Errori, ingenuità, limiti: l’Ascoli è già in difficoltà


La meritata sconfitta interna con la Lucchese fa scattare l’allarme. Al di là dei noti problemi a centrocampo, la squadra non riesce mai a sfruttare la qualità dei giocatori offensivi e soffre terribilmente anche nella fase difensiva. Inevitabili i dubbi su mister Carrera

Senza troppi giri di parole, quella di domenica sera al Del Duca contro la Lucchese è una bruttissima sconfitta che solleva non pochi interrogativi intorno all’Ascoli. Il primo, inevitabile, riguarda l’allenatore Carrera, confermato dopo il finale di stagione scorso non negativo (ma non sufficiente ad evitare la retrocessione) e mai convincente in queste prime giornate di campionato. Il secondo riguarda invece il reale valore della rosa bianconera che non riguarda più solamente il centrocampo, settore nel quale è sin troppo evidente che manca qualcosa.

Perché dopo le prime 5 giornate e 6 gol incassati è praticamente inevitabile che sorgano dubbi anche sul reparto arretrato. Doveva essere la partita della conferma dopo il successo in casa del Milan, per lanciare la formazione bianconera nelle parti alte della classifica e dare slancio ed entusiasmo per il proseguo del campionato. Invece è arrivata una battuta d’arresto che fa molto male, perché purtroppo la Lucchese ha strameritato di vincere, anche se poi il modo con cui si è concretizzato, con quell’ingenuo fallo da rigore commesso da Alagna al 90° lascia davvero l’amaro in bocca.

Però è innegabile che gli ospiti, soprattutto nel secondo tempo, hanno fatto molto più dei bianconeri, creando diverse opportunità da gol, alcune davvero clamorose, e mettendo in grandissima difficoltà la retroguardia dell’Ascoli. Carrera ha giustamente riproposto lo stesso undici iniziale della precedente sfida che, però, per tutto il primo ha ruminato calcio, senza mai mettere in difficoltà la retroguardia avversaria. L’unica azione in velocità in verticale è arrivata dopo 30 secondi, con la conclusione finale di Tirelli dal limite dell’area comunque lontana dalla porta. Nei restanti 45 minuti i bianconeri di fatto hanno concluso verso la porta solo con un colpo di testa di Curado, alto di un paio di metri, su una punizione dalla trequarti.

Senza far nulla di particolare, la Lucchese già nella prima frazione si è resa molto pericolosa, con Livieri costretto ad un paio di interventi non semplici (prima su un tiro cross di Tumbarello, poi su una conclusione dal limite di Saporiti) ed un altro paio di potenziali pericoli nell’area bianconera. Nella ripresa ci si attendeva una reazione, un cambio di passo da parte dell’Ascoli, invece sono stati gli ospiti che, consapevoli di poter vincere la gara, che si sono fatti sempre più intraprendenti, mettendo in grandissima difficoltà l’Ascoli, con la retroguardia bianconera che ha più volte sbandato paurosamente.

Emblematiche le due clamorose occasioni mancate dagli ospiti, prima con Tumbarello che a porta praticamente sguarnita ha incredibilmente messo alto, poi con Antoni fermato dal palo. In entrambe le azioni la difesa bianconera è sembrata “in bambola”, superata con disarmante facilità dagli attaccanti ospiti. I cambi operati da Carrera (Caccavo e Campagna per Tremolada e Tirelli) non hanno sortito alcun effetto e alla fine, a metà ripresa, la Lucchese ha trovato meritatamente il vantaggio con una perfetta punizione di Saporiti.

L’Ascoli, più con i nervi che con gioco e organizzazione, ha reagito e, grazie ad uno spunto del nuovo entrato D’Uffizi, ha subito trovato il pareggio con il solito Corazza. Peccato, però, che l’impeto dei bianconeri si è subito esaurito e, pur senza essere così pericolosi come in avvio di ripresa, i rossoneri hanno ripreso il comando del gioco, dando la sensazione di essere tra le due la squadra che aveva più possibilità di fare sua l’intera posta. Anche se poi, proprio al 90°, a decidere la gara è stata una clamorosa ingenuità di Alagna che ha vistosamente trattenuto Sasanelli, provocando il calcio di rigore trasformato dallo stesso Sasanelli per l’1-2 finale. Quasi superfluo sottolineare che la prestazione dei bianconeri non può che far scattare l’allarme, anche perché per certi versi non arriva del tutto inattesa.

