Aggressione “squadrista” in Parlamento tra vergogna, ipocrisia e il tricolore rinnegato


Pur di difendere il vergognoso comportamento dei deputati che hanno aggredito il grillino Donno, Fratelli d’Italia arriva addirittura al punto di rinnegare il “sacro” valore del tricolore. In risposta a questa vergogna martedì 18 giugno le opposizioni scendono in piazza

C’era una volta Fratelli d’Italia (FdI), il partito del “Dio, patria e famiglia”, che dichiarava di amare e di voler difendere ad ogni costo la patria e la bandiera, il sacro tricolore. “C’era una volta” perchè quel partito non c’è più o, meglio, ha ripudiato i principi e i valori a cui sosteneva di volersi ispirare. In realtà che la famiglia tradizionale fosse esclusivamente uno spot da propaganda elettorale era chiaro sin dal principio e proprio leader del partito e ora presidente del Consiglio ne era il più evidente emblema. Ora, però, dopo i fatti di mercoledì in Parlamento un po’ a sorpresa scopriamo che FdI ha rinnegato anche il tricolore, addirittura ora visto in maniera assolutamente negativa, al punto che esporlo è considerata un’inaccettabile provocazione.

Lo hanno ripetuto all’unisono, per provare a giustificare l’ingiustificabile, i parlamentari di FdI insieme ai leghisti che però, è noto, con il tricolore non hanno avuto mai un gran feeling (il fondatore della Lega, Umberto Bossi, ha più volte ripetuto “con il tricolore mi ci pulisco…”, mentre l’attuale leader Salvini, prima della presunta conversione patriottica, sosteneva che per lui “il tricolore è come la carta igienica”). Il deputato Amich (FdI), ad esempio, ha parlato di provocazione da parte del deputato grillino Donno (la vittima dell’aggressione), sulla stessa linea Mollicone (sempre FdI) che ha definito oltraggioso nei confronti del ministro Calderoli il comportamento dello stesso Donno.

Che, le immagini non lasciano dubbi, non ha insultato, non ha minacciato nessuno ma semplicemente ha cercato di consegnare il tricolore al ministro leghista. Il problema è che non siamo di fronte ai “deliri” isolati di due deputati, perché nessuno di FdI e tantomeno la Meloni hanno sdegnosamente preso le distanze da quelle farneticazioni. Anzi, il giornale di partito (“Il Secolo d’Italia”) ha pienamente sposato la tesi della provocazione attraverso il tricolore e, addirittura, è andato oltre parlando di “gazzarra” da parte del M5S i cui parlamentari, prima dell’aggressione a Donno, hanno avuto l’ardire di cantare dai banchi del Parlamento l’inno di Mameli. Di conseguenza per il partito della Meloni esporre il tricolore e cantare l’inno nazionale sono atteggiamenti talmente provocatori e oltraggiosi tali da giustificare un’aggressione squadrista. Perché non si può e non è accettabile definire in maniera differente quella subita da Donno.

Fortunatamente le sedute parlamentari sono riprese dalle telecamere e, quindi, ci sono le immagini, chiarissime, che non lasciano spazio ad interpretazioni. E che mostrano come, al termine dell’intervento di Speranza nella discussione sul dl autonomia, mentre i deputati dell’opposizione sventolano il tricolore e cantano l’inno, Donno cerca di consegnare il tricolore al ministro Calderoli. Mentre i commessi cercano di fermarlo, su di lui si avventano diversi deputati della Lega e FdI che cercano di colpirlo ripetutamente con calci e pugni. Dalle immagini non si capisce bene chi lo colpisce ma si riconoscono chiaramente Iezzi della Lega e Mollicone di FdI.

Di fronte ad un simile indegno spettacolo, in un paese civile i partiti di provenienza di quei deputati si sarebbero immediatamente attivati per scusarsi senza remore con la vittima di quell’indegna aggressione, espellendo immediatamente e irrevocabilmente gli autori di quello sconcio. Invece nell’Italia governata dalla destra né FdI né Lega, né tantomeno la Meloni, hanno preso le distanze da questa vergogna, mentre l’ufficio della Camera (presidente il leghista Fontana) ha liquidato la vicenda con sanzioni disciplinari che definire ridicole è un eufemismo. Come se non bastasse, nelle ore successive è andato in scena il solito penoso teatrino, tra improbabili giustificazioni e surreali accuse, compresa quella secondo cui Donno avrebbe simulato.

