Prosegue l’opera di distruzione della sanità pubblica, consapevolmente o inconsapevolmente perpetrata dalla giunta Acquaroli. Situazione se possibile peggiore nel Piceno, con la Fp Cgil che denuncia “tempi di attesa inaccettabili” e la Rsu che annuncia l’ennesima mobilitazione
“Mi sono operata per un tumore alla pelle, ogni 6 mesi devo fare dei controlli. Sono 2 anni che non riesco a prenotare gli esami total body, pet e tac con mezzo di contrasto. Eppure sono vitali. Ogni giorno chiamo il numero verde del Cup regionale per vedere se si è liberato un posto. Le operatrici sono sempre molto cordiali ma perentorie: provi a richiamare. MI sono rivolta ad un privato ma i costi sono intorno ai 500 euro per un esame, non poca cosa”.
Ha fatto molto scalpore il racconto, pubblicato su un quotidiano locale, di un’insegnate 44enne di Fano, purtroppo solo l’ultimo di una lunga serie di vicende simili che testimoniano in maniera inequivocabile come stia proseguendo a vele spiegate l’opera di distruzione della sanità pubblica, consapevolmente o inconsapevolmente perpetrata dalla giunta Acquaroli, e come conseguentemente come a grandi passi si vada sempre più nelle Marche verso la sostituzione della sanità pubblica con quella privata, in barba a quanto stabilisce la nostra Costituzione. Purtroppo quella dell’insegnante fanese è solo una delle sempre più frequenti storie di malasanità (perché non c’è altro modo per definire simili vicende) della nostra regione.
La settimana scorsa il racconto dell’odissea di un 50enne maceratese che aveva inutilmente tentato di prenotare una risonanza magnetica e un’ecografia, alcuni giorni prima la disperata denuncia di un padre con la figlia incinta e affetta da sclerosi multipla che non è riuscita a trovare una data utile per la necessaria risonanza. “Ormai nella nostra regione è impossibile prenotare prestazioni sanitarie in tempi utili e nemmeno in tempi ragionevoli – accusa la segreteria regionale del Pd – in alcuni casi l’impossibilità è totale con liste chiuse. Per moltissimi cittadini questi tempi di attesa hanno serie conseguenze sulla salute, soprattutto per chi non ha la possibilità di optare per prestazioni a pagamento che invece sono sempre disponibili. E’ ora che la giunta regionale apra gli occhi sull’immenso danno che sta arrecando a tutti i marchigiani”.
Come sempre situazione se possibile ancora peggiore nel territorio piceno, come denunciato in un lungo comunicato stampa dalla Cgil di Ascoli. “Il privato non può sostituire il pubblico – denuncia il sindacato – da tempo, con un’impennata in questi ultimi anni, i cittadini del Piceno assistono al graduale depauperamento delle attività di radiologia delle due strutture ospedaliere di Ascoli e San Benedetto destinate agli utenti bisognosi di indagini radiologiche. Seppure la politica e la direzione generale dell’Ast tentano di smentire questa criticità, per i cittadini accedere tramite il Cup, mediante impegnativa, ad un esame radiologico in ospedale è diventato quasi impossibile se non con tempi inaccettabili che raggiungono a volte anche i 18 mesi”. Al netto degli slogan e delle rassicurazioni poche convinte del governatore Acquaroli, di fatto nelle Marche la sanità privata, favorita dalle decisioni della Regione, sta sempre più prendendo il sopravvento su quella pubblica, soprattutto nel nostro territorio.
“I dati forniti dall’Ast non distinguono in realtà quanti esami vengono erogati direttamente dal sistema sanitario pubblico e quanti dal privato convenzionato, ma qualsiasi cittadino che si rechi al Cup per un esame radiologico sa quale sia la situazione, le risposte che riceve sono univoche: lista chiusa o tra 10 mesi. Così l’utente è costretto a valutare il privato convenzionato, magari distante decine di chilometri, oppure l’erogazione veloce dell’esame ma solo a pagamento” accusa la Cgil. Che, poi, denuncia l’emblematico paradosso della sanità picena, quello delle liste di attesa piene ma i corridoi degli ambulatori vuoti, di cui avevamo parlato già qualche mese fa, a fine estate (vedi articolo “Liste piene ma corridoi degli ambulatori vuoti: l’ultimo vergognoso paradosso della sanità picena”).
