Ascoli aggrappato al mercato per alimentare le speranze salvezza
Le ultime due partite del girone di andata, a Pisa e contro il Cittadella, hanno confermato tutti i limiti di una squadra non attrezzata per il campionato di serie B. I bianconeri sono penultimi ma la classifica è corta e c’è tutto il tempo per risalire. Ma servono rinforzi adeguati…
Aggrappati al mercato per evitare il peggio. Se qualcuno si era illuso dopo la vittoria con il Catanzaro. Le ultime due partite del girone di andata hanno riportato tutti alla dura e inequivocabile realtà: senza un consistente e oculato intervento sul mercato di gennaio l’Ascoli ha pochissime possibilità di evitare la retrocessione. Le gare di Pisa e contro il Cittadella al Del Duca hanno confermato quello che in realtà già sin troppo chiaro, questa squadra ha dei limiti impressionanti, manca completamente di qualità, soprattutto in mezzo al campo, ed è assolutamente inadeguata e di scarsissimo livello per un campionato di serie B, con evidenti problemi in ogni settore del campo.
Va dato atto ai bianconeri di scendere comunque in campo con l’atteggiamento corretto, con la giusta determinazione e attenzione, mettendo sul terreno di gioco la necessaria grinta e aggressività che, però, alla fine risultano le uniche armi a disposizione della formazione di Castori. Che, purtroppo, non è assolutamente in grado e non ha i mezzi per giocare al calcio, per provare ad esprimere una qualche forma di gioco che possa provare a mettere in difficoltà gli avversari, dovendo quindi puntare esclusivamente su episodi (magari da calcio fermo), su qualche rara giocata individuale o su qualche errore degli avversari per trovare la via del gol. La totale mancanza di un gioco offensivo decente e la difficoltà di trovare la via del gol era un problema che era già evidente nella gestione Viali e che, come confermano anche i numeri, si è accentuato con l’arrivo di Castori che, di contro, ha sicuramente migliorato la fase difensiva.
I numeri parlano chiaro, alla fine del girone di andata l’Ascoli è il penultimo attacco con 17 reti (peggio solo lo Spezia con 16), mentre con 24 gol subiti ha fatto meglio di 6 squadre. Ma se con l’arrivo di Castori i bianconeri hanno decisamente migliorato la media dei gol subiti (18 in 13 partite con Viali, 6 in 6 partite con Castori), le cose in attacco sono decisamente peggiorate, con appena 3 gol realizzate in 6 gare rispetto ai 14 in 13 partite con Viali. La coperta è evidentemente corta, Castori rischia meno rispetto a Viali, punta molto su pressing, aggressività, feroce attenzione a non concedere spazi agli avversari ma la sua squadra non riesce in alcun modo ad esprimere una parvenza di gioco in grado di produrre qualcosa in fase offensiva.
In tal senso le partite di Pisa e con il Cittadella sono state quanto mai emblematiche, con i bianconeri che in Toscana, una volta passati in svantaggio, non sono mai riusciti ad orchestrare una manovra offensiva degna di tal nome, non avendo nessun giocatore da centrocampo in avanti in grado di verticalizzare e rifornire adeguatamente le due punte, né esterni capaci di spingere con continuità e mettere in area palloni invitanti per gli attaccanti. Con il Cittadella, poi, l’incapacità dei bianconeri di produrre un qualche gioco offensivo si è palesata con maggiore evidenza per tutta la partita, con il continuo ricorso a lanci lunghi dalla trequarti difensiva alla ricerca delle punte o di una “spizzata” che potesse in qualche modo fornire agli attaccanti qualche pallone utile.
Da questo punto di vista la differenza con la formazione di Gorini è stata impressionante, pur senza brillare troppo i veneti hanno messo in mostra un gioco offensivo sicuramente di maggiore qualità, con un buon palleggio e i tentativi di verticalizzazione centrale, alternate all’utilizzo delle fasce laterali per cercare di aggirare il muro difensivo dei bianconeri e fornire palloni giocabili agli attaccanti. Va detto che l’Ascoli complessivamente ha tenuto bene, concedendo alla formazione veneta non tante opportunità da gol (3-4 occasioni, oltre il rigore). Di contro, però, la squadra di Castori non ha costruito alcuna chiara occasione da gol, impegnando Kastrati solo con una punizione di Pedro Mendes e una conclusione dal limite di Masini (per altro destinata a terminare sul fondo), dopo che per una volta proprio l’attaccante portoghese era riuscito a conquistare un pallone su un lungo lancio dalla difesa.
Non era andata meglio a Pisa dove i bianconeri, dopo la conclusione su punizione di Pedro Mendes nel primo tempo, nonostante il gol da recuperare non erano riusciti mai a creare reali pericoli alla difesa toscana, con il tiro di Bayeye terminato sul palo esterno (dopo una serie di rimpalli al limite dell’area) che di fatto era stata l’unica conclusione verso la porta da parte della formazione di Castori. Che, al tempo stesso, avevano concesso ancora meno (rispetto alla partita con il Cittadella) agli avversari, bravi e pronti, però, a sfruttare l’immancabile errore della retroguardia bianconera.
