“L’Ascolto del cratere” nasce dalla necessità di ascoltare e dare voce ai bisogni primari dei cittadini che hanno subito sulla loro pelle le conseguenze del sisma. Ne fanno parte “Ascoli resiste”, “Comitato Scuole Sicure”, “Brigate di Solidarietà Attiva”, le associazioni di volontariato aderenti al CSV provinciale, “Arquata per Arquata” , “Emergenza Terremoto”
A 7 mesi dall’inizio di questa lunga ed interminabile emergenza terremoto che dal 24 agosto sta vivendo il nostro territorio, l’impressione che si ha è che in tutti questi mesi si sia sempre più allargata la frattura tra chi ha drammaticamente vissuto il terremoto sulla propria pelle e le istituzioni politiche (Governo, Regioni ma anche Comuni). Si è creata, o quanto meno si percepisce, una sorta di dicotomia che appare insuperabile, da una parte le popolazioni colpite dal sisma, ancora confuse e sballottate da un posto all’altro, che avrebbero bisogno di parlare, di farsi ascoltare, di raccontare il proprio dramma e di far capire quali sono le loro speranze, le loro aspettative, i loro progetti per un difficilissimo futuro. Dall’altra i rappresentanti delle istituzioni (politici e amministratori) che, dopo aver inizialmente mostrato un’apparente volontà di coinvolgere i diretti interessati (anche se in modi e con tempi assolutamente sbagliati), hanno deciso di procedere per la propria strada, abbandonando ogni velleità di ascolto, in nome di una presunta volontà di fare tutto rapidamente che, però, ha finito per produrre l’effetto contrario.
Al punto che si è finiti per “incartarsi”, con il conseguente dilatamento dei tempi, tra le solite insopportabili lungaggini burocratiche, alcuni evidenti errori di valutazione ed una certa impreparazione, senza ovviamente dimenticare le oggettive difficoltà di una situazione che, per caratteristiche e vastità del territorio interessato, non ha precedenti. Si potrebbe parlare a lungo di quanto sta avvenendo, delle mille difficoltà, dei mille ritardi che si stanno accumulando, di come stia facendo acqua e mostri preoccupanti crepe il nuovo sistema di Protezione civile che, con il precedente fallimentare dell’epoca Bertolaso, ha in comune il grave difetto di partire dall’alto e non dal basso. Ma in questa sede ci preme soprattutto evidenziare e approfondire un aspetto di questa difficile e complicata situazione, la risposta per certi versi inattesa del territorio stesso.
All’assenza e al silenzio (almeno questa è la percezione del territorio) di chi invece dovrebbe assicurare, con la propria presenza e con la propria capacità di ascolto, la garanzia di una possibile rinascita, fa da contraltare il clamore e le grida che si levano dal territorio stesso e che in questi mesi si sono tradotte nella costituzione di numerosi comitati che in vario modo cercano di dare voce a questa necessità. Naturalmente, come accade sempre in queste circostanze, c’è anche chi cerca di speculare su questa situazione, c’è chi si preoccupa soprattutto di acquisire visibilità, ergendosi ad improbabile paladino, nascondendo invece ben altri fini, ben altri interessi quasi esclusivamente personali. E, altrettanto naturalmente, queste istanze, questo desiderio di far sentire la propria voce spesso in questo periodo si è manifestato in maniera confusa, con iniziative e manifestazioni anche estemporanee, magari di un certo impatto immediato ma, poi, assolutamente incapaci di produrre effetti e risultati concreti.
Al di là di tutto, ciò che emerge con estrema e assoluta chiarezza è questa impellente necessità delle popolazioni direttamente colpite dal sisma di essere ascoltati, di essere protagonisti attivi del lento e difficile percorso da intraprendere per ricominciare, per provare a ripartire. E proprio per dare voce e rappresentare questa improcrastinabile esigenza è nata nei giorni scorsi “L’Ascolto del cratere”, una rete di comitati del cratere che sono nati o operano sul territorio dal 24 agosto scorso. Ne fanno parte “Ascoli resiste”, “Comitato Scuole Sicure”, “Brigate di Solidarietà Attiva”, le associazioni di volontariato aderenti al CSV provinciale, “Arquata per Arquata” , “Emergenza Terremoto”.
