Dopo Almasri, Paragon: ombre inquietanti sul governo Meloni


Spiati con lo spyware Paragon, a disposizione solo ed esclusivamente dei governi e degli apparati governativi, il giornalista e direttore di “Fanpage” Cancellato e Luca Casarini. La società israeliana annulla il contrato con l’Italia per gravi violazioni, urgono spiegazioni dal governo

Non si sono ancore spente le furibonde polemiche per il caso Almasri, con la clamorosa “figuraccia” dei ministri Nordio e Piantedosi in versione “Gianni e Pinotto” in Parlamento, che sul governo rischia di abbattersi come uno tsunami una nuova furibonda tempesta, per certi versi forse ancora più pesante e grave di quella relativa all’aguzzino libico. Stiamo parlando del caso Paragon di cui nelle ore scorse si erano avuti i primi sentori e che ora è esploso in maniera fragorosa. E chissà se questa volta “la presidente del coniglio”, come è stata ribattezzata Giorgia Meloni in Parlamento da Elly Schlein per la sua indecorosa fuga sul caso Almasri, scapperà ancora una volta o se invece provare a dare qualche spiegazione plausibile.

Perché in questo caso le conseguenze potrebbero essere ancora più gravi e pesanti se non verranno adeguatamente chiariti alcuni punti ambigui e oscuri. Cerchiamo di partire come al solito dai fatti per provare a spiegare bene cosa è accaduto e quelle che, poi, possono essere le gravi implicazioni. Paragon è un software israeliano che ha lo scopo di prevenire gravi reati o mettere sotto controllo pericolosi criminali attraverso whatsapp. Fondata dall’ex premier israeliano Barak, la società Paragon vende i suoi strumenti informatici esclusivamente (e tassativamente) a clienti governativi che hanno l’obbligo, pena la sospensione del servizio stesso, di utilizzarli solo per la prevenzione del crimine e per il controllo di criminali, assolutamente non per mettere sotto controllo privati cittadini, tanto meno politici, attivisti o giornalisti. Ed è bene sottolineare che si tratta di un divieto tassativo e inderogabile che, nel caso non venga rispettato, porta all’immediata sospensione e revoca del contratto da parte della società israeliana.

Fino a qualche giorno fa in Italia, a parte pochi esperti del settore, praticamente nessuno aveva mai sentito parlare o era a conoscenza dell’esistenza di Paragon. Come al solito a far venire a galla la vicenda è stata la stampa internazionale, in particolare “The Guardian” che dalla settimana passata ha iniziato a pubblicare articoli secondo cui in Italia un giornalista e un attivista umanitario sarebbero stati spiati attraverso Paragon. Mercoledì scorso, poi, la conferma da parte di Meta Piatforms, che gestisce anche la piattaforma whatsapp, che nel nostro paese lo spyware Paragon era stato utilizzato per spiare alcune persone, tra cui il giornalista e direttore di “Fanpage” Francesco Cancellato e il fondatore dell’ong “Mediterranea Savin Humanitas”, Luca Casarini.

Nelle ore successive, sempre mercoledì, con una nota Palazzo Chigi ha confermato che 7 cittadini italiani sono stati spiati attraverso lo spyware Paragon, senza però spiegare se il governo italiano fosse cliente della Paragon Solution ma sostenendo che “è impossibile che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence e, quindi, del governo”. Nelle ore successive i media internazionali, che, guarda il caso, a differenza di quelli italiani hanno dato e stanno dando molto spazio a questa torbida vicenda (come al solito poi giovedì sera se ne è occupato in maniera approfondita Corrado Formigli), hanno svelato che Paragon Solution ha deciso di interrompere definitivamente e annullare il contratto con l’Italia.

In particolare ampi dettagli di quanto sta accadendo si trovano sul quotidiano israeliano “Haaretz” e soprattutto sul “The Guardian” che ha spiegato, citando fonti della stessa società israeliana, che Paragon Solution già la scorsa settimana aveva “per eccesso di cautela” inizialmente sospeso il contratto con l’Italia dopo che era emersa una prima accusa su un potenziale utilizzo abusivo dello spyware Graphite. Ieri, poi, è arrivata la decisione definitiva di rescindere completamente il contratto dopo che è stata accertata la violazione da parte dell’Italia dei termini di servizi e del quadro etico concordati nel contratto. Violazione determinata, appunto, dal fatto che sono stati spiati un giornalista e un’attivista umanitario. Fin qui la cronaca di quanto accaduto dalla quale, però, emergono dei dati di fatto molto inquietanti e inequivocabili che chi di dovere, in questo caso il governo, dovrà spiegare in maniera chiara.

