­se sono mol­to pe­ri­co­lo­se, in pi­sta la mor­te è una pre­sen­za co­stan­te e ogni pi­lo­ta sa che ogni cur­va po­treb­be es­se­re l’ul­ti­ma. Se un uomo quin­di è di­spo­sto ad af­fron­ta­re il ri­schio di mo­ri­re è si­cu­ra­men­te per pas­sio­ne e per il so­gno di en­tra­re nel­l’o­lim­po dei gran­di del mo­tor­sport. E di­ven­ta­re il pri­mo cam­pio­ne del mon­do del­la sto­ria ga­ran­ti­sce di di­rit­to un po­sto tra i gran­dis­si­mi.

A Mon­za ci si pre­pa­ra ad una fe­sta tut­ta ita­lia­na. Non si sa an­co­ra chi di­ven­te­rà cam­pio­ne ma si sa già che la mo­no­po­sto vin­cen­te sarà ita­lia­na. Tut­ti i pi­lo­ti an­co­ra in cor­sa per il ti­to­lo sono a bor­do di un Alfa Ro­meo. La casa mi­la­ne­se ha do­mi­na­to la sta­gio­ne e tut­ti gli av­ver­sa­ri, dal­le al­tre vet­tu­re ita­lia­ne, la Fer­ra­ri e la Ma­se­ra­ti, alle fran­ce­si Tal­bot, si sono do­vu­ti ac­con­ten­ta­re del­le bri­cio­le la­scia­te dal­le ve­lo­cis­si­me Al­fet­te. La vet­tu­ra ita­lia­na ha vin­to tut­te le gare in ca­len­da­rio ad ec­ce­zio­ne del­la 500 mi­glia di In­dia­na­po­lis, gara però a cui nes­sun team eu­ro­peo ha par­te­ci­pa­to.

La cosa che in­te­res­sa di più al pub­bli­co però è il nome del fu­tu­ro cam­pio­ne del mon­do. E il pub­bli­co ita­lia­no so­gna di ve­de­re a Mon­za un ita­lia­no fre­giar­si del ti­to­lo. Le spe­ran­ze sono gran­di per­chè in cor­sa per il ti­to­lo ci sono due ita­lia­ni. L’o­si­ma­no Lui­gi Fa­gio­li ha di­spu­ta­to una sta­gio­ne qua­si per­fet­ta e, non sba­glian­do nul­la, è riu­sci­to a ri­ma­ne­re in cor­sa per il ti­to­lo no­no­stan­te non ab­bia mai avu­to acu­ti par­ti­co­la­ri. L’i­ta­lia­no più spe­ran­zo­so nel ti­to­lo però è un al­tro, il to­ri­ne­se Giu­sep­pe Fa­ri­na. “Nino”, come lo chia­ma­no tut­ti, ha vin­to due gare in sta­gio­ne, tra cui la pri­ma gara del­la sto­ria del mon­dia­le di For­mu­la 1 a Sil­ver­sto­ne, e ha di­mo­stra­to am­pia­men­te di es­se­re un pi­lo­ta ve­lo­cis­si­mo.

C’è solo un uomo che può ro­vi­na­re la fe­sta ita­lia­na, Juan Ma­nuel Fan­gio, il lea­der del mon­dia­le e in­dub­bia­men­te il mi­glior pi­lo­ta al mon­do. L’ar­gen­ti­no ha vin­to tre gare in sta­gio­ne ed è il gran­de fa­vo­ri­to per la vit­to­ria fi­na­le ma deve con­fron­tar­si con un pub­bli­co che è tut­to per i suoi av­ver­sa­ri. La si­tua­zio­ne è la se­guen­te, Fan­gio co­man­da a quo­ta 26 pun­ti, Fa­gio­li è se­con­do a 24 e Fa­ri­na ter­zo a 22. Nel 1950 vige la re­go­la de­gli scar­ti, ov­ve­ro per la clas­si­fi­ca fi­na­le val­go­no solo i quat­tro mi­glio­ri ri­sul­ta­ti. Sia Fan­gio che Fa­ri­na han­no ot­te­nu­to pun­ti solo in tre oc­ca­sio­ni, Fa­gio­li in­ve­ce in quat­tro quin­di do­vrà scar­ta­re dei pun­ti. Fan­gio è il fa­vo­ri­to, gli ba­sta ar­ri­va­re sul po­dio ed è cam­pio­ne. Fa­ri­na deve ne­ces­sa­ria­men­te vin­ce­re e spe­ra­re che Fan­gio sia quar­to o peg­gio. Fa­gio­li in­ve­ce pare spac­cia­to, vi­sto che ser­vi­reb­be­ro una sua vit­to­ria e un con­tem­po­ra­neo ri­ti­ro di en­tram­bi i suoi av­ver­sa­ri. Vi­sto che chi rea­liz­za il giro ve­lo­ce gua­da­gna un pun­to Fan­gio è an­co­ra di più il fa­vo­ri­to. Sul giro sec­co l’ar­gen­ti­no è im­bat­ti­bi­le e qua­lo­ra fa­ces­se se­gna­re il giro ve­lo­ce gli ba­ste­reb­be un quin­to po­sto.