Dopo la brutta prova a Chiavari, contro il Milan era arrivato un successo che aveva fatto sperare che la formazione di Carrera potesse essere sulla buona strada, anche se in quell’occasione i bianconeri erano stati bravi a sfruttare le ingenuità difensive dei giovani rossoneri e a non concedere troppo in fase difensiva (dopo uno svarione iniziale che poteva costare caro). Però anche in quella vittoriosa partita si erano visti i limiti in fase di costruzione del centrocampo e la difficoltà di mettere gli avanti bianconeri, sulla carta di ottimo livello, nelle condizioni di sfruttare le proprie indiscusse qualità.

Domenica sera, contro una squadra difensivamente più attenta e meno ingenua, le difficoltà in fase di costruzione dei bianconeri si sono clamorosamente amplificate, tanto che di fatto il gol di Corazza è stata l’unica vera occasione creata dalla formazione di Carrera in tutta la partita. Però in questo caso a convincere ancora meno è stata la retroguardia bianconera, presa troppo facilmente d’infilata dagli avversari, sicuramente perché poco e male protetta dal centrocampo ma anche per errori propri. Nelle citate occasioni di inizio secondo tempo, ad esempio, la difesa bianconera era mal posizionata, con i difensori che sembravano smarriti, al punto da non sapere dove posizionarsi e dove andare a chiudere. E, per quanto si possa comprendere che per una squadra totalmente nuova ci vuole un po’ di tempo per assimilare bene certi automatismi, dopo 5 giornate è francamente inaccettabile che ci sia ancora una simile confusione, una tale disorganizzazione.

Al netto, poi, delle comprensibili perplessità anche sul livello di alcuni giocatori bianconeri. In particolare a sinistra Maurizi continua a non destare una grande impressione, ma qualche perplessità è lecito averla anche sui due centrali (Menna e Curado), sorvolando su Alagna, autore dell’ingenuo fallo da rigore. Superfluo sottolineare che la sconfitta, la seconda negli ultimi tre turni, fa scattare l’allarme. Anche se dopo 5 giornate, considerando sempre che la squadra è completamente nuova, potrebbe sembrare presto, è comunque fondamentale un’immediata riflessione da parte della società. La sensazione ricavata in questi primi turni è che la rosa bianconera sicuramente ha alcune carenze e che probabilmente servirebbe qualcosina in più per poter puntare ad un campionato di vertice.

Ma, anche così, non sembra essere così debole come invece è apparsa in queste prime 5 giornate. E una simile considerazione inevitabilmente porta a quello che appare evidente debba essere il principale argomento di riflessione da parte della societ°: l’allenatore. Senza tergiversare troppo, è inutile nascondere che fino ad ora Carrera non ha affatto convinto. Al di là di alcune discutibili scelte, pur con l’alibi della rosa nuova da poco tempo insieme, l’Ascoli non ha ancora un gioco, non ha una fisionomia, non ha la mentalità (che è cosa differente dalla grinta) che dovrebbe avere una squadra di vertice, non riesce mai a sfruttare a pieno le potenzialità che sembra avere in avanti. Ed appare evidente che le responsabilità di questi indiscutibili limiti attuali sono in gran parte dell’allenatore. Per questo la società è chiamata immediatamente a riflettere e a fare repentinamente una scelta che, poi, si traduce nell’alternativa se continuare a puntare su Carrera o se è il caso di cambiare subito la guida tecnica.

Il calendario non aiuta, l’Ascoli torna in campo giovedì (alle 18:30) a Carpi, poi domenica ospita (alle 16:15) il Rimini. Non c’è molto tempo, è necessario prendere subito, in queste ore, una decisione e portarla avanti con convinzione.

bookmark icon