Dunque, ricapitolando, quel che è certo ed inequivocabile è che lo spyware Paragon viene venduto esclusivamente a governi democratici ed enti governativi che, di conseguenza, sono gli unici che possono utilizzarli, dovendo però rigidamente attenersi (giustamente aggiungiamo) a determinate condizioni che ne vietano l’utilizzo se non per motivi di sicurezza legati all’attività della criminalità organizzata. E’ altrettanto certo che l’Italia, quindi apparati governativi del nostro paese, ha sottoscritto un contratto per l’utilizzo di Paragon e, sulla base di quanto prevedono le norme in vigore (in particolare la legge n. 124 del 3 agosto 2007, “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto”), sappiamo che tutte le iniziative riguardante la sicurezza (quindi anche l’acquisto e l’utilizzo di quel genere di spyware) sono sotto controllo del governo, nella persona del presidente del Consiglio e dell’autorità delegata per la sicurezza (dal novembre 2022 Alfredo Mantovano, nominato direttamente dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni).

Il presidente del Consiglio provvede al coordinamento delle politiche dell’informazione per la sicurezza, impartisce le direttive e, sentito il comitato interministeriale per la sicurezza, emana ogni disposizione necessaria per l’organizzazione e il funzionamento del sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica” recita il comma 3 dell’art. 1 della legge 124/2007 che non lascia dubbi in proposito sulla responsabilità primaria e principale del presidente del Consiglio. Un altro dato certo è che il governo, nella nota di Palazzo Chigi del 5 febbraio, ha solo negato che l’intelligence possa aver spiato Cancellato e Casalini, senza però ammettere il contratto con Paragon Solution. Altro dato certo e inequivocabile che sappiamo è che, a differenza di quanto sostiene il governo, in effetti il giornalista e direttore di “Fanpage” e l’attivista umanitario sono stati spiati e che, proprio per questo motivo, la società israeliana ha prima sospeso il contratto, poi dopo aver effettuato indagini e aver verificato quanto accaduto, come previsto dal codice etico, ha definitivamente annullato il contratto con l’Italia.

Sulla base di questi inoppugnabili fatti, emergono degli interrogativi inquietanti a cui il governo, e nello specifico la presidente del Consiglio, devono fornire risposte chiare senza scappare. Perché se, come sostiene la nota di Palazzo Chigi, non è opera del governo tutta l’operazione (l’acquisto di Paragon e il suo utilizzo), allora ci sono apparati governativi “fuori controllo” che giocano sporco. Ed in tal caso non sarebbe certo una situazione meno grave e meno imbarazzante per il governo stesso e per la presidente del Consiglio, perché sarebbe una chiara e clamorosa dimostrazione di inadeguatezza. Può sembrare un controsenso, ma nella sua preoccupante opacità la vicenda è sin troppo chiara, Paragon è venduta solo a apparati governativi e le norme italiane sono chiarissime, nulla si può muovere in questo campo senza l’autorizzazione e la supervisione della presidente del Consiglio e dell’autorità delegata per la sicurezza (Mantovano) che devono autorizzare qualsiasi tipo di operazione, anche l’acquisto di quello spyware e, ancor più, il suo utilizzo.

Quindi se il governo non sa nulla, come si evincerebbe dalla nota di Palazzo Chigi, vorrebbe dire che il governo stesso non ha il controllo sulla sicurezza del paese. E francamente non riusciamo a capire se questa ipotesi sia più o meno grave di quella secondo cui tutta l’operazione sarebbe stata svolta con l’autorizzazione del governo… Per altro a rendere ancora più inquietante la situazione è il fatto che, guarda il caso, ad essere spiati sono un giornalista e un attivista particolarmente invisi al governo. In particolare “The Guardian” sottolinea come Cancellato con i suoi articoli “denuncia i fascisti all’interno del partito di estrema destra del primo ministro Meloni”. Che questa volta non può e non deve cavarsela facendo finta di niente e fuggendo…

bookmark icon