Cronaca di una retrocessione annunciata…


Tutto secondo copione e niente “miracolo” nell’ultima giornata: Ternana e Bari ai playout, l’Ascoli un’amarissima retrocessione in Lega Pro. Frutto delle scelte sballate di Pulcinelli e della società, dalla panchina alla costruzione di una rosa inadeguata alla serie B

Sono ormai trascorse più di 48 ore ma ancora è difficile riuscire a smaltire la delusione, il dolore e la rabbia. Anche se non è certo arrivata inattesa, la retrocessione in LegaPro è un duro colpo da assorbire per chi ha davvero a cuore le sorti dell’Ascoli. Si sapeva che nell’ultima giornata di campionato non c’erano molte possibilità di evitare il peggio, ma in fondo ogni tifoso bianconero coltivava la speranza (e l’illusione) che potesse accadere qualcosa di imprevisto. Invece è andato tutto come da copione, la Ternana ha vinto a Piacenza contro il Feralpi anche se a fatica e rischiando tantissimo nella ripresa (un palo colto dai lombardi e un paio di interventi decisivi da parte del portiere umbro), il Bari passeggiando contro un Brescia che definire arrendevole è un eufemismo (i due gol dei pugliesi sono da “Mai dire gol” e… da ufficio indagini) e così la soffertissima vittoria dell’Ascoli contro il Pisa è risultata inutile.

Alla fine, pur se con profondo dispiacere, bisogna comunque ammettere che la retrocessione, frutto di una lunga serie di errori commessi da luglio alle settimane scorse, in fondo è più che meritata. E, non servirebbe neppure sottolinearlo, la responsabilità è quasi interamente di Pulcinelli e della società che, dalla fine della stagione passata, hanno praticamente sbagliato tutto e, non paghi, nel finale di stagione erano troppo impegnati a polemizzare da “bambini capricciosi” con i tifosi bianconeri per preoccuparsi di tutelare l’Ascoli e provare ad evitare che fosse palesemente penalizzato, come invece è accaduto.

Nel post partita, a retrocessione avvenuta, il presidente Neri ha affrontato in sala stampa il plotone di giornalisti insolitamente sul piede di guerra (dopo che per 9 mesi, a parte rarissime eccezioni, erano stati degli “agnellini” mansueti…) e con grande determinazione prima di ogni altra cosa aveva chiesto (assolutamente a ragione) che fosse espressa la solidarietà a Pulcinelli per quanto accaduto in mattinata. Peccato, però, che quella stessa feroce determinazione né Neri (che è anche vicepresidente della Lega) né Pulcinelli hanno avuta per cercare di evitare quanto di vergognoso e inaccettabile è accaduto in occasione della 36^ giornata, con la partita Bari-Parma giocata dopo le altre e le “folli” designazioni di Ascoli e Catanzaro, che di fatto hanno favorito e aiutato in maniera determinante la formazione pugliese.

E’ giusto ricordare quella che comunque resta una grave macchia sulla regolarità del campionato, senza per questo voler togliere alcuna responsabilità o dare la minima giustificazione a Pulcinelli e alla società bianconera. Che hanno posto le basi per questo disastro già al termine della stagione passata, non confermando Breda che aveva salvato i bianconeri, portandoli addirittura a sfiorare i playoff, per affidare la panchina a Viali. Che, naturalmente, ha delle responsabilità per i risultati deludenti ottenuti ma che bisogna riconoscere si è visto consegnare dalla società una squadra semplicemente imbarazzante, quasi ridicola, non all’altezza del campionato di serie B. Non a caso, al termine del mercato estivo, tutti i bookmakers erano concordi nell’indicare l’Ascoli, insieme a Lecco e Feralpi, tra le principali candidate alla retrocessione.

Ci sarebbe stato tempo e modo per rimediare nel mercato di gennaio nel quale, però, è stato sicuramente rinforzato il reparto difensivo ma non centrocampo e attacco che ne avevano ancor più bisogno. Come se non bastasse, nel frattempo la società aveva commesso quello che poi, numeri alla mano, è risultato l’errore fatale: chiamare Castori al posto di Viali. Spiace davvero tantissimo, per l’affetto e il legame che c’è con tecnico di Tolentino, ma è innegabile che l’avventura di Castori in bianconero questa volta sia risultata un’autentica sciagura, una iattura purtroppo determinante nell’esito disastroso del campionato dell’Ascoli. E non solo per i risultati ottenuti, che pure inchiodano inequivocabilmente Castori, che ha preso la formazione bianconera quando era al 16° posto (playout con il vantaggio della salvezza in caso di parità), lasciandola invece al 18° e terz’ultimo posto, con una media punti praticamente simile a quella di Viali (la media punti migliore, addirittura da playoff, l’ha ottenuta Carrera con 1.44), con la differenza non di poco conto di aver avuto a disposizione la rosa un tantino (non molto…) più competitiva dopo gli arrivi di gennaio.

