Dopo l’inchiesta giornalistica pubblicata ad inizio novembre sui presunti abusi nel Centro di Accoglienza Straordinaria di Carpineto, Giocamondo denuncia Melting Pot. Che, però, rilancia con un nuovo dettagliato articolo, corredato da una serie di foto. Il tutto nell’imbarazzante silenzio delle istituzioni (Prefettura su tutte)
Discutibili intrecci politici. Pesanti accuse di mala gestione di un delicato servizio pubblico. Incomprensibili silenzi, denunce, querele, imbarazzanti show davanti alle telecamere. E’ davvero molto delicata e complessa tutta la vicenda che ruota intorno al Centro di Accoglienza Straordinaria (Cas) ospitato nella struttura dell’Oasi di Carpineto. E non solo perché coinvolge uno dei più innovativi e apprezzati (a livello europeo) progetti di comunicazione per la promozione dei diritti di cittadinanza (Melting Pot) ed una delle più interessanti realtà locali (Giocamondo), che in un tempo relativamente breve ha conquistato posizioni di prestigio a livello nazionale nell’ambito del turismo e delle vacanze studio.
Ma anche perché quanto sta accadendo produce indiscutibilmente importanti riflessi sul panorama politico non solo locale e, soprattutto, contribuisce a sollevare pesanti dubbi sul ruolo di alcune istituzioni locali. A dire la verità il clamore (soprattutto mediatico) provocato dall’inchiesta giornalistica pubblicata a novembre da Melting Pot (MP) si era praticamente sopito. Poi l’imbarazzante show del presidente del Consiglio Comunale Marco Fioravanti e la notizia della querela presentata dalla direttrice del Cas di Carpineto, Elisa Farina, e dal direttore di Giocamondo, Stefano De Angelis, hanno riacceso le polemiche. Che erano esplose (come detto soprattutto sul web) ad inizio novembre dopo la pubblicazione sul sito di MP di un lungo e accurato approfondimento giornalistico sul Cas di Carpineto, a firma di Riccardo Bottazzo, dal titolo sin troppo emblematico ( “Centro Oasi di Carpineto di Ascoli: un Cas all’olio di ricino”) con un sottotitolo, se possibile, ancora più duro ed esplicativo: “Un’inchiesta mette in luce le gravissime carenze dell’accoglienza e gli abusi che si compiono nel Cas. Proprietario dell’immobile è l’Istituto Seminario Vescovile, l’ente gestore del centro è una cooperativa vicina agli ambienti della destra cittadina”.
Bottazzo spiega di essersi mosso, insieme ad altre associazioni, in seguito ad alcune pesanti segnalazioni ricevute su presunti abusi e inefficienze che si sarebbero verificate all’interno del centro. Prima di raccontare l’accaduto fa una presentazione non propriamente edificante di Giocamondo (che gestisce la struttura), ricordando la vicenda della presunta intossicazione alimentare, con 104 persone finite all’ospedale dopo aver partecipato al cenone di Capodanno organizzato proprio all’Oasi di Carpineto, le “comparsate ufficiali all’interno dello stand del Comune di Ascoli ai meeting ciellini di Rimini”, sottolineando anche come l’attuale presidente del Consiglio comunale, Marco Fioravanti, “era anche sales manager di Giocamondo”.
“Non possiamo fare a meno di notare – si legge – che salendo le scale gerarchiche delle tante cooperative che gestiscono l’affare migranti compaiano persone con un piede nelle alte sfere della politica e con un passato, e talvolta anche un presente, nell’estrema destra. Anche l’altra cooperativa picena che si occupa di profughi, l’Unitalsi, annovera nel suo organigramma Anna Saveria Capriotti, moglie del sindaco di Ascoli Guido Castelli, e Giuseppe Pieristè, ex militante di Ordine Nuovo”. L’articolo prosegue poi con Bottazzo che racconta di aver spedito da tempo (“con tanto di carte di identità e di tessere dell’Ordine dei Giornalisti come previsto per legge”) le richieste di ingresso, senza però aver mai ricevuto risposta. E di aver comunque deciso di andare ugualmente, trovando però le porte sbarrate per “motivi di sicurezza”, prima da un operatore del centro, poi dalla stessa responsabile, Elisa Farina, che non avrebbe permesso alla delegazione di entrare, rifiutandosi al contempo di rispondere ad alcune domande.
