“Mai più morti a scuola come a San Giuliano di Puglia”


La struggente testimonianza del presidente del “Comitato Vittime della scuola elementare di S. Giuliano di Puglia” alla manifestazione di Teramo per la sicurezza delle scuole: “Lo abbiamo promesso sulle bare bianche dei nostri figli, non vogliamo più piangere i nostri bambini”

Antonella, Martina, Morena, Valentina avevano 6 anni. Giovanni, Maria e Luigi appena un anno più di loro. Domenico, Giovanna e Costanza erano i più grandi, avevano 10 anni. Sono alcuni dei 27 angeli di San Giuliano, i 27 bambini morti insieme ad una loro maestra nel crollo della scuola di San Giuliano di Puglia in seguito al terremoto che nell’autunno del 2002 colpì il Molise.

Era giovedì 31 ottobre quando, poco dopo le 11:30, la provincia di Campobasso fu colpita da un terremoto di magnitudo 5.7 con epicentro tra San Giugliano di Puglia, Larino e Santa Croce di Magliano. A San Giuliano il sisma provocò un unico crollo, la scuola elementare dove erano presenti 62 persone, 56 bambini, 4 insegnanti e 2 bidelli. Ben 27 di quei 56 bambini persero la vita e con loro la maestra 47enne Carmela. Come purtroppo avviene spesso nel nostro paese, nei mesi successivi si scoprì che quella scuola era stata ristrutturata un anno prima. In un edificio originario degli anni sessanta, il crollo avvenne proprio nella parte di più recente ricostruzione: i solai ed il tetto, rinforzati in cemento, si abbatterono sulle strutture più leggere fatte di foratini.

Per quella tragedia sono stati condannati in via definitiva, con pene da un massimo di 5 anni e mezzo ad un minimo di 2 anni e mezzo, 5 persone: i costruttori Carmine Abiuso e Giovanni Martino, il progettista Giuseppe La Serra, il capo ufficio tecnico comunale Mario Marinaro ed il sindaco Antonio Borrelli (che nella tragedia perse una figlia di 6 anni). Al di là dell’aspetto giudiziario, quello che sconcerta è che purtroppo quella tragedia non ha insegnato nulla, così come nulla ha insegnato la tragedia della casa dello studente a L’Aquila. Nonostante le promesse, nonostante i buoni propositi, la maggior parte delle scuole italiane continuano a non essere sicure. E la maggior parte degli amministratori locali continuano a scherzare con il fuoco. E l’ultima interminabile emergenza sismica ne è la conferma.

Dopo la tragedia di San Giuliano sono state approvate norme che imponevano a Comuni e Province di effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica per valutare il grado di sicurezza degli edifici scolastici, sono stati messi a disposizione fondi per effettuarle. Come è tipico di questo nostro bizzarro paese, di anno in anno si è andati avanti di proroga in proroga, fino ad arrivare alla data di fine 2013, termine ultimo a disposizione per Comuni e Province per mettersi in regola (cioè effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica).

Gli eventi dell’ultimo anno hanno evidenziato come, nella più completa indifferenza di tutti (istituzioni centrali, organi di controllo ma anche organi di informazione), quegli obblighi sono stati disattesi dalla maggior parte degli enti. E solo per un caso fortuito la lunga emergenza sismica dei mesi scorsi non ha provocato altre tragedie simili a quella di San Giuliano di Puglia. Perché il copione si è puntualmente ripetuto, decine e decine le scuole crollate e diventate completamente inagibili, non si contano le scuole che hanno subito gravi danni.

Sono crollate scuole rifatte da poco (Amatrice), scuole dichiarate agibili soltanto un paio di giorni prima (Muccia e Fiastra), gravemente danneggiate, al punto da essere dichiarate inagibili, scuole di recente costruzione (scuola media Monticelli, Ascoli) che, quindi, almeno sulla carta avrebbero dovuto essere anti sismiche. Non ci sono stati morti solo per un caso, per un colpo di fortuna, visto che la prima scossa c’è stata il 24 agosto, la seconda (30 ottobre) di domenica (quindi con le scuole chiuse) e la sequenza di 4 scosse oltre magnitudo 5 del 18 gennaio con le scuole chiuse per neve.

