Dalle affermazioni del ministro Tajani all’ennesima campagna di fango dei giornali di destra, il governo e parte della stampa abbandonano Ilaria Salis al suo destino, con la complicità dell’Unione europea che finge di non vedere le gravi violazioni del governo ungherese…
Una vignetta di Ellekappa, proprio alla vigilia di Pasqua, meglio di tante parole evidenzia quanto sconcertante e paradossale sia la vicenda di Ilaria Salis e, soprattutto, quanto fuori luogo siano certe dichiarazione fatte da alcuni esponenti di governo, dopo che per l’ennesima volta la 39enne italiana è stata condotta in manette, con il guinzaglio e con i ceppi ai piedi davanti al tribunale ungherese. Nella vignetta si vede il monte Calvario con le tre croci (quella dove è stato crocifisso Gesù, con a fianco quelle dei due ladroni), con dalla croce in mezzo Gesù che spiega ai due ladroni cosa è accaduto: “e niente, poi Ponzio Pilato mi ha detto meglio non politicizzare la faccenda...”.
Per chi non lo sapesse, il “Ponzio Pilato” che nella vicenda Salis ha affermato “meglio non politicizzare la faccenda” è il ministro degli esteri Tajani che, nel pomeriggio di giovedì 28 marzo, non ha trovato niente di meglio e di più utile da dichiarare di fronte alle immagini della Salis ancora una volta portata in tribunale con le manette e i ceppi. Vale la pena di ricordare che lo stesso Tajani l’8 febbraio scorso, dopo che per la prima volta si erano viste le immagini della Salis in quelle condizioni in tribunale (con la conseguente indignazione dell’opinione pubblica italiana e internazionale), aveva dichiarato: “le immagini in catene di Ilaria ha colpito tutti noi e hanno avuto forte impatto sull’opinione pubblico. Quel trattamento non è in linea con lo spirito delle norme europee. L’Italia è la culla del diritto e la patria di Cesare Beccaria, l’azione del governo è sempre orientata al rispetto e alla tutela del diritto nazionale, internazionale e comunitario. Per questo ho fatto presente al governo ungherese che certe immagini non sono tollerabili e gli ho subito chiesto di rispettare le norme comunitarie. Il presidente del Consiglio ha dato disposizione di convocare l’ambasciatore ungherese al quale ribadirà lo stesso concetto”.
Non sappiamo se le sue erano frasi di circostanze, pronunciate solo sull’onda dell’indignazione generale, ma senza in concreto alcuna volontà di mobilitarsi seriamente e incalzare il governo Orban. Oppure se davvero il ministro e il governo Meloni si siano convintamente mobilitati con il leader ungherese, senza però riuscire ad ottenere il benché minimo risultato. Ed è davvero difficile capire quale delle due alternative sarebbe peggiore, se l’inaccettabile indifferenza del governo di fronte ad una così grave violazione nei confronti di una cittadina italiana o se la più sconcertante e imbarazzante insussistenza del governo stesso, in quel caso umiliato e sbeffeggiato da quello che pure dovrebbe essere un leader amico come Orban. Di sicuro, però, la cosa più vergognosa è che la stampa di destra, autentico zerbino di fronte al governo Meloni, ha subito sposato e condiviso la ridicola tesi del ministro Tajani, con punte di “lecchinaggio” al limite del vomitevole.
Come nel caso del giornalista de “La Verità” Fabio Dragoni che, ospite del programma “Che sarà” (Raitre) venerdì 29 marzo, non solo ha rilanciato e sposato la ridicola affermazione di Tajani, ma è andato addirittura oltre, criticando pesantemente i parlamentari italiani che il giorno precedente erano presenti nel tribunale di Budapest per sostenere e far sentire la propria vicinanza alla 40enne maestra italiana, sostenendo che la loro presenza avrebbe spinto le autorità ungherese a riproporre l’ignobile spettacolo di manette, ceppi e guinzaglio. Non solo, Dragoni ha poi auspicato il silenzio più assoluto da parte dei media italiani sul caso Salis, con tanto di richiesta di non mandare più le telecamere alle udienze in tribunale perché secondo l’arguto giornalista de “La Verità” proprio l’interesse della stampa italiana e la presenza delle telecamere delle tv italiane sarebbero alla base del comportamento dell’Ungheria, dichiarandosi certo che, senza le telecamere, alla Salis verrebbero risparmiate certe umiliazioni.
