La surreale celebrazione del G7 della sanità… negata!


Mentre il governatore Acquaroli festeggia l’evento, dopo la Corte dei Conti anche il rapporto Gimbe evidenzia inequivocabilmente il disastroso stato di salute della sanità marchigiana, con lo sconcertante aumento di famiglie marchigiane che rinunciano alle cure

Come si legge in uno dei tanti commenti negativi sotto il post del governatore marchigiano Acquaroli che annuncia l’evento, quello che si è aperto ad Ancona sarebbe più corretto definirlo il G7 della sanità… negata! Perché, come ha evidenziato nelle ore scorse il 7° rapporto Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la sanità italiana è in agonia, “è la vera emergenza del paese” afferma Nino Cartabellotta presidente della Fondazione Gimbe. E in quadro così poco edificante, se possibile la situazione delle Marche è ancora più allarmante.

Oggi la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale è prossima al punto di non ritorno. Infatti i suoi principi fondanti, in attuazione dell’art. 32 della Costituzione, sono stati ormai traditi e numerosi problemi condizionano la vita quotidiana delle persone, in particolare delle fasce socio economiche più deboli: interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità a iscriversi ad un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata e impoverimento delle famiglie sino alla rinuncia alle cure. Nel marzo 2013 la Fondazione Gimbe aveva previsto che la perdita del SSN si sarebbe manifestata come il lento e silenzioso scivolamento di un ghiacciaio, attraverso anni, lustri, decenni. Oggi, quasi 12 anni dopo, dati, cronaca e sondaggi dimostrano che il collasso del SSN ha già compromesso tale diritto per le fasce socio-economiche più deboli, per gli anziani fragili e nel Mezzogiorno” si legge nell’introduzione al rapporto.

Che poi in quasi 200 pagine fotografa la disastrosa situazione snocciolando dati e numeri, a livello nazionale ma anche regionali, che se confrontati con il resto dell’Europa e dei paesi Ocse evidenziano come, almeno per quanto riguarda la sanità, l’Italia è ormai un paese da “terzo mondo”. Solo qualche dato per rendere un’idea. Partendo dallo sconcertante divario che esiste tra l’Italia e i paesi Ocse membri dell’Unione europea nella spesa sanitaria pubblica pro capite, ben 889 euro in meno rispetto alla media Ocse, con un gap complessivo che supera i 50 miliardi di euro. La spesa sanitaria totale (pubblica e privata) registra un clamoroso calo rispetto al 2022 e scende all’8,4% in rapporto al pil, con una diminuzione dello 0,6% che pone il nostro paese nettamente al di sotto della media Ocse (9,1%) e di quella dell’Unione europea (8,9%).

Considerando il clamoroso aumento del 10,3% della spesa privata (la spesa a carico delle famiglie), è del tutto evidente che il “tonfo” è determinato esclusivamente dalla diminuzione della spesa pubblica. Che nel 2023 in Italia si attesta al 6,2% del pil, ben al di sotto della media Ocse del 6,9% e della media dell’Unione europea del 6,8%. Ma il dato che dovrebbe far maggiormente riflettere è quello relativo alle persone che nel 2023 hanno rinunciato a curarsi, quasi 4,5 milioni, di cui 2,5 milioni per motivi economici (gli altri per le conseguenze delle interminabili liste di attesa. E poi si potrebbe andare avanti ancora citando il boom della mobilità passiva, i disagi crescenti sui tempi di attesa, fino all’impossibilità in diverse regioni (tra cui anche le Marche…) di prenotare alcune prestazioni, il caos nei pronti soccorsi, il preoccupante abbandono del SSN del personale.

In un simile quadro nazionale così desolante, effettivamente Ancona e le Marche appaiono davvero il luogo ideale e più azzeccato per celebrare il G7 della sanità negata, vista dal desolante e disastrosa situazione in cui sta precipitando la sanità marchigiana. Lo sanno bene i marchigiani che ne subiscono quotidianamente le conseguenze ma lo confermano tutti i dati e i numeri. Nei giorni scorsi era stata la Corte dei Conti delle Marche, nella relazione sulla parificazione del bilancio regionale, a certificarlo in maniera inequivocabile, evidenziando tra l’altro il saldo pesante negativo (quasi 40 milioni di euro) tra mobilità attiva e passiva e le gravissime difficoltà che permangono nella gestione delle liste di attesa e delle prestazioni ambulatoriali, per non parlare del “flop” nel recupero delle prestazioni non effettuate nel periodo del covid (in particolare con gli screening oncologici dove l’obiettivo era superare il 90% di recupero e, invece, ci si è fermati al 34%).

Ma dati se possibili peggiori sono quelli che snocciola il rapporto Gimbe secondo cui le Marche occupano il terzo gradino del podio nazionale (solo Sardegna e Lazio hanno fatto peggio) nella poco onorevole graduatoria delle rinunce alle cure, con ben il 9,7% delle famiglie marchigiane costrette a rinunciare, clamorosamente al di sopra della media nazionale del 7,6%. Un dato eclatante e imbarazzante, ancora più in considerazione del fatto che rispetto al 2022 si registra un aumento del 2,7% e che rispetto al periodo pre covid praticamente è raddoppiato il numero delle famiglie marchigiane che rinuncia alle cure.

Sempre il rapporto Gimbe evidenzia la consistente diminuzione delle perfomance Lea nelle Marche, con una progressiva diminuzione e una perdita di 14,7 punti, uno dei risultati peggiori a livello nazionale. Situazione non migliore per quanto riguarda le infrastrutture sanitarie ed in particolare la concretizzazione di quanto previsto dal Pnrr. Delle 29 Case della Comunità che dovevano essere realizzate nelle Marche ne sono state concretamente attivate solo 3, pari al 10% rispetto alla media nazionale superiore al 20%, mentre per quanto riguarda gli ospedali di comunità dei 9 previsti ne è stato attivato uno solamente pari all’11%, anche in questo caso la metà rispetto alla media nazionale. E poi ancora le carenze del personale sanitario, la diminuzione dei posti letto, si potrebbe proseguire all’infinito ad elencare tutte le problematiche della sanità marchigiana.

Giorgia Meloni va in aiuto del suo amico di partito Acquaroli organizzando il G7 sulla sanità proprio nelle Marche – accusa l’on. ascolano Augusto Curti – raccontando la favola di una sanità all’avanguardia mentre ogni giorno ne minano un pezzo, ogni diminuiscono i presidi nei territori, soprattutto quelli interni. Diminuiscono i posti letto nei reparti, i medici e il personale infermieristico, i medici di medicina generale sono sempre meno e con orari sempre più ridotti, liste di attesa per visite ed esami chiuse o con tempi biblici. E poi i marchigiani che rinunciano a curarsi passano dal 7 al 9,7%, le Marche sono tra le peggiori a livello nazionale. Insomma un disastro del peggiore governo mai avuto a livello regionale”. Che, pure, ha la “faccia tosta” di provare a far credere il contrario, mettendo in scena questa inopportuna e inquietante improbabile celebrazione fastosa di una sanità allo sbando.

Un teatrino che fa tragicamente venire in mente la famosa orchestrina del Titanic che continuava a suonare e festeggiare mentre la nave affondava…

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