Solo nel capoluogo piceno poteva accadere che un campo di calcio in erba sintetica, inaugurato un anno e mezzo fa, fosse impraticabile per pioggia. E poi il vergognoso stato della pista di atletica e della cittadella dello sport, la farsa Palavolley, la palestra Squarcia…
Se fosse qualcosa di serio e concreto che si conquista per meriti reali, e non un riconoscimento da ottenere a pagamento, il titolo di “città europea dello sport” dovrebbe essere immediatamente revocato al capoluogo piceno dopo quanto accaduto mercoledì 29 maggio. “Ascoli nel guiness dei primati” ha giustamente titolato su facebook la pagina satirica locale “Comiche Picene” perché non era mai accaduto prima che un campo di calcio in erba sintetica, per giunta inaugurato un anno e mezzo fa fosse impraticabile perché allagato dopo un temporale. Sembra di essere su “Scherzi a parte”, invece è la surreale realtà.
Si doveva disputare la prima giornata del memorial Don Mauro Bartolini ma le gare in programma non sono state giocate perché la pioggia caduta nel primo pomeriggio ha reso impraticabile il campo in erba sintetica. In un altro posto quanto accaduto avrebbe scatenato polemiche e sollevato interrogativi, nel sempre più addormentato regno di Ugualos non ha quasi provocato reazioni, ormai ci si è abituati al peggio. Eppure siamo di fronte ad un episodio semplicemente imbarazzante per chi il prossimo anno sarà per la seconda volta (dopo il 2014) “città europea dello sport”, un titolo che è il più classico “specchietto per le allodole”. Perché situazioni paradossali come quella del campo di calcio di Monticelli purtroppo ad Ascoli sono praticamente una consuetudine.
Andando un po’ indietro nel tempo (ma neanche troppo, fine 2022) come non ricordare la farsa Palavolley, una vera e propria “pagliacciata” durata poco più di un anno. “La nuova struttura rappresenta un vero e proprio gioiellino” dichiarava Fioravanti il giorno dell’inaugurazione (21 febbraio 2021). “Sono orgoglioso di aver creato insieme al sindaco e all’amministrazione comunale un nuovo Palavolley di ultima generazione” aggiungeva l’assessore allo sport Nico Stallone. In realtà quella struttura “di ultima generazione” era un semplice pallone, senza neppure lo spazio per gli spettatori (a parte qualche sedia in fondo), con il tappeto che da subito presentava qualche irregolarità, con un’illuminazione pessima, quasi tombale, freddissima. In altre parole, un insulto all’intelligenza degli ascolani che, sin dalla disputa delle prime partite ha suscitato le proteste delle squadre (e anche degli arbitri) che sono state costrette a giocare quell’orribile struttura.
Poi, un anno dopo prima la Fipav regionale (per le partite del campionato di serie D), poi quella provinciale (per i campionati di Prima e Seconda Divisione) non hanno omologato il pallone impropriamente chiamato Palavolley, con la conseguente ingloriosa fine di quella struttura “di ultima generazione”. Si potrebbe, poi, ricordare la sconcertante vicenda della storica palestra Squarcia, chiusa per inagibilità dopo la sequenza sismica del 2016-2017, con l’anno successivo l’allora assessore allo sport Brugni che aveva annunciato il progetto per il Nuovo Squarcia, da finanziare con 700 mila euro grazie il bando “Sport Periferie 2018”. Solo che, alla pubblicazione di quel bando quello del Comune di Ascoli non era tra i progetti finanziati, inesorabilmente e irrimediabilmente bocciato.
Nonostante tutto, però, negli anni successivi il progetto è stato riproposto e inserito nel piano annuale delle opere pubbliche, senza però l’indicazione della copertura finanziaria. Poi il sindaco Fioravanti ha annunciato che quella struttura sarebbe stata utilizzata per la scuola per cavalieri e per il fantomatico centro di equitazione federale, anche se in realtà ha continuato ad inserire il progetto per la nuova palestra nel piano annuale delle opere pubbliche (era presente anche in quello per il 2024), sempre rigorosamente senza alcuna indicazione circa l’eventuale finanziamento. Al di là di annunci e chiacchiere, la realtà dice che quella struttura da quasi 8 anni non è utilizzabile e al momento non ha alcun futuro.
Restando all’attualità, ci sarebbe poi l’imbarazzante paradosso che attualmente, con la pista ciclabile di Monticelli chiusa per lavori dopo un breve tratto e, soprattutto, la pista di atletica da tempo “off limits”, nella prossima città europea dello sport se qualcuno ha voglia di fare una corsetta deve andare… a San Benedetto! Che non ha mai ottenuto quell’inutile riconoscimento, ma che quanto ad impianti sportivi, sia a livello quantitativo che a livello qualitativo, purtroppo è il vero capoluogo di provincia. Per altro proprio la pista di atletica è uno degli emblemi di come ad Ascoli, anche per lo sport, esistono due mondi paralleli, quello virtuale dove tutto procede al meglio raccontato a suon di proclami e annunci dall’amministrazione comunale, quello reale con cui hanno a che fare tutti i giorni i cittadini ascolani che è esattamente opposto.
