Un Natale tra tristezza, preoccupazione e speranza


Come lo scorso anno sarà un Natale triste pensando alla guerra in Ucraina, al massacro che prosegue a Gaza ma anche all’ennesimo femminicidio che questa volta ha colpito il nostro territorio. E il quadro generale nel nostro paese non è certo particolarmente edificante

E’ passato un anno ma per certi versi è come se il tempo si fosse fermato. Esattamente come 12 mesi fa, sarà ancora una volta un Natale caratterizzato da una profonda tristezza, unita ad una crescente preoccupazione. E proprio come lo scorso anno, anche quello del 2024 sarà un Natale segnato dalle guerre, dalla morte e dalla distruzione che stanno provocando.

In realtà quella a Gaza e nel Medio Oriente più che una guerra è un autentico massacro, ai limiti (se non già oltre) del genocidio. Nessuno può e deve dimenticare come tutto è iniziato, la ferocia del criminale atto terroristico di Hamas in quel maledetto 7 ottobre del 2023. Ma lo sdegno per l’a­tro­ce e vio­len­ta fe­ro­cia dei ter­ro­ri­sti di Ha­mas non può af­fat­to giu­sti­fi­ca­re quel­lo che sta fa­cen­do Israe­le nei con­fron­ti del­la po­po­la­zio­ne pa­le­sti­ne­se di Gaza, sia­mo di fron­te ad inau­di­ti cri­mi­ni di guer­ra che, se esi­stes­se an­co­ra un or­ga­ni­smo in­ter­na­zio­na­le con un bri­cio­lo di cre­di­bi­li­tà, an­dreb­be­ro pu­ni­ti e san­zio­na­ti du­ra­men­te. I numeri sono semplicemente terrificanti, si viaggia verso quota 50 mila morti civili, di cui circa 15 mila bambini, una strage senza precedenti che mette chi la sta perpetrando sullo stesso piano dei terroristi di Hamas. La Corte internazionale di giustizia dell’Aja da novembre ha spiccato un mandato di cattura nei confronti di Netanyahu e dell’ex ministro Gallant che, però, è purtroppo destinato a restare lettera morta.

Numeri non meno tragici quelli della guerra in Ucraina che dopo oltre 2 anni ha prodotto decine di migliaia di morti civili, tra cui migliaia di bambini e perdite militari che superano il mezzo milioni di uomini (oltre 300 mila russi, circa 200 mila ucraini). Se possibile in questo caso ci sono ancora meno possibilità che il “criminale” Vladimir Putin possa essere concretamente arrestato, come chiesto più di un anno e mezzo fa sempre dalla Corte dell’Aja per crimini di guerra e per la deportazione di bambini ucraini in Russia.

Tra i tan­ti aspet­ti col­la­te­ra­li pro­dot­ti da que­ste guer­re c’è an­che e so­prat­tut­to il ter­ri­fi­can­te im­bar­ba­ri­men­to di una par­te del­l’in­for­ma­zio­ne e del­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca, so­prat­tut­to nel no­stro pae­se, che con­si­de­ra un par­ti­co­la­re ir­ri­le­van­te la stra­ge di ci­vi­li e di bam­bi­ni e, peg­gio an­co­ra, che si com­muo­ve solo per al­cu­ne vit­ti­me. Lo ab­bia­mo scrit­to e lo ri­ba­dia­mo con for­za, la per­di­ta di ogni vita uma­na, ogni es­se­re uma­no uc­ci­so è per noi un even­to dram­ma­ti­co, inac­cet­ta­bi­le, a pre­scin­de­re dal­le even­tua­li ra­gio­ni che pos­so­no es­ser­ci alla base. Per que­sto chi dav­ve­ro ha an­co­ra con­ser­va­to un bri­cio­lo di uma­ni­tà e di coe­ren­za non può che con­dan­na­re du­ra­men­te la stra­ge com­piu­ta da Ha­mas ma, al tem­po stes­so, an­che l’i­nau­di­ta ven­det­ta che sta por­tan­do avan­ti Israe­le.

Così come, al di là di ogni al­tra con­si­de­ra­zio­ne, non si può non es­se­re dal­la par­te del­l’U­crai­na, ag­gre­di­ta e at­tac­ca­ta dal­la Rus­sia di Pu­tin. Se il qua­dro in­ter­na­zio­na­le è così gri­gio, an­che quel­lo del no­stro pae­se non è cer­to più edi­fi­can­te. Anzi, per certi versi è semplicemente surreale perché da un lato c’è il racconto ottimistico e incantato della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del suo governo, dall’altra la realtà di tutti i giorni che invece mostra un paese sempre più in affanno, dove aumentano povertà e disparità sociali. Senza dilungarci troppo, la situazione più drammatica, e purtroppo destinata inevitabilmente a peggiorare viste le scelte del governo, riguarda la sanità, con il record negativo fatto segnare con ben 4,5 milioni di italiani che hanno rinunciato alle cure per motivi economici e per i tempi di attesa. Per altro la presidente del Consiglio su questo argomento continua impunemente a prendere in giro gli italiani, strumentalizzando un presunto aumento del fondo nazionale sanitario che, però, si scontra con la realtà che dimostra che in concreto la spesa sanitaria non è cresciuta affatto (basta guardare il rapporto con il pil). Per non parlare, poi, del fatto che continua vergognosamente a crescere la quota di spesa destinata alla sanità privata. Altro argomento dolente sono le retribuzioni, con l’Italia che continua ad essere fanalino di coda, grazie anche all’inspiegabile ostracismo del governo sul salario minimo garantito.