Se quelle scosse ci fossero state in giorni e orari scolastici sarebbe stata un’ecatombe” ha ammesso Vasco Errani. In un paese normale una simile affermazione avrebbe dovuto scatenare un putiferio, invece qui si continua a far finta di nulla, come se nulla fosse accaduto. Si ripete il solito clichè, senza pensare di intervenire seriamente, senza programmare un intervento complessivo che, in un paese altamente sismico e con gravi rischi idrogeologici, si ponga l’obiettivo nel minor tempo possibile di rendere davvero sicure le nostre scuole.

Per questo, visto anche l’avvicinarsi della riapertura dell’anno scolastico, questa mattina 46 tra comitati e associazioni in rappresentanza di 8 regioni sono scesi in piazza a Teramo per chiedere quello che dovrebbe essere la norma. E al loro fianco è sceso anche il “Comitato vittime della scuola elementare San Giuliano di Puglia”, presente in piazza con una delegazione composta da 4 persone tra cui il presidente Antonio Morelli che, con il suo struggente intervento, ha commosso la piazza, provocando lacrime e momenti di autentica emozione.

Siamo qui – ha affermato – perché lo abbiamo promesso davanti alle bare bianche dei nostri figli: non saremo mai più costretti a piangere i nostri bambini. Da 15 anni stiamo portando avanti la battaglia per le scuole sicure ma a volte sembra davvero di combattere contro i mulini a vento. Durante i funerali dei nostri bambini l’allora presidente della Repubblica (Carlo Azeglio Ciampi) disse che non ci sarebbe mai più stata una nuova San Giuliano di Puglia. Invece nulla è cambiato, non sono stati capaci di difendere i nostri figli. Non credo più alle parole e alle promesse dei politici, dobbiamo essere noi a rimboccarci le maniche”.

Morelli nella tragedia a San Giuliano di Puglia ha perso la figlia di 6 anni e non risparmia critiche e accuse anche ai genitori. “Una grossa fetta di responsabilità è nostra – accusa – in questi 15 anni ho incontrato, discusso e provato a convincere genitori che per pura comodità preferivano non spostare i propri figli da una scuola all’altra, da una scuola non sicura ad una sicura. Non possiamo preoccuparci di questi che sono piccoli disagi a fronte della salute dei nostri figli, se potessi tornare indietro farei migliaia di chilometri per salvare mia figlia”.

Il presidente del comitato di San Giuliano di Puglia ne ha pure, assolutamente a ragione, per il mondo dell’informazione. “La stampa ha una grossa responsabilità – sostiene – deve raccontare la verità. E’ inaccettabile leggere, come è accaduto in questi giorni, che ad Ischia quello che è accaduto è successo per un terremoto fortissimo. In nessuna parte al mondo un sisma di magnitudo 4 avrebbe provocato morte e distruzione. E’ un problema serio, i giornalisti raccontano un paese che non esiste. Dobbiamo impegnarci, dobbiamo mettere insieme le voci che stanno crescendo, comitati e associazioni stanno nascendo come funghi in Italia”.

Le parole d’ordine che sono state ripetute nel corso della manifestazione sono prevenzione, programmazione ma anche partecipazione civile. “I dati del Miur e di Cittadinanzattiva evidenziano che 9 istituti scolastici su 10 non sono sicuri – afferma Iride Luzi presidente del Comitato Nazionale Scuole Sicure – addirittura alcune scuole non sono state neppure valutate sismicamente (Ascoli docet…) . Dobbiamo essere noi genitori a scuotere gli amministratori, non esiste e non è accettabile ascoltare genitori che sostengono che è più comodo avere la scuola al centro, a due passi da casa. La politica, gli amministratori fanno leva su questa indifferenza”.

La manifestazione odierna di Teramo è un bella risposta all’indifferenza, l’importante ora è non mollare la presa. Siamo certi che quanti erano presenti oggi in piazza non lo faranno. E se mai dovesse venire la tentazione di farlo, sarà sufficiente ricordare le parole accorate e struggenti di Alberto Morelli per comprendere che questa è una battaglia che non si può in alcun modo abbandonare.

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