Gli “sciacalli” e i “furbetti” del terremoto


In una lettera inviata a Gentiloni, Errani e Ceriscioli il sindaco di Comunanza lancia pesanti accuse contro chi si sta arricchendo con i fondi per il terremoto, non avendone alcun diritto. Sospetti e accuse anche suchi usufruisce dei Cas e  sul mercato degli affitti

Sono passati più di 10 mesi ma intorno al lunghissimo post terremoto e alla difficile ricostruzione continuano ad imperversare gli “sciacalli”. Ovviamente non stiamo parlando di coloro che cercano di introdursi nelle case distrutte per portar via oggetti di valore.

Non meno “sciacalli” di loro possono essere considerati coloro che non si fanno scrupoli di speculare su questa enorme tragedia per ottenere il proprio tornaconto, quanti non si vergognano di sfruttare le risorse e le possibilità messe a disposizione in questi mesi, pur non avendone alcun diritto e alcun bisogno. A tal proposito in questi giorni ha fatto scalpore la clamorosa denuncia  del  sindaco di Comunanza Alvaro Cesaroni che, in una lunga lettera inviata al presidente del Consiglio Gentiloni, al commissario Errani e al presidente della Regione Marche Ceriscioli, lancia un durissimo attacco contro questo genere di “sciacalli” che il primo cittadino individua in tanti professionisti , artigiani, commercianti, agricoltori che si stanno arricchendo con i fondi per il terremoto, pur non avendo subito danni e, quindi, non avendone diritto.

Alcuni provvedimenti adottati – scrive Cesaroni – non hanno colto l’obiettivo di aiutare chi ha veramente bisogno perché realmente colpito dal sisma ma hanno distribuito in modo indiscriminato risorse, con grave pregiudizio per il raggiungimento delle finalità emergenziali e ricostruttive”. Il concetto che esprime il sindaco di Comunanza è semplice e assolutamente condivisibile, chi riesce comunque ad ottenere fondi e benefici senza averne diritto danneggia pesantemente e toglie risorse a chi ne ha concreto bisogno perché realmente colpito dal terremoto.

Il provvedimento riguardante i 5 mila euro elargiti ai lavoratori autonomi sulla scorta di una semplice autodichiarazione verificabile nel 5% dei casi – prosegue Cesaroni – desta rabbia e sconforto tra moltissimi cittadini che hanno visto pubblicati nomi di professionisti, artigiani, agricoltori, commercianti conosciuti per non aver subito danni dal sisma. In qualche famiglia, poi, i 5 mila euro sino sono moltiplicati fino a 4-5 volte, secondo un principio basato su titolarità di soci di società di persone, prescindendo da valutazioni reali di danno subito.

Per quest’ultimo provvedimento chiede che venga fatto un controllo stringente a tappeto per rendere giustizia a chi, magari socio di una società di capitali (tipo srl) e non di una di persone (come una snc), ha ancora il suo negozio e/o laboratorio inagibili e la sua attività veramente ferma in attesa di aiuti ancora da ricevere mentre 15 mila euro vengono impropriamente erogati a medici, ingegneri, commercialisti avvocati che, mi si lasci l’ironia, hanno interrotto il proprio lavoro solo per i pochi secondi delle scosse”.

Secondo il primo cittadino di Comunanza probabilmente i soldi necessari per aiutare davvero chi doveva far ripartire l’attività in teoria ci sarebbero stati, il problema è che sono stati erogati a chi non aveva subito danni. E se, naturalmente, è pesantemente da biasimare chi ha speculato, ottenendo risorse di cui non aveva bisogno e diritto, non da meno sono da rimarcare le inefficienze di provvedimenti che consentono simili speculazioni.

Vi esorto ad utilizzare la conoscenza del territorio dei sindaci in maniera sistematica – conclude Cesaroni – prima di varare qualsiasi provvedimento. Nei nostri territori e con i nostri cittadini possiamo governare emergenze e ricostruzioni investendo con cognizione di causa risorse che altrimenti possono andare disperse. Sono certo che comprendiate il mio sconforto, quello di un sindaco che in questo turbinio di milioni di euro, anche dati inutilmente, lotta ad esempio per trovare 150 mila euro per mettere in sicurezza sismica una scuola”.

In realtà la denuncia  del sindaco di Comunanza potrebbe tranquillamente essere estesa ad altri ambiti del  post terremoto. Purtroppo la schiera di chi approfitta e di chi specula su questa tragedia è sempre più folta e tocca diversi campi. Come quello relativo ai Cas (contributi autonoma sistemazione) elargiti alle famiglie che, con casa inagibile o peggio ancora crollata, hanno scelto una sistemazione autonoma in affitto. La sola Regione Marche fino ad ora, da inizio emergenza, ha elargito ben 53 milioni di contributi per i Cas.

Solo nel mese di maggio sono 7,5 i milioni elargiti a ben 11.692 famiglie (23.039 persone). Solo ad Ascoli sono 519 le famiglie (1224 persone) che ne usufruiscono, mentre a Camerino e Tolentino (rispettivamente 1941 e 1490) c’è il maggior numero di famiglie che usufruiscono dei Cas. Ebbene non è certo un mistero che diverse persone e famiglie usufruiscono di questo contributo pur non avendone diritto o in maniera superiore a quanto dovuto (il Cas varia anche in base al numero delle persone che compongono una famiglia).

Più volte, parlando con diversi terremotati che si trovano ancora negli alberghi della costa, loro stessi ci hanno raccontato di famiglie e persone che, pur avendo nel luogo del terremoto  solo la seconda abitazione, grazie a chissà quale artificio riescono ugualmente ad ottenere il Cas. E legato a questo aspetto dei Cas c’è anche la sconcertante speculazione che si è verificata nel mercato degli affitti. Anche in questo caso non è una novità che in alcuni luoghi della zona, Ascoli in testa, il costo delle abitazioni in affitto si è clamorosamente impennato (tanto paga lo Stato…).

Emblematica, a tal proposito, è la vicenda raccontata da una coppia tunisina con due figli, residente da anni ad Acquasanta, che abbiamo incontrato accompagnando una delle staffette delle Brigate di Solidarietà Attiva. Proprio pochi mesi prima del terremoto, dovendo cambiare casa, fino alla fine erano rimasti indecisi tra due appartamenti, il primo un po’ più grande ma leggermente più costoso (350 euro al mese), rispetto all’altro (300 euro al mese).

Alla fine la scelta era caduto sul primo, gravemente danneggiato e dichiarato inagibile dopo la scossa del 30 ottobre. Allora, potendo usufruire del Cas, hanno provato a verificare se l’altro appartamento che avevano visionato qualche mese prima fosse ancora libero. Ed in effetti lo era, solo che il costo dell’affitto mensile, vista la situazione, praticamente era raddoppiato (600 euro al mese). Per quello e per altri proprietari di appartamenti da affittare il terremoto ha rappresentato e rappresenta un’occasione da sfruttare.

Magari sarà eccessivo chiamare “sciacalli” simili soggetti, forse è più giusto considerarli i “furbetti” del terremoto. Ma è altrettanto innegabile che lo sconcerto e il disgusto che provocano queste vicende non è certo minore rispetto a quello provocato dalle tante efficienze e dai gravi errori commessi in questi mesi dalle istituzioni.

 

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