Se questo è un ministro…


Se era già grave il silenzio del governo di fronte alla violenza squadrista e fascista, è inaccettabile che il ministro Valditara addirittura minacci sanzioni contro la preside che ha fatto solo il suo dovere, ricordando che l’antifascismo è un caposaldo della nostra Costituzione

Per dirla alla Checco Zalone, la prima e più naturale reazione alle surreali affermazioni del ministro dell’istruzione (poveri noi…) Valditara sulla splendida lettera della preside del Liceo Scientifico, Annalisa Savino, sarebbe quella di chiedersi: “ma siamo sicuri che è del mestiere?”. Ripensando alla serie di impresentabili ministri dell’istruzione che si sono succeduti negli ultimi 20 anni nel nostro paese ci sarebbe da mettersi le mani sui capelli. Ma, se paragonati all’attuale ministro Giuseppe Valditara (Lega), persino Moratti, Gelmini, Fedeli, Bussetti, Fioramonti, Azzolina (che sono sembrate delle autentiche sciagure) appaiono degli illuminati statisti.

Sintetizzando il quadro che emerge del nostro sempre più derelitto paese dopo questa ennesima settimana di autentica follia, si potrebbe concludere che, con al governo la destra (quella che a parole sarebbe per la legalità e per la tolleranza zero contro ogni reato) aggredire e picchiare minorenni davanti ad una scuola non poi cosa così disdicevole. Se poi i minorenni di cui sopra sono “zecche comuniste” (come si diceva una volta) e gli aggressori sono di estrema di destra allora è quasi “cosa buona e giusta”. Enunciare valori e principi di quella Costituzione antifascista su cui la presidente del Consiglio Meloni e i suoi ministri (magari inconsapevolmente…) hanno giurato è, invece, quanto più di deprecabile e disdicevole ci possa essere, al punto da poter diventare oggetto di censure e minacce di chissà quali provvedimenti.

Da parte di chi è stufo di vedersi accostare al fascismo e che, alla faccia della coerenza, ogni volta che vengono fatti riferimento negativi sul fascismo stesso, chissà perché va su tutte furie al punto di perdere ogni briciolo di lucidità e fare affermazioni che definire “autentici deliri” è addirittura riduttivo. Provando a riannodare i fili e a ricordare velocemente il susseguirsi dei fatti, tutto ha avuto inizio sabato scorso a Firenze quando, davanti al liceo Michelangiolo, due studenti minorenni del Collettivo Sum (di sinistra) sono stati aggrediti e pestati da 6 appartenenti al sgruppo di estrema destra Azione Studentesca (3 maggiorenni e 3 minorenni).

Nelle ore successive alcuni esponenti di Fratelli d’Italia e i giornali schierati a destra hanno pateticamente provato a fare quello che gli riesce meglio, cioè stravolgere completamente la realtà, sostenendo che in realtà si era trattato di una rissa. In realtà i video che hanno iniziato a circolare sui social già poco dopo l’episodio non lasciavano molti dubbi. Ma a chiudere ogni improbabile discussione ci ha pensato la Questua di Firenze che ha confermato, senza possibilità di smentita, quello che già in realtà si sapeva, cioè che si è trattato di un autentico pestaggio, un’azione violenta squadrista (e vigliacca). A quel punto, dopo che era stata ampiamente chiarita la dinamica dei fatti, il minimo che ci si poteva attendere da un governo che in questi mesi è intervenuto, spesso a sproposito, su tutto, addirittura anche su Peppa Pig, era uno “straccio” di dichiarazione di condanna.

Per altro, a ben vedere, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva un’occasione d’oro, al punto che si può dire che quell’episodio di violenza rappresentava per lei un preziosissimo assist. Visto che si lamenta e protesta sempre con veemenza ogni volta che viene accostata (il suo partito viene accostato) ad un determinato passato nefasto, quale occasione migliore per dimostrare concretamente che lei e FdI sono un’altra cosa, che non hanno nulla in comune con chi ha simili nostalgie e si macchia di determinati comportamenti così violenti?

