Ennesima dimostrazione dell’uso distorto che la destra fa delle istituzioni, utilizzate senza scrupolo per colpire gli avversari politici, ma stavolta si è toccato davvero il fondo. “E’ un atto di guerra nei confronti della città di Bari” accusa il sindaco Decaro
“Teppismo istituzionale”. Così Lorenzo Tosa giudica il comportamento del ministero dell’interno sulla vicenda del possibile commissariamento per infiltrazioni mafiose del Comune di Bari. E, aggiunge la parlamentare Giuditta Pini, “facendo così il governo Meloni continua con l’unica cosa che sa fare: l’uso teppistico delle istituzioni”. E’ da quando si insediato l’esecutivo Meloni che denunciamo l’uso distorto e inaccettabile che questa destra fa delle istituzioni, utilizzate senza alcuno scrupolo per colpire gli avversari politici e cercare, quanto possibile, di favorire la propria parte politica. Per questo non possiamo che condividere quelle accuse e non siamo affatto sorpresi di quanto sta accadendo, anche se questa volta si è davvero toccato il fondo. E neppure i più grandi autori del teatro dell’assurdo avrebbero potuto costruire una trama così paradossale, ai limiti del surreale.
Per sintetizzare, come racconta Giuditta Pini “la destra nel 2019 elesse 2 candidati in Consiglio comunale ora arrestati per voto di scambio. I dirigenti di quei partiti ora hanno chiesto e subito ottenuto dal solerte ministro dell’interno Piantedosi il percorso per lo scioglimento del Comune”. Non solo, la Procura di Bari che ha condotto l’indagine che ha portato ad oltre 100 arresti (non nel mondo politico…) ha lodato pubblicamente il comportamento del Comune e del sindaco Decaro per il supporto dato all’indagine stessa e per la dura lotta che in questi anni hanno concretamente portato avanti contro la criminalità organizzata. A dare notizia di questo incredibile e vergognoso atto da parte del ministro dell’interno è stato lo stesso sindaco di Bari Decaro (Pd), con un post sui social nella serata del 19 marzo.
“Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari – scrive il primo cittadino pugliese – il ministro Piantedosi mi ha comunicato telefonicamente che è stata nominata la commissione di accesso finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune. L’atto, come un meccanismo a orologeria, segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avvocato Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra. È un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni”.
A Bari il prossimo 8 e 9 giugno si dovrebbe votare per eleggere il nuovo sindaco (ma in caso di scioglimento e nomina del commissario le elezioni slitterebbero di 18 mesi), con lo stesso Decaro che, dopo due mandati, non potrà ripresentarsi. La destra è in difficoltà, il gradimento dello stesso Decaro è altissimo (terzo posto nella classifica di gradimento dei sindaci), così come del centrosinistra che governa la città, al punto che la coalizione di destra sta facendo un’enorme fatica a trovare un candidato. “
Il centrodestra perde le elezioni a Bari da vent’anni consecutivamente – aggiunge Decaro – e stavolta vuole vincere truccando la partita. Ha avuto più valore la pressione politica del centrodestra barese che fatti, denunce, documenti testimonianze. Si tratta di una vicenda vergognosa e gravissima che va contro la città, contro i cittadini perbene, contro il sindaco. A questa aggressione mi opporrò con tutto me stesso, come mi sono opposto ai mafiosi di questa città”. Si perché a rendere ancora più paradossale una vicenda sin troppo sconcertante è il fatto che il sindaco da 9 anni vive sotto scorta per il suo operato contro le associazioni mafiose del territorio, vittima di ripetute minacce di morte.
Non solo, lo stesso Procuratore distrettuale antimafia, nel corso della conferenza stampa nella quale è stato fatto il punto sull’indagine, ha pubblicamente elogiato il sindaco barese e la sua amministrazione comunale “che in questi anni ha saputo rispondere adeguatamente alla criminalità organizzata”. Per altro Decaro nei giorni scorsi aveva inviato proprio al ministero dell’interno ben 23 fascicoli contenenti l’attività svolta in questi anni dal Comune contro la criminalità organizzata.
“E’ evidente, vista la rapidità con cui è giunta la notizia della nomina della Commissione, che nessuno si è curato di leggere quelle carte” afferma il sindaco barese. Che, poi, denuncia e rilancia: “comunque se gli uffici del ministero non hanno ritenuto di leggere le carte che ho consegnato, le farò leggere ai cittadini. E, come ho sempre fatto, lascerò che siano loro a giudicare. Certo che è significativo che gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale”.
Come spesso avviene in queste circostanze, poi, la toppa è decisamente peggiore del buco. Così i tentativi da parte del Viminale e degli esponenti di destra di giustificare l’ingiustificabile non fanno altro che rafforzare la sensazione (quasi la certezza) della speculazione politica dietro questa “vergogna”. In una nota il Viminale giustifica l’iniziativa facendo riferimento a quell’indagine giudiziaria nel capoluogo pugliese che ha portato all’arresto di un centinaio di persone tra cui, però, una sola consigliera comunale. Che, però, come l’altra consigliera comunale arrestata un anno fa con l’accusa di voto di scambio, era stata eletta con la destra. Ed è semplicemente patetica la giustificazione a cui si aggrappa la destra barese, sostenendo che quelle due consigliere comunali, pur elette con la loro coalizione, negli ultimi tempi votavano con la maggioranza.
“Noi combattiamo la mafia, non gli amministratori” ha poi aggiunto Piantedosi. Peccato, però, che in questo caso avviene esattamente il contrario, finiscono indirettamente nel mirino proprio quegli amministratori che, come sottolineato dalla Procura, si sono distinti e hanno rischiato (e rischiano tuttora) in prima persona per combattere le organizzazioni mafiose. “Fino ad ora il ministro Piantedosi ha sciolto 15 comuni, di cui 8 erano governati da liste civiche, 4 dalla destra, 3 dalla sinistra” afferma il direttore de “Il Secolo d’Italia” (il giornale legato a Fratelli d’Italia) Italo Bocchino. Che, però, omette un particolare non propriamente irrilevante: in quei 15 comuni le indagini della Procura avevano portato alla luce intrecci tra l’amministrazione e le organizzazioni mafiose, a Bari invece le indagini e l’inchiesta sono andate avanti anche grazie al comportamento dell’amministrazione stessa.
Ma, a chiudere ogni discorso, basta fare riferimento alle norme che regolano lo scioglimento per infiltrazione e condizionamento mafioso per non avere dubbi. “Fuori dai casi previsti dall’articolo 141 – recita l’articolo 143 del Tuel – i Consigli comunali e provinciali sono sciolti quando, anche a seguito di accertamenti effettuati a norma dell’art. 59 comma 7, emergono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali”.
Ricordato che il citato articolo 141 prevede lo scioglimento dei Consigli comunali e provinciali quando compiano atti contrari alla Costituzione, per gravi e persistenti violazioni di legge, per gravi motivi di ordine pubblico o quando non può essere più assicurato il normale funzionamento degli organi (ad esempio quando non c’è più una maggioranza), anche un bambino comprende che non ci sono minimamente i presupposti anche solo per avviare il lavoro della Commissione. E che, di conseguenza, le accuse di “teppismo istituzionale” non sono affatto eccessive…