“Mazzata” Zes per il Piceno: la protesta dei sindaci, il colpevole silenzio di Acquaroli e Fioravanti
In vigore dal 1 gennaio per decreto del governo Meloni, che ha inspiegabilmente escluso le Marche e il Piceno, la Zes inizia a far sentire i suoi effetti . Protestano (tardivamente) sindaci e associazioni nell’indifferenza del governatore e del sindaco di Ascoli
Se ne sono resi conto anche i sindaci del territorio ascolano, tutti tranne uno (indovinate chi…): l’esclusione delle Marche e del Piceno dalla Zona economica speciale (Zes) istituita dal governo Meloni e che arriva fino al confinante Abruzzo rischia di rivelarsi la “mazzata” definitiva per il nostro territorio già sull’orlo del collasso. Meglio tardi che mai si potrebbe dire, anche se sarebbe servito un concreto interessamento e una mobilitazione del territorio e delle istituzioni 6-7 mesi fa, quando il governo ha firmato il decreto che estendeva la Zes a tutto il meridione fino all’Abruzzo, escludendo le Marche e il Piceno. O quando la stessa maggioranza di destra bocciava l’emendamento dell’on. ascolano Curti che, appunto, chiedeva di includere nella Zes anche il nostro territorio.
“L’esclusione dalla Zes è una pesantissima mazzata soprattutto per il Piceno, con le aziende che dal 2024 inevitabilmente sceglieranno il vicino Abruzzo in grado di garantire sgravi fiscali e facilitare nuovi investimenti” scrivevamo allora (vedi articolo “Batosta Zes, il colpevole e imbarazzato silenzio di Acquaroli e Fioravanti”), denunciando come ancora una volta il territorio piceno era stato abbandonato a se stesso dal governatore marchigiano e dal primo cittadino ascolano, come sempre troppo preoccupati di tutelare gli interessi del proprio partito e della propria parte politica per pensare di difendere il proprio territorio. Per chi non lo sapesse (o lo avesse dimenticato), le aziende che si trovano nei territori a cui si applica la Zes godono di una notevole e importante serie di vantaggi e agevolazioni (credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali, detassazione e sconto su vecchi debiti fiscali, aiuti per ricerca, sviluppo, formazione dei dipendenti, incentivi per l’occupazione, benefici sui dazi, benefici fiscali).
L’effetto evidente del decreto legge n. 124/2023 che ha istituito dal 1 gennaio 2024 la Zes nelle regioni meridionali fino all’Abruzzo (compreso) è che a pochi chilometri di distanza (tra la provincia di Ascoli e quella di Teramo) le aziende hanno un trattamento completamente differente, incredibilmente avvantaggiate quelle in territorio abruzzese rispetto a quelle che si trovano nell’ascolano, in una sorta di concorrenza sleale che evidentemente penalizza in maniera inaccettabile le aziende ma tutti il territorio piceno. Con il concreto rischio di un’inevitabile fuga dal nostro territorio di aziende (e con il conseguente aggravamento della crisi occupazionale) che, spostandosi solo di pochissimi chilometri, otterrebbero di importanti agevolazioni di cui non possono godere restando nella provincia di Ascoli.
A riportare l’attenzione su quella che, con tutta evidenza, è un’inaccettabile e pesantissima penalizzazione per un territorio martoriato e in grave difficoltà negli ultimi anni (e che quindi avrebbe bisogno di sostegno, non di ulteriori “mazzate”) ci ha pensato il sindaco Folignano Matteo Terrani che, riprendendo il grido di allarme lanciato sui giornali locali da un manager del nostro territorio, ha ricordato come “in Abruzzo è stata istituita la zona economica speciale con vantaggi economici che purtroppo noi marchigiani non abbiamo. Il tessuto produttivo delle Marche non è più quello di un tempo. Se fino a qualche anno fa era assimilabile al Veneto oggi si avvicina a quello di una regione del meridione”.
“Praticamente – prosegue il sindaco Terrani – se un’azione come quella di quel manager si spostasse di 1 km in linea d’aria nel vicino Abruzzo avrebbe notevoli vantaggi sul costo del lavoro riuscendo ad essere più competitiva. Per questo sarebbe utile raccogliere l’invito di chi opera nel mondo del lavoro al fine di evitare nuove delocalizzazioni come quelle che potrebbero verificarsi da una provincia di confine come la nostra che rischia di essere la più penalizzata”. In realtà in proposito non ci sono dubbi, la nostra provincia non rischia, così con la Zes fino al confinante Abruzzo è già largamente la più penalizzata. Ed ora, con colpevole ritardo (perché la battaglia andava fatta con decisione nei mesi passati, prima che il decreto 124/2023 venisse approvato), tutti i sindaci del territorio piceno fanno sentire la propria voce.
