Omaggio a Paolo Villaggio, tra Fantozzi e Carlo Martello


Per tutti l’artista genovese resterà nella storia del cinema italiano per il mitico ragionier Fantozzi. Ma in pochi sanno che Villaggio ha anche  scritto i testi, ancora oggi clamorosamente attuali, di alcune canzoni di Fabrizio De Andrè

“E’ mai possibile porco di un cane, che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane”. Chissà quanti voi conoscono la canzone da cui è tratta questa strofa. Si tratta di “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poiters”, pezzo pubblicato da Fabrizio De Andrè nel 1963, sicuramente meno noto di tante altre canzoni del cantautore genovese, ma considerata dai critici una delle sue più belle canzoni. E siamo certi che in pochissimi sanno che il testo di quella splendida canzone è stato scritto da Paolo Villaggio.

Da questa mattina, da quando si è diffusa la notizia della sua morte al Policlino Gemelli (dove era stato ricoverato nei giorni scorsi) è tutto un fiorire, sui social, di battute e video tratte dalla saga del ragionier Ugo Fantozzi, un personaggio (tratto proprio dai libri scritti ad inizio anni ’70 dallo stesso Villaggio) che è diventato un’icona storica del cinema italiano. Per chi come noi è cresciuto in quegli anni, quelle battute, quegli sketch sono qualcosa che rimarranno indelebili nella nostra memoria.

Ma, senza naturalmente voler in alcun modo sminuire la figura di Fantozzi, ci piace ricordare Paolo Villaggio in questo che è un aspetto poco conosciuto della sua indiscutibile e straordinaria poliedricità artistica. E incredibile come quella canzone,divenuta nota al pubblico solo dopo che De Andrè divenne famoso grazie alla “Canzone di Marinella” , sia ancora oggi così incredibilmente attuale, così come l’altro testo che Paolo Villaggio scrisse per De Andrè, “Il Fannullone”. “Senza pretesa di voler strafare io dormo al giorno 14 ore anche per questo nel mio rione godo la fama di fannullone” recita il ritornello di quella canzone che, come l’altra, è un brano contro il potere che racconta la storia di un uomo che decide di vivere la sua vita dormendo di giorno e vivendo di notte. Quella di Carlo Martello, tra l’altro, passò poi alla storia per essere la prima canzone a finire all’attenzione della magistratura. Infatti il pretore di Catania decise di querelare De Andrè e Villaggio perché considerava il testo di quella canzone immorale, soprattutto in quel verso citato all’inizio. Lo stesso Paolo Villaggio, alcuni anni fa, raccontava tra l’altro come già erano stati censurati alcuni versi finali, al punto che furono costretti a trasformarli e cambiarli.

“E’ accaduto tutto il contrario di quello che avviene di solito – raccontava Villaggio qualche tempo fa – Fabrizio ci mise solo la musica, io ci misi le parole e l’ambientazione medievale. Era una giornata di pioggia di novembre del 1962, eravamo a casa mai in via Borvio in attesa delle nostre signore che partorirono lo stesso giorno.

Per distrarci o per passare il tempo Fabrizio mi fece ascoltare una melodia, una specie di inno da corno inglese e io, che sono di una cultura immensa e sono un maniaco di storia, ho pensato subito di scrivere le parole ispirandomi a Carlo Martello, re dei Franchi che torna dalla battaglia di Poitiers, un episodio dell’ottavo secolo tra i più importanti della storia europea visto che quella battaglia servì a fermare l’avanzata dell’islam, arrivato fino a Parigi. Mi piaceva quella vicenda, mi piaceva prendere in giro Carlo Martello che rappresentava il potente di turno, mi piaceva rendere quella storia in qualche modo attuale”.

Lo è ancora 50 anni dopo, segno evidente  della profondità, dell’arguzia, del talento di chi merita di essere ricordato non solo come il “ragionier Fantozzi”

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