Quella alla fine era una sceneggiata della migliore specie” afferma il “solito” Mollicone, “ha simulato un’aggressione che non ha mai subito” aggiunge il deputato leghista Candiani, mentre il giornale di FdI mette in dubbio che l’aggressione ci sia stata realmente, ipotizzando che si sia trattato di una “sceneggiata”. Eppure c’è il referto medico che parla chiaro e spiega come il “paziente” sia arrivato in ospedale con difficoltà respiratorie provocate da un colpo violento ricevuto sul petto che ha richiesto immediatamente un antidolorifico e l’osservazione per ore in terapia intensiva, con ripetuti elettrocardiogrammi. Per certi versi addirittura peggiore il comportamento dei soliti giornali abituati a “leccare” il potente di turno, di qualunque parte politica sia, che, non potendo negare che qualcosa sia accaduto (ci sono le immagini), cercano di gettare fumo negli occhi, parlando di “rissa” o “disordini”. In pratica la stessa linea seguita nel processo verbale fatto dalla Camera nel quale si sintetizza quanto accaduto con il termine “disordini”, mentre i parlamentari dell’opposizione (che giustamente si sono rifiutati di firmarlo) chiedevano che venisse usato il termine “aggressione”. Squadrista, sarebbe opportuno aggiungere, perché tale è stata.

Non faremo passare questa aggressione come un fatto normale, quello che è successo non può passare sotto silenzio” accusa la segretaria del Pd Elly Schlein che, insieme al M5S, ad Avs e +Europa, ha promosso martedì 18 giugno a Roma, in piazza Santissimi Apostoli (ore 17:30), una manifestazione per denunciare quanto accaduto e difendere l’unità nazionale, messa seriamente a rischio dal ddl autonomia. “Dopo le aggressioni fisiche della maggioranza in Parlamento – aggiunge la Schlein – non possiamo accettare che anche il Paese sia ostaggio di questo clima di intimidazioni continue. Non permetteremo che vengano compromesse l’unità e la coesione nazionale”. “Venite in tanti in piazza, facciamoci vedere, sventoliamo il nostro Tricolore. Diciamo no a questo clima, diciamo no a questi tentativi di vile aggressione” rilancia il leader del M5S Giuseppe Conte.

E mai come in questo momento sarebbe fondamentale una risposta concreta ed una presenza massiccia alla manifestazione di martedì per dimostrare alla destra che è al governo che minacce, violenze ed intimidazioni sortiscono esattamente l’effetto contrario. Per concludere non si può fare a meno di sottolineare quello che è l’aspetto più paradossale e surreale di quell’aggressione squadrista, ulteriore emblema della profonda ipocrisia della destra al governo. Proprio Lega e Fratelli d’Italia (e i “giornalacci” di destra che li sostengono) da domenica sera continuano a “menarla”, manifestando sdegno e indignazione per l’elezione al Parlamento europeo di Ilaria Salis. Al di là del fatto che in realtà non si capisce per quale motivo bisognerebbe indignarsi (non c’è uno straccio di prova che conferma le accuse che le vengono mosse in Ungheria, anzi video e foto a disposizione degli inquirenti sembrano dimostrare l’esatto contrario, fermo restando che sotto processo ci dovrebbe finire chi ancora oggi celebra gli orrori nazisti e il paese che consente questa infamia), la loro posizione sarebbe comunque accettabile (anche se non condivisibile) se almeno fossero coerenti.

In altre parole, se avessero immediatamente preso le distanze su quanto accaduto, scusandosi con la vittima ed espellendo immediatamente gli autori di quella vergognosa aggressione. Visto che non hanno avuto la dignità di farlo, c’è da sperare che almeno (ma probabilmente è una mera illusione) abbiano il buon senso di non parlare più della Salis…

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