Non a caso è stato usato il termine “ascolto” che in un certo senso racchiude e spiega meglio di tante altre parole quale sia il punto di partenza di questa rete ma anche quale dovrebbe essere il punto di partenza per avviare la ripresa e, si spera, la rinascita del territorio violentemente ferito dal sisma. Mi ha molto colpito nei giorni scorsi ascoltare il racconto di Maria Luisa, una dei tanti “sfollati” di Arquata del Tronto. Sono bastate poche parole per comprendere che, per quanto possiamo sforzarci di capire, di immedesimarci, non riusciremo mai a renderci conto in pieno la tragedia che hanno vissuto e che stanno vivendo quelle persone, cosa hanno provato nelle ore e nei giorni successivi al terremoto che ha spazzato via interi paesi, la loro disperazione, il loro vuoto, quel terribile senso di smarrimento che è così difficile da scacciare via.
Ci raccontava Maria Luisa come nei giorni immediatamente successivi al sisma hanno avuto colloqui e incontri con le istituzioni, si sono sentiti proporre e prospettare possibili scenari futuri ma non era facile per loro pensare al futuro, pensare a come fosse più opportuno agire, ancora troppo scossi e troppo smarriti di fronte alla grave sciagura che si era abbattuta sulle loro teste. Una tempistica assolutamente sballata, in nome di una ripartenza veloce che poi è rimasta solo nelle intenzioni, non era quello il momento adatto per coinvolgere i diretti interessati, era opportuno dargli il tempo per assorbire la tremenda botta subita, per superare quel senso di smarrimento e di impotenza che li attanagliava. C’è voluto un po’ di tempo ma poi, quando in qualche modo erano pronti a parlare, a discutere del futuro, di come provare a ripartire, non hanno più trovato nessuno disposto ad ascoltarli, a coinvolgerli.
Un’altra testimonianza che mi ha colpito è quella letta sulla pagina facebook di uno dei comitati che fanno parte di questa rete. Una lunga riflessione su cosa è stato il terremoto, sulla tremenda condizione che stanno vivendo quelle popolazioni, con un’attenzione particolare alla situazione e al disagio che vivono i più piccoli (aspetto spesso trascurato), con una sorta di invocazione finale: “una società sana non lascia inascoltato il dolore, lo percepisce e se ne fa carico. Una società sana tutela i bambini, ambisce alla prevenzione, non vuole più piangere i morti e scavare tra le macerie. Una società sana deve tirare una lunga linea e ripartire da qui: prevenzione 2.0. Credo che questo sia il momento, il momento di essere società, di partecipare, di dare il buon esempio. Non c’è più tempo di pensare, di tergiversare, di accontentarci. Ora è il tempo delle persone, della loro consapevolezza, è il tempo della “società”. E’ un’urgenza, una necessità”.
Ecco, a voler sintetizzare credo che “L’Ascolto del cratere” sia proprio questo, l’incontro tra queste due fondamentali e improcrastinabili esigenze, quella delle popolazioni direttamente colpite dal terremoto di essere ascoltati, di essere partecipi del difficile e lungo percorso di rinascita, di ricostruzione e quello di essere finalmente una “società”, di impegnarci direttamente per ripartire con una nuova consapevolezza, con un differente approccio nell’affrontare queste problematiche.
