La strage dimenticata e il senso dello Stato di Meloni e del suo governo


Assordante, colpevole e vergognoso silenzio da parte della presidente del Consiglio e del suo governo in occasione dell’80° anniversario della strage di Sant’Anna di Stazzema nella quale i nazisti insieme ai fascisti uccisero 560 inermi civili, tra cui ben 130 bambini

Quella di Sant’Anna di Stazzema, una delle ricorrenze più drammatiche e strazianti della storia del nostro paese, è una cicatrice per la nostra nazione e per tutto il popolo italiano che non si rimarginerà mai. Perché come sottolineò qualche anno fa il presidente della Repubblica Mattarella, lo spaventoso eccidio compiuto dai nazisti e dai fascisti in quel paese toscano “costituisce uno dei vertici di più sconvolgente disumanità che la guerra seppe toccare, destando orrore tra gli orrori”. Per questo il minimo “sindacale” che ci si dovrebbe attendere da chi è al governo e avrebbe il dovere di rappresentare tutti gli italiani è che, in occasione di quella ricorrenza, spenda almeno due parole per ricordare quei 560 inermi civili, tra cui ben 130 bambini, barbaramente trucidati dai nazisti e dai fascisti in quel tragico 12 agosto del 1944.

Per questo ieri, lunedì 12 agosto, abbiamo aspettato per tutta la giornata un comunicato da parte del governo, come ad esempio aveva fatto pochi giorni per ricordare la tragedia di Marcinelle, o anche solamente due parole da parte di Giorgia Meloni o magari di qualche altro esponente del governo. Invece nulla, ancora una volta un assordante, sconcertante, colpevole e vergognoso silenzio da parte della presidente del Consiglio e del suo governo che, chissà perché, ogni volta che c’è da ricordare stragi compiute da fascisti non trova mai tempo e parole adeguate. Era già accaduto lo scorso anno, ad esempio, che per la prima volta dopo decenni né la presidente del Consiglio né alcun componente dell’attuale governo avevano partecipato alla commemorazione o avevano speso due parole in occasione dell’anniversario della strage di Piazza Fontana, opera dei fascisti di Ordine Nuovo.

E non si è ancora spento l’eco dei vergognosi distinguo o, peggio ancora, degli sconcertanti e patetici tentativi di riscrivere la storia in occasione dell’anniversario della strage “nera” alla stazione di Bologna. Però che addirittura la presidente del Consiglio e il governo di destra ignorasse e dimenticasse una delle pagine più drammatiche della storia del nostro paese era francamente impensabile. In realtà c’è poco di che stupirsi, visto che con il governo Meloni è cambiato anche l’atteggiamento e la strategia dello Stato di fronte alle richieste di risarcimento da parte dei familiari delle vittime di crimini di guerra da parte dei nazifascisti. Nel 2022, prima di cadere, il governo Draghi aveva approvato un decreto legge con il quale l’esecutivo di fatto si faceva carico dei risarcimenti, stanziando anche un fondo complessivo di 61 milioni di euro.

Dall’avvento del governo Meloni, però, di fatto la strategia dello Stato italiano è radicalmente mutata, con l’opposizione preconcetta ad ogni richiesta di risarcimento, addirittura aggrappandosi ad ogni genere di cavillo e obiezioni. Ed il disegno di legge presentato dal senatore Parrini (e firmato anche da esponenti della maggioranza) che mira a superare questa vergogna dal maggio 2023 è finito nel dimenticatoio. Tornando all’ottantesimo anniversario di Sant’Anna di Stazzema, quello compiuto il 12 agosto del 1944 fu un eccidio infame, perpetrato ai danni dell’inerme popolazione (soprattutto, donne, anziani e bambini) senza alcuna motivazione, neppure quella della rappresaglia o della punizione nei confronti di aveva in qualche modo aiutato e coperto i partigiani. Alla base c’e­ra sem­pli­ce­men­te la vo­lon­tà dei na­zi­sti di ven­di­car­si, di la­scia­re una scia di mor­te e de­va­sta­zio­ne men­tre, sot­to l’a­van­za­ta del­le trup­pe al­lea­te, pian pia­no si ri­ti­ra­va­no dal no­stro pae­se, di ter­ro­riz­za­re e col­pi­re la po­po­la­zio­ne iner­me.

