Vergogna di Stato: governo e Avvocatura dichiarano guerra ai familiari delle vittime delle stragi nazifasciste
Il governo Draghi nel 2022 aveva stanziato un fondo di 61 milioni di euro per i risarcimenti ma con la Meloni e la destra al governo lo Stato italiano si oppone in giudizio ad ogni richiesta di risarcimento, aggrappandosi a cavilli e obiezioni a dir poco sconcertanti…
Più ancora del silenzio dell’imbarazzato silenzio della presidente del Consiglio di fronte all’indecente spettacolo dei saluti romani di Acca Larentia, a provocare sconcerto è la vera e propria vergogna di Stato della feroce opposizione che lo Stato italiano da un po’ di tempo a questa parte, guarda il caso da quando la destra è al governo, nei confronti delle sacrosante richieste di risarcimento nei confronti delle vittime di stragi nazifasciste. Una vicenda che getta enorme discredito nei confronti del nostro Stato, che in questo caso si sta comportando come il peggiore degli sciacalli, che ha le sue origini dagli accordi di Bonn del 1962 quando la Germania corrispose all’Italia come risarcimento complessivo 40 milioni di marchi tedeschi (circa 1,5 miliardi di euro di oggi), anche se poi negli anni diversi giudici continuarono a condannare comunque la Germania a risarcire i parenti delle vittime.
Nel 2022, poi, il decreto legge approvato dal governo Draghi (“Disciplina per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l’8 maggio 1945”) sembrava aver chiuso la triste vicenda, con il governo che di fatto si faceva carico dei risarcimenti, stanziando anche un fondo complessivo di 61 milioni di euro. Le cose, però, sono nuovamente cambiate con la destra la governo, per altro in maniera a dir poco subdola. Perché non è stato messo in discussione il decreto del governo Draghi ma semplicemente lo Stato italiano ha completamente cambiato strategia e atteggiamento, di fatto opponendosi ad ogni richiesta di risarcimento, addirittura appellandosi contro le sentenze favorevoli alle vittime già emesse dai vari tribunali. E lo sta facendo aggrappandosi a cavilli e obiezioni a dir poco singolari.
In alcuni casi, addirittura, l’Avvocatura di Stato è arrivata al punto di contestare le prove stesse di stragi che hanno segnato la storia della nostra nazione, in altre circostanze ha sostenuto che in mancanza dell’accettazione dell’eredità (passaggio formale non obbligatorio in caso di morte) l’erede non ha diritto al risarcimento. In alcune cause l’Avvocatura ha messo in discussione l’effettivo danno procurato in quanto alcuni figli o nipoti delle vittime non erano ancora nati al momento della morte del familiare, mentre in altre ha addirittura chiesto la prescrizione del diritto al risarcimento nonostante ci siano molte sentenze nazionali e internazionali che ribadiscono come i crimini contro l’umanità non possono mai andare in prescrizione.
Un comportamento davvero inqualificabile che è stato anche duramente stigmatizzato da alcuni giudici che, in diverse sentenze, hanno pesantemente bocciato la posizione che sta portando avanti lo Stato italiano attraverso l’Avvocatura di Stato. La giudice del caso Mannini (le due sorelle risarcite per la morte del padre Adamo, ucciso dai nazisti nel 1944 a Noccioleta, frazione di Massa Marittima in Toscana), Susanna Zanda, nella sentenza definisce le contestazioni presentate dall’Avvocatura di Stato “una vergogna, in palese contrasto con gli interessi del popolo italiano”. Durissimo anche il sindaco di Barbarino Tavarnelle, David Baroncelli, alla notizia che l’Avvocatura di Stato ha impugnato le sentenze di primo grado di Lotti e Gimignani (vittime della strage di Pratale).
“E’ un’assoluta vergogna che lo Stato italiano ostacoli invece di portare avanti e contribuire a definire il percorso giudiziario che vede coinvolta la Germania nell’assunzione di responsabilità dei crimini nazifascisti perpetrati nel nostro territorio attraverso il risarcimento dei danni ai familiari delle vittime” afferma il primo cittadino. Come sottolinea l’avvocato Iacopo Casetti in questo caso “l’Avvocatura contesa la forma e il contenuto della sentenza sostenendo che la Germania deve essere estromessa da tutte le diciture, non deve essere neppure citata. A nostro giudizio è un ricorso politico, basato su poca sostanza, giusto per rimandare l’arrivo effettivo del risarcimento”. Che, come noto, deve essere erogato solo dopo la sentenza definitiva.
“E’ una cosa inspiegabile dal punto di vista giuridico e umano – afferma l’avvocato Arria che segue le richieste di risarcimento di diversi parenti di vittime del Terzo Reich – queste vicende hanno un valore un po’ diverso rispetto ad una semplice causa civile. La maggior parte delle persone non fa causa per una questione di soldi per l’importanza storica e morale delle sentenze. Nonostante questo l’Avvocatura presenta sempre difese molto dure, contesta tutto”. “La completezza del contraddittorio non è disattenzione verso le vittime dei crimini nazisti ma è necessaria all’accertamento delle ragioni di chi chiede il risarcimento” risponde, in modo asettico e burocratico, Palazzo Chigi.
Nei giorni precedenti le festività natalizie una delegazione di diversi sindaci toscani, tra cui anche quelli di Stazzema, Fucecchio, Barberino Tavarnelle e Cavriglia (luoghi diventati simbolo e teatro di orribili stragi nazifasciste) hanno manifestato in Senato per chiedere al governo di non dimenticare quegli orrori. Con loro c’era anche il senatore Dario Parrini (Pd), vicepresidente della commissione Affari costituzionali che nel maggio scorso ha presentato un disegno di legge per invitare il governo a dare un’interpretazione più chiara alla legge approvata dal governo Draghi. Nello specifico la proposta di Parrini invita l’Avvocatura a tenere conto della notifica delle cause come semplice avviso, non come richiamo a costituirsi in giudizio e quindi essere parte attiva nei processi, evitando così l’atteggiamento interventista tenuto fino ad ora.
“Un vergognoso e capzioso ostruzionismo tenuto dall’Avvocatura di Stato – accusa Parrini – sistematicamente artefice di eccezioni insostenibili, evidentemente con la finalità non solo di ostacolare, nelle cause, le legittime richieste dei ricorrenti, ma anche con quella di indurre a desistere chi sta decidendo se intraprendere o no un’azione giudiziaria. No si spiega in altro modo la decisione di sostenere argomenti che fanno accapponare la pelle, come quello secondo cui sarebbe prescritto il diritto al risarcimento per crimini contro l’umanità o quello secondo cui non si dovrebbero indennizzare le 2 figlie di un uomo ucciso in un eccidio nazifascista perché all’epoca dei fatti erano troppo piccole per essere ritenute vittime di un danno reale”.
Il disegno di legge di Parrini è stato firmato da quasi tutti gli altri componenti della commissione Affari costituzionali, compresi diversi rappresentanti della maggioranza di governo e dallo stesso presidente della commissione, Alberto Balboni di Fratelli d’Italia. Basterebbe molto poco per farlo approvare, peccato che la proposta sia ferma da mesi in commissione bilancio in attesa di un parere che non viene fornito per l’incomprensibile ostruzionismo da parte dei ministeri dell’economia e della giustizia. In altre parole il disegno di legge a tutela dei familiari delle vittime delle stragi nazifasciste di fatto è stato volutamente insabbiato dal governo. Guarda il caso…