Bottazzo, però, non si arrende e decide di farsi raccontare da alcuni operatori e da alcuni ospiti cosa accade “dentro le impenetrabili mura dell’Oasi”. “Non è difficile trovarli in giro per Ascoli – scrive – e se ne conosci uno te li presenta tutti. Una sola raccomandazione, avvertono tutti. Non scrivete il mio nome vero, perché le ritorsioni sarebbero assai pesanti”. Ed il quadro che emerge da quei racconti ( e dalle foto che secondo l’autore dell’articolo confermerebbero i racconti stessi) non è certo dei più edificanti. Dal modo in cui sono organizzati i i turni di lavoro degli operatori (“credo che questo possa dare l’idea della serietà con cui la cooperativa ha avviato questo progetto di accoglienza” scrive Bottazzo), alla scarsa attenzione nei confronti degli ospiti del Centro. Per non parlare delle condizioni igieniche della cucina e del cibo (“le foto della cucina che posso fornirvi sono eloquenti” avrebbe confessato uno degli operatori ), della gestione e somministrazione dei farmaci (tra cui, appunto, l’olio di ricino ricordato nel titolo) e, soprattutto, dell’assistenza sanitaria.
“Non chiamiamola neppure accoglienza – conclude l’articolo – perché dove non ci sono diritti, dove le porte sono sbarrate, dove non si può parlare e discutere, dove la gente che più ha bisogno più sta male, questa parola non può essere utilizzata”. Di fronte a simili durissime accuse ci si aspetterebbe un immediato intervento da parte delle istituzioni, in particolare da parte della Prefettura che, attraverso un bando, ha assegnato quel servizio a Giocamondo. Invece nulla, silenzio da parte dell’amministrazione comunale, silenzio da parte degli amministratori citati, silenzio da parte della Prefettura. Anche gli organi di informazione si guardano bene dal parlarne, dall’approfondire, solo sui social l’articolo di MP provoca un certo scalpore.
A muoversi, il giorno successivo alla pubblicazione dell’articolo, è la segreteria di Mons. Giovanni D’Ercole che in una nota evidenzia come “la proprietaria dell’immobile Oasi di Carpineto non è la Curia di Ascoli ma l’Istituto Seminario Vescovile, ente distinto dalla Curia”. Un paio di giorni dopo, MP pubblica integralmente una nota dell’Ufficio stampa di Giocamondo che sottolinea “che la descrizione della situazione come riferita nell’articolo non corrisponde affatto alla realtà della gestione del Centro la quale avviene nella massima correttezza, nel rispetto delle norme, dei diritti dei singoli e nel rispetto del capitolato della Prefettura di Ascoli Piceno”. Nella nota si fa anche riferimento ad un’ispezione da parte dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) che avrebbe rilevato “la più completa idoneità della gestione del Centro”.
MP, però, risponde evidenziando come “i responsabili della cooperativa anche questa volta non entrano nel merito delle inadempienze e degli abusi che l’articolo contesta”, sottolineando anche come non ci sono riferimenti precisi alla visita dell’Unhcr. Con il passare dei giorni anche sui social l’eco di quell’inchiesta si attenua. A riportare l’attenzione sulla vicenda è, però, il presidente del Consiglio Comunale Marco Fioravanti con quell’ormai famosissima “figuraccia” (quel “voi chi?” ripetuto ossessivamente che continua a spopolare sul web) di fronte al tentativo di domanda, proprio su quell’argomento, da parte di un giornalista. Un vero e proprio autogol, come sottolinea MP nel lunghissimo articolo pubblicato il 19 febbraio scorso nel quale non solo viene annunciata la querela ricevuta ma viene anche criticato il comportamento delle istituzioni locali e della stessa opposizione presente in Consiglio Comunale.
“L’articolo – si legge – aveva già destato una certa attenzione intorno alla vicenda ma non abbastanza, forse, da scuotere le istituzioni locali e tanto meno la soporifera opposizione presente in Consiglio Comunale. Fortunatamente a ridargli slancio è intervenuto proprio il clamoroso autogol di Fioravanti che con la sua reazione al limite dell’isterismo non solo sta facendo letteralmente impazzire dalle risate l’intero Piceno, ma ha risollevato l’interesse dell’opinione pubblica per il caso e, speriamo, anche degli organi preposti al controllo su ciò che avviene all’interno del Cas”. Lungi dal farsi fermare dalla querela, MP passa addirittura al contrattacco e rilancia.