Si potrebbe addirittura tornare al 1999 quando, fresco di successo elettorale, l’allora sindaco Celani annunciava non solo la riqualificazione ma anche la trasformazione della pista di atletica in una struttura in grado di ospitare meeting nazionali e internazionali (con tanto di gradoni per il pubblico). Ben 18 anni dopo (febbraio 2017), analizzando la situazione degli impianti sportivi cittadini (vedi articolo “Viaggio tra i misteri dello sport cittadino”), citavamo proprio la “surreale telenovela della pista di atletica che da 18 anni aspetta almeno un intervento di riqualificazione della pista stessa”. Due anni dopo, nelle linee programmatiche di mandato 2019-2024, il sindaco Fioravanti dava praticamente per cosa fatta il restyling dell’impianto, ponendosi come obiettivo quello di gettare “le basi per rendere la struttura un vero e proprio Centro federale paralimpico, in modo da sostenere e promuovere fattivamente l’attività sportiva anche per quelle persone che vivono in condizioni di disabilità”.
Poi nell’estate 2022 quella che sembrava finalmente la svolta, grazie al Pnrr (per la precisione la missione 5 “Inclusione e coesione – Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”) il Comune di Ascoli otteneva un finanziamento complessivo di 1,5 milioni di euro, 900 mila per un nuovo palazzetto presso quella che viene definita la cittadella dello sport e 600 mila per rifare finalmente la pista di atletica del campo scuola. Quasi 2 anni dopo, però, siamo ancora al palo, con la pista di atletica chiusa e in condizioni imbarazzanti, così come tutto la cittadella dello sport.
“Mentre si festeggia in piazza con parate stile 1900 lo sport ascolano viene abbandonato a se stesso. E’ vergognoso vedere lo stato di una pista di atletica come quella di Ascoli nella quale non è possibile allenarsi, tanto che bisogna farlo in altri comuni. E’ imbarazzante se si pensa a come è ridotta una zona della città che potrebbe davvero essere una vera cittadella dello sport! Non meravigliamoci se perdiamo 500 abitanti l’anno, se non siamo in grado neanche di fare una pista di atletica” accusa il consigliere comunale Francesco Ameli in un video pubblicato sui social che mostra, appunto, in che stato versano la pista di atletica e la cittadella dello sport. Si potrebbe continuare parlando del pattinodromo e di altri impianti, senza dilungarci ulteriormente è giusto ricordare come proprio a causa dei problemi con le strutture, in particolare per l’assenza di impianti adeguati, la città negli anni ha perso discipline sportive storiche, come baseball, softball e pallanuoto, che vantavano una grande tradizione nel capoluogo piceno.
“Ma città europea dello sport di cosa? A me sembra una grande presa in giro e solo uno spot elettorale, e non sono l’unico a dirlo!” prosegue Ameli. Uno spot a pagamento perché, è bene sottolinearlo (anche perché il Comune non ha mai fatto menzione di questo particolare non certo irrilevante), per ottenere quell’inutile riconoscimento occorre pagare, tariffe differenti in base al numero di abitanti, come è bene evidenziato nel sito di Aces Italia, la delegazione italiana di Aces Europa che è la struttura che rilascia questo genere di attestato. Non a caso per il 2025, oltre il capoluogo piceno, saranno “città europea dello sport” anche Taranto, Chieti, Jesolo, Mogliano Veneto, Novara, Seregno e Venaria Reale, tutti non per particolari meriti o riconoscimenti, ma semplicemente perché hanno pagato circa 10 mila euro (Taranto qualcosa di più perché oltre i 100 mila abitanti).
Cosa che in passato, in altre città, ha provocato polemiche e suscitato interrogativi, anche in considerazione del fatto che poi, in concreto, quel titolo non porta alcun reale beneficio. Emblematico, a tal proposito, cosa scriveva la stampa locale lo scorso anno a L’Aquila dopo che la città abruzzese era stata città europea dello sport 2022: “abbiamo pagato 10 mila euro per avere in cambio una targa e una ciotola di benemerenza, un affarone”. Evidentemente, però, a L’Aquila l’informazione locale ricorda ancora quale dovrebbe essere il suo principale compito… “Non avete l’impressione che tutto quello che ci accade intorno faccia parte di un grande spettacolo comico?” si legge sulla pagina facebook di “Comiche Picene”. In realtà nel capoluogo piceno è qualcosa di più di una sensazione, solo che siamo di fronte ad un grande spettacolo comico di fronte al quale si può solo ridere per non piangere…