Pesa come un macigno sul giudizio negativo nei confronti di Castori la gestione degli uomini a disposizione, in particolare dei due che potevano e dovevano risultare determinanti, Botteghin e Pedro Mendes. Il primo è stato messo incredibilmente e misteriosamente in panchina, il secondo si è infortunato e si è dovuto operare, saltando la decisiva parte finale del campionato, dopo la partita Ascoli-Reggiana. In quell’occasione, quando l’Ascoli rimase in 10 per l’espulsione di Viviano, Castori preferì togliere dal campo (per rinforzare la retroguardia) Pablo Rodriguez, entrato da pochi minuti e freschissimo, anziché il portoghese che aveva iniziato la partita già in precarie condizioni fisiche e che da diversi minuti era in evidente stato di difficoltà. Una scelta pagata a carissimo prezzo perché non solo Pedro Mendes, proprio sul finire di gara, è dovuto uscire per infortunio ma, come detto, poi è rimasto fuori per il resto della stagione.

Ovviamente non c’è alcuna certezza che, senza quella “scellerata” dell’allenatore bianconero, Pedro Mendes non si sarebbe comunque infortunato. Di sicuro, però, averlo tenuto in campo in quelle condizioni non ha certo aiutato e, altrettanto sicuramente, l’assenza del portoghese purtroppo si è decisamente sentita nella parte finale (e decisiva) del campionato. Oltre agli aspetti strettamente tecnici, a lasciare sconcertati è stata tutta la gestione della stagione e della rosa a disposizione, troppo spesso contradditoria e misteriosa. Con giocatori potenzialmente importanti allontanati senza alcuna spiegazione, altri messi sul mercato e dichiarati fuori dal progetto tecnico poi improvvisamente diventati titolari fissi (Falzerano ma anche Falasco fino a gennaio), altri ancora messi fuori rosa o ai margini senza alcuna spiegazione (lo stesso Falasco) e poi, altrettanto misteriosamente, riapparsi (Adjapong).

Per non parlare dei misteri intorno ad alcuni infortuni, quello di Botteghin a Genova (che poi l’ha tenuto fuori per diverse settimane), soprattutto il presunto e surreale mal di schiena che ha tenuto fuori per quasi 4 mesi Caligara (la cui importanza per questa squadra, soprattutto se schierato nel ruolo a lui congeniale, si è vista nelle ultime partite). In un simile contesto, di fronte a così tanti errori e situazioni ai limiti del surreale, sarebbe servito un miracolo per evitare una retrocessione, purtroppo resa molto più amara da quanto accaduto nel corso della giornata e della serata di venerdì.

Senza troppi giri di parole e senza la minima indulgenza, certi comportamenti (dal manichino raffigurante Pulcinelli appeso sotto un cavalcavia al continuo e ripetuto lancio di petardi e bombe carta nel corso della partita, fino all’indecente parapiglia nel post partita) sono inaccettabili, indegni e offendono e umiliano la gloriosa storia dell’Ascoli. E i responsabili non possono certo essere annoverati tra i tifosi dell’Ascoli ma sono semplicemente teppisti che, si spera, non devono più mettere piede in uno stadio. Non c’entra niente la passione per i colori bianconeri, nessuno deve anche solo azzardarsi di tirare in ballo l’amarezza per la retrocessione o, tanto meno, il livore nei confronti della società e di Pulcinelli. Le critiche, anche durissime, nei confronti dei vertici bianconeri sono sacrosante e quasi doverose, visto il risultato ottenuto, la vergognosa intimidazione nelle ore precedenti alla partita e l’indegna gazzarra scatenata nel post partita non c’entrano nulla con il calcio, sono esclusivamente teppismo e delinquenza.

Ed è a dir poco inaccettabile che, dopo una partita di calcio, si debbano contare i feriti tra le forze dell’ordine e i danni causate ad automezzi e, addirittura, anche ad un’attività commerciale nella zona. Sarebbe importante e quanto mai necessaria e opportuna una forte e collettiva presa di posizione in merito, a partire dall’amministrazione comunale proseguendo per i gruppi organizzati e la stragrande maggioranza dei tifosi appassionati ma di certo non violenti dell’Ascoli. Quanto al futuro della società bianconera ora è presto per azzardare previsioni. Quello che è certo che il rapporto tra Pulcinelli e l’ambiente si è fortemente deteriorato e non sembra esserci la possibilità di una pur parziale ricucitura. E’, però, altrettanto certo che non è affatto semplice che si verifichi l’auspicato passaggio di consegne (ammesso e per ora ufficialmente non concesso che ci sia qualche proposta concreta).

Quel che conta è che, in un modo o nell’altro, si possa ripartire la prossima stagione con un progetto chiaro e ambizioso. Ma dalla LegaPro, non dalla palude delle categorie inferiori dalle quali sarebbe poi complicatissimo risalire rapidamente…

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