“Appare sbalorditivo – si legge nel comunicato stampa della Cgil – vedere le sale di attese delle radiologie ospedaliere semi vuote e quelle delle cliniche private sovraffollate di utenti, a maggior ragione se si considera che spesso negli ospedali le radiologie lavorano esclusivamente a pagamento, ovvero in libera professione. Tutto questo ci appare il preludio di una non lontana scelta politica di riservare le radiologie ospedaliere esclusivamente all’attività dei Pronto Soccorso e dei reparti ed estendere le prestazioni all’accesso dell’esterno esclusivamente a pagamento. La Cgil stigmatizza questa politica sanitaria perché ritiene che gli esami radiologici vadano garantiti, rispettando le priorità indicate, in quanto determinanti ai fini della prevenzione e della diagnosi, obblighi del sistema sanitario pubblico. Purtroppo sono invece evidenti gli scarsi investimenti tecnologici ed il mancato turnover dei tecnici di Radiologia e dei medici radiologici (nell’Ast di Ascoli si conta la carenza di almeno 10 tecnici e diversi medici) che si traducono inevitabilmente in minori prestazioni, meno occupazione ed in generale meno sanità pubblica”.
Di fronte ad un simile scenario la Cgil di Ascoli ha deciso di avviare una campagna di protesta “a tutela dei lavoratori e dei cittadini e a garanzia del diritto di ottenere prestazioni sanitarie e radiologiche nelle strutture pubbliche, nei tempi indicati nelle impegnative e con tecnologie moderne, ricordando alle istituzioni che il turnover del personale operativo va garantito e non ridotto perché ciò incrementa il dirottamento verso il privato di migliaia di esami radiologici”. In realtà le prospettive in tal senso non sono certo incoraggianti, anzi, di fronte all’inequivocabile necessità di un robusto incremento e rafforzamento del personale medico e sanitario, che inevitabilmente avrebbe richiesto un incremento dei fondi, la Regione ha incredibilmente deciso di tagliare i fondi a disposizione dell’Ast di Ascoli di ben 26 milioni di euro.
E se è vero che il taglio ha riguardato tutte le Ast marchigiane, è però innegabile che a subire i danni maggiori e le conseguenze più pesanti sarà proprio il nostro territorio già precedentemente ampiamente penalizzato e a cui erano state fatte ben altre promesse da chi è ora al governo della Regione. In altre parole, l’Ast di Ascoli avrebbe avuto bisogno di un notevole incremento di fondi per colmare almeno in parte quel clamoroso gap con le altre zone delle Marche che, invece, con i tagli e con le altre decisioni dell’amministrazione Acquaroli si è ulteriormente e notevolmente allargato. Allo stesso modo, a rendere ancora più drammatica la situazione della nostra sanità, tutte le promesse fatte al personale medico e sanitario dell’Ast di Ascoli sono state puntualmente disattese.
“A distanza di anni – si legge in una nota della Rappresentanza Sindacale Unitaria (Rsu) – restano irrisolti i già noti problemi che affliggono il personale dipendente. Allo stato attuale, nonostante tutte le iniziative anche propositive di parte sindacale, registriamo lo stallo totale sulla soluzione delle problematiche sia di carattere economico che organizzativo. L’emarginazione di questo territorio da parte della Regione Marche con il conseguente inadeguato stanziamento delle risorse finanziarie che impedisce addirittura il mantenimento dell’attuale già precaria dotazione organica nonché il pagamento di tutti gli emolumenti contemplati dalla vigente normativa, aggrava di giorno in giorno la bontà degli assetti organizzativi e di conseguenza dei servizi sanitari erogati alla cittadinanza con gravi ripercussioni sul personale dipendente privato dei fondamentali diritti sanciti dallo stesso Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro”.
“Per quanto sopra riportato – conclude la nota della Rsu del 21 febbraio scorso – non essendo più disponibili a tollerare oltre l’attuale situazione, programmeremo le conseguenti iniziative sindacali fino alla proclamazione dello sciopero”. Se al governo della Regione ci fosse ancora il centrosinistra, ad appoggiare concretamente le sacrosante rivendicazioni della Rsu e del territorio ci sarebbe sicuramente anche il sindaco Fioravanti. Che, purtroppo, da quando ci sono Acquaroli e la destra alla guida delle Marche ha ampiamente dimostrato come gli interessi del suo partito e della sua parte politica abbiano la precedenza su quelli dei cittadini ascolani e del territorio…