Le spe­ran­ze ita­lia­ne ri­man­go­no co­mun­que mol­to for­ti vi­sto che a Mon­za ci sa­ran­no dei pi­lo­ti che po­treb­be­ro met­te­re in dif­fi­col­tà Fan­gio. L’Al­fa Ro­meo schie­re­rà Ta­ruf­fi come wild car e la Fer­ra­ri di Asca­ri sem­bra fi­nal­men­te in gra­do di gio­car­se­la con le Al­fet­te. La spe­ran­ze dei ti­fo­si però ven­go­no su­bi­to ri­demn­sio­na­te in qua­li­fi­ca. Fan­gio rea­liz­za un giro ve­lo­cis­si­mo e si pren­de la pole po­si­tion, da­van­ti alla Fer­ra­ri di Asca­ri. Fa­ri­na è ter­zo ma mol­to stac­ca­to, Fa­gio­li è ad­di­rit­tu­ra quin­to. Per Fan­gio il mon­dia­le sem­bra solo una for­ma­li­tà. Il so­gno dei ti­fo­si di ve­de­re un ita­lia­no di­ven­ta­re il pri­mo cam­pio­ne del mon­do pro­prio sul­la pi­sta di casa è sem­pre più de­bo­le.

Fa­ri­na però è for­tis­si­mo in par­ten­za e al via si pren­de la pri­ma po­si­zio­ne da­van­ti ad Asca­ri. Fan­gio però ri­ma­ne in ter­za po­si­zio­ne e con­trol­la la gara, fru­stran­do così tut­ti i so­gni di glo­ria dei ti­fo­si. Il fe­no­me­no ar­gen­ti­no al set­ti­mo giro rea­liz­za un giro ve­lo­ce qua­si quan­to quel­lo che gli era val­so la pole e met­te ben in chia­ro che il ti­to­lo è suo. Le cose per Fa­ri­na peg­gio­ra­no ul­te­riol­men­te, vi­sto che giu­sta­men­te Asca­ri non ha la mi­ni­ma in­ten­zio­ne di aiu­ta­re il suo con­na­zio­na­le. Al quin­di­ce­si­mo giro il pi­lo­ta del­la Fer­ra­ri pren­de la vet­ta, av­vi­ci­nan­do an­co­ra di più Fan­gio al ti­to­lo.

Tut­to cam­bia però in die­ci giri. Di­ver­se vet­tu­re ven­go­no col­pi­te da pro­ble­mi tec­ni­ci. Il pri­mo a far­ne spe­sa è Asca­ri, che si deve fer­ma­re con la sua Fer­ra­ri fuo­ri uso, re­sti­tuen­do la vet­ta del­la gara a Fa­ri­na. Po­chi giri più tar­di è il tur­no di Fan­gio, che deve ab­ban­do­na­re la cor­sa. Sem­bra fat­ta, il cam­pio­ne del mon­do sarà uno tra Fa­ri­na e Fa­gio­li. I ti­fo­si pos­so­no esul­ta­re, il cam­pio­ne del mon­do sarà un pi­lo­ta ita­lia­no.

Ma men­tre i ti­fo­si già sono in fe­sta, Fan­gio non si ar­ren­de. Il re­go­la­men­to per­met­te di con­di­vi­de­re la vet­tu­ra con un pi­lo­ta e i pun­ti even­tual­men­te ot­te­nu­ti an­dran­no di­vi­si in due. Fan­gio fa ri­chia­ma­re ai box la wild car Ta­ruf­fi e sale sul­la sua Alfa Ro­meo, tor­nan­do in gara e pas­san­do ve­lo­ce­men­te uno spen­to Fa­gio­li. Do­ven­do di­vi­de­re i pun­ti con Ta­ruf­fi, Fan­gio ha bi­so­gno di un se­con­do po­sto per vin­ce­re il ti­to­lo. Il pub­bli­co fi­schia di pau­ra per­chè l’ar­gen­ti­no è il più ve­lo­ce in pi­sta e sta an­dan­do a pren­de­re la Fer­ra­ri di Se­ra­fi­ni, com­pa­gno di Asca­ri. Fan­gio sale ben pre­sto in se­con­da po­si­zio­ne quan­do dal box del­la Fer­ra­ri de­ci­do­no di ri­chia­ma­re ai box Se­ra­fi­ni per far tor­na­re in pi­sta Asca­ri.

Sia­mo qua­si a metà gara e Fan­gio è se­con­do e sem­bra nuo­va­men­te av­via­to a vin­ce­re il ti­to­lo mon­dia­le ma il de­sti­no ha de­ci­so che il cam­pio­ne sarà un ita­lia­no. An­che la nuo­va Alfa Ro­meo di Fan­gio si fer­ma per pro­ble­mi tec­ni­ci e l’ar­gen­ti­no è co­stret­to ad un de­fi­ni­ti­vo ab­ban­do­no. Fa­ri­na è pri­mo e ge­sti­sce la gara fino al ter­mi­ne, vin­cen­do e lau­rean­do­si così cam­pio­ne del mon­do. Asca­ri ri­mon­ta fino al se­con­do po­sto e Fa­gio­li chiu­de ter­zo.

Per l’I­ta­lia è fe­sta gran­de, a Mon­za tre pi­lo­ti ita­lia­ni han­no fat­to tri­plet­ta e tut­ti e tre era­no a bor­do di vet­tu­re ita­lia­ne. Nino Fa­ri­na poi con la vit­to­ria è riu­sci­to a lau­rear­si cam­pio­ne del mon­do e a con­se­gna­re il suo nome alla sto­ria. Il to­ri­ne­se re­ste­rà per sem­pre il pri­mo a po­ter­si fre­gia­re del ti­to­lo mon­dia­le, uno dei pi­lo­ti che ogni ap­pas­sio­na­to del mon­do dei mo­to­ri co­no­sce. Il pri­mo, e in­sie­me ad Asca­ri uni­co, pi­lo­ta ad es­se­re in gra­do di bat­ter­se­la alla pari con Fan­gio e an­che di scon­fig­ger­lo. Il 3 set­tem­bre 1950 Nino Fa­ri­na ha scrit­to la sto­ria, in una del­le gior­na­te più bel­le di sem­pre per l’au­to­mo­bi­li­smo ita­lia­no. (DDS)