Se ne vanno i primari consapevoli di non avere mezzi adeguati e prospettive, se ne vanno i pazienti e i cittadini che possono permetterselo, verso altre province o regioni o verso la sanità privata, ora se ne va anche la direttrice generale, la quinta in appena 2 anni…
Ma non è che per caso l’Ast di Ascoli in qualche modo è gestita da Pulcinelli? Come direbbe Lubrano, “la domanda sorge spontanea” vista l’incredibile somiglianza tra quanto accade in queste ore tra le fila bianconere, con Mirko Cudini che è il sedicesimo allenatore dell’era Pulcinelli, e nella locale azienda sanitaria territoriale che in appena 2 anni è già al quinto direttore generale. Continuando sul piano della satira e dell’ironia, si potrebbe fare una sorta di satirico parallelo tra la Natalini e Schettino, come il comandante della Concordia anche la Natalini si appresta ad abbandonare la nave che sta pian piano affondando.
Probabilmente anche perché con la predisposizione del nuovo piano aziendale ha concluso l’opera, ha finito di “affossare” quel che resta della derelitta sanità picena. Mettendo da parte l’ironia, purtroppo non ci si può stupire più di tanto, men che meno sorprendersi. L’addio della Natalini è solo l’ennesima triste conferma che chi ha l’opportunità fugge dalla sanità picena, duramente penalizzata negli ultimi anni (non che prima non lo fosse…) e ridotta in uno stato che definire pietoso è un eufemismo. Fuggono i cittadini e i pazienti che possono economicamente permetterselo, fuori provincia o fuori regione per ricoveri e interventi, o verso la sanità privata per visite e prestazioni che non vengono erogate in tempi decenti (e spesso neppure in tempi indecenti…) e che a pagamento possono effettuare quasi immediatamente.
Fuggono i primari che, a parte qualche rarissima eccezione, sono perfettamente consapevoli di non avere e prospettive e mezzi adeguati e che hanno la consapevolezza che quella locale è una sanità neppure di serie B, ad essere ottimisti di serie C. E fuggono anche i dirigenti e i direttori generali che hanno una qualche ambizione, magari dopo aver dato il proprio contributo all’opera di distruzione della sanità picena. Chi non può fuggire, il personale sanitario e i cittadini meno abbienti, ha la rassegnata certezza che comunque chi verrà al posto della Natalini non avrà modo di cambiare la situazione, almeno fino a che non cambierà la linea politica di chi governa le Marche che negli ultimi anni si è particolarmente accanito contro il nostro territorio, abbandonato a se stesso anche e soprattutto da chi aveva promesso di difenderlo.
Ed è altrettanto certo che chi arriverà al suo posto troverà una situazione a dir poco complicata sotto ogni punto di vista, con il piano aziendale che, se davvero verrà portato avanti così come è stato presentato e predisposto, costituirà un’ulteriore “mazzata” per il territorio e il clima sempre di scontro con le rappresentanze sindacali del personale sanitario.
“Non possiamo che esprimere forte preoccupazione per le sorti delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità pubblica picena che, da troppi anni, attendono di poter risolvere questioni contrattuali e normative che sino ad oggi nessuna direzione è riuscita a sanare – si legge in una nota della Fp Cgil – certamente il presidente Acquaroli ricorderà che in questo territorio, tra direttori generali e commissari straordinari, negli ultimi 4 anni si sono avvicendati ben 6 dirigenti che, alcuni per volontà, altri per impossibilità dettata dalla limitatezza temporale dell’incarico stesso, non hanno risolto questioni che nel resto delle Province sono sanate da tempo.
Tra gli arretrati dovuti, tempi di vestizione e di consegna e buoni pasto sono solo alcune delle questioni sulle quali non si vuole mettere mano e che anzi hanno visto ultimamente da parte della direttrice generale, forse come ultimi adempimenti prima della dipartita, la produzione di determine fortemente penalizzanti per il personale dipendente e per le quali sono già state prodotte dalle OO.SS. delle diffide di revoca. Il timore è dunque che questa direzione, che ha accelerato l’assunzione dei suddetti atti, non intenda operare alcuna revoca né rispetto ai tempi di vestizione pregressi né rispetto al nuovo regolamento mensa che se possibile peggiora le condizioni attuali di fruizione della mensa stessa aumentando il contributo delle lavoratrici e dei lavoratori che ne fruiscono, senza in alcun modo restituire neppure un euro a chi in questi anni avrebbe dovuto ricevere dei buoni pasto che l’azienda non ha mai riconosciuto”.
Non mancano, nella nota della Fp Cgil, gli auguri per la nuova avventura alla Natalini con, però, la richiesta di alcuni provvedimenti prima che se ne vada: “se dunque la dott.ssa Natalini, come annunciato, rientrerà presto nel suo territorio di origine, le chiediamo a gran voce di intervenire, almeno revocando gli atti da lei adottati, permettendoci di riaprire il confronto con chi, nei prossimi mesi, sarà alla guida dell’Ast ed evitando quindi che venga ricordata come la direttrice che ha lasciato un “regalo sgradito” a chi da anni chiede esclusivamente giustizia”. Durissimo anche il comunicato con cui commenta la notizia dell’addio della direttrice generale all’Ast di Ascoli la Fp Cisl che parla, a proposito di sanità, di “Marche sedotte e abbandonate”.
“Tutt’altro che inaspettato è l’abbandono dell’Azienda sanitaria territoriale di Ascoli da parte della direttrice Nicoletta Natalini – si legge nella nota della Fp Cisl – il normale epilogo nel momento in cui si scelgono dirigenti provenienti da altre regioni. Alla prima occasione, infatti, come già tutti avrebbero dovuto immaginare, la professionista ha colto l’occasione per tornare, con i galloni, nella sua terra natia lasciando alla Regione Marche l’onere di individuare, in appena due anni dalla nascita dell’Ast, il quinto direttore da porre ai vertici della oramai derelitta sanità pubblica picena.
Il successore, infatti, si troverà a gestire una situazione a dir poco esplosiva in quanto, oltre alle note difficoltà finanziarie che coinvolgono l’intero sistema della sanità pubblica, nell’azienda di Ascoli i dipendenti, a seguito di una reiterata violazione di diritti, vantano un credito nei confronti del loro datore di lavoro di diverse migliaia di euro cadauno, lamentano carichi di lavoro insostenibili derivanti dagli indiscriminati e drastici tagli del personale. Gli stessi lavoratori risultano stressati per i massacranti turni di lavoro, per le mobilità sul territorio, tanto selvagge quanto illegittime. Tutti questi elementi hanno compromesso totalmente la condizione ambientale nei singoli luoghi di lavoro con conseguente depauperamento della bontà del servizio sanitario pubblico del territorio tanto che la cittadinanza è costretta, di giorno in giorno,sempre più a rivolgersi alla fiorente sanità privata. Ricominciamo da tre…”.
Forse però, vista la situazione, sarebbe più corretto dire “ricominciamo da zero”…