Le reazioni scomposte e acide di una parte della stampa e della politica, ma anche del mondo della pallavolo, al monologo sul palco di Sanremo e alle dichiarazioni della campionessa italiana sono il più emblematico e sconfortante coming out
Se c’erano ancora dei dubbi e ci si chiedeva se e in che misura avesse ragione Paola Egonu a sostenere che l’Italia è un paese razzista (in realtà ha detto una cosa un po’ diversa), ci ha pensato la stampa italiana (almeno una parte di essa) a fugare ogni perplessità e a dare ragione alla campionessa italiana di pallavolo. Dimostrando in maniera sin troppo palese come nel nostro paese non solo il razzismo c’è, ma è anche ben radicato al punto che, in sostanza, c’è chi sostiene che la Egonu dovrebbe ringraziare il nostro paese solo per il fatto che gli ha permesso di studiare e giocare a pallavolo!
Purtroppo non c’è molto di cui essere sorpresi, siamo ampiamente abituati al basso livello di certi giornali di destra come “Libero” “Il Giornale” “La Verità”, così come di certi commenti dei soliti “haters” sui social e di esponenti politici. E’, invece, sorprendente e desolante al tempo stesso che questa è un giornale sportivo come “Il Corriere dello Sport” a scendere, anzi sprofondare ancora più in basso. In realtà sarebbe sufficiente il delirante titolo dell’articolo di Filippo Facci per chiudere ogni discorso. “Noi le diamo la maglia azzurra, la Egonu ci dà dei razzisti” è il titolo di quell’articolo che, come scrive l’assessore milanese Pierfrancesco Maran su twitter, “spiega cosa sia il razzismo verso una cittadina italiana”.
Non serve ed è perfettamente inutile, perché come recita un famoso proverbio “a lavare la testa all’asino si perde il tempo, l’acqua e il sapone”, spiegare a Facci e ai suoi simili che la maglia azzurra l’Egonu la veste semplicemente perché è tra le migliori giocatrici di pallavolo al mondo e sicuramente la più forte giocatrice italiana in attività, quindi non è certo lui e quelli come lui a dargliela come se fosse chissà quale concessione. E sorvoliamo per decenza su quel “noi”, meglio non chiedersi se si riferisca a “noi italiani” o a “noi bianchi”. Perché nel secondo caso non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo, mentre nel primo il razzismo, forse un po’ meno evidente, è per certi versi ancora più profondo. Perché la Egonu è italiana e forse è proprio questo che maggiormente fa storcere la bocca a determinate persone che non possono concepire e non si rassegnano al fatto che una persona di colore possa essere a tutti gli effetti italianissima.
“E’ assurdo dire che siamo gente capace di discriminare essere umani abbronzati, come direbbe Berlusconi” scrive Feltri proponendo poi il paragone con la Nigeria, mentre su “Il Giornale” Tony Damascelli (solitamente firma dello sport e nello specifico del calcio) la invita a restituire il cavalierato perché la nazionale non è “un albergo ad ore con la porta girevole, pronta ad aprirsi al suo arrivo e ad accoglierla”. E mentre sotto quegli articoli si leggono commenti di tenore non certo migliore (“siamo talmente razzisti che abbiamo permesso ad una come lei di studiare e fare sport”, “non diciamo fesserie, l’Italia non è razzista, c’è insofferenza per chi delinque, spaccia e non rispetta le leggi, non è colpa nostra se sono sempre loro a farlo” solo per citarne alcuni), l’apice lo tocca l’editoriale del quotidiano sportivo “Corriere dello Sport”.
Che definisce Paola Egonu “la campionessa frignona” e la sbeffeggia sostenendo che “le è presa questa fissa della campionessa infelice, infelice per colpa nostra e non fa che rinfacciarcelo”. Poi, dopo averla redarguita acidamente perché non ringrazia “il Paese che la fa diventare bandiera della pallavolo nazionale”, il passaggio più delirante e controverso. “Avrebbe tutte le carte in regola per vivere nel cotone di questi tempi correttamente benpensanti, è donna, è di colore, è lesbica, non le manca proprio nessun requisito per essere intoccabile” si legge incredibilmente nell’articolo che poi, se possibile, conclude in maniera ancora più indegna: “cara Egonu, per quanto razzista e schifoso, questo resta comunque il Paese in cui sei libera di dirlo. Eventualmente senti Pegah, la ragazza iraniana cui a Sanremo è sembrato un sogno semplicemente sciogliersi i capelli”.
