La “fame” di poltrone della destra di governo non risparmia neppure la ricostruzione post terremoto, con il siluramento dell’apprezzatissimo Legnini per far posto al senatore di FdI ed ex sindaco di Ascoli Guido Castelli. Che, pero, al momento è un commissario part-time
Come era ampiamente prevedibile, non sono serviti a nulla gli appelli di tutte le associazioni e dei comitati del cratere e anche di molti amministratori del territorio in favore di Legnini. La fame di poltrone della destra ora al governo non si placa di fronte a nulla, come abbiamo ampiamente sperimentato qui nelle Marche. Dove, come ha sottolineato la consigliera regionale Anna Casini, non erano sufficienti le poltrone a disposizione della “vorace” destra marchigiana che ha ben pensato di crearne ben 31 nuove in poco più di 2 anni per cercare di appagare i suoi appetiti. Avremo modo di approfondire questa deriva marchigiana, tornando a Legnini come annunciato al suo posto è stato scelto come commissario alla ricostruzione il senatore ed ex sindaco di Ascoli Guido Castelli.
Una chiara dimostrazione di come, al netto della propaganda e dell’attenzione riservata nei periodi di campagna elettorale, è enorme la distanza che separa la destra al governo dalle popolazioni colpite dal terremoto, dalle loro necessità (non che con gli altri governi la distanza sia stata minore…). Al di là di tutte queste considerazioni, però, ora è giusto guardare avanti, prendere atto della contestata e non condivisibile scelta fatta dal governo e capire in concreto come si muoverà il nuovo commissario. “La mia regola sarà parlare con i fatti ed è l’unico atteggiamento che ritengo rispettoso di chi in questi anni ha patito tanto” ha dichiarato Castelli ad un quotidiano locale commentando la sua nomina. Atteggiamento teoricamente condivisibile che il senatore di Fratelli d’Italia potrebbe e dovrebbe dimostrare non essere solamente uno slogan chiarendo subito alcune fondamentali questioni.
La prima, la più importante, riguarda il fatto di essere o meno un commissario a tempo pieno, se dedicherà a questo nuovo e così importante incarico tutto o solo parte del suo tempo dividendolo con il suo ruolo da senatore e con il suo incarico di capogruppo della Commissione Finanze e Tesoro del Senato. Superfluo sottolineare come, proprio quel doveroso rispetto nei confronti dei “terremotati” evocato da Castelli, non gli lascia alternative, l’unico modo che ha per dimostrare rispetto è quello di essere un commissario a tempo pieno, che concentri tutto il suo impegno in questo delicato compito.
Una scelta differente sarebbe infatti la più inequivocabile dimostrazione che all’ex sindaco di Ascoli e alla destra al governo non interessa nulla o quasi dei “terremotati” ma solamente dell’occupazione delle poltrone. In altre parole, senza alcuna esitazione Castelli per rispetto “di chi in questi anni ha patito tanto” dovrebbe immediatamente dimettersi da senatore (e di conseguenza dalla Commissione Finanze e Territorio) per dedicarsi totalmente al ruolo di commissario straordinario alla ricostruzione. E’ quello che si aspettano da subito associazioni e comitati del “cratere” che vedrebbero come un segnale altamente negativo e molto inquietante un eventuale comportamento differente da parte di Castelli.
Che, però, al momento non ha in alcun modo fatto capire o lanciato segnali che vadano in questa direzione. Sarebbe un pessimo modo, il peggiore possibile, di iniziare questa avventura che si aggiungerebbe alle troppe ombre che si allungano sul senatore ascolano che si è occupato a lungo di terremoto, in realtà con risultati tutt’altro che entusiasmanti, prima come sindaco di Ascoli, poi come assessore regionale alla ricostruzione. Al contrario di quanto invece sostiene lo stesso Castelli che rivendica il suo impegno e la sua competenza.
“Il governo di centrodestra – afferma – ha individuato una persona che, bontà sua, ha ritenuto competente; forse perché io dalle 3 e 36 del 24 agosto 2016 ho vissuto interamente o quasi il tema del terremoto, da sindaco di Ascoli prima e da assessore regionale con delega alla ricostruzione poi“. In realtà come assessore regionale alla ricostruzione ha lasciato molto a desiderare, mentre ad Ascoli ancora si stanno pagando a caro prezzo le sue discutibili scelte, le sue decisioni sbagliate e l’approccio completamente inopportuno e inadeguato nel post terremoto. L’esempio più emblematico viene dalla vicenda della messa in sicurezza delle scuole cittadine, con il capoluogo piceno che sta duramente pagando i ritardi provocati proprio dalle insensate decisioni dell’allora sindaco Castelli.
Basterebbe pensare al fatto che tuttora, dopo oltre 6 anni, il Comune di Ascoli è alla disperata ricerca di strutture ed immobili per quelle sedi scolastiche temporanee che proprio Castelli avrebbe potuto ottenere subito se solo avesse fatto richiesta. Però in quella fase l’allora sindaco era troppo impegnato a negare la realtà, a trasmettere, con inutile e infondato ottimismo, il rassicurante messaggio che tutto andava bene, che le scuole cittadine non avevano avuto particolari problemi e che, quindi, non c’era alcuna necessità ri richiedere i fondi per le strutture temporanee.
Un ottimismo che, per altro, lo stesso Castelli sapeva essere del tutto immotivato in quanto l’allora primo cittadino era perfettamente a conoscenza del fatto che, invece, le scuole cittadine avevano subito non pochi danni, con addirittura due istituti dichiarati inagibili e danni complessivi per diversi milioni di euro. Per certi versi ancora più grave è tutto il tempo perso per quell’improbabile project financing, palesemente improponibile, che tutti sapevano sin dalla sua presentazione che non era conforme alle norme in materia ma che, per chissà quali motivi Castelli ha voluto tenere in piedi per lungo tempo.
Quel project financing ha fatto perdere 3 anni di tempo al Comune, a cui poi si è anche aggiunto il ritardo accumulato per non aver effettuato subito, già nel 2017, le verifiche di vulnerabilità sismica imposte dalla legge ma che secondo Castelli erano assolutamente inutili. Già solamente per queste vicende, che ad Ascoli fanno ancora sentire il peso, sarebbe stato opportuno evitare la nomina del senatore asoclno come commissario alla ricostruzione. Ma ormai la scelta è stata fatta ed ora è giusto concentrare l’attenzione su come si muoverà il nuovo commissario, se vorrà e sarà in grado di dare continuità al lavoro cossì apprezzato del suo predecessore o se invece riterrà opportuno dare una nuova impronta.
Come anticipato il primo banco di prova è rappresentato dalla decisione se dedicarsi a tempo pieno a questo delicato incarico (e come visto le prospettive non sembrano affatto buone). Subito dopo sarà fondamentale capire le intenzioni di Castelli per quanto riguarda la struttura commissariale, se vorrà continuare ad avvalersi e a puntare sui qualificati tecnici ed esperti che così bene hanno operato negli ultimi tempi o se anche in questo caso intenderà ricorrere ad una squadra determinata dalla politica e non dalla reale competenza. Cosa legittima ma che non farebbe altro che aumentare il distacco già così evidente tra le istituzioni politiche e le reali esigenze del “cratere”.