Svanito l’effetto Breda, Ascoli di nuovo in crisi


Contro il Venezia al Del Duca arriva la terza sconfitta consecutiva al termine di una prestazione imbarazzante, giocata con il giusto spirito solo nei primi 25 minuti. Si conferma la sterilità offensiva ma anche difesa e centrocampo appaiono in grande difficoltà

L’effetto Breda è svanito e per l’Ascoli è di nuovo crisi. Per certi versi anche più preoccupante rispetto a qualche tempo fa perché almeno allora c’era l’illusione che il cambio di allenatore potesse produrre effetti positivi (ed in realtà all’inizio così è stato). Ora, però, tutto sembra essere tornato come nelle ultime partite dell’epoca Bucchi, con gli stessi evidenti difetti, la stessa mancanza di attenzione. Le avvisaglie c’erano già state a Cagliari, soprattutto in quel secondo tempo nel quale di fatto l’Ascoli era uscito dalla partita (ma già qualcosa si era visto anche nel primo tempo in termini di scarsa attenzione difensiva).

La conferma è purtroppo arrivata nella partita casalinga con il Venezia che, pure, alla vigilia Breda aveva indicato, insieme alla successiva con il Brescia (dopo la sosta per le nazionali), come determinante per il campionato dei bianconeri. Per questo era lecito attendersi il giusto atteggiamento, la massima attenzione e la feroce determinazione che, invece, si sono viste nei primi 25 minuti e che poi hanno lasciato il posto ad una squadra spenta sotto ogni punto di vista, svagata e disattenta che ha concesso troppo ad un avversario di certo non irresistibile, che al Del Duca ha dimostrato di valere la classifica che ha (zona playout). Ma che, nel complesso, dopo aver sofferto in quei primi 25 minuti (per altro senza rischiare quasi mai), ha condotto la gara e meritato per atteggiamento e per opportunità create la vittoria, conquistata nel recupero grazie ad un’inaccettabile “dormita” della difesa bianconera.

Al di là delle 3 sconfitte consecutive, a preoccupare è il fatto che la squadra vista in campo con il Venezia (e nel secondo tempo a Cagliari), ha mostrato di avere problemi in ogni reparto, di avere grossi limiti caratteriali e di essere in stato confusionale, allenatore compreso. Che meritava gli elogi nelle prime partite per le scelte fatte ma che ora sembra prigioniero di quelle scelte e improvvisamente incapace di leggere le partite e di rispondere alle mosse degli avversari. Era già accaduto a Cagliari, quando i cambi operati da Ranieri nell’intervallo e il modo in cui aveva ridisegnato la squadra in campo avevano mandato in tilt l’Ascoli, con Breda che non aveva neppure provato ad adottare qualche contromisura.

E’ successo anche contro il Venezia quando, dopo il finale di primo tempo, l’allenatore veneto Vanoli si è convinto che quella partita si poteva vincere e ad inizio ripresa ha mandato in campo un attaccante come Johnsen (al posto dell’esterno Candela), schierando i suoi con un più offensivo 4-3-1-2, con Pierini trequartista, Zampano spostato sulla fascia destra e Ellertson schierato a sinistra. Un cambio di modulo che ha messo palesemente in difficoltà l’Ascoli, senza che Breda abbia ritenuto opportuno provare a cambiare qualcosa, ad arginare in qualche modo gli avversari che, soprattutto nei primi 20 minuti, sulle due fasce hanno dominato.

Per quanto possano contare, i numeri testimoniano in maniera inequivocabile le gravi difficoltà dei bianconeri nella ripresa, con una squadra come il Venezia, che di certo non ha un gioco offensivo esplosivo e qualità in avanti come il Cagliari, che nei secondi 45 minuti, oltre al gol, ha creato altre 5 nitide occasioni (dopo che già nel finale di primo tempo gli ospiti si erano resi pericolosi in almeno tre circostanze). Fa riflettere, soprattutto, che in 7 partite Breda non abbia mai, neppure per un breve spezzone di gara, cambiato modulo, tenendo sempre il 4-3-1-2, limitandosi a cambiare gli interpreti, mai il modo di stare in campo della sua squadra.

Inevitabilmente l’attenzione di tutti e le critiche principali si concentrano sull’opportunità di continuare a giocare con il trequartista, pur non avendo in rosa nessun giocatore in grado di interpretare con un minimo di efficacia quel ruolo (per caratteristiche l’unico sarebbe Ciciretti che, però, assomiglia sempre più ad un ex giocatore…).  Breda in queste 7 partite ha sempre schierato in quel ruolo Falzerano a cui va riconosciuto l’impegno e la buona volontà. Ma un trequartista dovrebbe andare oltre, dovrebbe dare qualità al gioco offensivo, servire le punte, fare assist, magari anche concludere, provare a saltare l’uomo, tutte cose che l’ex Perugia ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di fare. Nei primi 25 minuti contro il Venezia si è liberato per tre volte per il cross ma, puntualmente, ha sempre sbagliato il cross stesso. Meglio stendere un velo pietoso, invece, su Marsura che, quasi sempre negli spezzoni finali di gara, subentra al suo posto. In simili condizioni continuare ad insistere con il trequartista non ha alcun senso.