A ren­de­re an­co­ra più atro­ce e spa­ven­to­so quel­l’ec­ci­dio fu, però, il fat­to che fu com­piu­to dai na­zi­sti con la fat­ti­va e fon­da­men­ta­le col­la­bo­ra­zio­ne dei fa­sci­sti. Un’in­fa­mia che re­ste­rà in­de­le­bi­le su chi per anni ha par­la­to di pa­tria e, poi, sen­za al­cu­na mo­ti­va­zio­ne le­ga­ta al con­flit­to in cor­so, ha col­la­bo­ra­to e aiu­ta­to i na­zi­sti nel loro san­gui­na­rio e igno­bi­le di­se­gno nei con­fron­ti del­l’i­ner­me po­po­la­zio­ne ci­vi­le. Al­l’al­ba di quel dram­ma­ti­co 12 ago­sto 1944 tre re­par­ti del­la 16. SS Pan­zer­gre­na­dier Di­vi­sio­ne “Rei­ch­sfuh­rer SS”, ac­com­pa­gna­ti e spal­leg­gia­ti da una ven­ti­na di fa­sci­sti del­la 36^ bri­ga­ta “Mus­so­li­ni” tra­ve­sti­ti con di­vi­se te­de­sche, sa­li­ro­no a San­t’An­na, men­tre un quar­to re­par­to chiu­de­va ogni via di fuga a val­le so­pra il pae­se di Val­di­ca­stel­lo.

Gli uo­mi­ni del pae­se (nel­l’e­sta­te 1944 San­t’An­na di Staz­ze­ma era sta­ta qua­li­fi­ca­ta dal co­man­do te­de­sco come “zona bian­ca”, os­sia lo­ca­li­tà adat­ta ad ac­co­glie­re sfol­la­ti), cre­den­do che i te­de­schi era­no ve­nu­ti solo per de­por­tar­li, fug­gi­ro­no e si ri­fu­gia­ro­no nei bo­schi, men­tre don­ne, vec­chi e bam­bi­ni re­sta­ro­no nel­le loro case si­cu­ri che non gli sa­reb­be ca­pi­ta­to nul­la. Il ruo­lo dei fa­sci­sti del­la 36^ bri­ga­ta Mus­so­li­ni fu fon­da­men­ta­le e de­ci­si­vo, fu­ro­no loro di not­te a gui­da­re le di­vi­sio­ni na­zi­ste ver­so gli im­per­vi e dif­fi­ci­li sen­tie­ri e mu­lat­tie­re che por­ta­va­no a San­t’An­na di Staz­ze­ma (i re­par­ti na­zi­sti si mos­se­ro alle 3 not­te e alle 6 ave­va­no già cir­con­da­to San­t’An­na). E sem­pre loro gui­da­ro­no i na­zi­sti nel ra­strel­la­men­to casa per casa, tra le va­rie abi­ta­zio­ni spar­se nel­le al­tu­re e dif­fi­ci­li da sco­pri­re.

Ci sono, tra l’al­tro, le ine­qui­vo­ca­bi­li te­sti­mo­nian­ze di al­cu­ni so­prav­vis­su­ti sul ruo­lo non solo di col­la­bo­ra­zio­ne svol­to da que­sto grup­po di ita­lia­ni “rin­ne­ga­ti”. Che par­te­ci­pa­ro­no fat­ti­va­men­te al­l’ec­ci­dio, alle ese­cu­zio­ni casa per casa, spes­so ac­com­pa­gnan­do la stra­ge con in­sul­ti di ogni tipo nei con­fron­ti del­le vit­ti­me iner­mi (rag­ge­lan­te è la te­sti­mo­nian­za di una su­per­sti­te che ha rac­con­ta­to come uno dei fa­sci­sti, ad un’an­zia­na don­na tra­sci­na­ta fuo­ri casa che chie­de­va di tor­na­re a pren­de­re al­me­no gli zoc­co­li, ha ur­la­to “brut­ta vec­chiac­cia di ben al­tro ti devi pre­oc­cu­pa­re, muo­vi­ti ca­gna” pren­den­do­la per i ca­pel­li pri­ma di uc­ci­der­la a col­pi di pi­sto­la). I na­zi­sti­fa­sci­sti ra­strel­la­ro­no i ci­vi­li, li chiu­se­ro nel­le stal­le o nel­le cu­ci­ne del­le case, li uc­ci­se­ro con col­pi di mi­tra, bom­be a mano, col­pi di ri­vol­tel­la e al­tre mo­da­li­tà di stam­po ter­ro­ri­sti­co. Più di un cen­ti­na­io di per­so­ne (cir­ca 150) fu­ro­no strap­pa­ti a for­za dal­le pro­prie case e con­dot­ti sul­la piaz­za del­la chie­sa.

