La strage infinita, boom dei morti sul lavoro


Secondo i dati di Open Data Inail nei primi 9 mesi del 2024 in Italia sono aumentati  infortuni e morti sul lavoro. Va un po’ meglio nelle Marche dove  si registra una diminuzione degli incidenti mortali mentre continuano a crescere le malattie professionali

I numeri sono semplicemente agghiaccianti. Nel nostro paese si verificano 3 incidenti mortali e oltre 1.600 infortuni ogni giorno, con dati che purtroppo continuano addirittura a crescere. Va un pochino meglio nelle Marche sono complessivamente si registra una leggera diminuzione (-0,8%) degli infortuni ed una più consistente degli incidenti mortali (-36,8%), anche se resta alta la media, con oltre 45 infortuni sul lavoro al giorno e più di un incidente mortale al mese. Per altro a questi dati in leggero miglioramento fa da contraltare nella nostra regione quello sulle malattie professionali che, invece, continuano impietosamente ad aumentare, con +19,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Sono complessivamente sconfortanti i dati che arrivano da Open Data Inail relativi ai primi 9 mesi nell’anno. Nel corso dei quali in Italia sono state presentate all’Inail 433.002 denunce di infortunio sul lavoro, con un aumento dello 0,5% rispetto ai primi 9 mesi del 2023. Purtroppo maggiore l’incremento per quanto riguarda gli infortuni mortali che passano da 761 a 776, con una crescita del 2%. Per quanto concerne le Marche gli infortuni denunciati nei primi 9 mesi del 2023 sono stati 12.378, come anticipato in diminuzione, con 12 infortuni mortali rispetto ai 19 denunciati nello stesso periodo dell’anno passato, di cui 4 in itinere. Quello delle costruzioni con 3 decessi è il settore maggiormente colpito, tutti uomini le vittime, l’81% lavoratori italiani.

Ancona con 5 decessi è la provincia più colpita seguita da Fermo con 3, Macerata con 2 poi Ascoli Piceno e Pesaro Urbino con un morto ciascuna. Tutte le province marchigiane registrano delle diminuzioni nelle denunce d’infortunio presentate all’Istituto. Più specificatamente Ancona da 4.241 a 4.203; Ascoli Piceno da 1.687 a 1.638 (-2.9%); Fermo da 933 a 1.004; Macerata da 2.642 a 2.585; Pesaro Urbino da 2.979 a 2.948. Per quanto concerne i comparti il manifatturiero registra una diminuzione del 2.6% (da 1.987 a 1.935); mentre sono sintomatici gli incrementi nei seguenti settori. costruzioni, +11.3% (da 959 a 1.067); Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature n.c.a. +20.8% (da 192 a 232); commercio all’ingrosso e al dettaglio-riparazione di autoveicoli e motocicli + 24.9% (da 563 a 703 denunce); amministrazione pubblica e difesa – assicurazione sociale obbligatoria +161% (da 54 a 141); istruzione +114% (da 14 a 30).

Sono invece in aumento gli infortuni in itinere che passano da 2.022 a 2.046 (+1,2%), in particolare un incremento sostanzioso (+8,9%) lo fanno registrare quelli con mezzi di trasporto. Soprattutto, però, prosegue purtroppo il trend negativo delle malattie professionali nella nostra regione che passano da 4.959 a 5.925 (+19,5%). Le Marche si confermano una delle regioni con il più alto numero di malattie professionali, al terzo posto in Italia dietro Toscana e Puglia. Tutte le province marchigiane registrano un incremento delle patologie professionali denunciate all’Istituto, Ancona da 961 a 1.333 (+38.7%); Ascoli Piceno da 579 a 627 (+8.3%); Fermo da 630 a 701 (+11.3%); Macerata da 1.487 a 1.846 (+24.01%); Pesaro Urbino da 1.302 a 1.418 (+8.9%). I tumori aumentano del 20% (da 44 a 53), le malattie del sistema nervoso (G00-G99) da 878 a 977 (+11.3%), le Malattie dell’orecchio e dell’apofisi mastoide (H60-H95) da 245 a 257 (+4.9%), le malattie del sistema osteo muscolare e del tessuto connettivo (M00-M99) da 3.415 a 4.120 (+20.6%).

“Il calo degli infortuni registrati nelle Marche dipende da più fattori – commenta Guido Bianchini membro del comitato nazionale Uil – più attenzione, maggiore consapevolezza, più In-Formazione e addestramento, ma anche dalle ore di CIG autorizzate pari a 15,2 milioni di ore tra Cassa integrazione, FIS e altri fondi di solidarietà. Ciò vuol dire meno ore lavorate e utilizzo degli impianti quindi meno presenza in fabbrica e meno rischi lavorativi. Il ricorso alla CIG è presente in tutte le province marchigiane”.

“I dati illustrati, sempre provvisori e soggetti a variazioni – prosegue Bianchini – sono sempre fonte di riflessione e preoccupazione. I numeri dicono sempre qualche cosa! Preoccupa l’attualità dei rischi legati alla circolazione stradale che, peraltro, colpiscono in misura relativamente maggiore le donne che pagano il loro triplice ruolo di moglie-madre-lavoratrice in termini di lucidità e concentrazione nella guida. Il dato sulle malattie professionali è un segnale di allarme soprattutto se, in prospettiva futura, si parla di invecchiamento della popolazione attiva. Bisogna senza indugi approfondire i motivi ed i rischi che nel tempo producono l’evento patologico: è prioritario garantire a lavoratrici e lavoratori luoghi di lavoro più sicuri ed una vita post lavorativa che consenta a tutti di potersi godere l’agognata pensione”.

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