Anzi, sarebbe più corretto dire il doppio errore della difesa ascolana, con Adjapong completamente fuori posizione e Botteghin che, invece di chiudere prontamente, ha lasciato a Mlakar tutto il tempo di mirare e concludere in maniera vincente. Contro il Cittadella, a parte qualche sbavatura, la difesa bianconera non ha commesso particolari errori ma, a complicare le cose, è arrivata l’ennesima ingenuità di Di Tacchio (come contro lo Spezia), con il rigore che poteva dare il vantaggio agli ospiti fortunatamente sbagliato per ben due volte (la prima con la complicità di Viviano) da Pittarello.
E a proposito del rigore non si può non soffermarsi un attimo sull’utilizzo sempre più cervellotico e del tutto incoerente del Var. Per limitarci alle ultime partite, con lo Spezia e con il Cittadella i due rigori per i falli di mano del centrocampista bianconero sono stati assegnati dai rispettivi arbitri dopo intervento del Var. In entrambi i casi si può discutere ma in sostanza, soprattutto con il metro di giudizio adottato in questi anni, ci sta l’assegnazione del rigore. Quello che, però, non si capisce è perché poi con il Catanzaro, in una situazione simile a favore dell’Ascoli, il Var non sia intervenuto per assegnare il rigore ai bianconeri.
Il lunedì successivo alla partita con i calabresi, nel tentativo di spegnere le polemiche che stavano montando dopo la mancata assegnazione del rigore alla Juventus contro il Genoa per l’evidente fallo di mano di Bani in area, il designatore Rocchi aveva affermato che in effetto si trattava di un fallo di mano da punire con il rigore, giustificando però il mancato intervento del Var sostenendo che comunque quelle sono situazioni di campo, sulle quali il Var stesso non deve intervenire. Se fosse davvero così, allora sia con il Cittadella che con lo Spezia l’arbitro non doveva essere richiamato al Var. La realtà è che, invece, si continuano ad usare due differenti metri di giudizio (per quale motivo?), come dimostra il fatto che in tutti i casi simili delle ultime settimane il Var è sempre intervenuto per far assegnare il rigore, tranne che per l’Ascoli contro il Catanzaro (e per la Juventus contro il Genoa).
Tornando alla situazione e ai problemi dell’Ascoli, al di là del fatto che non sempre le scelte di Castori (tattiche e relative ai giocatori da mandare in campo) hanno convinto, la realtà che non è tanto una questione di chi siede in panchina. Era chiaro anche quando la società ha deciso di mandare via Viali, pur con tutte le perplessità che aveva sollevato la sua gestione. Per altro i numeri dicono Castori fino ora ha fatto peggio del suo predecessore, con 5 punti in 6 partite (media punti 0,83) rispetto ai 12 in 13 partite di Viali (0,92). La realtà è che anche se ci fosse uno tra Guardiola, Ancelotti o Klopp sulla panchina dell’Ascoli le cose non andrebbero meglio perché la rosa confezionata dalla società questa estate è di scarsissimo livello e di ancora minore qualità, con evidenti limiti in tutti i reparti.
Non solo in un centrocampo privo di giocatori di qualità, in grado di verticalizzare e servire adeguatamente le punte ma anche solamente di far girare palla. Senza troppi giri di parole, rispetto allo scorso anno la differenza è abissale, dei giocatori in rosa solo Di Tacchio e Caligara (per altro assente da diverse partite per infortunio) sono all’altezza, gli altri giocatori visti in campo in questo girone di andata (da Gnahorè a Milanese, da Giovane a Falzerano, fino allo stesso Masini che pure nelle ultime giornate non ha fatto male) al massimo possono essere dei rincalzi, da utilizzare solo in situazioni di emergenza. Sperando che dopo la sosta torni a disposizione Caligara, servono almeno due centrocampisti di livello per alzare la qualità della mediana bianconera.
Discorso diverso per quanto riguarda la retroguardia, numericamente ridotta all’osso, con Castori che di fatto non ha alternative ai tre che solitamente schiera come titolari (Botteghin, Quaranta, Bellusci). Serve almeno un altro centrale di categoria, due se il ritorno di Tavcar non è imminente. Rinforzi servirebbero anche sulle fasce, con a sinistra Falasco protagonista fino ad ora di un campionato sotto tono e senza una vera alternativa, mentre a destra né Adjapong né Bayeye hanno fino ad ora convinto, al punto che martedì al Del Duca l’ex Salvi ora con il Cittadella è sembrato un esterno di livello al confronto dei due bianconeri.
Sulla carta meno problemi sembra avere il reparto offensivo, soprattutto se Nestoroski tornerà pienamente disponibile dopo la sosta, magari con un maggiore utilizzo di D’Uffizi che ha sempre fatto bene quando è stato messo in campo e che sembra essere tra i pochi ad avere quel pizzico di vivacità e di estro che tanto servirebbe a questa squadra. Nel complesso, quindi, serviranno almeno 5-6 nuovi innesti di qualità per rinforzare la squadra, possibilmente al più presto, senza dover aspettare la fine del mercato (fine gennaio) quando già si saranno giocate le prime tre giornate del girone di ritorno. La classifica, che vede l’Ascoli al penultimo posto con lo Spezia e davanti solamente al Feralpi, è ovviamente deficitaria ma lascia ampi margini per risollevarsi, visto che la zona playout è ad un punto (i 18 punti della Ternana), mentre la salvezza diretta è solamente a 3 punti (Lecco e Sudtirol a 20 punti), con Cosenza e Pisa subito sopra e altre tre formazioni non così distanti (a 23 punti).
Spazio e tempo per recuperare c’è ampiamente, spetta però alla società fare gli sforzi necessari per renderlo possibile.