Brutto, cinico e vincente: la formula dell’Ascoli per la salvezza


Nello scontro diretto contro il Feralpi contava solo vincere e alla fine i bianconeri sono riusciti a portare a casa i tre punti, grazie ad un errore del portiere avversario e il provvidenziale intervento del Var nel recupero. Ora due turni casalinghi da sfruttare al massimo

E’ davvero bizzarro il calcio. Dopo che nelle ultime settimane molto si è discusso su come gli interventi (o i mancati interventi) del Var avessero penalizzato l’Ascoli, in una sorta di contrappasso nella sfida decisiva con il Feralpi, nella partita da vincere a tutti i costi, proprio l’intervento del Var e il conseguente contestatissimo annullamento del gol di Manzari (i lombardi hanno protestato a lungo, parlando poi di decisione scandalosa) hanno evitato che i bianconeri vedessero sfumare nel recupero quei 3 punti così fondamentali. Quando si giocano partite del genere, quasi decisive, non conta null’altro, né il gioco, nè la prestazione di squadra e dei singoli, né tanto meno le scelte iniziali e a partita in corso dell’allenatore: l’unica cosa che conta è vincere.

L’Ascoli ha vinto e per questo bisogna essere soddisfatti, tutto ciò che è emerso da quella che, senza esagerazioni, è stata una delle più brutte partite mai viste in serie B, sono solo dettagli che risulteranno più o meno importanti in questo finale di campionato. Proprio nell’occasione fin qui più importante, per una volta è girato tutto per il verso giusto per i bianconeri.

Detto dell’intervento decisivo (e non scontato in quelle situazioni) del Var, prima dell’occasionissima di D’Uffizi all’inizio del recupero, l’Ascoli aveva compiuto l’autentica impresa di trovarsi in vantaggio non solo non tirando mai in porta ma praticamente senza aver mai costruito neppure una parvenza di azione e non avendo quasi mai il controllo e il possesso della palla (quasi il 70% a favore dei padroni di casa). E che fosse la giornata giusta per i bianconeri lo si è capito subito, dopo un paio di minuti, quando un clamoroso errore nel rinvio di Viviano non è stato sfruttato come poteva dall’ex Manzari che ha calciato male e alto. E proprio la capacità di sfruttare l’errore del portiere avversario ha fatto la differenza in un primo tempo che definire inguardabile è un eufemismo.

Infatti se Manzari ha “graziato” Viviano, l’Ascoli con Masini ha invece cinicamente sfruttato il gentile omaggio del portiere lombardo che ha smanacciato proprio addosso all’ex Genoa un cross bello ma innocuo (non c’erano bianconeri sulla traiettoria lunga del cross) di Pablo Rodriguez. La definitiva conferma che quella di sabato era la giornata dell’Ascoli è, poi, arrivata ad inizio ripresa quando, dopo il “discutibile” cambio Pablo Rodriguez – Streng operato da Castori nell’intervallo, i bianconeri, non avendo più nessuno in grado di venire a prendere e provare a portare palla in avanti, praticamente per 10 minuti non sono mai usciti dalla propria trequarti (pur senza correre particolari rischi).

Non ce ne voglia l’attaccante finlandese, ma il suo infortunio (che ovviamente speriamo non grave) in quel momento è stato un “toccasana” per la formazione di Castori che, con l’inserimento di D’Uffizi, ha almeno trovato qualcuno che ogni tanto portava palla in avanti (invece dei continui lanci dalla difesa destinati a nessuno) e quanto meno faceva rifiatare un po’ la retroguardia bianconera. Al di là degli episodi che l’hanno decisa, quella andata in scena al Garilli è stata la tipica sfida quasi disperata tra due squadre in lotta per la sopravvivenza, una gara che inevitabilmente non poteva certo essere spettacolare ma che, in tutta onestà, è risultata decisamente più brutta e inguardabile di quanto si potesse immaginare.

Perché da un lato c’era una squadra, il Feralpi, che per tutto il primo tempo ha provato a giocare al calcio, non avendone le qualità per farlo in maniera incisiva, e dall’altro una squadra, l’Ascoli, che, per scelta tattica del proprio allenatore (e anche per qualche limite strutturale) non ci ha neppure provato. Nel grigiore generale, a provare a ravvivare un po’ la partita da una parte ci ha provato il solito Pablo Rodriguez, che come sempre si è dato un gran da fare, senza però trovare collaborazione e non riuscendo mai ad incidere, dall’altra Felici che a sinistra (la parte destra difensiva dell’Ascoli) nel primo tempo ha messo in difficoltà Falzerano (bravo comunque a resistere).

