Gli sms della discordia, nel mirino i fondi per la Valdaso e per la grotta di Acquasanta
Contro il finanziamento di quelle opere con i fondi degli sms solidali insorgono i comitati di “Terremoto Centro Italia” e le Brigate di Solidarietà Attiva. Ma il sindaco di Acquasanta Stengoni minaccia: “se salta il finanziamento per il recupero della grotta termale lascio”
Non è bastato il passo indietro della Regione, non è stato sufficiente togliere dagli interventi da finanziare la realizzazione del primo stralcio della pista ciclabile Sarnano-Civitanova. Non si placano le polemiche sull’utilizzo della parte destinata alle Marche, (17,5 milioni di euro) dei fondi degli sms solidali.
Ad alimentarle ora ci pensa il gruppo “Terremoto Centro Italia” (il comitato di coordinamento di 62 comitati e associazioni all’interno del cratere) che chiede di togliere anche l’intervento di manutenzione della strada Valdaso (5 milioni di euro) nel tratto tra Comunanza e Ponte Maglio e la ristrutturazione della grotta sudatoria di Acquasanta Terme (3 milioni di euro).
“La rinuncia alla pista ciclabile non basta – si legge in una nota – continuiamo a sostenere che i soldi per l’ammodernamento della statale Valdaso (5 milioni) e il ripristino della grotta sudatoria di Acquasanta (3 milioni) possono essere spesi molto meglio! Aggiungiamo che i 5,5 milioni originariamente destinati alla pista ciclabile e girati interamente per ricostruzione municipio e due scuole (che dovrebbero essere finanziati con altri fondi) confermano la scarsa conoscenza delle esigenze del territorio!”. Appello immediatamente condiviso e rilanciato anche dalle Brigate di Solidarietà Attiva.
“Sosteniamo la richiesta del coordinamento dei comitati Terremoto Centro Italia che quei fondi non vengano adoperati neanche per la manutenzione della strada Valdaso (5 milioni di euro per tratto di strada che non è stato danneggiato da nessun terremoto) e per la ristrutturazione della grotta sudatoria di Acquasanta Terme (3 milioni di euro). Si tratta di interventi che non possono e non devono avere la priorità rispetto a quelli, ben più urgenti, finalizzati a riportare i terremotati sui loro territori”.
Più che comprensibile il loro ragionamento, quei fondi sono stati raccolti grazie alla mobilitazione degli italiani in favore delle popolazioni e delle zone colpite dal terremoto. Per rispetto, nei confronti dei terremotati ma anche di chi ha donato, quei fondi devono andare a loro, a quelle persone, a quei territori e non possono essere utilizzati per interventi che non c’entrano nulla con il terremoto e che dovevano essere realizzati molto tempo prima. In effetti il tratto della Valdaso (poco più di 10 km) a cui è destinato il finanziamento di 5 milioni di euro è da anni che deve essere sistemato e non ha subito alcun danno in occasione della crisi sismica.
Discorso per certi versi simile per la grotta sudatoria di Acquasanta (per altro di proprietà della Regione), chiusa da anni e, quindi, non utilizzata certo non a causa del terremoto stesso. Nessuno nega che quegli interventi possano essere importanti (ma, allora, bisognerebbe che qualcuno spieghi perché non sono stati realizzati prima…), però andrebbero eventualmente realizzati con altri fondi, non con quelli degli sms solidali che sono stati donati ai terremotati.
Chiarissimo il principio che muove questa battaglia (sinceramente difficile da non condividere) che, però, si scontra con la furbizia e la scaltrezza di alcuni amministratori locali che cercano di sfruttare l’occasione per il proprio territorio. “Se salta il finanziamento per il recupero della piscina e grotta termale sono pronto a lasciare – minaccia il sindaco di Acquasanta Sante Stengoni – non tengono conto del fatto che senza posti di lavoro qui si muore definitivamente. Le nostre grotte termali sono simili a quelle di Frasassi, c’è una piscina di 700 metri quadri con acqua che sgorga a 36 gradi e un altro ambiente che è una sauna naturale. Nel passato hanno dato lavoro anche a 25 persone, 25 famiglie”.