“Le famiglie, in particolare quelle tuttora residenti sul territorio, stanno ancora sopportando, sia dal punto di vista economico che emotivo, il carico maggiore degli effetti indotti dal sisma – si legge nel comunicato stampa di presentazione di questa nuova rete – solo partendo dalla loro partecipazione, dal loro ascolto, si può pensare di ripartire e di raggiungere risultati tangibili e utili a tutti i cittadini. Per questa ragione non ci sentiamo rappresentati da chi fino ad ora si è fatto portavoce del Piceno, da chi da mesi parla, siede su scranni immaginari e tenta di utilizzare il dolore altrui per non ottenere altro che una misera visibilità. Lo stesso commissario Errani ha riconosciuto il fallimento di quel modello di governance che vede il potere centrale dello Stato decidere sulla testa dei cittadini colpiti dal sisma. E’, invece, da loro che deve iniziare la rinascita, dal loro protagonismo, dalla loro voglia di non rinunciare all’ autodeterminazione, dal loro desiderio di non abbandonare i luoghi di origine e di residenza. Il mantenimento della presenza della popolazione sul territorio è l’unica garanzia di una possibile rinascita di queste terre ed è al primo posto nell’opera che abbiamo scelto di svolgere. Costruendo un percorso che sia in grado di intercettare bisogni e raccontare quanto sta accadendo, che sia al tempo stesso capace di informare ma anche promuovere interventi urgenti e risolutivi”.
L’obiettivo di partenza è quello di trasformare la rabbia per le mancanze subite in proposta e, poi, di rendere realmente partecipi le popolazioni colpite dal sisma nel processo di ricostruzione. Cosa che fino ad ora non è certo accaduta, visto che ordinanze, decreti e disposizioni non hanno certo tenuto conto delle reali esigenze della popolazione che nascono da vincoli lavorativi, dall’attaccamento al territorio. Il tutto prendendo atto della situazione socio-economica in cui è sprofondato il territorio, anche e soprattutto a causa degli errori e dell’atteggiamento distratto, attendista e strumentalmente prudente delle autorità preposte, tra la perdita di una parte consistente del proprio patrimonio artistico e culturale, le attività agricole e zootecniche praticamente in ginocchio e le attività commerciali e produttive in attesa di risposte concrete e consistenti.
In un simile contesto la ricostruzione rappresenterà inevitabilmente un processo complesso e articolato , che dovrà garantire il ripristino del tessuto sociale oltre a quello degli edifici. In tal senso una delle richieste che arrivano da questa nuova rete di comitati è quella di prevedere forme organiche di sostegno al reddito. Inoltre, nell’ambito di un processo di ricostruzione che dovrà tenere conto della cultura, della socialità, delle bellezze del territorio e che dovrà promuovere la messa in sicurezza totale dei centri storici e delle scuole, si chiederà di porre con forza il tema della vulnerabilità sismica degli edifici, privilegiando l’adeguamento rispetto alle migliorie antisismiche. Un’attenzione particolare viene chiesta per quanto riguarda le scuole, per la loro messa in sicurezza, così come per quella degli altri edifici pubblici, che deve diventare un tema centrale e non più rinviabile.
Per fare tutto ciò “L’Ascolto del cratere” ha in programma l’organizzazione di assemblee, manifestazioni, presidi, monitoraggi ma anche un’opera di attento e capillare controllo sulle disposizioni legislative, sulla loro evoluzione per poi informare e condividere il sapere con la cittadinanza attraverso eventi ed incontri pubblici che contribuiscano a rafforzare la rappresentanza e la rete che via via si è costituita. Il primo di questi appuntamenti è in programma venerdì 31 marzo alle 17:30 presso l’Auditorium della Casa della Gioventù di Ascoli. Sarà per “L’Ascolto del cratere” l’occasione per presentarsi e per informare i cittadini sulle battaglie, i progetti e le proposte da portare avanti per “aiutare le Istituzioni ad ascoltare”.
La speranza è che si tratti davvero dell’inizio di un nuovo percorso condiviso che veda al centro dell’attenzione le esigenze e le necessità di chi ha vissuto sulla propria pelle questa tragedia.