Eppure sarebbe stato sufficiente informarsi anche solamente un po’ (il minimo sindacale che si dovrebbe chiedere ad un giornalista prima di scrivere o parlare di una determinata vicenda) per evitare di dire simili evidenti “baggianate”. Perché se lo avesse fatto Dragoni avrebbe scoperto che Ilaria Salis è in carcere in Ungheria dall’11 febbraio 2023 e solamente un anno dopo il suo caso è finito al centro dell’attenzione dei media e della politica italiana (governo compreso…), appunto dopo le immagini in tribunale in manette e ceppi dell’8 febbraio scorso. Eppure in quei 12 mesi in cui i riflettori sono rimasti (colpevolmente) spenti sulla vicenda Salis, la maestra italiana ha subito ugualmente un trattamento assolutamente inaccettabile, con l’interminabile e immotivato isolamento, in condizioni intollerabili per un paese civile (senza potersi neppure lavare per oltre un mese, senza poter avere neppure un assorbente nel periodo in cui aveva le mestruazioni).
Soprattutto l’ineffabile giornalista de “La Verità” avrebbe scoperto che, anche in assenza di telecamere e parlamentari italiani, la Salis aveva subito lo stesso trattamento tantissime altre volte, condotta in manette, collare e ceppi davanti all’equivalente del nostro Gip il 14 febbraio, il 9 giugno, l’11 agosto e il 14 novembre del 2023, nelle due occasioni in cui è stata sottoposta a perizia antropometrica e quando è stata sottoposta a visita medica. In tutte quelle occasioni non c’erano le telecamere, l’informazione e gran parte della politica italiana neppure conoscevano il caso Salis, quindi sono i fatti indiscutibili che rendono ridicole le critiche e le teorie di Dragoni e della stampa di destra. Che, d’altra parte, da quando si sono accesi i fari su questa vicenda, per cercare di far passare sotto silenzio le gravissime responsabilità del governo Meloni, ha pensato bene di gettare fango sulla Salis, sulla scia delle farneticanti dichiarazioni del ministro Salvini e della vergogna campagna del suo partito, con tanto di inaccettabili menzogne nei confronti della maestra lombarda, accusata dalla Lega di aver partecipato all’assalto di un gazebo del Carroccio a Monza nel 2017.
In realtà in quella vicenda la Salis era stata assolta con formula piena, con richiesta di assoluzione da parte dello stesso pm perché c’era un inequivocabile video che dimostrava la sua estraneità ai fatti. Campagna di fango che sui giornali di destra è subito ripartita dopo le immagini di giovedì 28 marzo, con le solite deliranti accuse nei confronti della Salis, del padre e di chiunque sta sostenendo la maestra lombarda (tanto c’è sempre un buon numero di “boccaloni” pronto a crederci per spirito di parte), che servono esclusivamente a coprire le gravi colpe del governo. Che avrebbe dovuto mobilitarsi subito, quando la Salis era stata arrestata, per pretendere l’applicazione della decisione quadro del 2009 del Consiglio europeo sul reciproco riconoscimento delle decisioni sulle “misure alternative alla detenzione cautelare”.
La Germania l’ha fatto subito e i suoi cittadini coinvolti nella vicenda da subito sono tornai nel proprio paese a scontare le misure cautelari e detentive. E che soprattutto dovrebbe avere il coraggio di prendere una posizione forte e denunciare un paese come l’Ungheria che viola pesantemente i più elementari diritti umani e che, conseguentemente, continua impunemente a violare il diritto della Ue. In quest’ottica è giusto sottolineare anche l’inaccettabile inerzia dell’Unione europea che, dopo aver condannato ripetutamente l’Ungheria per le gravi violazioni del rispetto dei diritti umani e per il vergognoso controllo da parte del governo sulla magistratura e sulla giustizia, ora finge di non vedere. Invece sarebbe opportuno che Italia e Unione europea dicano a chiare lettere che un paese dove accade quello che sta accadendo in Ungheria non può continuare a far parte dell’Unione europea.
E vale anche la pena di ricordare che l’Ungheria, in proporzione al numero di abitanti, è il paese europeo che in percentuale ha avuto i maggiori fondi con Pnrr, con l’Ue che aveva vincolato la concreta erogazione di quei fondi proprio alla fine del controllo della politica sulla giustizia, cosa che invece continua impunemente ad accadere, come confermano le inaccettabili affermazioni del portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs. Che, come sottolineato dal padre di Ilaria Salis, fanno ampiamente capire che la sentenza, politica, sul caso che coinvolge la figlia (che, è giusto ricordarlo, si è sempre dichiarata innocente…) di fatto è stata già scritta, non dai giudici ma dal governo ungherese. Un’evidente e inaccettabile aberrazione che dovrebbe provocare una reazione forte e stizzita da parte del governo, dei politici e della stampa di destra che da sempre sbandierano un garantismo di facciata, che vale solo quando nei guai giudiziari c’è qualcuno della loro parte.
Quel che certo è che, al di là di ogni altra considerazione, il caso Salis conferma come il governo Meloni non rappresenti affatto l’intero paese (come invece dovrebbe essere) ma esclusivamente una parte, quella più estrema, della destra stessa. E come l’unica figura di reale riferimento e su cui tutti gli italiani possono fare affidamento resta sempre il presidente della Repubblica Mattarella…