Ancora più emblematica ed imbarazzante (per i contenuti) la risposta data dal presidente dell’Unione Montana Monti Azzurri, Giampiero Feliciotti, alle proteste dei terremotati in merito alla pista ciclabile (come detto poi il finanziamento è stato cancellato).
“I miei 15 comuni da anni si stanno misurando su un piano di sviluppo ed hanno fatto delle scelte – afferma Feliciotti – il corridoio ciclabile è già appaltato come progettazione con fondi propri di bilancio. Che dovevamo fare? Sputare sulle ipotesi della Regione? Che vi piaccia o no il nostro sviluppo passa da lì e ci crediamo. I fondi li stiamo cercando in Europa come altre ciclabili. Volete determinare voi il nostro futuro? Credo che non vi competa. Che poi la Regione abbia sbagliato la proposta non è colpa nostra”.
Per carità, comprendiamo a pieno la preoccupazione di questi amministratori per il loro territorio, però gli sms solidali sono stati raccolti con ben altro intento. In proposito non possono esserci dubbi, basterebbe leggere il comunicato stampa con il quale la Protezione Civile il 26 agosto scorso, due giorni dopo il promo violento terremoto, lanciava l’iniziativa.”La grande mobilitazione della società civile attraverso il numero solidale a seguito di eventi calamitosi – si legge nel comunicato – ha reso possibile negli anni realizzare importanti interventi di assistenza e ristoro per le popolazioni colpite. Anche in questa occasione, la sua attivazione garantirà, con la massima efficacia e trasparenza, di mettere a frutto la generosità che sempre i cittadini hanno dimostrato a seguito dei purtroppo numerosi eventi calamitosi con cui il nostro fragile territorio si è trovato a fare i conti“.
“Assistenza e ristoro delle popolazioni colpite”, finalità che andrebbero perseguite in pieno, anche e soprattutto per una questione di rispetto e di credibilità. “L’ultima parola sull’utilizzo dei fondi raccolti con gli sms spetta ai terremotati e a nessun altro – sostengono le Brigate di Solidarietà Attiva – abbiamo l’opportunità di confermare agli italiani che la loro solidarietà e le loro intenzioni non verranno mai disattese e che i fondi raccolti verranno utilizzati considerando priorità ed esigenze delle popolazioni colpite e non per progetti chiusi da anni nei cassetti delle regioni incapaci di realizzarli per mancanza di finanziamenti. Siamo certi che gli illustri nomi che compongono il Comitato dei Garanti non deluderanno il popolo italiano che si è dimostrato così generoso nel donare alle popolazioni terremotate affinchè ne potessero trarre immediata assistenza e ristoro”.
Ai Garanti, che dovranno ora valutare e dire l’ultima parola sulle iniziative da finanziare, si rivolgono anche i comitati di “Terremoto Centro Italia” che, però, non si limitano a chiedere di bocciare quelle iniziative ma avanzano delle proposte concrete.
“Abbiamo scritto ai garanti – scrivono in un una nota – proponendo progetti più utili nell’immediato come centri di aggregazione sociali, costituzione fondi ripartenza piccole imprese, ripristino impianti sportivi per bambini ed acquisto turbine per la neve delle quali i nostri paesi, sebbene ubicati nelle montagne del centro Italia , ne sono incredibilmente sprovvisti”.
Proposte decisamente più attinenti che, non a caso, arrivano da chi conosce a fondo il territorio e vive giorno dopo giorno, da 11 mesi, la drammatica situazione di emergenza, conoscendo a fondo le reali e principali esigenze delle persone coinvolte. Stessa cosa che, purtroppo, non si può dire per troppi politici e amministratori marchigiani.