Era­no an­co­ra in­tor­pi­di­ti dal son­no, mol­ti di loro mez­zi ve­sti­ti e non op­po­se­ro al­cu­na re­si­sten­za, con­vin­ti che il loro de­sti­no era quel­lo di es­se­re por­ta­ti via da quei luo­ghi, non cer­to bar­ba­ra­men­te uc­ci­si. Li am­mas­sa­ro­no pri­ma con­tro la fac­cia­ta del­la chie­sa, poi li spin­se­ro in mez­zo alla piaz­za dove poi fu­ro­no tru­ci­da­ti dal­le mi­tra­glia­tri­ci piaz­za­te in­tor­no alla piaz­za. Dopo aver se­mi­na­to mor­te e ter­ro­re, i na­zi­fa­sci­sti pri­ma di an­dar­se­ne die­de­ro fuo­co pra­ti­ca­men­te a tut­te le case del luo­go e, non pa­ghi, in­fie­ri­ro­no an­che su al­cu­ni ca­da­ve­ri, in par­ti­co­la­re di bam­bi­ni. Set­te di loro fu­ro­no ri­tro­va­ti bru­cia­ti, dopo es­se­re sta­ti uc­ci­si a col­pi di ri­vol­tel­la, nel for­no che era sta­to pre­pa­ra­to quel­la mat­ti­na per cuo­ce­re il pane. Al­tri bam­bi­ni fu­ro­no ri­tro­va­ti ap­pic­ca­ti, con un ba­sto­ne, sui muri di casa.

Alla fine, in ap­pe­na mez­za gior­na­ta, se­con­do le ci­fre uf­fi­cia­li fu­ro­no uc­ci­si 560 ci­vi­li (ma il nu­me­ro po­treb­be es­se­re più alto), di cui 130 bam­bi­ni. L’uf­fi­cio in­for­ma­zio­ni del co­man­do te­de­sco cercò di mascherare la verità, parlando di un’o­pe­ra­zio­ne di ra­strel­la­men­to nel­la qua­le era­no sta­ti uc­ci­si 270 ban­di­ti, 68 era­no sta­ti pre­si pri­gio­nie­ri e 208 uo­mi­ni so­spet­ti era­no sta­ti as­se­gna­ti al la­vo­ro coat­to. Ciò che in real­tà era chia­ris­si­mo sin da al­lo­ra, cioè che non si trat­tò di rap­pre­sa­glia (ov­ve­ro di un cri­mi­ne com­piu­to in ri­spo­sta ad una de­ter­mi­na­ta azio­ne del ne­mi­co), ven­ne poi con­fer­ma­to con as­so­lu­ta cer­tez­za ol­tre 60 anni dopo.

A lun­go di­men­ti­ca­ta, come mol­te al­tre, la stra­ge di San­t’An­na, dal 2004 al 2007, fu og­get­to di un iter pro­ces­sua­le che alla fine dei tre gra­di di giu­di­zio con­dan­ne­rà al­cu­ni uf­fi­cia­li e sot­tuf­fi­cia­li na­zi­sti al­l’er­ga­sto­lo (i 10 er­ga­sto­li com­mi­na­ti a SS an­co­ra in vita non ven­ne­ro mai scon­ta­ti per­ché la Ger­ma­nia non con­ces­se l’e­stra­di­zio­ne dei pro­pri cit­ta­di­ni) e sta­bi­li­rà che l’ec­ci­dio non fu una rap­pre­sa­glia ma un atto ter­ro­ri­sti­co pre­me­di­ta­to e cu­ra­to in ogni det­ta­glio per an­nien­ta­re la vo­lon­tà del­la po­po­la­zio­ne sog­gio­gan­do­lo gra­zie al ter­ro­re. E con la par­te­ci­pa­zio­ne at­ti­va a quel­l’ec­ci­dio, i fa­sci­sti scris­se­ro una del­le pa­gi­ne più in­fa­mi del­la loro col­la­bo­ra­zio­ne con l’oc­cu­pan­te na­zi­sta. Pur­trop­po non l’u­ni­ca per­ché in tut­ti i più cru­de­li ed ef­fe­ra­ti ec­ci­di di quei tem­pi co­stan­te è la pre­sen­za e la com­pli­ci­tà dei fa­sci­sti ita­lia­ni nel gui­da­re e aiu­ta­re i na­zi­sti ma an­che nel par­te­ci­pa­re con loro al mas­sa­cro dei pro­pri con­na­zio­na­li (in gran par­te don­ne e bam­bi­ni).

A Sant’Anna di Stazzema la Repubblica riconosce le sue radici” ha affermato Mattarella. Radici che sono ben rappresentate dal Presidente della Repubblica, decisamente meno dalla presidente del Consiglio e dal suo governo…

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