Ma le perplessità riguardano anche la difesa a 4 che nelle ultime partite ha fatto acqua da tutte le parti e i cui limiti finiscono per condizionare anche il rendimento del centrocampo. Rispetto a Bucchi, che per ovviare alle difficoltà difensive era passato alla difesa con i tre centrali, Breda è tornato a schierare due centrali, inizialmente Botteghin con a fianco a Bellusci, la coppia che lo scorso anno, nel girone di ritorno, era risultata determinante nei risultati dell’Ascoli. E che nelle prime partite della nuova gestione ha risposto al meglio, confermando di completarsi alla perfezione. Poi, però, Bellusci si è fatto male e, a fianco di Botteghin, Breda ha schierato Simic. E la nuova coppia di centrali qualche difficoltà l’ha subito mostrata, soprattutto con attaccanti rapidi che svariano su tutto il fronte di attacco.

Non è, poi, una novità che sugli esterni, sia a destra che a sinistra, Falasco e Donati (vista l’assenza di Adjapong) se la cavano meglio in fase di spinta piuttosto che in fase difensiva. Donati, ad esempio, nel secondo tempo a Cagliari è stato travolto da Azzi, mentre nei primi 20 minuti della ripresa contro il Venezia è stato messo in grande difficoltà da Elllertson, così come Falasco dall’altra parte con Zampano. Per ovviare alla fragilità difensiva dei due esterni, Breda chiede un gran lavoro a destra a Collocolo e a sinistra a Caligara che devono rientrare, coprire e poi ripartire. I due centrocampisti nelle prime partite l’hanno fatto al meglio, ora sembrano in chiara difficoltà.

Sia a Cagliari che contro il Venezia nel secondo tempo sono crollati fisicamente, con problemi evidenti sia in fase di coperture che di spinta e costruzione della manovra. Anche in questo caso forse è opportuno pensare a qualche aggiustamento possibile. Più difficile, invece, trovare soluzioni per le difficoltà offensive. AI bianconeri manca qualità da centrocampo in avanti, l’unico che può portarne un po’ è Dionisi, purtroppo nelle ultime partite utilizzato con il contagocce per i suoi problemi fisici. Non c’è un giocatore in grado di fare l’ultimo passaggio, di saltare l’uomo, di servire le punte, di trovare giocate vincenti. Sono stati mandati via, senza essere sostituiti quelli che lo scorso anno garantivano quella qualità che ora manca, Saric e Maistro in estate, Bidaoui a gennaio.

In tal senso i primi 25 minuti con il Venezia sono l’emblema. I bianconeri aggredivano e pressavano alti gli avversari che non riuscivano mai a ripartire, riuscendo spesso a recuperare palla negli ultimi 30 metri. Il problema che poi non riuscivano a creare nulla. Non a caso in quei 25 minuti di dominio in concreto l’Ascoli ha prodotto solo una conclusione dal limite di Donati, deviata in angolo da Joronen.

Il Venezia è uscito dal guscio solo nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo eppure ha prodotto più dell’Ascoli (una conclusione al volo dal disco del rigore di Pohjanpalo, una mischia in area con grande intervento di Leali ad evitare l’autogol, una conclusione da dentro l’area di Candela alta). Poi, soprattutto nella prima parte della ripresa, è stato il Venezia a fare la partita e a creare occasioni. Due volte ancora con Pahajanpalo, che ha messo in difficoltà Botteghin (che però a metà ripresa ha salvato un gol fatto anticipando a due passi dalla porta vuota Hristov) ma prima ha girato alto da dentro l’area un bel cross di Zampano, poi ha concluso debolmente a due passi da Leali.

L’Ascoli si è fatto vedere in avanti con Dionisi che ha impegnato, da posizione decentrata, Joronen, poi nel finale c’è stato prima il palo scheggiato da Caligara con una conclusione dal limite, poi il miracoloso salvataggio di Adjapong sulla linea (a fine azione è stato segnalato il fuorigioco ma le immagini hanno dimostrato che a lanciare l’attaccante veneto era stato un tocco errato di Botteghim, quindi in caso di gol il Var avrebbe poi convalidato).

In avvio di recupero la clamorosa “dormita” della difesa bianconera su una punizione da 40 metri, sfruttata da Carboni con il gol vittoria. Questa volta la sconfitta è molto pesante, anche per la classifica. La zona playout è a soli 3 punti e dopo la sosta diventa necessario vincere la sfida al Del Duca contro il Brescia ultimo in classifica in crisi. Una gara da non sbagliare, nella quale conta solo il risultato, anche perché poi il calendario delle ultime 7 giornate è decisamente duro per i bianconeri. Ed è quindi fondamentale arrivarci almeno con un pàò di vantaggio sulla zona a rischio.

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