Secondo l’atto aziendale dell’Ast di Fermo la centrale unica per l’emergenza per Marche sud sarà nel nuovo ospedale di Fermo. I sindaci chiedono spiegazioni ma l’Ast non risponde. Dopo la robotica, promessa ad Ascoli ma portata a Fermo, sarebbe l’ennesima beffa…
C’è un passaggio della conferenza stampa dei gruppi consiliari dell’opposizione sull’atto aziendale dell’Ast di Ascoli di sabato scorso che è passato quasi inosservato che, invece, a nostro giudizio è non solo decisamente allarmante, ma soprattutto è l’emblema di come la Regione stia “distruggendo” la sempre più derelitta sanità del Piceno. “Nell’atto aziendale dell’Ast di Fermo – ha affermato Francesco Ameli – viene stabilito che la centrale unica per l’emergenza per Marche sud sarà al nuovo ospedale di Fermo in via di realizzazione a Campiglione (che secondo quanto annunciato dal governatore Acquaroli a fine 2024 sarà pronto ed operativo entro la fine del 2025)”.
Per chi non avesse ben compreso cosa significa questo fondamentale passaggio, in sintesi vuol dire che per il sud delle Marche (province di Fermo e Ascoli) la centrale unica di emergenza sarà nel fermano, esattamente nel nuovo ospedale, e non ad Ascoli (o San Benedetto), con conseguente depotenziamento dei servizi di pronto soccorso dei due ospedali. “I sindaci hanno chiesto spiegazioni all’Ast che, però, non ha risposto – ha aggiunto Ameli – occorre ricordare che l’atto aziendale viene poi approvato della Regione che può modificarlo. Se ciò non accade significa che effettivamente la centrale unica per l’emergenza per Marche sud sarà a Fermo, con l’ennesima pesante penalizzazione per la sanità del Piceno”.
Ancora una volta a vantaggio del territorio fermano che in questi ultimi anni ha ottenuto tantissimo, in diversi casi proprio a scapito della nostra provincia. Basterebbe, ad esempio, ricordare, la chirurgia robotica, promessa all’ospedale di Ascoli da sempre e di fatto annunciata, praticamente come cosa fatta, a gennaio 2022, nel corso della conferenza stampa per la presentazione del nuovo primario del reparto di Urologia del “Mazzoni”, da un entusiasta sindaco Marco Fioravanti, alla presenze dell’assessore regionale alla sanità Saltamartini ma anche degli allora assessori regionali Castelli e Latini. D’altra parte quell’annuncio faceva seguito a comunicati stampa, con tanto di sopralluoghi effettuati dai tecnici regionali che rendevano più che credibile quell’annuncio.
Dopo il quale, però era sceso il silenzio, interrotto solo da due interrogazioni presentate dalla consigliera regionale Anna Casini alla quale l’assessore Saltamartini aveva assicurato che il famoso robot per le operazioni non invasive sarebbe stato acquistato per gli ospedali del Piceno. Poi, tanto per cambiare, la terribile beffa. Sempre nel silenzio della Regione, senza alcuna spiegazione specifica, nel marzo 2024 la scoperta, grazie alla determina n. 158 dell’11 marzo del direttore generale dell’Ast di Fermo che i 9 milioni per avviare la chirurgia robotica magicamente erano stati destinati a Fermo. Quella determina, che dava il via alla contrattazione per l’acquisto dei mezzi necessari per avviare la chirurgia robotica, svelava anche che in realtà il progetto per portare la chirurgia robotica a Fermo, condiviso con la Regione, era partito già nel 2022, con tanto di costituzione di un gruppo di progettazione multidisciplinare.