“A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” diceva sempre Andreotti. E in questo caso viene spontaneo pensar molto male, cioè che l’autore di quell’allucinante articolo in qualche modo per l’Egonu sognerebbe un paese come l’Iran… All’ipocrita coro di quelli del “non siamo razzisti ma…” naturalmente si sono subito aggiunti politici ma anche qualche esponente di quel mondo della pallavolo in cui Paola Egonu è cresciuta. “Il fatto che Egonu, che guadagna in termini economici più di Mattarella, si sfoghi tacciando il nostro paese di essere uno schifo è assolutamente fuori luogo” commenta la vicepresidente della Lega volley femminile Carla Burato. E, al di là del fatto che la campionessa italiana non ha detto questo, le parole della vicepresidente dimostrano che nel nostro paese il problema non è solo il razzismo, ma anche una disarmante incapacità di trasmettere valori “positivi”.
Perché se quella che teoricamente è una donna di sport riduce tutto ad una questione economica, come se per il fatto che “guadagna più di Mattarella” l’Egonu non deve lamentarsi né azzardarsi a raccontare quello che ha vissuto e in parte continua a vivere sulla sua pelle, allora siamo davvero “alla frutta”. Tra l’altro, a dimostrazione di come se non il razzismo, alla base c’è comunque un grave preconcetto, c’è il fatto che chi lancia accuse contro la Egonu lo fa senza neppure aver ascoltato quello che ha detto la campionessa italiana o, cosa molto grave per un giornalista (o presunto tale), senza neanche aver avuto la premura minima di informarsi seriamente per avere almeno un’idea di cosa si appresta a commentare.
D’altra parte parlare con cognizione è assolutamente secondario per chi ha come unico intento quello di smontare quell’ingrata dell’Egonu che, invece di ringraziare perchè l’abbiamo addirittura lasciata studiare, giocare a pallavolo e in nazionale e anche guadagnare bene (forse solo perché in Italia non ci sono campi di cotone…), ha addirittura avuto l’impudenza di raccontare ciò che lei e la sua famiglia hanno vissuto in questi anni. Il paradosso è che la serata a Sanremo e il monologo sul palco sono semplicemente il pretesto per sfogarsi contro di lei per quello che avrebbe dichiarato in conferenza stampa, sempre a Sanremo, e nell’intervista a Vanity Fair.
Perché in quel monologo il tema del razzismo è stato solo sfiorato e la campionessa italiana ha parlato soprattutto ai più giovani (ed è facile pensare che certi “vecchi tromboni”, ammesso che l’abbiamo ascoltata, non hanno compreso nulla). In realtà anche in quelle circostanze l’Egonu ha detto cose decisamente differenti dal semplice “l’Italia è razzista” o “l’Italia fa schifo”, cioè la giustificazione presa a pretesto per vomitare veleno su di lei. “Se mi chiedete se in Italia c’è razzismo la risposta è si, non tutti sono razzisti o cattivi, anzi l’Italia sta migliorando da questo punto di vista e non voglio fare la vittima ma dico le cose come stanno” ha detto in conferenza stampa rispondendo ad una domanda. Ed alzi la mano chi ha il coraggio di non essere d’accordo, semmai è stata anche sin troppo ottimista perché, in tutta franchezza, il miglioramento fatichiamo a vederlo…
Quanto all’intervista con Vanity Fair, lunghissima e di certo non riassumibile con un semplice slogan, la campionessa italiana ha raccontato episodi che ha vissuto quando era ragazzina e che ancora oggi vivono i genitori (al bar, in banca). “Sono cresciuta in un contesto in cui lo standard di bellezza presupponeva l’essere bianca – racconta ad esempio la Egonu – e, si sa, i ragazzini possono essere molto spiacevoli. Io ero sempre la più alta, ero nera, con questi ricci che odiavo. Ad un certo punto mi sono rasata a zero, peccato che poi venivo presa in giro perché non avevo i capelli. Io mi sentivo uno schifo, la vita era uno schifo”.
Come ci ha spiegato la vicepresidente della Lega volley femminile, però, chi guadagna più di Mattarella deve stare, a prescindere, “muta e rassegnata”. E, magari, ringraziare anche perché le diamo la maglia della nazionale. Per altro, se non proprio in questi termini, qualcosa di simile in realtà l’Egonu l’ha fatto. “Amo l’Italia e vesto con orgoglio la maglia azzurra che per me è la più bella al mondo” ha detto la campionessa italiana sul palco di Sanremo. Nessuno di quelli che le hanno vomitato contro di tutto deve averlo sentito. Per puro caso, non certo perché condizionati dal colore della sua pelle…