Le vicende di Bologna dimostrano ancora una volta la mancanza di senso dello Stato di chi, come Meloni e La Russa, finge di dimenticare di aver giurato su una Costituzione “antifascista”. Dai video della manifestazione emergono particolare inquietanti sulle forze dell’ordine
C’è un sentimento a dir poco contrastante nel pensare e commentare quanto avvenuto a Bologna nel fine settimana e le reazioni che ha generato. Perché da un lato c’è la rabbia per l’affronto subito da una città che ha già pagato duramente la vicinanza tra l’estrema destra, in quel caso eversiva, e pezzi dello Stato e per l’ennesima dimostrazione dell’inadeguatezza di chi (almeno alcuni di loro) riveste così importanti cariche istituzionali.
Ma dall’altro ci sono l’orgoglio e la soddisfazione per la reazione della città di Bologna, dei suoi cittadini che hanno accolto come meritava il corteo di Casapound, quelli che il sindaco Lepore ha definito le 300 camicie nere , manifestando la propria contrarietà, ribadendo che Bologna è una città antifascista e intonando “Bella ciao”. Però di fronte a certe immagini, a certe affermazioni è inevitabile provare un profondo senso di indignazione. Partiamo da uno dei video pubblicati dal Corriere del Sera nel quale si vedono da una parte il corteo delle “300 camicie nere” avanzare tra i soliti slogan a dir poco “vomitevoli”, con le forze dell’ordine che osservano mentre di fronte, dietro le transenne, cittadini bolognesi che si trovano a passare da quelle parti si radunano ed iniziano ad intonare “Bella ciao”.
Le immagini sono chiare e inequivocabili, da una parte c’è il corteo di Casapound che non doveva in alcun modo essere lì, con i loro cori che inneggiano al fascismo, dall’altra cittadini comuni (si vedono coppie, famiglie) che, comprensibilmente indignati, rispondono intonando “Bella ciao”. Poi spunta quello che è del tutto evidente che sia un funzionario delle forze dell’ordine che inizia a riprendere non chi inneggia al fascismo, che, piaccia o no, continua ad essere un reato, ma quei comuni cittadini che intonano un canto che è diventato simbolo delle battaglie per le libertà. Purtroppo non è la prima volta che accade una simile vergogna, che chi manifesta apertamente il proprio antifascismo venga filmato, schedato o addirittura fermato dalle forze dell’ordine.
Una vergogna inaccettabile, se dovessimo prendere come riferimento quel video dovremmo pensare che nella nostra Costituzione è l’antifascismo ad essere considerato fuori legge, non il fascismo come invece è. Sarebbe importante e doveroso sapere, che qualcuno spieghi se quella di quel funzionario è un’iniziativa personale o se frutto di “ordini dall’alto” e, nel caso, per quale dannato motivo ci si preoccupa di riprendere e schedare tranquilli cittadini e non chi continua ad avere comportamenti che, fino a che non viene cambiata la Costituzione, continuano ad essere fuori legge. Sarebbe già sufficientemente inquietante così ma purtroppo c’è dell’altro a rendere il quadro molto più preoccupante. C’è una durissima e sconcertante denuncia su quanto accaduto a Bologna che arriva direttamente dal sindacato di polizia, il Silp Cgil.
“Condanniamo con fermezza la violenza indipendentemente dalla sua origine – si legge nel comunicato del sindacato – tuttavia riteniamo inaccettabile quanto abbiamo potuto osservare in alcune immagini che mostrano uno dei leader dei movimenti di estremi destra dare ordini ai funzionari responsabili dell’ordine pubblico”. Anche in questo caso c’è un video pubblicato ancora dal Corriere della Sera che non lascia spazio ad interpretazioni, nel quale si vede e si sente uno dei leader della manifestazione di estrema destra rivolgersi a funzionari delle forze dell’ordine. “Fate abbassare gli scudi” intima uno dei manifestanti ai funzionari delle forze dell’ordine che, magari solo per caso, immediatamente eseguono. Situazioni che possono essere normali in uno stato di polizia, in una dittatura militare ma che in un paese democratico, in cui ancora è in vigore una Costituzione come quella italiana, è semplicemente inaccettabile.