In pratica, mentre Acquaroli e C. a parole promettevano la chirurgia robotica ad Ascoli, senza però fare neppure mezzo passo per avviare concretamente l’iter, nei fatti avevano già deciso da tempo di portarla a Fermo e avevano iniziato a lavorare per farlo proprio mentre il sindaco di Ascoli Fioravanti, alla presenza di Saltamartini, annunciava la lieta novella per la sanità ascolana. L’interrogativo che resta in questa sconfortante e penosa vicenda è se il primo cittadino ascolano sia stato per l’ennesima volta un povero ingenuo, che ha creduto alle promesse “da marinai” di Acquaroli e Saltamartini, o se invece era consapevole della beffa che si stava perpetrando ai danni della nostra derelitta sanità.
Quel che è certo è che, in ogni caso, lo stesso Fioravanti di fronte a questa imbarazzante penalizzazione non ha fatto nulla, non ha neppure provato a rivendicare le sacrosante ragioni del nostro territorio, non ha fatto sentire la sua voce in Regione, in altre parole ha fatto quello che sta facendo da quando alla guida delle Marche ci sono Acquaroli e la destra, ha abbassato il capo, muto e rassegnato, obbedendo senza discutere a quanto deciso dal governatore e della sua giunta, fregandosene dei legittimi e sacrosanti interessi e diritti dei cittadini ascolani. Così come sta accadendo ora con il piano aziendale, contestato e definito deleterio per la nostra sanità praticamente unanimemente, dai sindaci del territorio, dagli operatori sanitari, dai sindacati di categoria ma difeso esclusivamente dal primo cittadino ascolano. Che, addirittura, è intervenuto per correggere l’assessore Saltamartini, che aveva annunciato in Consiglio regionale la sospensione dell’atto aziendale come richiesto da un’interrogazione della consigliera regionale Anna Casini.
“Il percorso di approvazione dell’atto aziendale dell’Ast di Ascoli sta perfettamente rispettando il proprio iter, non vi è alcuna mancanza di trasparenza nel processo decisionale, non vi è alcuna necessità di sospenderlo” ha tuonato Fioravanti dopo la decisione comunicata da Saltamartini in aula, ignorando tutte le unanimi richieste provenienti dal territorio. Per altro, non bisogna certo essere dei geni per comprenderlo, già il semplice fatto che l’atto aziendale, il più importante atto di programmazione per la sanità del territorio, sia stato predisposto e approvato da chi, come la direttrice generale Natalini, aveva già deciso di abbandonare l’Ast di Ascoli sarebbe sufficiente per imporre uno stop.
Ed è chiaro che, se addirittura il sindaco Fioravanti è disposto ad andare contro ogni logica, pur di difendere l’indifendibile atto aziendale e non creare impacci al suo compagno di partito (il governatore Acquaroli), non ci si può certo attendere che sia il primo cittadino ascolano a far valere le ragioni del nostro territorio per quanto riguarda la centrale unica per l’emergenza. Che, per altro, è anche logico che venga dirottata nel fermano, dove in questi anni la giunta Acquaroli ha investito centinaia e centinaia di milioni di euro, rispetto alle briciole (per essere ottimisti) destinate al nostro territorio. E dove sono stati realizzati due nuovi e moderni ospedali che sono “anni luce” avanti rispetto alle strutture cadenti e inadeguate che sono presenti nel territorio piceno, per non parlare del fatto che nel nuovo ospedale di Fermo verrà notevolmente rafforzato tutto il reparto emergenza, mentre il “geniale” atto aziendale dell’Ast di Ascoli ha previsto che l’emergenza sia al “Mazzoni”, con strutture e attrezzature adeguate che, però, sono in gran parte concentrate a San Benedetto.
E’ chiaro che con questi presupposti avrebbe anche una logica la scelta del nuovo ospedale di Fermo, anche se rappresenterebbe l’ennesima pesante penalizzazione, in chiave sanitaria, perpetrata dalla Regione nei confronti del nostro territorio, in perfetta continuità con quanto sta avvenendo da anni. Nel silenzio di chi aveva invece promesso di difenderlo. Non resta che aspettare e verificare, naturalmente se l’atto aziendale dell’Ast di Fermo verrà approvato dalla Regione senza modifiche, allora l’ennesima beffa per il Piceno sarà realtà.