“Trovo inaccettabile la situazione che si è venuta a creare – accusa il sindaco di Monsampolo Massimo Narcisi – ci troviamo con una concorrenza sleale al di là del Tronto che mette in difficoltà le nostre imprese. Occorre che si faccia di tutto per estendere quei benefici e quelle agevolazioni anche a tutta la vallata del Tronto per evitare una nuova fuga di imprese dopo quella avvenuta per la fine della Cassa del Mezzogiorno”. “Ci troviamo davanti ad una situazione che denuncio da tempo – aggiunge il sindaco di Maltignano Armando Falcioni – il confine regionale non può essere confine di Stato. Ci sono due territori socialmente ed economicamente omogenei, non ha senso una frattura così netta, esiste un serio rischio di esodo dalla zona industriale ascolana verso la Val Vibrata”.
“E’ fondamentale estendere la Zes anche alla vallata del Tronto, alcune aziende subiscono svantaggi per qualche centinaio di metri” afferma il sindaco di Castorano Graziano Fanesi. Sulla stessa linea anche la Cna Ascoli, con il suo direttore provinciale Francesco Balloni che ribadisce che “come associazione ribadiamo la necessità di estendere la Zes anche al Piceno, scongiurando preventivamente eventuali conflitti nella scelta dei territori e comuni da includere, in modo da dare continuità alle misure di sostegno alla ricostruzione sul piano materiale e immateriale”. Sulla stessa anche Confindustria Ascoli, con il suo presidente Simone Ferraioli che accusa senza mezzi termini. “Siamo al di qua del Tronto e prendiamo schiaffi – afferma – si rischia veramente una fuga di aziende e, quindi, di occupazione e di ricchezza per delocalizzazioni di qualche chilometri”.
Servirebbero politici e amministratori coraggiosi e realmente preoccupati di tutelare il proprio territorio e i propri cittadini per dare voce a questa tardiva ma legittima protesta del territorio piceno ma non è più un mistero che in tal senso non si possa certo fare affidamento sul governatore marchigiano Acquaroli né tanto meno sul sindaco di quello che dovrebbe essere il capoluogo di provincia, Ascoli, ma che ormai da tempo, anche grazie all’opera del primo cittadino stesso e della sua giunta, si fatica sempre più a considerare tale. Anzi, a questo punto sarebbe forse il caso di iniziare a ragionare sul fatto che forse è arrivato il momento di cambiare capoluogo di provincia, visto che Ascoli e i suoi amministratori, oltre ad avere fatto sprofondare il capoluogo stesso, non sono più in grado di rappresentare e di sostenere le istanze del territorio provinciale.
Per altro proprio la vicenda delle Zes è la migliore dimostrazione di come ormai il sindaco Fioravanti, dal suo mondo virtuale fatto esclusivamente di annunci e propaganda, abbia completamente perso ogni contatto con la dura realtà con la quale, invece, devono fare i conti tutti i cittadini ascolani. Infatti, nel settembre scorso, pochi giorni prima che il governo approvasse il decreto che ne prevedeva l’istituzione (con già la notizia dell’esclusione delle Marche e del Piceno), della Zes e della sua importanza per il nostro territorio se ne è discusso in Consiglio comunale, per altro con la presentazione di una mozione da parte del consigliere comunale della Lega Alessio Rosa.
Ed in quell’occasione, dopo aver assicurato che “a livello relazionale ci sto lavorando”, Fioravanti aveva annunciato la surreale costituzione di una commissione permanente che avrebbe dovuto riunirsi una volta al mese per seguire la vicenda. Un’imbarazzante “pagliacciata”, perché era già noto allora che il decreto del governo sarebbe arrivato a giorni, e, quindi, come quella del sindaco fosse una proposta priva di senso e di logica. Quasi superfluo aggiungere che, a distanza di 7 mesi, di quella Consulta ovviamente non si è saputo più niente, mentre i primi effetti dell’ennesima penalizzazione imposta dal governo Meloni al nostro territorio si iniziano a vedere. Con Acquaroli e Fioravanti che, ancora una volta, hanno deciso che per loro contano di più gli interessi di partito e della loro parte che del territorio che amministrano…