I video sono visibili a tutti e non lasciano alcuno spazio ad altre interpretazioni, in un paese civile il governo, il presidente del Consiglio e il ministro dell’interno avrebbero dovuto pretendere chiarezza. “La sicurezza pubblica deve essere assicurata senza infiltrazioni né pressioni esterne da alcun gruppo o movimento politico” ricorda il Silp. Che, poi, contesta apertamente chi ha deciso di consentire la manifestazione neofascista perché “non ha tenuto conto del contesto delicato in cui si sono svolte le manifestazioni e ha posto i presupposti per l’intensificarsi di scontri e tensioni”.
Ed il vero nocciolo della questione, naturalmente oltre i comportamenti ambigui di alcuni funzionari delle forze dell’ordine, è questo. Non tanto, come invece è avvenuto, il perché sia stata fatta in centro e non in periferia (piazza della Pace), come indicato chiaramente dal Comitato di sicurezza (a cui hanno partecipato tutti, sindaco, prefetto, questura, rappresentanti del governo) che piuttosto è un’aggravante. Pesante, per carità, perché una volta che a quella riunione era stato deciso in un modo non si capisce perché e, soprattutto, chi ha cambiato la decisione. Per altro da anni ci ripetono, in occasione di provvedimenti restrittivi del Comitato di sicurezza, che quelle decisioni sono irrevocabili e da rispettare senza discussioni, perché mai in questo caso non è accaduta la stessa cosa?
Soprattutto, però, ciò che continua ad essere assolutamente inaccettabile è che vengano autorizzate come se nulla fosse manifestazioni e cortei in cui si inneggia senza troppe remore al fascismo. E che questo sia avvenuto anche in questa occasione non ci sono dubbi, ci sono video in cui si sentono gli slogan inneggianti al fascismo (tra cui il celeberrimo “ce ne freghiamo della galera, camicia nera trionferà…”). Eppure la nostra Costituzione lo vieta, così come le norme ancora in vigore. Quindi in assoluto non è accettabile che si continui a far finta di nulla. Nel caso in questione, poi, c’è un’ulteriore pesante aggravante rappresentata dal fatto che Bologna è una città duramente colpita dall’estremismo nero, dalle azioni delle organizzazioni neofasciste (in collaborazione con pezzi deviati dello Stato).
Anzi, la città emiliana è stata teatro del più sanguinoso attentato, di matrice fascista come hanno sancito le sentenze dei tribunali italiani, del dopoguerra, la boma alla stazione di Bologna. E chi, come la presidente del Consiglio Meloni e il presidente del Senato La Russa finge di ignorare questo particolare certo non irrilevante, per provare a spostare la palla dall’altra parte del campo, dimostra di non aver alcun rispetto per quei morti, per quella città ma, più in generale, per la nostra nazione. Altro che patrioti, questa gente neppure sa cosa significa il rispetto della patria. Hanno giurato sulla Costituzione anti-fascista, sono ipocriti, codardi e incoerenti, se non la condividevano allora dovevano evitare di farlo.
Purtroppo è “la loro natura” che li rende assolutamente incompatibili e inadeguati a rivestire cariche istituzionali che, alla fine, dovrebbero rappresentare tutti gli italiani, anche quelli che non li hanno votati. Invece ancora una volta Meloni e La Russa (Salvini non merita neppure di essere preso in considerazione…) hanno dimostrato di non avere alcun senso dello Stato, di guardare e rappresentare solo una parte, la peggiore, del proprio elettorato, quella da cui d’altra parte provengono. E’ questo il vero scandalo dei fatti accaduti a Bologna. Un’onta, l’ennesima di questo periodo buio, su cui dovrebbero riflettere quelli che continuano a discutere di “fuffa”, esponenti politici e giornalisti, che sopraffatti dal proprio smisurato ego continuano a fingere di non rendersi conto dell’assoluta gravità della situazione.
Quelli che, di fatto, sono i migliori alleati, e quindi complici, della Meloni e della pericolosissima deriva del suo governo…