Mentre in città monta la protesta per le troppe multe provocate dai varchi, il sindaco prova a spostare l’attenzione accusando, con uno dei suoi video, il presidente della Provincia D’Erasmo per l’autovelox di Monticelli. Che, però, è opera del suo predecessore Celani…
Chissà se il sindaco Castelli ha letto il libro “La scomparsa dei fatti” scritto da Marco Travaglio nel 2006. Il direttore del “Fatto Quotidiano” raccontava le tecniche usate dai politici e dall’informazione per camuffare le notizie, per evitare che si parlasse dei problemi concreti, delle situazioni più scottanti.
Tra queste una delle più diffuse e semplice da attuare, secondo Travaglio, è la tecnica del “parlar d’altro”, cioè costruire un altro fatto per spostare l’attenzione, per sminuire la portata di un altro evento. Quel che è certo è che il primo cittadino è un vero e proprio esperto del “parlar d’altro”. E lo ha confermato domenica 9 luglio quando, all’ora di pranzo, ha fatto irruzione sui social, con uno dei suoi soliti video stile “The blair witch project”, che in realtà mancavano da un po’ di tempo (e di cui francamente non se ne sentiva certo la mancanza), per parlare del problema dell’autovelox di Monticelli e della conseguente pioggia di multe.
Nella settimana appena trascorsa si era molto parlato delle multe provocate dai varchi (secondo quanto riportato dai media ancora si viaggia ad una media di circa 30 al giorno), c’erano state discussioni e polemiche sulla carenza di informazione da parte dell’amministrazione comunale, sulla poca chiarezza di tutto il sistema basato sui varchi, con numerosi cittadini che accusavano sindaco e amministrazione di voler solamente “fare cassa”. E allora ecco che il sindaco, con perfetta puntualità, invece che rispondere nel dettaglio prova a spostare l’attenzione, facendosi improbabile paladino dei poveri cittadini ascolani “vessati” dalla Provincia con quell’autovelox.
“Questa vicenda dimostra come alcune istituzioni e chi le gestisce alimentano i rancori e i sensi di dissapore tra i cittadini – esordisce il sindaco nel video – governo dal 2009 e sono il primo a dire che bisogna essere comprensivi con chi governa che è sempre più in difficoltà per colpa delle politiche e dei tagli del governo. Però in questo caso la Provincia e il presidente D’Erasmo sono indifendibili”. Poi il primo cittadino spiega nel dettaglio cosa sarebbe accaduto e cosa starebbe accadendo, naturalmente raccontando la storia in base alle proprie convenienze di schieramento.
“Quello che vedete qui – spiega il sindaco indicando il cartello sul bordo della strada – è il controllo elettronico di velocità che dal 2014 permette alla Provincia di incassare centinaia di migliaia di euro a scapito degli automobilisti ascolani. Secondo le norme questo genere di rilevamento può essere installato solo su strade ad alta incidentalità. Questa di Monticelli non lo è, ci sono altre strade nel territorio che lo sono, ma la Provincia volle inserirlo proprio qui perché in questo tratto c’è un lungo rettilineo, con strada in discesa, quindi è sin troppo facile che si superi la velocità consentita. Scrivemmo alla Provincia per farla desistere ma le ragioni di cassa prevalsero su ogni altra cosa”.
Castelli poi evidenzia come ci sia un altro fatto che rende più inaccettabile la situazione, concludendo con un durissimo attacco nei confronti del presidente D’Erasmo. “Grazie all’ultima finanziaria targata Renzi – sostiene il sindaco – si possono utilizzare i gettiti dell’autovelox senza vincoli. Prima almeno la norma imponeva di utilizzare almeno la metà degli introiti per interventi sulle strade, per la sicurezza stradale. Così la Provincia incassa i soldi delle multe sugli ascolani ma non interviene per migliorare la sicurezza delle strade che sono messe malissimo. Eppure in 3 anni la Provincia ha guadagnato 700-800 mila euro con l’autovelox. E’ evidente che la Provincia e il suo presidente D’Erasmo guardano ad Ascoli solo per fare cassa”.
In effetti è innegabile che quel rilevatore elettronico di velocità sulla strada per Monticelli sembra davvero messo lì per fare il maggior numero di multe possibili e l’intervento del sindaco non è certo campato per aria. Però, se davvero al primo cittadino stanno a cuore le tasche e la sicurezza dei cittadini ascolani e se davvero vuole portare avanti una battaglia di giustizia seria e coerente, allora sarebbe il caso innanzitutto di raccontare la verità, di dire come realmente sono andate le cose. E, soprattutto, se davvero crede in questa battaglia in favore dei cittadini ascolani allora Castelli dovrebbe comportarsi in maniera coerente e dare lui per primo il buon esempio, cosa che invece fino ad ora non è certo avvenuta.