“Quello che i dirigenti di Giocamondo né il loro avvocato sanno – prosegue l’articolo – è che Melting Pot è in possesso di una ricca documentazione a sostegno della veridicità di quanto scritto da Riccardo Bottazzo. Tale documentazione, fornitaci dagli stessi operatori di Giocamondo e costituita da foto, appunti e particolareggiati racconti, non è stata pubblicata all’epoca dell’inchiesta perché ci sembrava che quanto detto fosse sufficiente a denunciare la mala gestione del Cas. Pubblichiamo oggi la documentazione in nostro possesso a conferma della veridicità di quanto scritto. Siamo certi che la querela temeraria di Farina e De Angelis produrrà un effetto boomerang peggiore del video, perché l’impressione è che più si approfondisce più vengono fuori scheletri dall’armadio di Giocamondo”.
Le foto in questione mostrano conversazioni su whatsapp, la dispensa con i farmaci (e la presenza dell’olio di ricino), il pessimo stato di conservazione del cibo (in particolare la frutta), la situazione scarsamente igienica della cucina, i luoghi non idonei dove verrebbero custoditi i farmaci stessi e altre criticità che, a detta di MP, confermerebbero la veridicità dei contenuti di quell’inchiesta. “Pare piuttosto inverosimile – conclude l’articolo – che nessun sentore di ciò che stava accadendo nel centro di Carpineto sia mai giunto ai vertici dell’Amministrazione di Ascoli Piceno (…) Di sicuro almeno per il momento c’è che l’assordante silenzio dell’Amministrazione è un indicatore abbastanza veritiero del clima d’imbarazzo che serpeggia per le stanze del Palazzo. Ora, però, la bomba è scoppiata e difficilmente il Comune, così come tutta la filiera istituzionale che si occupa di immigrazione, potranno continuare a eludere la questione”.
Un auspicio che non possiamo che condividere pienamente, ovviamente senza schierarci con questa o quell’altra parte. Perchè è certo ed innegabile che siamo di fronte ad una vicenda che, quale che sia la verità, è di una gravità assoluta. Nella quale qualcuno sta mentendo spudoratamente o, nella migliore delle ipotesi, sta cercando di far passare una versione delle cose assolutamente non veritiera. Infatti delle due, l’una. Se dovessero risultare vere le accuse sollevate da MP saremmo di fronte ad una situazione gravissima e lo stesso inevitabile intervento immediato da parte della Prefettura arriverebbe comunque con già un’inaccettabile ritardo. Ma non meno grave sarebbe se, invece, quelle contestazioni risultassero false o comunque non corrispondenti alla realtà perché sarebbe stato ignobilmente e ingiustamente infangato il nome di una giovane azienda locale, sollevando un gran polverone per nulla.
E’, quindi, necessario che si arrivi al più presto all’accertamento della realtà, mettendo da parte al momento ogni considerazione di carattere politico. Sia chiaro, non che non ci rendiamo conto della valenza politica che può avere l’accostamento della figura del sindaco Castelli (per la verità in maniera piuttosto defilata) e, soprattutto, del presidente del Consiglio Comunale Fioravanti con questo contesto. Ovviamente non siamo ciechi e anche noi ci poniamo l’interrogativo sulla coerenza di chi fa parte di un gruppo politico che sull’accoglienza ha una posizione estrema di totale rifiuto ma, al tempo stesso, ha legami (in una recente intervista Fioravanti ha ribadito di essere ancora socio di Giocamondo, sia pure in aspettativa ) con chi gestisce a livello locale l’accoglienza stessa. Ma sono discorsi prettamente politici che in questa fase e in questo ambito non ci interessano.
Quello che è assolutamente necessario ora è che si faccia chiarezza, è che si accerti una volta per tutte se Giocamondo gestisce in maniera corretta quel servizio o se le accuse di MP sono concreti e corrispondenti, anche solo parzialmente, al vero. Lo avremmo voluto chiedere al direttore di Giocamondo Stefano De Angelis che abbiano contattato per sentire la sua versione dei fatti, per farci spiegare da lui come stanno realmente le cose dentro il Cas di Carpineto, per dargli l’opportunità di ribattere punto per punto , e nel dettaglio, alle accuse sollevate da quell’articolo di MP. Purtroppo, però, De Angelis ha preferito evitare il confronto, pubblicando poche ore dopo la nostra richiesta un lunghissimo post sul proprio profilo facebook (“Lettera di un giovane imprenditore ascolano aperta al nostro territorio”) nel quale ricorda la storia di Giocamondo, la sua crescita, le opportunità che rappresenta per i giovani del nostro territorio, sottolineando l’assoluta lontananza della stessa da qualsiasi partito politico.