Come spiegava Esopo nella favole “La rana e lo scorpione”, però, non si può andare contro la propria natura. Così la presidente del Consiglio e i suoi ministri si sono trincerati dietro un imbarazzato e colpevole silenzio. Dopo diversi giorni di inutile attesa, a fare quello che avrebbe dovuto fare un governo con un minimo di senso delle istituzioni, ci ha pensato la preside Annalisa Savino con quella bellissima lettera nella quale ribadiva concetti che dovrebbero essere principi e cardini comuni, su cui si fonda il nostro paese: il ripudio di ogni forma di violenza, l’importanza della memoria storica, il valore assoluto delle libere idee e il riferimento costante alla nostra Costituzione fondata sull’antifascismo. Aspettarsi da questo governo, che probabilmente neppure è in grado comprendere il senso di quella lettera (sicuramente non l’ha capita per niente il ministro Valditara), un plauso e una condivisione forse sarebbe stato troppo.

Ma neppure il più feroce detrattore di questo esecutivo avrebbe potuto immaginare che addirittura uno dei suoi ministri si sarebbe reso protagonista di una reazione così sguaiata e sconclusionata. “Di queste lettere sono so che farmene, sono ridicole, pensare che ci sia un rischio fascista è ridicolo. Trovo ci sia sempre più un attacco alla libertà di opinione e un alzare i toni, trasformando la polemica in una campagna di odio, delegittimazione e falsificazione della realtà” ha dichiarato un confuso Valditara parlando anche di possibili provvedimenti nei confronti della preside. In questi mesi il ministro per l’istruzione aveva già collezionato una serie impressionante di corbellerie.

Ma questa volta è andato decisamente oltre ogni limite, non si può scherzare sulla libertà di espressione né tanto meno fingere di ignorare, così facendo di fatto sdoganando, la violenza squadrista e fascista. Era già grave che un ministro dell’istruzione non si fosse sentito in dovere di condannare l’accaduto e, soprattutto, esprimere la propria solidarietà nei confronti di due studenti minorenni oggetto di pestaggio solo per le loro idee politiche. Ma, addirittura attaccare, rimproverare e minacciare di sanzioni una preside che ha avuto l’ardire di ricordare come l’antifascismo in questo paese resta un valore fondante la nostra Repubblica e fondamentale principio a cui si ispira la nostra Costituzione, è del tutto inaccettabile.

In qualsiasi paese “civile” Valditara non sarebbe più al suo posto. E se non avesse trovato la dignità di dimettersi, sarebbe stato il capo del governo a cacciarlo senza esitazioni, dopo aver chiesto scusa alla preside, e ribadendo il valore dell’antifascismo (che, come scrive Cazzullo, non è e non dovrebbe essere un valore solo della sinistra, nel resto di Europa è sempre stato così) per la nostra nazione. Il problema, però, è proprio questo, Giorgia Meloni e gli esponenti del suo partito magari avranno anche ragione quando ripetono ossessivamente che non sono fascisti, che non hanno nostalgie per il passato. Però il fatto è che non sono e non hanno il coraggio di dichiararsi antifascisti.

Eppure la Meloni e i suoi ministri hanno giurato su una Costituzione antifascista, se non riescono a sentirsi tali per coerenza non dovrebbero neppure assumere alcun ruolo istituzionale. Per questo dal governo nessuno ha fatto quello che andava fatto, applaudire un’insegnante pubblica che si è limitata a ribadire quella che per l’intero paese è un’ovvietà, cioè ribadire i valori della nostra Costituzione e ricordare le derive pericolose dei totalitarismi, ma che la Meloni e gli esponenti di governo non riescono ancora a metabolizzare. Certo poi il ministro Valditara è andato oltre, confermando quello che già si era intuito in questi mesi, che è del tutto inadeguato al ruolo che purtroppo ricopre.

Non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo” ha per altro aggiunto il ministro. Invece è esattamente il contrario, è dovere di chi ha la responsabilità del sistema educativo di un paese intervenire e ribadire il ruolo della scuola come pilastro contro la violenza e l’intolleranza.  Ma forse sarebbe troppo pretendere che lo capisca anche Valditara…

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