Partiamo dal racconto della vicenda che fa il sindaco, spudoratamente demagogico, a cui, più che gli interessi dei cittadini, sta a cuore la battaglia politica, propagandistica. Perché altrimenti avrebbe dovuto svelare che, in realtà, quel controllo elettronico di velocità (insieme a tutti gli altri) non è lì dal 2014 ma da molto prima e che a volerlo e ad installarlo non è certo stato D’Erasmo ma il suo predecessore (e compagno di partito del sindaco Castelli) Piero Celani.
Quindi è a dir poco ridicolo pensare che all’epoca il primo cittadino abbia scritto alla Provincia quando poteva tranquillamente parlare con il suo compagno di partito e con gli altri membri della sua stessa maggioranza per evitare che quell’autovelox venisse installato. Di conseguenza, dovrebbe avere l’onestà e il coraggio di affermare che a far prevalere “le ragioni di cassa su ogni altra cosa” sono stati il presidente Celani e i partiti che fanno parte della stessa maggioranza che lo sostiene lo stesso Castelli. Che, evidentemente, o conta poco o nulla all’interno del suo schieramento (che, prendendo per buona la ricostruzione del sindaco, avrebbe completamente ignorato il suo appello), oppure forse non si è speso così tanto come vuole far credere per evitare quella vessazione ai danni degli ascolani.
L’attuale presidente D’Erasmo, che aveva duramente criticato il provvedimento di Celani e aveva annunciato l’intenzione di voler togliere quell’autovelox, pochi mesi dopo il suo insediamento in Provincia dichiarò che non era possibile farlo a causa del contratto “capestro” (stipulato dal suo predecessore) che prevedeva, in caso di risoluzione, risarcimenti insostenibili e una più che certa lunga causa.
“Era mia intenzione – spiega D’Erasmo – fare un passo indietro sulla tanto criticata questione degli autovelox, per evitare anche questa ulteriore forma di accanimento sui cittadini già oberati dalla tassazione su tutti i fronti. Purtroppo, però, una volta interpellati i legali mi sono visto costretto a non poter procedere con la rimozione di questi strumenti di misurazione della velocità. Gli avvocati mi hanno decisamente sconsigliato di procedere, alla luce di un contratto che tutela in maniera forte l’azienda che si sta occupando della questione. Il rischio sarebbe quello di ritrovarsi con una ulteriore causa che potrebbe avere anche pesanti conseguenze per il nostro già precario bilancio“.
Naturalmente noi non abbiamo visto (e nessuno della Provincia li ha mai mostrati) quei contratti, quindi non possiamo essere certi che la situazione sia effettivamente in questi termini e che non si tratti , invece, di una semplice giustificazione per mantenere degli strumenti che, indiscutibilmente, permettono alla Provincia di avere importanti introiti. Ma eventualmente si potrebbe parlare di “concorso di colpa” tra i due schieramenti politici, quindi prima di accusare l’altra parte Castelli avrebbe dovuto fare una seria ammissione di colpa. Anche perché, oltretutto, siamo davvero di fronte alla storia del “bue che disse cornuto all’asino”.
Perché se, come dice il sindaco, la Provincia vessa pesantemente gli ascolani, visti i 700-800 mila euro incassati in tre anni per le multe, cosa bisognerebbe dire del Comune che, sempre con le multe, toglie ogni anni agli ascolani stessi una cifra quasi simile? Si perché ogni anno l’amministrazione comunale incassa dalle sanzioni circa 600-700 mila euro, senza parlare di quanto avviene con la Saba e con gli ausiliari del traffico. Non solo, come abbiamo già detto, ora si aggiunge il caos provocato dai varchi elettronici, così poco chiari e così poco e male spiegati ai cittadini, che non a caso ancora ora producono circa 30 sanzioni al giorno.
E pesanti multe ora sono in vista anche per la caotica e confusionaria raccolta “porta a porta”. Insomma se la Provincia può essere accusata, probabilmente a ragione, di voler far cassa sulla pelle degli ascolani per una singola vicenda (quella dell’autovelox), cosa bisogna dire del Comune che di situazioni simili, a scapito dei cittadini stessi, ne ha in corso più di una? Alla luce di tutto ciò sorge il sospetto che, più che tutelare gli ascolani, il primo cittadino voglia semplicemente affermare il suo diritto, esclusivo, di tartassarli, di vessarli in ogni modo.
E, per carità di patria, sorvoliamo sul discorso sulla sicurezza delle strade, ci vuole davvero un’incredibile “faccia tosta” per parlare della situazione delle strade provinciali quando quella delle strade cittadine è sotto gli occhi di tutti. E che, soprattutto nelle zone periferiche, è a dir poco sconfortante. Si preoccupi, il primo cittadino, di intervenire in quelle strade, si preoccupi di evitare di vessare ulteriormente i cittadini ascolani, prima di ogni altra cosa.
Allora, poi, potrà legittimamente parlare di quanto avviene in Provincia. Cercando, però, di raccontare la verità e non solo una parte di essa…