“Ma Giocamondo – prosegue la nota – da alcuni mesi è sotto attacco mediatico da parte di giornalisti locali o presunti tali, politici o presunti tali, ecc. che forse vista l’eclatanza della nostra realtà hanno pensato bene di utilizzarla e sfruttarla per farsi un po’ di pubblicità o qualcuno per strumentalizzare il nostro operato per fini personali, mettendo in giro notizie false e artefatte, presentando presunti scoop sulla compagine sociale, avvicinandoci in maniera subdola a quel partito o a quel politico di turno”. Il post prosegue poi con un’analisi della situazione del nostro territorio, nella quale si ricordano le tante grandi aziende che negli ultimi anni se ne sono andate (Manuli, Cartiera, Ceat), con un riferimento in qualche modo sibillino: “noi qui ci siamo nati e in teoria ci vorremmo anche restare”.
Umanamente uno sfogo comprensibile ma, limitandoci a restare sull’argomento e evitando ogni considerazione di carattere più generale, sinceramente non ci sembra di vedere alcun attacco mediatico, tanto meno da giornalisti o politici locali, nei confronti di Giocamondo. Molto più semplicemente c’è un’inchiesta di una realtà non meno seria e prestigiosa come MP di fronte alla quale è lecito, anzi, direi che è assolutamente doveroso chiedere che venga fatta chiarezza, che vengano spiegate come stanno realmente le cose. Per questo avremmo voluto avere la possibilità di confrontarci con De Angelis, anche per chiedergli per quale ragione, subito dopo la pubblicazione dell’articolo di MP, non ha pensato o non ha ritenuto opportuno aprire a tutti (o quanto meno ai rappresentanti delle istituzioni) i cancelli del Cas di Carpineto, proprio per dimostrare quanto infondate e non veritiere fossero quelle ricostruzioni e quelle accuse.
Questo, quanto meno, è quello che avremmo fatto noi certi, come hanno sempre ribadito De Angelis e lo staff di Giocamondo, di non avere nulla da nascondere. Naturalmente, è doveroso precisarlo, non averlo fatto non equivale certo a dire che allora quelle accuse sono veritiere. Però in quel modo si potevano mettere a tacere in un attimo voci e polemiche, invece ora dopo diversi mesi siamo ancora qui a chiederci e a pretendere al più presto di sapere come stanno realmente le cose. In tal senso stupisce (e non poco) l’atteggiamento e il silenzio della Prefettura che, come ricordato dagli stessi MP e Giocamondo, gestisce a livello locale l’accoglienza e ha affidato, attraverso un bando, parte di quel servizio proprio a Giocamondo.
Già a novembre, ci aspettavamo un intervento deciso e concreto della Prefettura. Invece il silenzio più assoluto, come se la vicenda non la riguardasse per nulla. Silenzio assoluto anche da parte del Consiglio territoriale per l’Immigrazione, organismo collegiale presieduto dal Prefetto, che pure, almeno secondo quanto riportato nel sito della Prefettura, avrebbe il compito di monitorare, a livello provinciale, la presenza degli stranieri e la capacità del territorio di assorbire nel giusto modo i flussi migratori. Certo, bisognerebbe in realtà anche capire se quell’organismo in realtà esiste ancora, visto che l’ultimo aggiornamento di quella pagina del sito della Prefettura risale addirittura al 26 settembre del 2007 (quasi 10 anni fa).
Al di là di tutto ci auguriamo che questo incomprensibile silenzio finisca al più presto e che la Prefettura si attivi immediatamente per pretendere che venga fatta chiarezza. “Non chiederei molto per ricreare quel clima di serenità nella mia azienda messo ultimamente a dura prova – conclude quel post di De Angelis – mi basterebbe anche solo che coloro che ci stanno bombardando mediaticamente in questo periodo ci lasciassero lavorare in santa pace. Sono sicuro che il futuro nostro e loro gliene sarebbe molto riconoscimento!”. Tutti lo auspichiamo, sicuramente per una realtà importante per il territorio come Giocamondo.
Ma anche per chi usufruisce di quel servizio, che ha il diritto di essere trattato nel migliore dei modi, secondo quanto previsto dagli stessi capitolati di gara. E, non di meno, anche per i cittadini ascolani, che pagano per un servizio ed hanno tutto il diritto di sapere se, almeno, chi poi lo gestisce lo fa secondo i criteri e le norme stabilite.