A rendere più triste il Natale nel nostro territorio i tragici eventi dei giorni scorsi, con la tragedia in famiglia a Ripaberarda. Quello della povera Emanuela è purtroppo l’ennesimo femminicidio di questo drammatico 2024, poco conta se le vittime sono 120, 115, 110, non c’è accordo sui numeri ma dovrebbe essere chiaro a tutti che, 5 di più o 5 di meno, non cambia la sostanza, siamo di fronte ad una drammatica emergenza sociale che non si può assolutamente ignorare e che andrebbe affrontata con ben altra serietà. Al di là di tutto, complessivamente il quadro generale non è certo dei più edificanti, senza quasi rendersene conto si stanno restringendo anche le libertà individuali e la libertà di espressione costituzionalmente garantita è sempre più a rischio.

 “When you think you ‘ve had too much of this life, well hang on, eve­ry body hurts, take con­fort in your friends” can­ta­va­no i Rem nel 1992 in una del­le più bel­le can­zo­ni scrit­te dal­la band sta­tu­ni­ten­se, poi uti­liz­za­ta dal go­ver­no in­gle­se per una ope­ra­zio­ne be­ne­fi­ca in oc­ca­sio­ne del ter­re­mo­to di Hai­ti del 2010. “Quan­do pen­si di aver­ne avu­to ab­ba­stan­za di que­sta vita, beh tie­ni duro. Tut­ti sof­fro­no, tro­va con­for­to nei tuoi ami­ci”. E si­cu­ra­men­te non c’è pe­rio­do mi­glio­re di quel­lo na­ta­li­zio, an­che e so­prat­tut­to in que­sto dif­fi­ci­le con­te­sto na­zio­na­le ed in­ter­na­zio­na­le, per pro­va­re un po’ di con­for­to ne­gli ami­ci, nei pa­ren­ti. Ed a pro­po­si­to di ami­ci, il Na­ta­le che è alle por­te è l’oc­ca­sio­ne mi­glio­re per rin­gra­zia­re i tan­ti ami­ci che con­ti­nua­no a se­gui­re que­sto blog. I miei au­gu­ri e, so­prat­tut­to, i miei più sin­ce­ri rin­gra­zia­men­ti van­no a tut­ti co­lo­ro che con­ti­nua­no a leg­ger­mi, ad in­co­rag­giar­mi, che mi scri­vo­no per se­gna­lar­mi si­tua­zio­ni me­ri­te­vo­li di at­ten­zio­ne, per for­nir­mi spun­ti in­te­res­san­ti e, so­prat­tut­to, che mi esor­ta­no a pro­se­gui­re, ad an­da­re avan­ti.

Rappresentano un forte stimolo a proseguire, anche se è innegabile che la fatica e la pressione sempre più forte si fanno sentire. Non è mai stato semplice provare a fare un’informazione libera, attenta esclusivamente ai fatti. Non lo è mai stato in generale nel nostro paese, è ancora più complicato ora, anche e soprattutto a causa e per colpa di norme (a scanso di equivoci, c’erano prima di questo governo che le sta solo utilizzando ed estremizzandole di più) che vanno contro la libertà di espressione. A tutto ciò si aggiunge il clima sempre più violento e incattivito, senza vo­ler fare un inop­por­tu­no vit­ti­mi­smo, si po­treb­be scri­ve­re un li­bro (e non è esclu­so che pri­ma o poi non lo fac­cia…) sul­le mi­nac­ce, i ri­cat­ti, le pres­sio­ni che bi­so­gna sop­por­ta­re e che spes­so vi­gliac­ca­men­te col­pi­sco­no an­che la sfe­ra fa­mi­lia­re. Na­tu­ral­men­te al­tra cosa e al­tro di­scor­so co­lo­ro che sol­le­va­no cri­ti­che, che non con­di­vi­do­no al­cu­ni giu­di­zi, al­cu­ne pre­se di po­si­zio­ne. An­che a loro van­no i miei rin­gra­zia­men­ti, le cri­ti­che, an­che dure (ma sen­za tra­scen­de­re ne­gli in­sul­ti e nel­le of­fe­se), se con­cre­te e mo­ti­va­te aiu­ta­no a cre­sce­re, a mi­glio­rar­si, pos­so­no es­se­re an­che più uti­li de­gli elo­gi. Per il momento, nonostante tutto, c’è ancora la volontà di andare avanti ma è innegabile che inevitabilmente certe riflessioni si fanno sempre più insistenti.

In ogni caso a tut­ti voi van­no i miei più sin­ce­ri e sen­ti­ti au­gu­ri con la spe­ran­za che il Na­ta­le pos­sa re­ga­lar­vi, per quan­to pos­si­bi­le, un mo­men­to di se­re­ni­tà. L’ap­pun­ta­men­to qui su que­sto blog è per il 27 di­cem­bre. Ci sono an­co­ra tan­te sto­rie in­te­res­san­ti da rac­con­ta­re in que­sto fine 2023. E, ne sia­mo cer­ti, ce ne sa­ran­no tan­tis­si­me an­che nel nuo­vo anno…

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