In un simile contesto solo un episodio o un errore poteva sbloccare la gara dallo 0-0, il Feralpi non ha sfruttato quello di Viviano, l’Ascoli ha monetizzato al meglio quello di Pizzignacco. Naturalmente, una volta trovato il vantaggio, i bianconeri hanno accentuato la predisposizione difensiva che a tratti, soprattutto nel primo quarto d’ora della ripresa (fino all’ingresso di D’Uffizi) ha assunto i connotati di autentico “catenaccio” degno del miglior Rocco. Proprio D’Uffizi nel corso della ripresa ogni tanto provava a far respirare un po’ la retroguardia bianconera e a rompere l’assedio dei padroni di casa. In realtà molto più che sterile e ben controllato dalla formazione di Castori che, a parte un paio di mischie susseguenti calci da fermo, in concreto ha rischiato solo nell’occasione del tiro ravvicinato di Letizia, respinto di piede da Viviano.

Come anticipato, proprio nel recupero le emozioni più forti del secondo tempo, prima con l’occasione mancata da D’Uffizi,  poi con la rovesciata vincente di Manzari, fortunatamente annullata dall’intervento del Var. Che ha così sancito la preziosissima vittoria dell’Ascoli che, oltre che con i 3 punti, torna dalla trasferta di Piacenza con qualche indicazione positiva. A partire dal fatto che, per la seconda partita consecutiva, la difesa non ha subito gol. Certo l’attacco lombardo (per giunta orfano del suo giocatore più pericoloso e più prolifico, Compagnon) si è dimostrato davvero poca cosa, ma ciò non toglie i meriti ad una retroguardia che, come contro la Cremonese, era priva, per scelta dell’allenatore, di Botteghin.

Non possiamo nascondere che per noi, se in condizione, il brasiliano sarebbe sempre e comunque titolare inamovibile. Però, come sempre (anche quando le cose non vanno bene), è il campo a decretare l’efficacia di determinate scelte. E con 2 partite senza subire gol, non possono esserci dubbi sul fatto che il campo per ora ha premiato la coraggiosa scelta di Castori. Per altro è doveroso sottolineare come complessivamente il reparto arretrato non è mai stato un problema per l’Ascoli (ci sono 9 squadre che hanno subito più gol, 2 che hanno lo stesso numero, 32, di reti al passivo), è piuttosto nella fase offensiva che la formazione di Castori lascia a desiderare, con solamente lo Spezia che ha segnato meno reti (25 contro le 26 dei bianconeri e del Brescia).

Di buon auspicio per la parte finale del campionato la prestazione di Di Tacchio, negli ultimi tempi non brillantissimo, favorito sicuramente dalla partita prettamente difensiva impostata dall’allenatore bianconero ma che ha dimostrato di essere un muro invalicabile davanti alla difesa in queste circostanze. Discorso a parte merita invece un commovente Falzerano che pure aveva dalla sua parte il giocatore avversario più pericoloso e ispirato dei padroni di casa, Felici. Nel primo tempo lo ha sofferto, in alcune circostanze ha anche annaspato ma ha stretto i denti e pian piano nella ripresa l’ha prima limitato poi annullato, mostrando nel finale, con alcune sortite offensive, un’invidiabile condizione fisica.

Decisamente meno positiva, invece, la prova dell’altra esterno, Zedadka schierato, un po’ a sorpresa, inizialmente al posto di Celia. In un primo tempo a dir poco anonimo si è visto solo per 4 passaggi semplici (su 4 palloni giocati) incredibilmente sbagliati e per una buona copertura in area. Un po’ meglio nella ripresa anche se poi, forse perché in debito di ossigeno, è andato in difficoltà con l’ingresso di Letizia. Grazie a questa vittoria l’Ascoli distanzia Lecco e Feralpi (ultimi a pari merito a -5) e raggiunge Spezia e Ternana, in un terzetto che occupa il terz’ultimo posto che vorrebbe dire retrocessione diretta e le due posizioni che portano al playout. Si avvicina la salvezza diretta, ora a 4 punti (i 30 del Pisa), con un punto più su il terzetto composto da Reggiana, Sudtirol e Sampdoria.

Sarebbe importantissimo riuscire a sfruttare la meglio il doppio turno casalingo anche se non sarà affatto facile sia per il valore e le caratteristiche di Brescia e Reggiana, sia per le note difficoltà dell’Ascoli quando deve fare la partita. Naturalmente, vista la classifica, ciò che conterà sarà il risultato e non tanto come eventualmente arriverà. E’ sin troppo facile immaginare, però, che, pur conoscendo i limiti offensivi e l’impostazione data da Castori a questa squadra, ci vorrà molto più di quanto visto a Piacenza per ottenere i risultati necessari.

 

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