Scarsa trasparenza e atto aziendale sanitario top secret, Piceno sempre più “Cenerentola delle Marche”


La denuncia della consigliera regionale Anna Casini: “Al contrario di quanto sta accadendo nelle altre province delle Marche, in quella di Ascoli i sindaci non hanno ancora ricevuto la bozza dell’atto aziendale sanitario, il principale documento di programmazione dell’Ast

Se la situazione della sanità marchigiana, nonostante gli improbabili proclami del governatore Acquaroli e dell’assessore Saltamartini, è sempre più preoccupante, nel nostro territorio ormai da tempo siamo “alla frutta”, con i cittadini ascolani abbandonati al proprio destino da chi aveva solennemente promesso di difenderli e tutelarli fino alla fine. “Mai più Cenerentola delle Marche per la sanità” era lo slogan ripetuto come un mantra dagli esponenti della destra ascolana nel corso della campagna elettorale per elezioni regionali del 2020. Sono bastati pochi mesi di governo regionale della destra, però, per rendersi conto (almeno a chi aveva creduto a quello slogan) che in realtà la situazione per il nostro territorio non solo non sarebbe migliorata ma, addirittura, stava progressivamente e notevolmente peggiorando, tanto da modificare beffardamente e amaramente quello slogan in “Sempre più Cenerentola delle Marche per la sanità”, con quegli stessi esponenti della destra ascolana che ora neppure ne parlano più della sanità nel Piceno.

Non che ce ne fosse bisogno, ma l’ennesima dimostrazione di come la nostra provincia sia meno ancora che “l’ultima ruota del carro” del “carrozzone” della sanità regionale è la vicenda relativa all’atto aziendale dell’Ast di Ascoli, portata alla luce dalla consigliera regionale Anna Casini. Sintetizzando, a differenza di quanto avviene nel resto delle Marche, dove le rispettive Ast hanno presentato la bozza di atto aziendale, il principale documento di programmazione dell’Ast stessa, e si stanno confrontando con i rappresentanti delle istituzioni locali prima della sua definitiva adozione, nel Piceno quella bozza (ammesso che esista…) è top secret. Con il sospetto, visto quanto avvenuto più volte in passato, che verrà alla luce solo “a giochi fatti”, senza alcun confronto con il territorio e con i suoi rappresentanti istituzionali. Nell’ormai tradizionale silenzio dei sindaci dei due comuni principali della provincia, Fioravanti e Spazzafumo, a cui evidentemente non interessa nulla della situazione della nostra sanità, a sollevare la questione è ancora una volta la consigliera regionale Anna Casini.

Dopo mesi di ritardi – accusa in una nota – i sindaci della provincia di Ascoli Piceno, peraltro costituiti come Conferenza, non hanno ancora ricevuto alcuna bozza dell’atto aziendale sanitario. Un fatto grave, visto che il documento rappresenta lo “statuto” dell’azienda e deve contenere le modalità di funzionamento della stessa. Nella sanità ascolana la parola partecipazione è stata da tempo sostituita dalla comunicazione (delle scelte già effettuate). Nel Piceno i sindaci non sono stati informati, al contrario che in altre province delle Marche dove si sta promuovendo un confronto con i rappresentanti istituzionali locali. Quando la trasparenza e la condivisione vengono negate, è legittimo il sospetto che ci sia qualcosa da nascondere: quali saranno le “fregature” per i cittadini piceni? Quali saranno le nuove scelte organizzative? Quali saranno le modifiche dei reparti? Quali gli eventuali accorpamenti? Quali le scelte strategiche? Quanti dipartimenti saranno previsti nella nostra provincia? Come saranno suddivise e organizzate le unità operative?”.

Domande che necessitano di immediate e chiare risposte, scelte strategiche che saranno fondamentali e determineranno il futuro della disastrata sanità picena e che, quindi, dovrebbero essere, se non condivise, quanto meno effettuate dopo un serio e approfondito confronto con i rappresentanti istituzionali del territorio. Per altro, a proposito di eventuali modifiche di reparti e accorpamenti, proprio in queste ore è in discussione il futuro dei reparti di Ginecologia e Ostetricia, con voci sempre più insistenti circa un possibile accorpamento.

Con sempre maggiore insistenza – si legge in una nota congiunta dei consiglieri comunali di Pd, Ascolto & Partecipazione e Ascoli Bene Comune – si parla di un possibile accorpamento delle Unità Operative Complesse (Uoc) di Ginecologia e Ostetricia, attualmente presenti presso gli ospedali di Ascoli e San Benedetto. Si prevederebbe l’istituzione di un unico reparto, che verrebbe collocato in uno dei due ospedali.  Tale ipotesi potrebbe essere giustificata dalla diminuzione delle nascite registrata su scala nazionale, che si riflette anche nella nostra provincia: nel 2024, infatti, i nuovi nati sono stati 1133. Tuttavia, una decisione di questa portata richiede trasparenza, condivisione e il coinvolgimento delle istituzioni locali, considerando l’impatto significativo che avrebbe sull’accesso ai servizi sanitari per i cittadini della provincia. Ad oggi, nonostante sia trascorso un anno dall’istituzione dell’Azienda Sanitaria Territoriale (Ast) di Ascoli, l’atto aziendale – documento indispensabile per chiarire l’organizzazione e le strategie della sanità locale – non è ancora stato reso pubblico“.

A tal proposito i consiglieri comunali dell’opposizione hanno presentato un’interrogazione al sindaco Fioravanti per sapere se effettivamente è confermata questa soluzione e, nel caso, quale ospedale sarebbe stato scelto per ospitare il reparto unificato (e i criteri che avrebbero portato a quella scelta). Ma se il futuro dei due ospedali è inevitabilmente al centro dell’attenzione, a destare preoccupazione è la situazione complessiva.

Parallelamente – prosegue la nota della Casini – non si può ignorare il grave stato di difficoltà in cui versano i presidi della medicina territoriale. Le guardie mediche, le case della salute e altri servizi fondamentali continuano a soffrire di una cronica mancanza di risorse e di organizzazione, con conseguenze dirette sull’intasamento dei pronto soccorso. A ciò si aggiunge la situazione critica degli ospedali di comunità la cui realizzazione è in alto mare. Le responsabilità politiche di questa situazione sono evidenti e hanno nome e cognome. Così come in passato si pretendeva che l’ex presidente Ceriscioli intervenisse personalmente nei consigli comunali, oggi è necessario che il presidente Acquaroli faccia lo stesso, assumendosi le responsabilità di fronte alle istituzioni e ai cittadini. Anche se Acquaroli preferisce evitare il confronto diretto e il dibattito pubblico, e predilige le iniziative organizzate dove tutto viene edulcorato. I cittadini del Piceno hanno diritto alla stessa attenzione e trasparenza che si riserva alle altre province. Davvero si può pensare che l’atto aziendale venga redatto dall’AST senza alcuna partecipazione dei cittadini e dei loro rappresentanti?”.

In attesa che qualcuno si degni quanto meno di rispondere, il sospetto che la risposta possa essere affermativa è più che fondato…

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